Navigando su questo sito web si accettano i cookie utilizzati per fornire i Nostri servizi. Per maggiori informazioni leggere l'informativa sui cookie

SPAZIO MOTORI HOME PAGE- Testata giornalistica telematica autorizzata dal Tribunale di Napoli con n.5141-Dir. Resp. Dott.Massimiliano Giovine Il primo periodico telematico di informazioni ed inserzioni auto,moto,nautica,trasporti,viabilità,ambiente,sicurezza stradale,ecc.Testata Giornalistica autorizzata dal Tribunale di Napoli-registraz.n.5141-Provv.del 27/6/2000-Direttore Responsabile Dott.Massimiliano Giovine - © Tutti i diritti riservati

|HOME|

|Presentazione|

|Note/GeRENZA| Cookie |

|Lettere|

|Spazio Motori "Ambiente"|

|Inserzioni gratis|

|Links auto|

|Links moto|

|Links utili|

|Assicuraz. web|

Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

|C E R C A|

Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoMOTORINO: in 2 anche a 16 anni
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoAuto, quanto mi COSTI
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoL'auto ITALIANA riparte dal lusso
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoAuto e TECNOLOGIA oggi
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoBMW serie 2 Gran Tourer 7 posti

GLI INTERNI DELLA BMW SERIE 2 GRAN TOURER

Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoMoto D'EPOCA: ritorna la tassa?

TOYOTA MIRAI AD IDROGENO"MIRAI": idrogeno anche per casa

LA TOYOTA "MIRAI" AD IDROGENO

CARPOOLING IN TEMPO REALE EICMA moto: 73°edizione

CARPOOLING IN TEMPO REALEPRA o Motorizzazione?

CARPOOLING IN TEMPO REALERicerca sui SINISTRI in Italia

CARPOOLING IN TEMPO REALECARPOOLING istantaneoCAR POOLING: condividere l'auto

L'automobile elettrica in Italia: possibile?Auto ELETTRICA: utopia?

SEGNALAZIONI LE SEGNALAZIONI DEI LETTORI. Scrivi anche Tu!

KTM super Duke "R"

Pillole/News
Rubrica "Spazio AMBIENTE"
ARCHIVIO articoli
Scrivi a:redazione1@spaziomotori.it

 

Scrivici

Torna alla Home page

 | Gerenza |

 

 

LA GEOINGEGNERIA:

Un aiuto per salvare la nostra terra dal clima bizzarro?

di Moreno Damino 

 

Sembra un’idea bizzarra quella che molti scienziati definiscono la salvezza del Pianeta dalle variazioni climatiche cui stiamo assistendo con grandi progetti che sfruttano la Geoingegneria o Ingegneria climatica. Tale scienza, che fa riferimento a tutte quelle attività scientifiche volte a modificare il clima del nostro pianeta, prevede:

1)-Immissione nello spazio di grandi specchi in modo tale da costruire un sorta di “schermo parasole” per deviare l’energia solare a distanza dalla Terra. Pare che tale tecnologia riflettente potrebbe raffreddare il Pianeta entro un anno;

2)-Concimazione degli oceani con il ferro per favorire la crescita delle alghe attraverso il biossido di carbonio.;

3)- Aumentare la nuvolosità con l’immissione di particelle opache che facciano da schermo in modo tale da far rimbalzare indietro i raggi del sole e quindi raffreddare la Terra;

4)- Il premio Nobel per la chimica Paul Joseph Crutzen,  propose di abbassare la temperatura della Terra liberando nell’atmosfera enormi quantità di zolfo. Sostanzialmente, si andrebbero ad immettere nella stratosfera, in una fascia tra i 10 e i 50 km di altitudine, almeno un milione di tonnellate di zolfo portato da una serie di palloni lanciati dalla zona dei Tropici. Lassù, il materiale viene bruciato e si ottiene biossido di zolfo, che poi si converte in particelle di solfato infinitesimali. Lo “scudo” che si verrebbe a creare assorbirebbe parte dei raggi solari e porterebbe ad un abbassamento di un grado centigrado della temperatura media della Terra. Gli effetti collaterali di un simile progetto sarebbero tutt’altro che marginali, come riporta Pianeta Verde:

Il progetto è indubbiamente affascinante ma ha costi elevatissimi: 14 miliardi di euro all’anno. E si porta dietro dubbi e riserve sui possibili effetti collaterali, come l’intensificazione delle piogge acide, la riduzione dell’ozonosfera e, nelle zone tropicali, la modifica dei regimi monsonici asiatici e africani. «E quest’ultima conseguenza — ha sottolineato Alan Robock, dell’università di Rutgers (Usa) — rischia di mettere in crisi la disponibilità di risorse alimentari per miliardi di individui»;

