Navigando su questo sito web si accettano i cookie utilizzati per fornire i Nostri servizi. Per maggiori informazioni leggere l'informativa sui cookie

SPAZIO MOTORI HOME PAGE- Testata giornalistica telematica autorizzata dal Tribunale di Napoli con n.5141-Dir. Resp. Dott.Massimiliano Giovine Il primo periodico telematico di informazioni ed inserzioni auto,moto,nautica,trasporti,viabilità,ambiente,sicurezza stradale,ecc.Testata Giornalistica autorizzata dal Tribunale di Napoli-registraz.n.5141-Provv.del 27/6/2000-Direttore Responsabile Dott.Massimiliano Giovine - © Tutti i diritti riservati

|HOME|

|Presentazione|

|Note/GeRENZA| Cookie |

|Lettere|

|Spazio Motori "Ambiente"|

|Inserzioni gratis|

|Links auto|

|Links moto|

|Links utili|

|Assicuraz. web|

Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

|C E R C A|

Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoMOTORINO: in 2 anche a 16 anni
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoAuto, quanto mi COSTI
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoL'auto ITALIANA riparte dal lusso
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoAuto e TECNOLOGIA oggi
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoBMW serie 2 Gran Tourer 7 posti

GLI INTERNI DELLA BMW SERIE 2 GRAN TOURER

Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoMoto D'EPOCA: ritorna la tassa?

TOYOTA MIRAI AD IDROGENO"MIRAI": idrogeno anche per casa

LA TOYOTA "MIRAI" AD IDROGENO

CARPOOLING IN TEMPO REALE EICMA moto: 73°edizione

CARPOOLING IN TEMPO REALEPRA o Motorizzazione?

CARPOOLING IN TEMPO REALERicerca sui SINISTRI in Italia

CARPOOLING IN TEMPO REALECARPOOLING istantaneoCAR POOLING: condividere l'auto

L'automobile elettrica in Italia: possibile?Auto ELETTRICA: utopia?

SEGNALAZIONI LE SEGNALAZIONI DEI LETTORI. Scrivi anche Tu!

KTM super Duke "R"

Pillole/News
Rubrica "Spazio AMBIENTE"
ARCHIVIO articoli
Scrivi a:redazione1@spaziomotori.it

 

Scrivici

Torna alla Home page

 | Gerenza |

 

MASTER ON LINE IN GESTIONE E SICUREZZA AMBIENTALE / TESINA FINALE

FORME E FONTI PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA

di Luciano Vertolo 

 

    L'uomo per vivere e sopravvivere ha dovuto utilizzare energia: dapprima quella muscolare, per cacciare, poi quella nucleare, per produrre elettricità.

     E’ noto che la produzione di energia, nelle sue varie forme,  crea notevoli problemi, e non comporta sempre benefici.

     Le forme energetiche che esaminerò si distinguono in:  meccanica, chimica,. elettrica e termica.

       Dalla fisica sappiamo che una massa sollevata da terra vincendo la forza di gravità possiede un'energia potenziale. Se questa massa la si lascia cadere a terra, può eseguire un lavoro, cioè si va a sfruttare la sua energia, come conficcare un palo nel terreno. Tutto questo viene denominato come energia meccanica, questo è il primo tipo di energia utilizzata dall'uomo, vedi i mulini a vento ed ad acqua. Oggi quest'energia viene ancora utilizzata, con le centrali eoliche, idroelettriche.
Un barile di petrolio contiene energia chimica latente (cioè non sviluppata) che può essere utilizzata per alimentare un motore diesel. Così, in una centrale elettrica, l'energia chimica latente del carbone, mediante combustione, genera calore necessario a mettere in moto il sistema che fa funzionare le turbine. Quest'energia fu la prima ad essere utilizzata nel '700 durante la rivoluzione industriale, quando fu inventato il motore a vapore. Nel '900 fu, sostituita da quella del petrolio, che favorì il progres so degli ultimi decenni. Ora quest'energia viene utilizzata, come detto prima, per la produzione di energia elettrica.
      L’energia elettrica è l'unico tipo di energia non presente in natura. Per produrla bisogna usare dei trasformatori utilizzando la conversione di altre forme energetiche. Questo a fatto si che il suo utilizzo cominciasse solo nell'ultimo secolo.

