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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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MASTER ON LINE IN GESTIONE E SICUREZZA AMBIENTALE / TESINA FINALE

Il danno ambientale nel basso Molise

 

 di Mariarosaria D'Elisiis

 

             Ricorrono quest’anno 38 anni dalla Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano organizzata dalle Nazioni Unite nel 1972. L’anno seguente, nel 1973 si tenne ad Urbino da una società del gruppo ENI, la Tecneco, una conferenza per far il punto della situazione dell’ambiente.

Dal 1972 ad oggi sono stati fatti passi da gigante in tema ambientale, sono state adottate linee guida al fine di fornire agli Stati un aiuto concreto nella formulazione delle normative nazionali, si è preso in considerazione il diritto del pubblico di partecipare ai processi decisionali in materia ambientale sollecitando gli Stati a rendere effettiva la partecipazione fin dall’inizio dei processi decisionali, si è  riconosciuto il diritto dei cittadini di essere sentiti durante lo svolgimento della procedura, e il diritto di disporre di un tempo ragionevole per esporre osservazioni e commenti.

La popolazione appare così più attenta alle normative poste in essere per una politica di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale.

Le attività didattiche presentate durante il corso del presente Master organizzato in tema ambientale hanno fornito l’occasione per approfondire le conoscenze sulle relative normative, ma soprattutto hanno rafforzato in me la coscienza ambientale.

Ora, dovendo cimentarmi nella stesura di una tesina finale del percorso formativo, vorrei trattare e scegliere, fra i vari argomenti in tema ambientale, tutti parimenti interessanti e di spessore, esposti dalla Confgiovani nelle 17 lezioni di apprendimento,di un evento recentemente accaduto nella mia Regione, il Molise.

Fra le leggi che trattano della materia “ambiente” vi è  la  Legge Regionale del 24.03.2000 n.21, che la Regione Molise ha adottato,  la quale all’art.18 recita testualmente “...L’Assessorato Regionale all’Ambiente predispone un rapporto sullo stato dell’ambiente

nella Regione Molise, sulla base delle informazioni derivanti dal sistema informativo (cfr. art.17 – Strumenti informativi) (attualmente non ancora operante) e dell’apparato collaborativo di tutti i settori che hanno comunque competenze, a qualsiasi livello, sull’assetto del territorio e sulla tutela ambientale”.

In questo rapporto dovrebbe essere inserito,quantificandolo, anche il danno ambientale causato dal 2008 al 2010 dalla Cosib.

Negli anni 70 la politica di investimento per l’occupazione ha portato all’insediamento nell’Area Industriale fra Termoli – Montenero di Bisaccia e Guglionesi numerose industrie fra cui la Cosib, società abilitata alla depurazione di rifiuti.

Grazie all’operato del NOE i primi giorni dello scorso mese di Dicembre 2010 gran parte della popolazione molisana, e specialmente del basso Molise, è venuta a conoscenza di danni ambienta li causati nel proprio territorio. Grande preoccupazione e molti arresti, tutti in relazione con la società  “Cosib”, industria chimica presente ed operante nel Nucleo Industriale di Termoli, cittadina che si affaccia sul mar Adriatico  che vive anche di turismo e di agricoltura.

Il Cosib è un Ente pubblico economico; ad esso si applica la normativa generale in materia di società per azioni (cfr. art.1  Statuto). ll consorzio ha lo scopo di favorire le condizioni necessarie per lo sviluppo, armonico ed ordinato,delle attività produttive nei settori dell’industria, dell’artigianato, del commercio e dei servizi, all’interno del comprensorio di pertinenza.

L’agglomerato industriale è articolato in più comparti. Di interesse generale ed a servizio di tutti i comparti sono gli impianti di trattamento delle acque primarie, potabili ed industriali, delle acque reflue e dei rifiuti solidi, le attività di controllo ambientale e nel campo dei servizi reali. E’ dotato di un laboratorio chimico, per analisi, controlli, monitoraggi, ottimizzazione di processi produttivi.

I cittadini del Basso Molise da un po’ di tempo muoiono di leucemie e di particolari tumori dell’apparato respiratorio e richiedono un registro dei tumori per monitorare e verificare se l’incidenza delle patologie può essere relazionata alla presenza delle industrie chimiche presenti sul quel territorio.