4)- Un bosco in buone condizioni alle nostre latitudini può catturare ogni anno da 10 a 15 tonnellate di CO2 per ettaro. Un’automobile emette in media circa 0.15 kg di CO2 ogni chilometro percorso. In un anno, un bosco di 1000 ettari può quindi arrivare a riassorbire le emissioni di CO2 di 5.000 automobili. Il costo industriale per la riduzione delle emissioni di CO2 viene calcolato in 32-49 euro per ogni tonnellata. In teoria il valore economico del sequestro di CO2 operato da un bosco di 1000 ettari corrisponde a circa 600.000

euro l’anno.

John Holdren noto fisico americano e consigliere scientifico del Presidente degli USA, in merito agli interventi per contrastare il cambiamento climatico, il quale riconosce che alcune soluzioni potrebbero però avere effetti indesiderati e che tali azioni non vanno prese alla leggera. Lo stesso Holdren sta affrontando queste idee con i Funzionari governativi e con la Protezione ambientale della NASA. Secondo lo scienziato la Terra sarebbe vicinissima ad un cambiamento climatico con effetti disastrosi, infatti afferma che entro sei anni potrebbe scomparire il ghiaccio artico, il che di per se modificherebbe ulteriormente il clima in maniera imprevista; c’è un rilascio di metano a causa dello scongelamento del permafrost ( o permagelo, è un terreno ove il suolo è perennemente ghiacciato) in Siberia il che potrebbe accelerare i cambiamenti climatici e numerosi e vasti incendi in tutto il mondo.

Ha concluso dicendo: ”Il guaio è che nessuno sa quando queste cose accadranno”

 

Allarme livello del mare: La Geoingegneria non basta

Ricercatori britannici, cinesi e danesi hanno studiato il futuro degli oceani. Secondo loro non c'è scampo: il livello marino salirà di almeno 30-70 centimetri entro la fine del 2100, anche usando le tecniche più avanzate.Cosi come si legge nell’articolo riportato da “ Repubblica” LA GEOINGENERIA non impedirà affatto la risalita del mare. L'ingegneria su scala planetaria non è una soluzione, nemmeno d'emergenza, ai danni procurati al clima dalle attività umane. È questa la conclusione a cui è giunto un team di ricercatori britannici, cinesi, e danesi al termine di un nuovo studio sul futuro degli oceani terrestri. A loro parere non c'è scampo: il livello marino salirà di almeno 30-70 centimetri entro la fine del 2100, anche usando le tecniche di geoingegneria più avanzate. "Sostituire la geoingegneria al controllo delle emissioni significherebbe addossare un enorme rischio alle future generazioni", affermano i ricercatori sulla rivista scientifica Proceedings of National Academy of Science. La massima autorità mondiale sul clima, l'Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), ha previsto che il livello marino sarà di 20-60 centimetri più elevato per la fine di questo secolo. Una stima, questa, che molti scienziati ora ritoccherebbero verso l'alto portandola a 1-1.5 metri.

Sarà un problema che "colpirà circa 150 milioni di persone che vivono in aree costiere, incluse alcune delle maggiori città del pianeta", spiega Svetlana Jevrejeva, del National Oceanography Centre di Liverpool, in Inghilterra, coautrice della ricerca. Solamente in Cina, nei prossimi decenni milioni di persone dovranno spostarsi verso l'interno del paese.La maggior parte degli scienziati è d'accordo: per rallentare la risalita del livello dei mari bisogna affrontare il problema alla radice ed abbattere le emissioni. Ma per ottenere questo potremmo essere in ritardo. Sono nate così proposte alternative che hanno dato vita ad un intero nuovo ramo della ricerca. L'idea è di sviluppare tecniche ingegneristiche per manipolare il clima. Ci sono proposte di "fertilizzare" gli oceani con polvere di ferro, o di rimescolare le acque profonde per favorire la crescita di alghe che, crescendo, catturerebbero anidride carbonica. Altre idee sono di lanciare in orbita un ciclopico parasole planetario, o di iniettare colossali quantità di zolfo nell'atmosfera per simulare l'effetto di un'eruzione vulcanica e generare una nube di particelle in grado di schermare la radiazione solare. O, ancora, puntare su sistemi agricoli che facilitano la fissazione al suolo di carbonio (come il biochar: un modo per convertire il materiale organico in carbone).