Una quantità di calore passando da un corpo a temperatura più alta a un altro a temperatura più bassa può sviluppare energia; è ciò che si verifica, ad esempio, nelle macchine o nelle turbine a vapore. Attualmente l'energia termica viene utilizzata solo per la produzione di energia elettrica, nel passato, ha contribuito moltissimo per il grande sviluppo industriale , quando veniva utilizzata per molti macchinari industriali e per i mezzi di trasporto come treni e le prime automobili.

     Le fonti sono corpi o materiali in cui, all'origine, è "immagazzinata" l'energia che noi utilizziamo. Esse vengono comunemente classificate e divise in due gruppi: fonti non rinnovabili e fonti rinnovabili.

      Le fonti non rinnovabili, sono quelle che si possono sfruttare solo per un periodo limitato di anni, dopo di che si esauriscono e non possono essere ricostruite se non in tempi lunghissimi.

       Le fonti rinnovabili sono quelle che si ricostituiscono man mano che si consumano.

Sono fonti non rinnovabili il carbone, il petrolio, il gas naturale e l'uranio; e si distinguono comunemente in risorse che rappresentano la quantità totale di ogni sostanza presente in natura e riserve e la quota di risorse economicamente sfruttabile .
Per l’ambiente diventa un problema come convertire, mediante i convertitori, ciò che consumiamo sotto forma di energia.

Il carbone deriva dall'accumulo di vegetali sotto coltri isolanti di argilla e altri materiali coibenti. Le foreste, che centinaia di milioni di anni fa coprivano praticamente tutte le terre emerse, produssero enormi depositi di vegetali; parte di essi si trovò nelle condizioni ideali (assenza di ossigeno, alte temperature e notevoli pressioni) per trasformarsi in carbone. In tali condizioni l'ossigeno e l'idrogeno costituenti le molecole di cellulosa si separano, lasciando esclusivamente il carbonio. Tale processo, chiamato appunto carbonizzazione, è durato per intere ere geologiche ed è consistito nel progressivo aumento della percentuale di carbonio nella materia organica che, a seconda della durata del processo, si è trasformata in torba, lignite, litantrace o antracite.

I giacimenti di carbone possono essere sfruttati in due modi distinti: in superficie, con miniere a cielo aperto, quando il giacimento affiora; oppure con lo scavo gallerie o pozzi per sfruttare gli strati carboniferi più profondi. Per l'individuazione dei giacimenti di carbone, è  necessario uno studio geologico, in quanto se il giacimento è in profondità c’è un notevole dispendio di energia umana mentre se è a cielo aperto lo scavo e' più facile e meno costoso. Più comunemente i giacimenti di carbone si trovano in profondità; in tal caso le operazioni di scavo del materiale sono rese molto pericolose dalla costante presenza, nelle gallerie, del grisou (un gas esplosivo formato da metano e ossigeno miscelati - vicenda dei minatori cileni 2010-). L'Italia, essendo un paese geologicamente giovane, non presenta notevoli giacimenti di carbone.

Si possono avere due modalità di estrazione del carbone: l’estrazione sotterranea e l’estrazione in superficie.

Entrambe le estrazioni sono di notevole impatto ambientale.
Il carbone abbonda entro la crosta terrestre è il combustibile fo
ssile più diffuso. Le riserve di carbone nel mondo, sfruttabili sulla base dell'attuale tecnologia, ammontano a poco meno di 700 miliardi di te (tonnellate equivalenti di carbone); superano di gran lunga quelle di qualsiasi altro combustibile fossile e sono sufficienti a sostenere un aumento massiccio del consumo fino al XI secolo inoltrato e viene utilizzato soprattutto in prossimità dei luoghi di produzione perché è molto difficoltoso il trasporto e la sua distribuzione.

       Il petrolio è un liquido oleoso più o meno denso, infiammabile, di colore variabile da giallastro a nero, costituito essenzialmente da una miscela di idrocarburi fossili. Si trova in grandi quantità sotto la superficie terrestre ed è la principale materia prima dell'industria petrolchimica. Nelle moderne società industrializzate, la gran parte dei derivati del petrolio viene utilizzata come carburante per motori a combustione interna e, in diverse forme, come combustibile per il riscaldamento domestico, per gli impianti industriali, per la produzione di energia elettrica ecc.

