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Anno XVIII num.2
Mar./Apr. 2019

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COLTURE FUORI SUOLO

di Antonio Lopez

Premessa

Il terreno, ritengo sia la nostra risorsa più preziosa e fondamentale per la vita, la sintesi di questo lavoro si propone di analizzare e discutere i punti di forza e di debolezza di alcune metodiche di coltivazione fuori suolo, utilizzate in ambito sia florovivaistico che agricolo, tramite lo studio di una azienda del settore operante nella mia Città natale, Torre del Greco (Napoli) .

 

Introduzione

Storia e diffusione delle colture fuori suolo

La coltivazione fuori del suolo, ha radici lontane, già dagli Aztechi, diverse “primitive” tracce di coltivazioni fuori suolo, simili al sistema Azteco, sono ancora in voga per alcune comunità rurali di differenti zone del mondo.

Con il passare degli anni, ricercatori, hanno dimostrato che, oltre ad un giusto apporto nutritivo tramite la soluzione “circolante” (acqua più nutrienti), la crescita delle piante era sicuramente favorita anche da una buona areazione dell’apparato radicale; questi studi però erano praticati solo in laboratori di fisiologia collegati allo studio della nutrizione e della crescita delle piante.

 

I principali sistemi di coltivazione fuori suolo

Le “colture senza suolo” comprendono tutte quelle tecniche di coltivazione in assenza del comune terreno agrario e nelle quali il rifornimento alle piante, di acqua e di elementi nutritivi, avviene generalmente attraverso la somministrazione di una soluzione nutritiva completa di macro- e micro-nutrienti.

Infatti una delle caratteristiche di tali tecniche è proprio la possibilità di gestire in maniera pianificata i vari parametri fondamentali per la vita delle piante, oltre alle svariate possibilità applicative, e massimo sfruttamento dello spazio.

Gli svariati sistemi colturali si sono susseguiti nel tempo e si distinguono tra loro per alcuni fattori, quali ad esempio, la presenza o meno di un substrato, forma e dimensione dei moduli di coltivazione, modalità di apporti idrici, gestione della nutrizione e costi dell’impianto.

Le principali tecniche fuori suolo si possono distinguere in:

·         sistemi di coltivazione senza substrato, prevedono supporti per l’ancoraggio delle piante e le radici sono, immerse o irrorate, direttamente con la soluzione nutritiva;

·         sistemi di coltivazione su substrato, invece prevedono l’utilizzo di un determinato volume di substrato sia esso di origine organica, inorganica o sintetico per garantire l’ancoraggio delle radici e un volano idrico-nutrizionale. 

 

Caso di studio

L’azienda presa in esame per la seguente analisi è stata la floricola Montella Diego;

 

Azienda Floricola Montella

L’azienda Montella ubicata in Torre del Greco (NA), è inserita nel campo del florovivaismo dagli anni 70. Nel nuovo millennio si appresta alla coltivazione dell’Anthurium andreanum con il Sig. Montella Raffaele e nel 2010 l’azienda passa alla gestione del Sig. Montella Diego.

L’intera superficie aziendale occupa complessivamente circa 6500 m2. Tutta l’area ricade in zona E (zona agricola) del piano regolatore generale le cui norme di attuazione prevedono l’attuazione delle disposizioni della legge regionale 24 Marzo 1955, n°8 e successive modificazioni ed integrazioni.

La floricoltura viene effettuata completamente in ambiente protetto su substrato di perlite.

La serra in esame è composta da quattro navate di forma rettangolare in pianta.

 

caratteristica della serra e degli impianti dell’ azienda floricola

Caratteristiche tecniche della serra

Le finiture per la costruzione delle serre sono state scelte in modo da rispettare gli obiettivi produttivi previsti. Di seguito sono riportate le specifiche di ogni componente:

§     la copertura: è stata effettuata con fogli di plastica. Particolarmente curate sono le connessioni tra gli elementi che compongono le coperture, la sovrastruttura portante e la copertura stessa, composta da staffe di fissaggio avviate a guarnizioni, cercando così di risolvere tutti i problemi noti e diffusi di tenuta all’aria e all’acqua delle serre, in modo da determinare condizioni climatiche ottimali per le attività che ivi si svolgono. A ciò contribuisce, anche il sistema di grondaie per il recupero dell’acqua piovana e di condensa e il relativo convogliamento in vasche di raccolta;

§     le tamponature: intese quali elementi perimetrali fissi, di delimitazione degli ambienti dall’esterno. Per la serra gli elementi fissi perimetrali delle testate e dei materiali sono in lastre in Policarbonato modello Santuf plus martellato e lastre della lunghezza di 1.95 m su un cordolo continuo perimetrale dell’altezza di 40 cm realizzati in pannello “sandwich” con spessore di 4 cm costituito da doppie lamine di alluminio e schiuma di poliuretano;