Con “risorsa naturale” è definita ogni materia fisica non prodotta dall'uomo in grado di generare utilità economica; allora l’aria, l’acqua, quali valori ambientali, in questi anni  sono stati danneggiati nel basso Molise. Il turismo, l’immagine regionale, in quanto valori economici, sono stati compromessi. Ma in che misura? Quale l’entità del danno procurato all’intera Regione da un illecito comportamento?.

La Cosib avrebbe di recente procurato un danno ambientale concreto in quanto lesivo di un interesse altrui, un danno all’ambiente che avrebbe alterato, deteriorato e distrutto, totalmente o parzialmente l’ambiente stesso, proprio come contemplato dal comma 1 dell’art. 18 della L. 8 Luglio 1986 del Ministero dell’Ambiente e dal l D. Lgs. 152/2006 che prevede azioni di prevenzione in caso di minaccia imminente di danno ambientale (art. 304) e azioni di ripristino ambientale quando il danno si è già verificato (art. 305). Azzardando oserei sostenere che questo illecito comportamento potrebbe aver contribuito all’insorgere delle recenti forme leucemiche e tumorali causa di mortalità nel basso Molise.

L’art. 18 della Legge 8 Luglio 1986 n. 349 prevede  che il responsabile di “qualunque fatto doloso o colposo in violazione di disposizioni di legge o di provvedimenti adottati in base a legge comprometta l’ambiente, ad esso arrecando danno, alterandolo, deteriorandolo o distruggendolo in tutto o in parte”, è obbligato al risarcimento nei confronti dello Stato”. Gli indagati saranno obbligati a risarcire, mi chiedo?

Dai documenti delle indagini pubblicati (intercettazioni ambienta li) e da quanto appreso dalla cronaca locale risulta che per anni la Cosib avrebbe sversato nelle campagne del basso Molise, in oltre duecento ettari di terreno, fanghi illegali, scarti non in regola, fanghi gestiti da altra società privata di Montenero (tale Inside srl), scarti nocivi non sottoposti al trattamento di depurazione completo, fanghi nocivi intrisi di sostanze chimiche e quindi non utilizza bili in nessun caso come fertilizzante agricolo  ma che invece, grazie alla ingegnosa organizzazione creata, in tal modo, venivano illecitamente smaltiti: attraverso operazioni di spandimento.

Sotto gli occhi di tutti era stato organizzato un complesso sistema di false autorizzazioni e certificazioni. Funzionari pubblici e tecnici forse condizionati dal potere politico, professionisti e agricoltori attratti da un interesse economico, insieme avrebbero realizzato una ecomafia a danno della salute pubblica, ed a ben riflettere, anche della propria in quanto cittadini molisani.

Molti gli artefici, alcuni gli arresti.

Promotore e principale beneficiario del traffico illegale di scarti, così come il Gip competente sintetizza in alcuni articoli pubblicati su quotidiani locali (cfr. Primo Piano Molise – Altro Molise – La Gazzetta del Molise – Primo Numero), sarebbe stato il presidente dell’ente Cosib nel contempo anche imprenditore privato; complici un gruppo di persone che a vario titolo e ruolo, avrebbero favori to e aiutato la Inside srl a danneggiare la salute pubblica e l’ambiente.

Sarebbero stati falsificati i codici CER (catalogo dei rifiuti introdotto con Decisione Commissione Comunitaria 2000/ 532/CE, integrato dalle successive Decisioni 2001/118 e 119/ CE e 2001/ 573/CE) relativi alle caratteristiche dei rifiuti che risultavano “prodotti dal trattamento di acque reflue urbane” ed invece derivavano effettivamente “da trattamento chimico fisico”.

Il direttore tecnico dell’impianto di depurazione avrebbe attribuito falsi codici CER ai fanghi, riportandoli sui registri di carico e scarico, sui formulari, sui certificati di analisi.

Un dirigente regionale responsabile del Servizio Ambiente avrebbe rilasciato con molta leggerezza, fidandosi a suo dire dei funzionari collaboratori,le autorizzazioni e certificazioni indispensabili per la regolarità degli spandimenti.

Un biologo regionale avrebbe avallato molti atti istruttori stabilendo che quei fanghi, nocivi per l’ambiente e per la salute pubblica, potevano essere impiegati in agricoltura.