I derivati del petrolio costituiscono anche buona parte delle materie prime impiegate nell'industria delle materie plastiche e nell'industria chimica in generale, per la produzione di medicinali, fertilizzanti, materiali da costruzione, fibre tessili, vernici e coloranti, sostanze e additivi alimentari ecc. L'attuale civiltà industriale dipende in larga misura dai derivati del petrolio: l'insediamento delle comunità suburbane intorno alle grandi città sono il risultato della mobilità permessa dai mezzi di trasporto moderni, e quindi della disponibilità di grandi quantità di petrolio a basso costo. Anche le principali strategie economiche dei paesi in via di sviluppo, mirate a sfruttare le risorse naturali per fornire derrate alimentari alle popolazioni in rapida crescita demografica, sono basate sul presupposto della disponibilità di petrolio. Negli anni Settanta, le restrizioni sulle forniture petrolifere, causate da ragioni politiche, determinarono un sensibile aumento dei prezzi del petrolio greggio e l'instaurarsi di timori relativi alla scarsità delle risorse mondiali di petrolio; verso la fine degli anni Ottanta i prezzi scesero dimezzandosi rispetto ai valori raggiunti dieci anni prima, oscillazioni che ancora oggi permangono, per le motivazioni sopradette.

        I combustibili gassosi sono costituiti principalmente da idrocarburi, composti chimici le cui molecole sono formate esclusivamente da atomi di carbonio e di idrogeno. Le proprietà dei gas combustibili dipendono dal numero e dalla disposizione degli atomi di carbonio e di idrogeno nella struttura molecolare. Allo stato puro, sono inodori e talvolta tossici (come accade, ad esempio, per il monossido di carbonio): per questo motivo sono spesso mescolati a composti di zolfo che, avendo un odore sgradevole, consentono di individuare eventuali perdite nei condotti e negli apparecchi di combustione a gas. I combustibili gassosi ancora in uso sono il gas illuminante, ottenuto per distillazione del carbon fossile; il gas di gasogeno e il gas d'altoforno, ottenuti dall'interazione tra vapore, aria e carbonio; il gas naturale, che fuoriesce dai depositi presenti nel sottosuolo; i GPL, ottenuti dalla liquefazione degli idrocarburi più leggeri.

I combustibili gassosi bruciano con fiamma fumosa e non particolarmente calda, e vengono di solito mescolati con aria per garantire loro il massimo apporto d'ossigeno: la miscela produce una fiamma che può raggiungere i 2000 °C.

Il gas illuminante, detto anche gas di città, è simile al gas naturale, e rappresenta il principale prodotto della trasformazione del carbon fossile in gas, o carbo-gassificazione. Oltre a dover garantire determinati valori di pressione e di temperatura, il gas illuminante è vincolato a mantenere entro limiti molto precisi il contenuto di monossido di carbonio, zolfo, gas inerti e acqua: per questo motivo, la fase finale dei più importanti processi di carbo-gassificazione comprende la raffinazione del gas e la sua metanizzazione, cioè la trasformazione in metano. Attualmente si usano vari processi di idro-gassificazione, nei quali l'idrogeno reagisce direttamente con il carbonio per formare metano, eliminando la fase intermedia di produzione dei gas di sintesi (ossigeno e idrogeno).

Il gas d'acqua è una miscela di idrogeno e monossido di carbonio, con piccole quantità di azoto, metano e diossido di carbonio, prodotto facendo passare una corrente di vapore acqueo su coke rovente. Ha un buon potere calorifico, ma la presenza di monossido di carbonio lo rende tossico. Il gas di gasogeno si ottiene bruciando combustibile a basso potere calorifico (ad esempio la lignite) in un recipiente chiuso, attraversato da un flusso di vapore e d'aria.

Il gas d'altoforno, che si sviluppa negli altiforni dalla combustione del coke mescolato a minerale di ferro e calcare, grazie al contenuto di monossido di carbonio ha un alto valore calorifico, pur contenendo circa il 60% di azoto. Durante il funzionamento degli altiforni vengono prodotte enormi quantità di gas: la maggior parte viene utilizzata nell'altoforno stesso per riscaldare l'aria di alimentazione, mentre il resto è sfruttato dalle centrali termoelettriche per produrre elettricità.

       L'energia nucleare é un'energia che si produce nella fissione o nella fusione di nuclei atomici. La quantità di energia che si può ricavare dal nucleo è di gran lunga maggiore di quella che si ottiene nelle trasformazioni chimiche, che coinvolgono solo la zona più esterna dell'atomo.