§     i divisori: elementi mobili che permettono gli scambi tra gli ambienti; sono stati installati 2 Roolbar di divisione sottocanale, motorizzati, in telo traslucido in modo da poter creare tre settori lavorativi, completamente indipendenti. Con tali sistemi è possibile, all’occorrenza poter ottenere un unico ambiente arrotolando semplicemente i teli stessi;

§     i serramenti: elementi mobili che permettono gli scambi con l’ambiente esterno, particolarmente importanti ai fini della gestione di una corretta pratica agronomica e per il controllo del microclima. Ci sono aperture di areazione a colmo composte da uno sportello della lunghezza di 1.30 m per tutta la lunghezza della serra, azionati da riduttori con dispositivo atto al comando manuale in caso di caduta di tensione, tubi zincati e cremagliere con dispositivo di sicurezza con apertura max 40%. Le finestrature laterali con apertura a ventaglio sono in numero di 4 per lato e che misurano rispettivamente 2.00m larghe e 1.20m alte, azionate per mezzo di due motori riduttori, cremagliere e tubi di distribuzione, comandati da un quadro elettrico come gli sportelli a colmo. L’accesso ai moduli serricoli è assicurato da 4 porte scorrevoli, 2 per testata, con misure di 2,00, larghe e 2.30m alte eseguite in alluminio e tamponate in ondulato plastico rigido.

§     pavimentazione: telo di pacciamatura previsto per tutto il corpo terricolo;

§     moduli di coltivazione: sono suddivisi in bancali, della larghezza complessiva di 120cm, ognuno dei quali è formato da 4 canalette a sezione triangolare in polistirene tappezzate da un film plastico e colme di perlite.

 

Caratteristiche degli impianti

Il miglioramento delle condizioni di produttività a prescindere dai materiali utilizzati è assicurato dagli impianti tecnici.

Gli impianti  presenti nell’ azienda sono:

  •                    Impianto di fertirrigazione e concimazione carbonica

  •                    Impianto di riscaldamento

  •                    Impianto elettrico e di telecomunicazione

  •                    Impianto computerizzato per la fertirrigazione

  •                    Reti di ombreggiamento

  •                    Impianto di raffreddamento: “cooling system” e “fog system".

Impianto di fertirrigazione

Il proporzionamento della rete idrica per l’acqua fredda è stato eseguito nel rispetto della vigente normativa, in funzione del fabbisogno idrico giornaliero, della pressione idrica, della velocità in rete e delle perdite di carico.

Gli impianti sono composti da tre elementi

§     impianto di pressurizzazione e filtraggio, posizionato nel locale appositamente predisposto, è costituito dal gruppo autoclave, elettropompe centrifughe serbatoio pressurizzato di accumulo e strumentazione di controllo. Tale impianto è alimentato dal serbatoio di raccolta delle acque piovane, attraverso tubazioni in polietilene, munite di raccordo e valvola di intercettazione;

§     impianto di fertirrigazione, posizionato nello stesso locale è composto da una centralina computerizzata per il controllo delle fertirrigazioni giornaliere e n° 2 serbatoi per le soluzioni madri. Detti impianti sono al servizio della serra mediante linee di distribuzione principali (collettori) di diametro 110 mm e linee secondarie di derivazione del diametro di 25 mm in Polietilene con ugelli gocciolanti a 360°;

§     impianto di irrigazione basale a goccia (nel periodo invernale) a farfalla (nel periodo estivo), così realizzato è settorizzato con funzionamento sia automatico mediante 3 elettrovalvole per il comando dei settori; sia manuale mediante chiave a sfera per il comando delle singole ali piovane. Tutte le tubazioni delle linee principali sono predisposte per essere allacciate alle linee secondarie di derivazione collocate a livello del terreno a una distanza di 1.5m l’una dall’altra corrispondente alle vasche di coltivazione più comunemente usate. Poiché è indispensabile utilizzare acqua a basso contenuto salino, per evitare fenomeni di accumulo, è previsto un impianto di demineralizzazione ed osmosi inversa, dimensionato per una portata di 200l/h e su un’ipotesi di lavoro di 5.000ms/cm (ms = microsimens), per i lavori di conducibilità in entrata e di 1.000ms/cm per i lavori in uscita.

 

Gli impianti risultano così composti:

§     vasca di contatto in Polietilene da 3.50 m3

§     pompa di rilancio

§     filtro automatico a quarzite

§     filtro di sicurezza a cartucce in Polipropilene da 5micron

§     impianto osmosi inversa

§     sistema di lavaggio flusso delle membrane.

 

Le serre inoltre dispongono di un anello costituito da tubazione zincata e stacchi manuali per l’attacco delle lance destinate ai trattamenti antiparassitari.