Un invito alla cautela arriva ora però da Jevrejeva e colleghi, che hanno concluso uno studio sull'impatto che cinque tecniche di geoingegneria avrebbero sul livello marino verso la fine del secolo. "Entro il 2100 il mare si alzerà di 30-70 centimetri anche con l'impiego di qualsiasi tecnica di ingegneria, a meno di usare quelle più estreme e sotto il più stringente scenario di emissioni globali", concludono i ricercatori.

Un moderato o, peggio ancora, intermittente, uso della geoingegneria non servirebbe a molto.

I ricercatori spiegano per esempio che immettere nella stratosfera biossido di zolfo quanto ne produrrebbe una eruzione vulcanica pari a quella del Pinatubo del 1991 (circa 10 milioni di tonnellate di SO2) potrebbe rimandare la risalita del livello marino di 40-80 anni. Per mantenere invece il mare al livello che aveva alla fine degli anni '90 dovremmo ripetere questa "eruzione artificiale" ogni 18 mesi.

Questo però, fanno notare i ricercatori, non arresterebbe la acidificazione degli oceani, inevitabile a meno di un taglio radicale delle emissioni di anidride carbonica. Senza contare poi che l'impresa sarebbe costosa e potrebbe causare "effetti indesiderati", come cambiamenti nei regimi delle precipitazioni o il pericolo di danneggiare lo strato di ozono nella alta atmosfera. La messa in orbita di colossali specchi per riflettere la luce solare, un'altra ipotesi di geoingegneria, nasconde sfide tecnologiche e costi che sono, secondo gli studiosi, a dir poco scoraggianti.

L'unico metodo che lascia qualche spiraglio è l'impiego dei biocombustibili che, impiegati congiuntamente alla riforestazione e al biochar, combinati ad una rigorosa riduzione delle emissioni, potrebbe limitare la risalita dei mari a 20-40 centimetri. Insomma, attenzione a progetti ingegneristici fantascientifici e miliardari, avverte Jevrejeva: "Non sappiamo come reagirebbe il pianeta ad attività di geoingegneria di così grande scala".

 

Bio-geoingegneria per l'ambiente:

Geoingegneria SICURA

Per rallentare il surriscaldamento della superficie terrestre, in Gran Bretagna alcuni scienziati hanno presentato un approccio basato sulla "bio-geoingegneria dell'albedo" (potere riflettente di una superficie-cosi come di seguito meglio descritto) che prevede una selezione specifica della varietà delle colture per massimizzarne l'indice di riflessione solare. Lo studio, pubblicato nella rivista Current Biology, dimostra come queste misure dai costi contenuti potrebbero favorire un raffreddamento della temperatura di 1°C durante la stagione di crescita (nei mesi estivi) sia in Europa che in America settentrionale. Le crescenti emissioni di gas serra stanno portando il cambiamento climatico a un livello che potrebbe rivelarsi ingestibile. Questo ha stimolato la ricerca di soluzioni tecnologiche globali che rientrano nell'ambito della "geoingegneria".

Mentre non vi è modo di trovare un'alternativa alla riduzione delle emissioni di CO2, si sta lavorando attivamente sul fronte della ricerca di soluzioni complementari contro il surriscaldamento globale. Tuttavia, come sopra esposto, questi tentativi richiedono solitamente nuove infrastrutture e nuove attività, rendendone difficile l'implementazione. In questo studio gli scienziati hanno svolto una serie di esperimenti sulla sensibilità del modello climatico nel tentativo di vedere come alcune semplici modifiche delle colture potrebbero influire sulle condizioni climatiche globali. Gli scienziati hanno concluso che, considerato che l'indice di riflessione delle colture agricole è superiore a quello della vegetazione naturale (a causa delle foglie più lucenti e della più ampia copertura), sarebbe possibile sfruttare maggiormente questa caratteristica per aumentare ulteriormente la riflessione nello spazio del calore del sole. Il team ha denominato questo approccio per la mitigazione del cambiamento climatico "bio-geoingegneria dell'albedo". L'indice di riflessione delle piante (albedo) è diverso a seconda delle varietà della stessa specie. Ad esempio, l'albedo di una specifica varietà di sorgo (pianta della famiglia delle graminacee) è 0,16 volte più elevata di quella di un'altra a causa della struttura della resina fogliare. Allo stesso modo, l'albedo tra diverse varietà di mais può avere valori diversi semplicemente a causa delle differenze della forma delle foglie o della loro disposizione. Gli scienziati hanno utilizzato un modello computerizzato per verificare gli effetti di un aumento pari a 0,04 dell'indice di riflessione delle colture. Nel modello sono stati presi in considerazione anche i dati relativi a circolazione oceanica, circolazione atmosferica e vegetazione presente sulla terra e sulle banchise (ghiacciai marini). Secondo le proiezioni dello schema della superficie terrestre del modello si ottenevano umidità del suolo, produttività e scambio di energia con l'atmosfera per 200 anni. Dopo un periodo di assestamento pari a 50 anni, gli scienziati hanno iniziato ad osservare risultati interessanti.