 L'atomo è costituito da una regione centrale piccola, massiccia, di carica positiva (il nucleo), intorno alla quale ruotano gli elettroni. Il nucleo, in cui è concentrata la maggior parte della massa dell'atomo, è composto a sua volta da neutroni e protoni, tenuti insieme da forze nucleari molto intense: molto più intense di quelle elettriche che legano gli elettroni al nucleo.

La fissione dell'uranio consente di sottolineare due aspetti essenziali di tutti i processi di fissione nucleare. In primo luogo la quantità di energia prodotta da ogni singola fissione è molto grande; in termini pratici, la reazione di 1 kg di uranio 235 sviluppa 18,7 milioni di kilowattora in forma di calore. Secondo, il processo di fissione innescato dall'assorbimento di un neutrone dal primo nucleo di uranio 235 continua in modo autonomo: in seguito alla disgregazione di ciascun nucleo di uranio si creano, in media, 2,5 neutroni, che provocano in rapida sequenza la fissione di altrettanti nuclei di uranio 235, ciascuno dei quali a sua volta si spezza in due frammenti, con produzione di neutroni e sviluppo di energia; si realizza in questo modo un processo a catena che si autoalimenta, garantendo una produzione continua di energia nucleare. Solo lo 0,7 per cento dell'uranio presente in natura è uranio 235; il resto è costituito dall'isotopo non fissile uranio 238 e da uranio 234. La probabilità di produzione del processo di fissione in uranio naturale può però essere aumentata fino a cento volte, se i neutroni prodotti (troppo veloci per intercettare i pochi nuclei di 235U) vengono rallentati mediante una serie di collisioni elastiche con nuclei leggeri, quali idrogeno, deuterio o carbonio.

Nel 1942 il fisico italiano Enrico Fermi riuscì a produrre la prima reazione nucleare a catena controllata, utilizzando frammenti di uranio naturale distribuiti all'interno di un blocco di grafite pura (una forma di carbonio). Nella "pila", o reattore nucleare di Fermi, la grafite fungeva da "moderatore" per rallentare i neutroni, rendendo così possibile la reazione a catena.

 Oltre che nel processo di fissione di un nucleo pesante, anche nel processo di fusione di due nuclei leggeri si sviluppa energia nucleare. La prima fusione nucleare artificiale fu realizzata all'inizio degli anni Trenta ma fu negativo, poiché era richiesta molta energia per accelerare i nuclei. Un considerevole rilascio netto di energia per fusione fu ottenuto per la prima volta negli anni Cinquanta, nell'ambito delle sperimentazioni sulle armi nucleari da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica e Francia. In questo caso il bilancio energetico fu positivo, ma il rilascio di energia fu breve e incontrollato, e pertanto non utilizzabile per la produzione di elettricità. A rendere particolarmente difficile la fusione nucleare è il fatto che il processo avviene per unione di due particelle - i nuclei - di carica elettrica uguale, le quali, prima di potersi avvicinare, devono vincere la naturale reciproca repulsione, causata dalla forza di Coulomb. Ciò si realizza fornendo ai nuclei una considerevole energia, mediante il riscaldamento del gas reagente fino alla temperatura di 50 milioni di gradi. I due maggiori problemi tecnici della realizzazione della fusione nucleare su larga scala sono il riscaldamento del gas ad altissima temperatura, e il "confinamento" dei nuclei reagenti. Per mettere a frutto la fusione nucleare, numerosi laboratori nel mondo stanno esplorando la possibilità del confinamento inerziale. Le ricerche nel campo della fusione fanno progressi, ma la prospettiva di un utilizzo pratico di questa fonte di energia pare ancora lontana.

I vantaggi dell'energia ricavata dalla fusione, quando si riuscirà a trovare il metodo efficace per produrla e renderla utilizzabile, saranno una fonte inesauribile di combustibile (il deuterio dell'oceano); un basso rischio di incidente all'interno del reattore, che conterrebbe quantità minime di combustibile;
e residui molto meno radioattivi di quelli della fissione.

Nel nostro paese, dopo un referendum finito col bocciare l’energia nucleare, da un paio di anni si torna  a parlare di questa fonte di energia.

Un reattore nucleare è un impianto dove una reazione nucleare a catena viene iniziata, mantenuta e, generalmente, controllata, in modo che il rilascio di energia avvenga gradualmente.

