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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Le alluvioni, le frane ed i fenomeni atmosferici aggravati dalla mano dell’uomo

di Giulia Boldrini 

 

Le alluvioni, le frane, l’instabilità delle coste, nonché tutti gli altri fenomeni idrogeologici, sono il risultato dell’interazione tra eventi metereologici come le piogge o le mareggiate, l’ambiente geologico/morfologico e la mano dell’uomo.

A causa della conformazione geomorfologica del territorio, dell’abbandono delle zone montane da parte dell’uomo, dalla mancanza di manutenzione e di pulizia dei letti dei fiumi e di torrenti, nonché dell’insediamento della popolazione in zone a rischio di dissesto idrogeologico, le alluvioni dopo i terremoti sono il fenomeno che provoca i maggiori danni nel nostro paese.

I danni ammontano a 25 miliardi di euro negli ultimi 20 anni.

I fenomeni degli alluvioni non sono altro che inondazioni provocate dalla fuoriuscita di acqua dal corso di un fiume, nelle zone della costa sono inondazioni provocate da mareggiate a seguito di tempeste, da maremoti o da abbassamenti del suolo.

Possono essere anche provate dai cedimenti strutturali delle dighe, o dal cedimento di barriere naturali prodotte da frane che hanno ostruito il corso di un fiume o di un torrente.

L’acqua è un bene prezioso per tutti gli esseri viventi.

L’uomo fin dai tempi antichi si è sempre insediato proprio vicino ai corsi d’acqua per sfruttare anche la fertilità del suolo vicino, reso fertile dalle inondazioni.

Basta pensare agli antichi Egizi che, proprio per poter coltivare, sfruttavano il limo lasciato dal Nilo dopo le continue inondazioni.

Con il tempo, le pianure create con le alluvioni, sono state urbanizzate, le città sono cresciute allargandosi anche nelle zone dove dovevano restare disabitate, essendo zone di pertinenza del letto del fiume.

I ponti sono stati costruiti in modo non corretto, in molti casi, non è stata lasciato abbastanza spazio per permettere alla piena del fiume di poter transitare, e per guadagnare spazio, in molte città, i fiumi sono stati coperti.

Quando si verificano forti precipitazioni nel bacino di un fiume, la piena che si propaga mentre scorre a valle, trova ostacoli.

Proprio per questo motivo, l’acqua esce dall’alveo del fiume inondando i dintorni, i ponti non resistono alla forza del fiume e crollano provocando in questo modo grossi danni.

Vengono distrutti per questo motivo edifici, monumenti, servizi, e spesso ci sono molte vittime.

Tutto ciò risulta anche aggravato dall’inquinamento dei terreni e delle falde idriche, in quanto essendo stati travolti dall’acqua gli impianti chimici e i depositi di carburanti, i veleni sono dispersi nell’ambiente intorno.

Nelle città gli argini spesso sono talmente sopraelevati,che, quando vengono distrutti dalla forza del fiume in piena, una grossa quantità di acqua si rovescia sull’abitato con conseguenze terribili.

Di solito vengono costruiti due tipologie di argini, il terreno tra questi due tipi di argine si chiama area golenale, quest’ultima ha la funzione di essere invasa dall’acqua nel periodo di piena.

Passiamo ora ad analizzare le principali cause delle alluvioni.

Ovviamente la prima causa delle alluvioni risultano essere le precipitazioni, ossia in breve tempo cade una smisurata quantità di pioggia nel bacino idrografico del fiume.

Le più pericolose sono le piogge provocate da tempeste, quando  sono associate ad una cellula di bassa pressione, in cui abbiamo il contatto tra masse di aria calda e massa di aria fredda e si formano per questo motivo nuvole molto cariche di pioggia.

Di tutta questa pioggia caduta sul bacino idrografico di un fiume, solo una parte scorre sulla superficie, un’altra parte è trattenuta dalle foglie della vegetazione intorno ed è poi restituita all’atmosfera attraverso l’evaporazione.

La maggior parte di acqua caduta sotto forma di pioggia,però, è sottratta per infiltrazione nel sottosuolo.

Ciò dipende anche dalla natura del terreno,se il terreno è molto permeabile in caso di rocce molto compatte poca pioggia si infiltra nel sottosuolo,ossia se il terreno poco permeabile come nel caso di ghiaia o sabbia molta pioggia si infiltra nel sottosuolo.

Un altro fattore che influenza la possibilità da parte dell’acqua di potersi infiltrare più o meno nel sottosuolo è il grado di umidità del terreno.

Quando ci sono state abbandonanti piogge nei giorni passati il terreno è umido e non riesce ad assorbire più acqua, quando invece il terreno è secco per siccità è in grado di assorbire subito l’acqua.

Anche il mare può influenzare il decorso dell’acqua.

In base alle condizioni del mare alla foce di un fiume il deflusso dell’acqua può o meno essere rallentato.

Il deflusso dell’acqua può essere ostacolato nel caso di alta marea e di un forte moto ondoso ed in caso di ostruzioni della foce causate da sedimenti.

Una corretta gestione del letto del fiume dovrebbe prevedere soltanto gli interventi di escavazione utili al ripristino delle sezione idrauliche,oltre a quelli rivolti al prelievo del materiale grossolano nei tratti montani dei corsi d’acqua.

Un’altra causa di pericolo è rappresentata dai grossi tronchi di alberi precipitati nei torrenti,dopo frane verificatesi nei boschi delle aree montane del bacino.

