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LE FONTI RINNOVABILI

 

di Alessandro Del Vescovo

(Gen. 2009)

 

Di fronte agli scenari non troppo rassicuranti sullo stato di salute del nostro pianeta e alle previsioni catastrofiche sui tempi di esaurimento delle risorse naturali, è di vitale importanza rivolgere lo sguardo verso forme di approvvigionamento energetico alternative. Il pensiero va ovviamente alle fonti rinnovabili. Due sono le caratteristiche che devono necessariamente spingere l'uomo ad utilizzarle: innanzitutto il minor potenziale inquinante rispetto ai combustibili fossili; in secondo luogo, la rinnovabilità stessa: se l'uomo continuerà a sfruttare le risorse naturali con questo ritmo, il tempo di rigenerazione non sarà più garantito. L’energia prodotta da fonti rinnovabili può essere di vari tipi: idroelettrica, eolica, geotermica, dal mare, solare, fotovoltaica, dai rifiuti.
La possibilità di utilizzare energia idroelettrica dipende dalla morfologia stessa del territorio, per questo occupa soltanto il 6% della produzione di energia elettrica mondiale. In Italia è favorevole alla produzione di questo tipo di energia, la fascia alpina, dove c'è la possibilità di sbarrare la discesa dei fiumi e dei torrenti con delle dighe, creando così degli invasi artificiali da cui è possibile ricavare energia elettrica sfruttando il salto dell’acqua che mettendo in movimento delle turbine, produce energia elettrica.
L’energia eolica è l’energia posseduta dal vento ed è ricavata tramite dei dispositivi chiamati “aerogeneratori”; il vento muove le pale, questo movimento viene trasmesso ad un generatore che trasforma l’energia meccanica in energia elettrica.

Ovviamente l’efficacia di questo tipo d’impianto dipende principalmente dal sito che deve essere particolarmente ventoso.
L’energia geotermica si ottiene dall’energia della terra ricavata dal calore immagazzinato all’interno della crosta e che arriva in superficie tramite acqua e gas, convertita in energia elettrica. Le aree geotermiche sono generalmente ai margini delle placche tettoniche, dove i movimenti di queste portano alla creazione di fasce instabili, dove il magma arriva vicino alla superficie e può addirittura fuoriuscire.
E’ possibile convertire almeno 5 tipi di energie presenti nel mare: le correnti, le onde, le maree, le correnti di marea e il gradiente termico. Questo tipo di energia viene prodotta soprattutto negli oceani dove questi tipi di fenomeni sono ovviamente più consistenti.
L’energia solare è un tipo di energia molto conveniente fondamentalmente per 3 motivi: non produce scorie; è gratuita; non crea problemi di impatto ambientale. L’unico problema è che viene prodotta lontano dai centri di utilizzazione. Il funzionamento di questo tipo di centrale consiste nel far concentrare il sole in determinati punti; questo si può ottenere tramite una “torre solare”: gli “eliostati” (un sistema di specchi che inseguono il sole su doppio asse) riflettono l’energia solare su di un ricettore montato in cima alla torre. Il calore è raccolto da un fluido, dove si accumula. Questo accumulo di calore nel fluido produce vapore, il quale facendo girare una turbina, produce energia elettrica.
L’energia fotovoltaica si ottiene trasformando la luce del sole in energia elettrica.

La conversione energetica avviene in un dispositivo (cella fotovoltaica) costituito da un materiale semiconduttore, all’interno del quale si crea un campo elettrico che orienta le cariche elettriche generate dalla interazione della radiazione solare (fotoni) con la struttura elettronica del materiale semiconduttore, dando origine ad un flusso di corrente elettrica. In Italia l’utilizzo di questo tipo di energia è in forte crescita, soprattutto grazie agli incentivi messi a disposizione dal Governo. Tra questi sicuramente il più importante è il Nuovo Conto Energia, erogato dal Ministero dello Sviluppo Economico, attraverso il GSE (Gestore Servizi Elettrici), che ha dato il via ad un vero e proprio boom del fotovoltaico in Italia con un aumento del 92,8% nel 2007 rispetto all’anno precedente. Questo tipo di incentivo consiste nell’elargire un compenso monetario per ogni Kilowattora di energia prodotta con il sistema del fotovoltaico.