I primi reattori su larga scala sorsero nel 1944 a Hanford, nello Stato di Washington, e avevano come scopo la produzione di armi nucleari. Come combustibile utilizzavano uranio metallico naturale, e la grafite come moderatore: nel processo di fissione si generava plutonio, utilizzato nelle bombe atomiche, che si ottiene da 238U per assorbimento di un neutrone, mentre il calore prodotto non veniva utilizzato. Da allora nel mondo sono stati progettati e costruiti una gran varietà di reattori nucleari, principalmente per la produzione di energia elettrica, ma fino a pochi anni fa anche per la produzione di armamenti nucleari. Tutti i reattori sono dotati di una regione chiamata "nocciolo", dove viene posto il combustibile ed eventualmente il moderatore, e dove avviene la reazione nucleare vera e propria; hanno poi un sistema di raffreddamento, vari dispositivi di controllo, strumenti di misura, sistemi di schermatura e sistemi ausiliari e di emergenza. Vengono generalmente distinti in base al tipo di moderatore utilizzato, o al tipo di processo di reazione che realizzano (con neutroni lenti o veloci). Le moderne centrali elettronucleari possono essere costituite da uno o più reattori.

I reattori possono essere ad acqua leggera o pesante, a propulsione.  per la ricerca e autofertilizzanti

La scelta del nucleare come fonte energetica ha continuato e continua a incontrare numerose opposizioni che mettono in luce i rischi effettivi connessi alla installazione di una centrale nucleare.

Non è possibile ignorare il pericolo della contaminazione da parte dell'uranio, che è altamente radioattivo, o la portata di eventuali guasti nel funzionamento degli impianti. Gli incidenti più gravi che si sono verificati sinora hanno rappresentato un grave campanello d'allarme per l'opinione pubblica. L' incidente accaduto nella centrale statunitense di Three Miles Island, nel 1979, rischiò di provocare una catastrofe e le conseguenze dell'incidente di Chernobyl, nell' aprile 1986, in cui si verificarono esplosioni per surriscaldamento del nocciolo e la conseguente fuoriuscita di sostanze radioattive, non si sono di certo esaurite. I piani di emergenza si sono sinora dimostrati insufficienti a garantire la totale sicurezza delle centrali e il problema delle scorie radioattive non è ancora stato risolto pienamente. Le scorie delle reazioni nucleari rimangono radioattive e necessitano secoli per ridurre della metà la propria attività.

         Sono fonti rinnovabili i corsi d'acqua, il vento, le maree, il sole, il calore interno alla Terra

Per quanto attiene i corsi d’acqua, l'uso dell'energia idraulica risale all'antichità: infatti già greci e romani usavano ruote idrauliche per la macinazione del grano. Il primo impianto idroelettrico fu costruito nel 1880, nel Northumberland. La rivalutazione dell'energia idraulica coincise con lo sviluppo del generatore elettrico accoppiato alla turbina idraulica e con la crescente domanda di elettricità che caratterizzò l'inizio del XX secolo. La tecnologia della maggior parte dei grandi impianti è rimasta la stessa per tutto il secolo. Gli impianti sono serviti da un grande bacino di riserva, a monte di una diga, dove il flusso dell'acqua può essere controllato per mantenere un livello

pressoché costante. Attraverso condotte forzate, controllate da valvole che regolano la velocità del flusso secondo la domanda d'energia, l'acqua entra nelle turbine e ne esce passando attraverso il canale di scarico. L'energia idraulica rappresenta approssimativamente un quarto dell'energia totale prodotta nel mondo e negli ultimi anni sta considerevolmente aumentando d'importanza.

Forma di energia ottenuta mediante la caduta d'acqua attraverso un dislivello. La produzione di energia idroelettrica richiede un grande investimento di capitali, e non è pertanto economica mente conveniente in regioni che dispongono di carbon fossile o di petrolio a basso prezzo; tuttavia, non va sottovalutato che il costo del combustibile necessario per alimentare un impianto termoelettrico é maggiore del costo di funzionamento di un impianto idroelettrico. Inoltre, le crescenti preoccupazioni ambientali, che stanno focalizzando l'attenzione sulle fonti di energia rinnovabili, hanno recentemente fatto aumentare l'interesse per questo tipo di energia.

       L’energia eolica risulta dalla forza esercitata dal vento sulle pale di un'elica, montata su un albero rotante, che a sua volta è collegato a sistemi meccanici, che possono servire per macinare il grano o per pompare l'acqua, o a un aerogeneratore, che trasforma l'energia meccanica in elettrica. L'energia eolica è una fra le più antiche forme di energia: i persiani utilizzavano turbine eoliche ad asse verticale già nel VII secolo: servivano a irrigare i terreni coltivati e a macinare il grano. In origine, la ruota che sosteneva le pale dell'elica era orizzontale, fissata su un albero verticale.