Per l’alimentazione di detto impianto esiste una pompa di adeguata portata e prevalenza ed un compressore per lo svuotamento delle linee. L’impianto è completato da un sistema idrico manuale con funzione di servizio e pulizia della serra e di irrigazione localizzata di soccorso, formato da una linea di alimentazione in tubi di Polietilene con diametro di 32 mm.

 

Impianto di riscaldamento

Composto da una caldaia con bruciatore alimentato a gasolio/metano.

Una caldaia correlata di tutti gli accessori di uso e sicurezza e di un apposito circuito anticondensa, invia, attraverso un circuito primario di alimentazione fissato alla struttura terricola e per mezzo di elettropompe di adeguata portata, l’acqua calda prodotta al sistema di distribuzione di impianto a terra ed aereo.

Inoltre le serre sono dotate di un impianto di riscaldamento basale composto da un circuito di alimentazione per quanto previsto dal sistema di aerotermi ed un sistema di distribuzione in tubi di Polietilene con diametro di 25 mm adagiati al suolo ed intercettati da una valvola a sfera.

 

Impianto elettrico e di telecomunicazione

L’impianto elettrico generale é progettato e realizzato allo scopo di comandare tutti gli impianti descritti e più nel dettaglio controlla:

§     le finestrature a colmo e laterali attraverso un quadro elettrico integrato, per il controllo delle finestre per l’areazione, il quale contieneà i dispositivi necessari alla protezione dei motori, al comando tramite teleruttori. Ogni é comandato singolarmente ed il sistema di segnalazione a doppia spia, su fronte del quadro indica sia l’apertura che la chiusura delle finestre., mentre appositi selettori rendono possibile impostare il controllo sia manuale che automatico, tramite temporizzatori;

§     il riscaldamento attraverso quadri elettrici integrati per il controllo delle apparecchiature necessarie al riscaldamento degli ambienti i quali contengono i dispositivi necessari alla protezione dei motori ed al comando mediante teleruttori. Mediante selettori é possibile attivare i bruciatori, le pompe di circolazione, i miscelatori e le elettrovalvole di controllo;

§     irrigazione attraverso un quadro elettrico integrato per il controllo delle apparecchiature necessarie all’irrigazione. Il quadro contiene i dispositivi di protezione dei motori e mediante selettori é possibile attivare le pompe di circolazione, le elettrovalvole di controllo dei settori, comandate dal fronte quadro in manuale e/o automatico;

§     l’ illuminazione di servizio attraverso un impianto di illuminazione lungo i corridoi composto da 15 plafoniere a tenuta stagna, 5 per ogni settore, disposte ad una distanza di 10m l’una dall’altra, complete di due tubi fluorescenti per un totale di 58W di potenza per coppia. L’impianto è collegato da cavi di collegamento ai terminali di comando e di alimentazione;

§     impianto di distribuzione formato da un quadro elettrico di distribuzione e di linee di alimentazione, in cavo per singoli quadranti previsti per ogni impianto. Il quadro elettrico generale è a tre linee per i quadri serra, un a linea per la centrale idrica, una per la centrale termina e due linee di riserva.

Impianto di messa a terra è formato da un sistema di dispersori verticali, 1 per ogni 25m, protetti ed ispezionabili mediante pozzetti 40x40.

 

Impianto computerizzato per le fertirrigazioni

Per le fertirrigazioni si utilizza un sistema di controllo a mezzo computer, con sistema di controllo centralizzato. La macchina è assemblata su un solo telaio d’acciaio inox dove è fissato un serbatoio di 150 l, l’elettropompa, sistema di iniezione fertilizzanti, quadro elettrico di potenza ed il computer dotato di display alfanumerico e di testine stagna. Sul display si possono visualizzare i dati impostati e le eventuali irrigazioni in corso.

Il sistema gestisce:

a)           gruppi di irrigazione;

b)           elettrovalvole;

c)           n°2 cisterne di fertilizzanti;

d)           n°1 sonda per la regolazione del E.C. + n°1 sonda di controllo;

e)           n°1 sonda per la regolazione del pH + n°1 sonda di controllo;

f)            valvole per il controllo a tempo, ciclico, manuale, climatico;

g)           mancanza di tensione in rete per almeno 5 giorni.

 

Reti di ombreggiamento

Utilizziamo reti mobili, quindi di facile adattabilità alle esigenze delle colture nelle diverse stagioni. Utilizziamo reti tessute da fili in plastica con il 50% di ombreggiamento e di colore nero, disposte all’interno della serra, il posizionamento interno deve tenere conto delle esigenze di areazione della serra, quindi è posta da non ostacolare la fuoriuscita dell’aria dalle aperture di colmo.

 

Impianto di raffreddamento: cooling system e fog system

Il colling system è costituito da ventilatori aspiranti e da pannelli evaporatori (Figura 11), montati in posizione contrapposta sui lati più corti della serra.