Parte dell’organizzazione, ovviamente, un agricoltore, il proprietario del terreno su cui i fanghi venivano sversati; un consigliere regionale, il Presidente della Regione, un responsabile dell’ ARPA un agronomo, alcuni chimici di diversi laboratori di analisi, alcuni ingegneri della Provincia responsabili della Tutela delle Acque.

E’ tutto dire!

I principali capi d’accusa a carico degli inquisiti : violazione di norme in materia ambientale, inquinamento, falso ideologico e materiale, corruzione, abuso d’ufficio.

Di tutti gli arresti eseguiti in un primo momento anche per il timore di inquinamenti (forte il  paradosso!) alcuni oggi sono ai domiciliari, altri sono iscritti nel registro degli indagati .

Sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, che dagli accertamenti tecnici effettuati da organismi estranei al Molise per ragioni sia di garanzia che di imparzialità, i vari prodotti alimentari destinati alle nostre tavole, non abbiano subito avvelenamenti, pur avendo comunque rilevato nei fanghi quantità allarmanti di idrocarburi presenza di metalli, inchiostri ed olii.  

Smaltire fanghi avvelenati costa alle aziende che, per liberarsi di questo ingombrante residuo del ciclo di lavorazione, devono utilizzare apposite discariche ove sottoporli a un processo di smaltimento come rifiuti speciali.

I prezzi concorrenziali applicati dalla Inside erano pratica- mente imbattibili: 44 € a tonnellata invece degli 80€ richiesti normalmente da ditte che effettuano realmente lo smaltimento attraverso il processo convenzionale (essiccati, compattati e trasportati in discariche specializzate). In un anno la Inside sembra facesse risparmiare 100mila€ al Cosib.  

I carabinieri del NOE  attraverso un monitoraggio costante dal 2008 hanno scoperto che l’impianto di depurazione veniva  utilizzato come una miniera d’oro a spese del territorio. Hanno individuato un grande traffico di cisterne e autobotti  che, partiti da numerose discariche del Sud, carichi di liquami, raggiungeva il Cosib e qui smaltivano i pericolosi rifiuti extraregionali.

L’organizzazione messa in piedi per ricavare lauti guadagni, avrebbe attestato teoricamente che i rifiuti divenivano innocui.

I carabinieri del NOE hanno accertato invece che lo scarico del depuratore consortile del Cosib non finiva in mare così come previsto dalle norme ambientali, ma a quattro km dal mare in un canale fluviale dove lo scarico di solfati e cloruri arreca danni all’ambiente ed alla salute umana attraverso l’irrigazione dei terreni.

Per anni c’è stato chi,attraverso false certificazioni, false attestazioni, false analisi, falso smaltimento, si sarebbe arricchito realizzando inquinamento ambientale di oltre 200 ettari di terreno coltivabile e coltivato, terreno che  ha prodotto alimenti che forse sono giunti sulle nostre tavole, terreno che di fatto sarebbe entrato in contatto con sostanze nocive.

Di fatto da anni la popolazione del basso Molise vede i propri cari ammalarsi di leucemie e di tumori e patologie fino a pochi anni fa non presenti, di fatto forse queste patologie potrebbero essere legate a questo inquinamento ambientale.

L’attività agricola è un fatto economico da cui l’uomo trae sostentamento e profitto, è qui il caso di sottolineare, ma la pubblica incolumità, i danni sanitari forse derivanti dall’inquinamento ambientale non possono essere sottaciuti.

In questi giorni si parla tanto a livello di TG1 del disastro ambientale a Napoli, danno del tutto simile a quello molisano e mi chiedo come mai, di quest’ultimo,  nulla si è detto, se non a livello regionale ed anche qui poco si è detto e per poco tempo.

Una ecomafia esisteva nel basso Molise, il NOE l’ha smantellata e speriamo che la giustizia, applicando le numerose leggi in materia ambientali, oggi possa porre freno all’irrazionale comportamento distruttivo di alcuni esseri umani che comunque abitano la stessa Regione, respirano la stessa aria, si bagnano nelle acque dello stesso mare, bevono la stessa acqua, mangiano i prodotti locali e forse moriranno per le stesse malattie che forse alcuni hanno contribuito a far insorgere in questo territorio.

 

Mariarosaria D'Elisiis

 


 

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