I mulini a vento si sono diffusi in Europa durante il XIV secolo, innanzitutto nei Paesi Bassi. Si componevano di una torre in pietra, sormontata da un tetto rotante in legno, che sosteneva l'albero e la parte superiore del sistema a ingranaggi del mulino. Dal tetto fuoriusciva un albero orizzontale, sul quale era fissata una grande elica, composta da quattro o otto pale. I sostegni in legno delle ali erano generalmente ricoperti in tela, o forniti di banderuole in legno. La potenza dell'albero rotante era trasmessa da un sistema di ingranaggi e di alberi secondari alla macina, che si trovava ai piedi della costruzione. Le ali a ventaglio furono una delle prime migliorie apportate ai mulini a vento, di modo che la superficie delle pale si trovasse sempre sotto vento.

Verso la fine del Settecento si diffuse l'uso di ricoprire le pale con delle alette in legno, la cui apertura poteva essere comandata automaticamente o manualmente: in questo modo, la velocità di rotazione del rotore veniva resa quasi indipendente dalla velocità del vento. Uno dei miglioramenti introdotti in tempi più moderni fu un sistema di frenaggio per arrestare la rotazione delle pale.

Le turbine eoliche iniziarono a essere utilizzate per la produzione di elettricità verso la fine del XIX secolo, in Danimarca, dove sono ancora oggi largamente diffuse: funzionavano da piccoli generatori per fornire elettricità a ristrette comunità rurali. Negli anni Trenta, con la diffusione del le linee elettriche di trasporto, furono costruite turbine di poten za maggiore, che potevano rifornire di energia zone più vaste. Le macchine più diffuse erano quelle ad asse verticale, benché poco efficaci, e vennero perciò gradualmente soppiantate da quelle ad asse orizzontale. Recentemente però il sistema ad asse verticale è stato ripreso e perfezionato, ed è oggi utilizzato per turbine che producono una potenza elettrica inferiore a 50 kw.

I moderni aerogeneratori sono basati sullo stesso principio dei motori eolici del passato, ovvero sullo sfruttamento dell'energia cinetica del vento per far girare le pale di un rotore, secondo le leggi dell'aerodinamica, ma le loro caratteristiche costruttive, e quindi il loro aspetto esteriore, ne differiscono sensibilmente. Gli  aeromotori si distinguono per la direzione dell'asse del rotore, che può essere orizzontale o verticale. Quelli ad asse orizzontale, che somigliano di più ai tradizionali mulini a vento, sono sistemati alla sommità di un'alta torre e da lì azionano, mediante una trasmissione a ruote dentate, l'albero del generatore di corrente collocato nell'interno, a livello del terreno. Un sistema direzionale che sfrutta il principio della banderuola mantiene controvento il piano del rotore. Di regola, i moderni aerogeneratori entrano in azione quando la velocità del vento si avvicina ai 20 km/h, esprimono il massimo rendimento fra 40 e 50 km/h, e si disattivano intorno ai 110 km/h.

Il problema maggiore che deve affrontare la produzione di energia eolica, infatti, è la naturale incostanza dei venti, che si traduce in un funzionamento discontinuo degli aerogeneratori. Per questo motivo, sono ritenute adatte all'installazione di aerogeneratori soltanto le località caratterizzate da una velocità media annua del vento di almeno 21 km/h. Più efficienti, perché potenziano l'energia del vento e quindi sviluppano una potenza maggiore, sono gli aeromotori ad asse verticale. Sono costituiti da un involucro cilindrico fisso, percorso da fessure longitudinali, attraverso le quali passa il flusso d'aria, e da un rotore coassiale con il generatore di corrente. Le fessure sono accoppiate ad alette orientabili che regolano il flusso d'aria, aprendosi solo dalla parte da cui soffia il vento.

L'energia eolica rappresenta una valida alternativa alle fonti non rinnovabili, ad esempio il petrolio, non produce inquinamento ambientale. In Italia, l'energia eolica è pensata tenendo presente sia una produzione centralizzata in impianti da porre in luoghi alti e ventilati, sia un eventuale decentramento energetico, per il quale ogni comune italiano ha impianti di piccola taglia, composti da un numero esiguo di pale.