"Operando una selezione tra le attuali varietà delle piante da coltivazione, la  stima più ottimistica, per quanto riguarda la possibilità di aumentare l'indice di riflessione, induce a prevedere una riduzione delle temperature estive superiore a 1°C nella maggior parte delle regioni centrali dell'America settentrionale e delle regioni poste a latitudine medie in Asia e in Europa,"  cosi come ha spiegato il dottor Andy Ridgwell dell'università di Bristol. "Infine, sarebbe possibile un abbassamento delle temperature a livello regionale attraverso un'attenta selezione delle colture o una loro modificazione genetica in modo da ottimizzarne l'albedo." I ricercatori hanno inoltre osservato che l'impiego di spray per aumentare l'indice di riflessione delle foglie delle piante non influiva sul raccolto. La coltivazione di piante per la produzione di biocarburanti era stata progettata per ottenere un effetto analogo: questa pratica, tuttavia, è in contrasto con la produzione di alimenti, aspetto di crescente importanza alla luce dell'aumento della popolazione mondiale. Secondo i ricercatori, l'approccio di "bio-geoingegneria" potrebbe condurre a risultati positivi senza ostacolare la produzione di alimenti, sia in termini di resa che di varietà del raccolto. Forse, nel corso degli anni a venire, queste semplici decisioni potrebbero essere molto utili per la riduzione del surriscaldamento. È importante esaminare le conseguenze climatiche regionali e stagionali che potrebbero derivare da una modifica delle proprietà delle colture. Inoltre, la bio-geoingegneria dei terreni coltivati deve essere vista unitamente ad altri progetti di geoingegneria, quali il progetto di dipingere di bianco le strutture delle costruzioni o di modificare i vegetali destinati al foraggio. La diminuzione dimostrata dallo studio equivale a un raffreddamento globale annuo pari a 0,1°C.

In generale, la bio-geoingegneria potrebbe costituire una misura transitoria per ridurre la gravità degli impatti delle ondate di calore sull'agricoltura e sulla salute nei paesi industrializzati del Nord del mondo," conclude un autorevole  studio. Gli autori avvertono tuttavia che "su scala globale, (questo modello) ha un'efficacia limitata per quanto concerne i futuri cambiamenti climatici e non può sostituirsi alla riduzione delle emissioni di CO2."

 

Ken Buesseler, ricercatore di chimica marina e geochimica all'Istituto Oceanografico Woods Hole, sta lavorando su un metodo piuttosto originale e controverso per rimuovere l'anidride carbonica dall'atmosfera, intrappolandola nel fondo degli oceani. L'idea e' di trasformare gli oceani in enormi spugne fertilizzandoli con il ferro.
Infatti il ferro e' un nutriente che stimola la crescita di alghe microscopiche.
Le alghe, come le piante sulla terra, rimuovono l'anidride carbonica mediante la fotosintesi. Quando poi le alghe muoiono o sono mangiate, una frazione della materia organica che ha intrappolato l'anidride carbonica affonda in profondita', sottoforma di cellule morte e feci. E cosi' il 10-50% dell'anidride carbonica rimossa dall'atmosfera e catturata in superficie rimane 'incarcerata' sul fondo dell'oceano.
L'uomo deve solo rilasciare il ferro per esempio in una soluzione di solfato di ferro o polveri. e la natura fa il resto.

Per concludere:

Può l’uomo, dopo avere causato danni gravissimi, intervenire sul clima per fuggire alle conseguenze del riscaldamento globale? Tra coltivazioni di alghe,  specchi orbitanti e zolfo nella stratosfera i progetti della geoingegneria non mancano di scatenare accesi dibattiti!