I suoi vantaggi economici non si limitano soltanto a questo; si ha anche la possibilità di vendere l’energia in eccesso e ovviamente di non pagare più la bolletta energetica perché si produce energia elettrica autonomamente.
L’energia dai rifiuti può essere ricavata tramite utilizzo del biogas, il prodotto finale della degradazione microbica della materia organica in mancanza d’aria, condizione che si verifica all’interno di una discarica. Il processo di degradazione si svolge in diverse fasi successive, durante le quali la sostanza organica grezza presente nel rifiuto viene prima ridotta in componenti minori e successivamente trasformata in biogas, un gas composto prevalentemente da metano (45%-60%) ed anidride carbonica (40%-55%), con tracce di gas diversi. L’estrazione del biogas può avvenire tramite pozzi verticali, presenti nel corpo discarica, collegati da una rete di tubi ad un sistema di aspirazione (sistema di estrazione dinamica). Il biogas aspirato dalla discarica viene impiegato per la produzione di energia elettrica.
Tutte queste forme di energia ricavate da fonti rinnovabili, descritte brevemente in questo articolo, rappresentano una valida alternativa per la produzione energetica mondiale futura, di fronte alle preoccupazioni che si prospettano per le generazioni future e per lo stato di salute del nostro pianeta. Le scelte energetiche devono essere applicate a livello locale, seguendo i principi dello Sviluppo Sostenibile e le direttive dell’Agenda 21, ma soprattutto seguendo un percorso di responsabilità che dobbiamo avere di fronte al nostro pianeta. In molti è ancora vivo il concetto di uno sviluppo economico immediato, senza il rispetto di determinate regole che purtroppo sono interpretate come un freno allo sviluppo, ma che in realtà sono essenziali perché esso stesso perduri nel tempo. Se sfruttiamo velocemente le risorse del pianeta ora, domani queste non ci saranno più, è quindi fondamentale sfruttarle entro le capacità di carico dell’ambiente in modo da conservarle e renderle disponibili per il più tempo possibile.
Oramai le potenzialità delle fonti rinnovabili sono totalmente conosciute e avvalorate, ma in Italia c'è una certa tendenza a rimanere ancorati allo sfruttamento dei combustibili fossili.

Come sappiamo l'approvvigionamento energetico italiano dipende molto dall'estero; non avendo materie prime, e avendo rinunciato al nucleare, dobbiamo acquistare altrove la maggior parte dell'energia che utilizziamo. Nonostante questo, anche se l’energia fotovoltaica è raddoppiata e quella eolica aumenta del 42%, in Italia, nel 2007 c’è stato un calo di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili rispetto all’anno precedente; nel 2006 l’energia da fonti rinnovabili era il 16,6% sul totale di quella prodotta, nel 2007 soltanto il 15,7%, un dato in calo di quasi un punto percentuale (dati sulla produzione di energia pulita nel 2007 diffusi dal Gse).

Quindi si allontana il traguardo del 20% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020 fissato dall’Unione Europea. Questo calo può essere ascritto a varie cause, ma sicuramente quelle più determinanti sono il fabbisogno energetico generale in continua crescita e il calo della produzione idroelettrica dovuta alla diminuzione di precipitazioni piovose e nevose sull’arco alpino. In altri paesi europei la situazione è ben diversa: in Austria il 61,9% dell'energia prodotta proviene da fonti rinnovabili in seguito a delle efficaci politiche di sfruttamento idroelettrico e di incentivazione del fotovoltaico e dell'eolico; segue la Svezia a quota 51,3% con lo sfruttamento delle biomasse al posto del fotovoltaico; la Germania, quasi priva di idroelettrico, raggiunge quota 15,7%, scommettendo soltanto su fotovoltaico ed eolico.
 

Alessandro Del Vescovo

 
 

 

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