I ventilatori attraverso la loro azione aspirante, sottraggono area all’ambiente, portandolo verso una situazione di bassa pressione.

L’aria che entra dall’esterno, transita in mezzo a pannelli evaporanti, che sono costituiti da strisce di plastica o di carta appositamente fatta per resistere ad una lunga permanenza a contatto con l’acqua e sono mantenute costantemente umide da getti d’acqua nebulizzata, così che l’aria è costretta a caricarsi di umidità.

Con il passaggio dell’acqua dallo stato liquido a quello di vapore, si ottiene una diminuzione di temperatura in quanto questo processo è endotermico, con conseguente raffreddamento dell’ambiente. I ventilatori producono un lento e costante flusso, che mantiene la temperatura e l’umidità in condizioni ottimali per lo sviluppo della pianta. I ventilatori eliminano il ristagno dell’aria che favorisce lo sviluppo di malattie ed infine riduce o si elimina la formazione di condensa dell’ambiente. Altro sistema utilizzato per la regolazione dei parametri di umidità e temperatura è il fog system (letteralmente sistema nebbia), costituito da una rete di tubazioni provviste di ugelli nebulizzatori che sovrastano l’intera area coltivata.

 

L’ azienda è stata creata basandosi sui dati fondamentali della corretta progettazione (l’ambiente, il paesaggio, il panorama, l’esposizione, il clima, le condizioni al contorno, nonché la cultura storico e economico sociale dell’area, la sicurezza degli impianti, i dettami del vigente Piano regolatore Generale, e l’osservanza delle norme tecniche vigenti), sono destinate alla coltivazione di svariate cultivar (varietà coltivate) di Anthurium andreanum Linden ex André da fiore reciso.

Le varietà sono notevolmente diverse tra di loro ed andrebbero coltivate separatamente come avviene in Olanda, dove ad ogni varietà è dedicata una serra per intero e quindi tutti i parametri vengono regolati per l’esigenza di quella varietà specifica. In Italia, le dimensioni aziendali non permettono una simile divisione. La scelta delle varietà è fatta in base a criteri commerciali e si coltivano insieme nello stesso ambiente cercando, successivamente, l’equilibrio comune tra i fattori ambientali .

 

Discussioni e conclusioni

Negli ultimi anni in ortofloricoltura i sistemi di coltivazione fuori suolo, su substrato prevalentemente solido, sono sicuramente tra i più diffusi. Ne è di esempio l’ azienda Montella che coltiva in fuori suolo l’Anthurium andreanum con l’uso della perlite come substrato.  

Questa  azienda ha un sistema di coltivazione a ciclo aperto, cioè non c’è ricircolo della soluzione nutritiva, il che porta ad una maggiore affidabilità dovuta alla facile gestione della soluzione stessa, ad una minore incidenza di patogeni e quindi ad un minore utilizzo di pesticidi, ed al superamento dei problemi relativi alla salinizzazione del terreno; nel contempo però, la soluzione drenata, ancora ricca di nutrienti, in alcuni casi viene utilizzata su colture a terra.

Al di là dei vantaggi e svantaggi agronomici dei sistemi di coltivazione fuori suolo a ciclo aperto, importante è capire la compatibilità ambientale di tali sistemi.

Infatti questa “non” gestione della soluzione nutritiva porta ad un inevitabile spreco di acqua e di nutrienti, risulta poco sostenibile dal punto di vista ambientale, e addirittura anche più inquinante della coltivazione tradizionale a terra se la soluzione drenata non è riutilizzata su un’altra coltura.

La presenza di questo tipo di coltivazioni in Campania, come in tutta Italia, è giustificata soprattutto dal bisogno di trovare una soluzione ecocompatibile in risposta al problema della “stanchezza dei suoli” .

Nello specifico, nell’area campana, la maggior parte delle applicazioni del fuori suolo riguardano il florovivaismo che riesce, in tempi relativamente brevi, a ripagare l’azienda degli ingenti costi di realizzazione necessari per tali impianti di coltivazione, si parla di circa 40-120 € per m2.

Le coltivazioni fuori suolo quindi possono essere considerate sistemi di produzione vegetale compatibili con l’ambiente solo quando vengono realizzati in sistemi a ciclo chiuso.

 

Durante questo percorso di ricerca, è stato compito arduo trovare in Campania un’azienda che operi nel massimo del rispetto ambientale, come spesso accade è il solo bilancio economico la variabile che detta “legge” sulle scelte progettuali degli imprenditori.

 

Ringraziamenti

Ringrazio Diego Montella, che mi ha ospitato presso la sua struttura ed ha contribuito in maniera determinante alla stesura di questo elaborato (Feb.2019).

 

 

Antonio Lopez

 


 

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