Tuttavia, la mancanza di una legge quadro o di un testo unico sulle energie eoliche, diversamente dall'energia solare, è considerata una delle cause della lenta diffusione della tecnologia rispetto all'estero. Nei prossimi anni, la produzione di energia elettrica dal vento in Italia dovrebbe aumentare, questo grazie alle installazioni a opera dell'ENEL e dei privati.

         Il mare rappresenta un'altra fonte energetica importante da utilizza nel prossimo futuro. Nelle centrali mareo motrici l'energia elettrica viene prodotta sfruttando l'energia sviluppata dall'alternarsi delle maree. Da diversi anni è in funzione in Francia, alla foce del fiume Rance sulla Manica, una centrale mareomotrice che sfrutta l'energia prodotta dal dislivello dell'acqua che si forma tra l'alta e la bassa marea. In Giappone è stata costruita una centrale mareomotrice che sfrutta il moto ondoso del mare. Essa è costituita da una serie di convertitori energetici, montati e ormeggiati sul fondo del mare, i quali trasformano l'energia di movimento delle onde in energia elettrica, tale energia così prodotta viene trasportata a terra dove una stazione elettrica la immette nella rete nazionale.
         L’energia solare, energia raggiante prodotta nel sole per effetto di reazioni nucleari e trasmessa alla Terra sotto forma di radiazione elettromagnetica. L'intensità della radiazione solare, cioè la quantità di energia che il Sole irraggia ogni secondo su 1 cm2 di superficie terrestre, è detta costante solare; il suo attuale valore, calcolato quando la Terra si trova a una distanza media dall'astro, è 1,37 × 106 erg s-1 cm-2 (1,97 cal/cm2 al minuto) ma sembra variare dello 0,2% in trent'anni.

Questa stima tuttavia prevede che l'atmosfera sia assolutamente trasparente alla radiazione, mentre gli effetti di assorbimento e di dispersione riducono molto l'ammontare di energia effettivamente disponibile. L'energia solare,accumulata nell'atmosfera terrestre, negli oceani e negli organismi vegetali è fondamentale per la maggior parte dei processi vitali e dei fenomeni fisici che hanno luogo sulla Terra: è ad esempio indispensabile nel processo di fotosintesi che consente lo sviluppo della vita vegetale; è importante per il ciclo idrologico cui sono associate le precipitazioni; è responsabile dei venti, tuttora utilizzati come risorsa locale di elettricità. Per sottolineare il valore di questa fonte di energia, basti pensare che senza di essa non si sarebbe verificata la formazione di biomasse e quindi dei combustibili fossili come carbone, petrolio, gas naturale, né sarebbe possibile lo sfruttamento del legno.

Le biomasse possono inoltre essere utilizzate per la produzione di metano o di alcol, attraverso processi di fermentazione o distillazione. L'energia solare accumulata negli oceani dà luogo a gradienti verticali di temperatura che, inquadrati nell'ambito di un ciclo termodinamico, potrebbero forse essere sfruttati per produrre energia meccanica trasformabile in elettricità; questa possibilità, finora puramente teorica, richiederebbe l'impiego di dispositivi di dimensioni colossali. Energia solare,per sfruttare la radiazione solare si ricorre a impianti a pannelli solari, o collettori solari.   L'energia così ottenuta può essere usata sotto forma di calore per riscaldare un gas o un fluido, oppure può essere convertita direttamente in elettricità sfruttando l'effetto fotovoltaico e le proprietà fisiche di particolari materiali. Esistono due tipi fondamentali di collettori: a pannello e a concentrazione.
La natura intermittente della radiazione solare come fonte energetica rende indispensabile l'uso di dispositivi di accumulazione dell'energia prodotta in esubero durante le ore o i periodi favorevoli, in modo che essa possa essere resa disponibile, ad esempio, durante la notte. Oltre alla semplice acqua, si possono impiegare apparecchi più compatti che si basano sulle proprietà di cambiamento di fase di particolari miscele saline. Anche le batterie possono essere usate per serbare l'energia elettrica in eccesso prodotta dal vento o da dispositivi fotovoltaici.