Questi tronchi durante il tragitto urtano contro le strutture che incontrano, oltre a andare ad accumularsi in grovigli molto pericolosi sotto i ponti, impedendo il deflusso dell’acqua e provocando l’innalzamento del livello del fiume.

Questo fa comprendere l’importanza del mantenimento dell’ordine e della pulizia dei letti dei fiumi.

Per arginare il problema delle alluvioni, l’uomo ha cercato di costruire delle dighe.

Le dighe sono sbarramenti artificiali per costituire un argine al mare o per sbarrare un corso d’acqua allo scopo di creare un lago artificiale.

Le dighe sono importanti anche per arginare il fenomeno delle piene.

Però, perché una diga possa svolgere questa importante funzione, occorre che il suo serbatoio sia svuotato in previsione di un eccezionale evento di pioggia in quel bacino idrografico.Se invece questo non viene fatto, ed il serbatoio rimane pieno l’effetto in caso di abbandonate pioggia può essere devastante.Anche le mareggiate possono però provocare inondazioni.

Gli eventi più dannosi sono però provocati dalle onde di maremoto provocate dai terremoti, da eruzioni vulcaniche, da frane subaeree o da frane sottomarine.

Proprio per la loro pericolosità, occorre fare una studio della frequenza delle alluvioni.

Ciò viene fatto mediante lo studio delle alluvioni storiche, dalla quantità delle precipitazioni avvenute nel bacino di un fiume e dalla portata di piena misurate in dei punti fissi del fiume.

Attraverso questi studi è possibile valutare il periodo di ritorno delle alluvioni, ossia l’intervallo di tempo con il quale si producono eventi di una determinata portata.

Oltre a ciò è necessario anche lo studio delle mappe delle zone storicamente inondate, tenendo conto delle variazioni intervenute a seguito della mano dell’uomo (dighe, opere di difesa idraulica).

Per lo scopo di difesa dei cittadini occorre proporre dei modelli di afflussi-deflussi che descrivano con la massima precisione possibile la quantità di acqua che in ogni data si attende che affluisca al fiume e la velocità di propagazione verso la foce dell’onda di piena nelle diverse condizioni meteo marine.

Il tempo di corrivazione è il tempo necessario perché la pioggia affluisca dal bacino al corso d’acqua e l’onda si propaghi verso le persone è un parametro molto importante per salvaguardare l’incolumità delle persone.

Le frane possono manifestarsi in svariati modi:per scivolamento del terreno, con movimenti giganteschi, anche la loro velocità è molto variabile.

Il materiale che cade con le frane può essere costituito da rocce compatte o da rocce per così dire sciolte, come ghiaia o sabbia.

La stabilità di un pendio dipende dalla sua inclinazione, più è maggiore, più  forte è la forza di gravità che tende a muovere le rocce verso il basso.

Per poter studiare quanto un terreno è predisposto alla frana, occorre effettuare anche uno studio di giacitura delle rocce.

Per giacitura delle rocce  si intende la disposizione rispetto alla superficie topografica dei piani di discontinuità delle rocce e quindi la sua predisposizione alla frana, ma questo non è l’unico elemento determinante in quanto influiscono anche altri fattori come per esempio la natura del materiale roccioso e la presenza di strati di natura diversa.

In base al tipo di movimento le frane si distinguono in frane di crollo, frane di ribaltamento con ribaltamento frontale del materiale, frane di scivolamento, frane da espansione laterale,frane di colamento, sprofondamenti con crollo improvviso della volta di una cavità sotterranea naturale o artificiale che porta dietro una porzione di suolo sovrastante, frane generate da terremoti, frane generate da eruzioni vulcaniche.

Una frana può essere prevista in quanto può essere preceduta dalla formazione sul pendio di fessure che aumentano di numero e si allargano sempre di più fino al collasso del versante.

L’uomo per potersi proteggere dalle frane deve effettuare interventi strutturali e non strutturali.

Deve quindi poter prevedere l’evento frana attraverso il monitoraggio e lo studio di quei fattori che abbiamo visto rilevano la possibilità del verificarsi di una frana, deve predisporre una serie di misure volte alla messa in sicurezza dei cittadini e alla riduzione dei danni.

Il piano di emergenza per rischio idrogeologico si suddivide in tre livelli di emergenza:1) attenzione 2) preallarme 3) allarme.

Queste fasi sono basate sulle previsioni meteorologiche a breve termine e sul superamento di soglie prefissate di precipitazioni o del livello delle piene dei fiumi.

Proprio le previsioni meteorologiche fanno scattare il primo livello di allerta.

Le previsioni meteo infatti hanno lo scopo di stabilire quando in una certa zona possa verificarsi una precipitazione che avvicini o superi le soglie pluviometriche di allarme.

Talvolta la cella temporalesca è talmente limitata che è molto difficile prevederla con precisione e prevedere il suo andamento.

Il sistema di allerta per rischio idrogeologico stabilisce che vengano individuate aree di allertamento, ossia ambiti territoriali caratterizzati da una risposta meteorologica e idrogeologica omogenea in caso di eventi climatici estremi.

Per quanto riguarda gli interventi strutturali questi sono svariati, sono principalmente interventi di ingegneria che hanno come scopo la stabilizzazione dei versanti e la difesa idraulica dei centri abitati (Feb.2013).

 

Giulia Boldrini

 


 

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