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LE BUCHE STRADALI: UN RISCHIO MOLTO SERIO

di Clara Tumminelli 

 

Oggi ho assistito ad una scena comica, tendenzialmente grottesca, se non fosse per la situazione reale in cui è ambientata l’azione.

Passeggio sul marciapiede, attenta a non scivolare a causa del ghiaccio, all’improvviso la mia attenzione è catturata da una persona in sella ad uno scooter, che zizzaga in strada.

Vuole cadere. E’ il primo pensiero che mi sovviene, invece, abbasso lo sguardo al manto stradale e mi accorgo che è pieno di buche e il povero motociclista cerca soltanto di non prenderle, per non cadere.

Puntualmente anche quest’anno è arrivato l’inverno, oltre al Natale, alla fine e all’inizio dell’anno e non dimentichiamo i saldi, porta anche la pioggia, la neve, il gelo e tutte quelle condizioni climatiche del caso. Immancabilmente ogni anno si ripresenta il problema delle buche sulle strade, incrementate dagli agenti atmosferici.

Non c’è differenza qualsiasi strada si percorre, sia essa comunale, provinciale o di pertinenza statale. Poche si salvano; le restanti sembrano un famoso formaggio svizzero.

Valgono a poco gli interventi dell’operaio di turno che riversa in queste voragini un po’ d’asfalto a freddo.

Mi chiedo se è proprio mancanza di fondi? Non costerebbe meno un intervento fatto bene, ma che duri nel tempo.

Quando si asfalta una strada ex novo bisogna togliere l’asfalto vecchio, scarificando la strada. A seconda del materiale si scarifica dai trenta ai quaranta centimetri. Pulito il tutto si compatta il materiale, affinché sia pronto per una nuova asfaltatura.

Si procede stendendo un pacchetto di materiale arido a strati da dieci centimetri alla volta e rullandolo dopo ogni strato per compattalo.

Passo successivo è la realizzazione del pacchetto bituminoso, chiamato anche strato bituminoso finale. Si stendono i vari livelli di conglomerato bituminoso, attraverso una macchina chiamata finitrice. Effettuando questa operazione si rulla ogni stesura di materiale. Ogni singolo pacchetto d’asfalto è composto da un materiale con una granulometria diversa, per un totale di circa dodici centimetri. Completa l’opera uno strato chiamato tappeto d’usura di uno spessore di circa tre - quattro centimetri.

Risistemare solo il tappeto d’usura comporta una fresatura.

La consuetudine, si dice per mancanza di soldi, è di fare una sola fresatura che consiste nel togliere cinque o sei centimetri di materiale. Questo comporta l’incompleta asportazione dei vari manti e rattoppi intercorsi nel tempo. Si notano, quando avviene quest’operazione, ancora i contorni di dove prima si trovava una buca.

Risultato: le buche si riformeranno, diverso sarà solo il tempo trascorso dalla sistemazione alla creazione.

Lavoro corretto sarebbe eseguire durante il corso opera due fresature, affinché si esporti tutto lo strato danneggiato.

Sono solo un semplice utente, queste informazioni le ho sapute da un esperto. Unica cosa di cui sono sicura è che anche quest’anno i poveri automobilisti dovranno stare attenti a non prendere le buche, perché altrimenti sono dolori per la carrozzeria e il portafoglio. 

Leggero danno è stortare il cerchione oppure far lavorare troppo l’ammortizzatore. Danno  più serio è la rottura di un trapezio o del giunto anteriore. Tutte riparazioni che devono essere effettuate da un meccanico, definibile felice, un po’ meno il proprietario del veicolo che, oltre a spendere soldi, non può utilizzare l’auto per i propri bisogni personali o anche lavorativi.

Situazione peggiore potrebbe capitare ai centauri, perché, quando piove, le buche piene d’acqua sono difficili da individuare e il malcapitato potrebbe entrarci con la ruota ed essere disarcionato.

Come pedone mi auguro di non cadere su una lastra di ghiaccio, come automobilista spero di riuscire a vedere in tempo una buca per poterla evitare, ai motociclisti, invece, auguro di non capitare sulla loro strada.

Clara  Tumminelli

 

 

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