          La Geotermica è l’insieme dei fenomeni di produzione e trasferimento di calore all'interno della Terra. La sua principale applicazione pratica consiste nell'individuazione di concentrazioni naturali di acqua calda (la fonte di energia geotermica) da utilizzare per produrre elettricità e per applicazioni dirette negli impianti di riscaldamento. Il vapore prodotto dai fluidi caldi dei sistemi geotermici rappresenta una valida alternativa al vapore prodotto nelle centrali bruciando combustibili fossili, utilizzando energia nucleare o con altri mezzi. Le moderne tecniche di perforazione consentono di raggiungere concentrazioni di acqua e vapore situate a profondità maggiori di 3000 m, ma il vapore che si preleva deve essere purificato prima di essere avviato alle turbine per la produzione dell'energia elettrica. L'energia geotermica fu usata per la prima volta per produrre elettricità nel 1904, a Larderello, in Toscana, ma attualmente fluidi geotermici vengono usati per riscaldare gruppi di edifici a Budapest, alla periferia di Parigi, in tutta la città di Reykjavík e in altre città islandesi. Il più grande complesso geotermico del mondo per la produzione di energia elettrica si trova a The Geysers, in California settentrionale. Nel 1991, la capacità di questo impianto è stata di circa 1400 MW, abbastanza da soddisfare la maggior parte della domanda elettrica dell'area metropolitana di San Francisco. Una tecnica praticabile per lo sviluppo dell'energia geotermica, sperimentata nel New Mexico (USA), consiste nel realizzare pozzi in rocce calde e secche di un sistema vulcanico quiescente e nell'iniettare acqua che ritorna in superficie come vapore surriscaldato.

      Come abbiamo potuto constatare dopo questo lungo escursus sulle fonti e sulle  fonti di energia siano esse  rinnovabili o non rinnovabili, tradizionali o alternative sappiamo che comunque ognuna di esse produce un notevole impatto sull’ambiente anche se si cerca di mitigare al massimo questo dannoso problema.

Quindi bisogna sempre tener bene in mente il rapporto costi/benefici anche se il territorio, comunque,  viene compromesso in modo irreversibile generando l’innalzamento delle soglie di inquinamento.

Non a caso con le varie conferenze sul clima sul surriscaldamento del pianeta si tende sempre più a darsi dei limiti di immissione di sostanze nocive tipo CO2 ed altre nell’atmosfera, riduzione prevista del 20% di emissioni di CO2 entro il 2020 fino a ridurre al minimo la immissione di tali sostanze; l’ultima conferenza sui cambiamenti climatici si è tenuta a Cancun iniziata il 30 novembre 2010 e conclusasi il 10 dicembre 2010. A questa conferenza, i rappresentanti dei governi del pianeta hanno discusso su come fronteggiare le sfide poste dai cambiamenti climatici in tempi di crisi economica e le crescenti tensioni internazionali. Dopo il clamoroso fallimento del summit di Copenhagen dell’anno 2009, le aspettative per il 2010 sono ai minimi storici. L'Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) stima che per ogni anno di ritardo nell'avviare una strategia efficace contro il riscaldamento climatico, il mondo dovrà spendere 500 miliardi di dollari di costi addizionali.

A questo punto chiudo con due  domande: cosà dovremo aspettarci per il futuro e quanto tempo dovremo ancora aspettare???????

 

 Luciano Vertolo

 


 

Home pageCopyright 2000/2015 © - Tutti i diritti riservati - All rights reserved - Testata giornalistica autorizzata dal Tribunale di Napoli-registr. n. 5141-Provv.del 27-06-2000.

Editore: associazione culturale no-profit "Confgiovani"- Iscr. ROC n.19181. Direttore Resp. Dott.Massimiliano Giovine - giornalista (Tes. Prof. n.120448, già n.84715).

Direzione, Redazione: via D. De Dominicis, 20 c/o Giovine-cap. 80128 Napoli. E' vietata la riproduzione o trasmissione anche parziale, in qualsiasi forma, di testi, immagini, loghi ed ogni altra parte contenuta in questo sito web senza autorizzazione.

La Redazione non è responsabile di eventuali errori imputabili a terzi, nè del contenuto delle inserzioni riservandosene, pertanto, la pubblicazione.

Nomi e numeri sono citati a puro titolo informativo, per offrire un servizio al lettore. Proprietà artistica e letteraria riservata ©. Vedi gerenza e note legali/tecniche.

|Anno XIV num.4 - Lug./Ago. 2015| - Per informazioni e-mail: redazione1@spaziomotori.it

Sito web ottimizzato per "Firefox", Internet "Explorer 5.0" o superiore - Risoluzione schermo consigliata: 1024 x 768 pixel - >>Privacy/Cookie<<