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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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  • Una parentesi sulle problematiche dei giovani

  • LIBRI: AMICI VIVI CHE PARLANO CON NOI

di Isabella Dallapiccola 

 

Collocazione: Giornale Scolastico - Una parentesi sulle problematiche dei giovani

Pasolini:«ci si droga per mancanza di cultura»

Un po’ di numeri e ipotesi sulla motivazione del fenomeno

 

Sempre più consumata dai giovani ma non solo da loro, anche da adulti e soprattutto da star del cinema e della musica. Si tratta della droga, piaga della società da ormai diversi anni.

Lo scrittore Pierpaolo Pasolini nel suo articolo su “il Tempo” del 1968- quindi anche abbastanza datato- espone la sua ipotesi sulle motivazioni  per cui i ragazzi facciano uso di stupefacenti:«ci si droga per mancanza di cultura […].

È chiaro che chi si droga lo fa per riempire un vuoto, un’assenza di qualcosa, che dà smarrimento e angoscia». L’autore spiega chiaramente che secondo lui la motivazione principale del consumo di sostanze allucinogene è una vita vuota priva di cultura, intesa come possibilità di riflettere e ragionare.

La droga però non è solo una sostanza. «l’azione ha sempre funzione di droga» secondo l’autore sopracitato, quindi in questo contesto si possono intendere anche particolari attività che producono “sicurezza culturale” e fanno in modo che non si arrivi a dover utilizzare dell’eroina per credere di  sentirsi meglio.

I ragazzi arrivano ad assumere determinate sostane come spinelli, “pasticche” ma anche quelle legali quali alcol e fumo perché, intanto si vedono più forti soprattutto se escono con una compagnia di ragazzi più grandi e li vogliono imitare poi perché sentono la loro vita talmente vuota da dover pensare che sia una sostanza a renderli migliori. Qui si ritorna al pensiero di Pasolini: questi ragazzi sono talmente poveri culturalmente da non capire che così si rovinano e che sono ben altre le cose che riempiono la vita, non di certo una “canna”.

Da un indagine del 2011 dall’Istituto Superiore di Sanità si evidenza che la droga-anche se legale la sostanza non cambia- prediletta dai giovani è l’alcool, soprattutto tra gli under 16, che si divertono a mescolare vino, birra e superalcolici. Già nel 2008, sempre secondo L’Istituto Superiore  il “bingedrinking”- la sbornia programmata in occasioni ben determinate, ad esempio il sabato sera- toccava il 22% dei ragazzi e il 6% delle ragazze. L’alcool, come scrive Osvaldo Pasello nel suo articolo del Maggio 2011 per “il Resto del Carlino” di Rovigo, è utilizzato come sostituto delle droghe perché «può provocare uno stato di profonda alterazione psicofisica e allo stesso tempo è una sostanza legale e socialmente accettata».

Per quanto riguarda le droghe cosiddette “classiche”, da una ricerca condotta dalla comunità Europea nel 2011 risulta che l’Italia, seguita da Danimarca, Spagna Irlanda e Regno Unito, è il Paese con il più alto uso di cocaina tra i giovani.

Dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni : il 5,9% ha provato la cocaina, il 2,9% l’eroina, il 4,7% stimolanti ed allucinogeni e il 31,9% la cannabis. Ciò che rende la situazione più inquietante è che si usano in contemporanea diverse droghe.

Dopo aver letto questi agghiaccianti dati, si può dire che Pasolini aveva ragione, che è puramente la mancanza di ragionamento a far arrivare i giovani a drogarsi? 

(I.D.)


Libri: amici vivi che parlano con noi

L’importanza della lettura secondo i grandi scrittori e una studentessa liceale

 

«Reato di lettura» così viene chiamata nel romanzo di Ray Bradbury Fahrenheit 451 la strana magia che si crea tra libri e amanti della lettura, che al giorno d’oggi sempre meno affascina i giovani. Siamo rimasi davvero in pochi ad apprezzare pienamente la lettura. Ma come dice il filosofo latino Seneca i libri sono il cibo dell’anima di chi li sa apprezzare; portano a riflettere,  portano a trovare parti di sé stessi che forse si conoscevano o che si scoprono in quel momento, seguendo quel personaggio e quella storia.

Per me l’incontro con la lettura è stato “amore a prima pagina”, già a sei anni leggevo a dire della mia famiglia “a pappagallo”. Il primo libro che ho letto?

Sinceramente non me lo ricordo….

Uno dei primi è sicuramente stato “Cuore” di Edmondo de Amicis, che mi ha segnato profondamente e che tuttora tengo sempre a portata di mano.

Prima o poi, per obbligo o per piacere tutti si ritrovano a dover leggere un libro e alla fine anche lo studente più annoiato e il lettore più indifferente, chiudendo l’ultima pagina si sentiranno come se avessero perso un amico, perché i libri sono amici vivi che parlano con noi, come li definiva Petrarca, e di cui, come pensava il giovane Holden del romanzo di Salinger, «ti piacerebbe che l’autore fosse il tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira».

Le persone, anche le più indifferenti, quindi, si ritroveranno a fare come Montag il protagonista del romanzo di Bradbury, che va contro la legge che diceva di bruciare i libri perché dopo aver letto un trafiletto di uno di questi capisce che sbagliava, affascinato da quelle parole che gli aprono un mondo nuovo.

Un mondo vastissimo, perché di libri, secondo Calvino, ce ne sono di tutti i tipi: «i libri che da tanto tempo hai in programma di leggere, i libri che da anni cercavi senza trovarli, i libri che riguardano qualcosa di cui ti occupi in questo momento, i libri che vuoi avere per tenerli a portata di mano in ogni evenienza, i libri che potresti mettere da parte per leggerli magari quest’estate, i libri che ti mancano per affiancarli ad altri libri nel tuo scaffale, i libri che ti ispirano una curiosità improvvisa, frenetica e non chiaramente giustificabile». perché davvero, noi lettori possiamo avere anche migliaia di libri ma ne siamo sempre e comunque in cerca per fame di curiosità, per fame di lettura; esempi viventi sono io oggi, che appena risparmio qualche soldo lo spendo in libreria, e prima di me mia madre, che nonostante i frequenti rimbrotti di papà ne acquistava a non finire. Ed è anche questa la magia.

 

Isabella Dallapiccola

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