Il sottoscritto conclude l’articolo restando dell’avviso che (intanto), solo sensibilizzando, tramite un programma di informazione massiccia l’essere umano, attraverso i mass-media, sulle regole comportamentali nel confronti dell’ambiente in cui viviamo si potrà tentare di ripristinare uno stato di equilibrio delle condizioni climatiche del pianeta TERRA.

 

LE AZIONI UTILI ED IMPROCRASTINABILI PER TENTARE  SALVARE IL CLIMA!

L’ILLUMINAZIONE



L’illuminazione domestica può incidere fino al 15-20% dei consumi di una casa, se le lampadine sono a incandescenza. Se pero istalliamo delle lampade a basso consumo, soprattutto nei punti luce accesi per più ore al giorno, le emissioni di CO2 si riducono fino all’80%. Sebbene le lampadine tradizionali costino poco, hanno vita media breve e scarsa efficienza energetica. Quelle a risparmio energetico, invece, a parità di illuminazione hanno un costo di acquisto maggiore che viene però ammortizzato velocemente, visto che durano molto di più e consumano il 20% in meno rispetto a quelle a incandescenza; se si considera  una durata media giornaliera di accensione di 4 ore, la lampadina a risparmio energetico durerà 2000 giorni, ovvero 5 anni. Questo si traduce in un risparmio totale di 100 euro, pari a 20 euro all’anno per lampadina. Ricordate, comunque, che la luce va spenta sempre quando non serve.

 

LO SCALDABAGNO



Lo scaldabagno elettrico è il nemico pubblico n°1 in termini di consumi energetici, costi in bolletta ed emissioni di CO2. Nonostante ciò in Italia sono in uso, a tutt’oggi, oltre 18 milioni di scaldabagno elettrici. Un modello di medie dimensioni da 1.500 W in funzione per un’ora consuma 1,5 chilowattora (kWh), emettendo 800 gr. di C02. Le emissioni dovute a uno scaldabagno in un anno diventano molto consistenti: un elettrodomestico di questo tipo funzionante per 3 ore e mezza al giorno consuma in un anno oltre 1.900 kwh emettendo più di una tonnellata di anidride carbonica. E allora evitiamo di sprecare acqua calda, riduciamo i tempi di accensione e soprattutto cerchiamo di optare per la decisione più saggia: la sostituzione in tempi brevi dello scaldabagno elettrico con una caldaia a metano, possibilmente a condensazione che permette un risparmio del 20% rispetto a quella convenzionale a gas.


IL FRIGORIFERO E IL CONGELATORE



Il frigorifero e il congelatore sono gli elettrodomestici più energivori dopo lo scaldabagno elettrico. Vale la pena ricordare i canonici consigli sul loro Uso: non abbassare troppo la temperatura di esercizio, non aprire troppo a lungo e inutilmente lo sportello, non riporre cibi caldi. Se invece se ne deve acquistare uno nuovo, occorre fare attenzione all’etichetta energetica presente su ogni modello: un frigorifero di classe C consuma in un anno mediamente 500 kWh ed emette circa 300 kg di C02, mentre uno di classe A risparmia all’anno almeno 200 kWh e 130 chili di anidride carbonica.


LA LAVATRICE E LA LAVASTOVIGLIE



La lavatrice e la lavastoviglie sono altri due elettrodomestici molto energivori. Se vengono utilizzate a pieno carico, a temperature medie – basse e senza asciugatura, si ottiene un risparmio dei consumi energetici e di anidride carbonica che può arrivare fino al 50%. In caso si debba sostituire il vecchio elettrodomestico attenzione all’etichetta energetica: tanto per fare un esempio un ciclo di lavaggio con una lavatrice a basso consumo può evitare l’emissione di 250 grammi di C02 rispetto a un modello tradizionale, In un anno poi una lavatrice di classe C consuma mediamente 100 kWh in più con un surplus annuo di C02 pari a 6o kg rispetto a una di classe A. Per le lavastoviglie di classe A rispetto alla C invece il risparmio annuo di gas serra è in media di oltre 50 chili.


LA TELEVISIONE E IL COMPUTER



Anche la televisione e il PC danno il loro contributo in termini di emissioni di C02. Un televisore da 14 pollici acceso per 4 ore al giorno produce in un anno 43 kg di C02 (emesse anche da un PC acceso per le stesse ore), mentre uno da 32 pollici circa 130 chili. Se nelle restanti 20 ore della giornata non spegniamo il televisore ma lo lasciamo in stand-by, le emissioni quasi si raddoppiano.


IL RISCALDAMENTO DOMESTICO



Anche l’eccessivo tepore casalingo nei mesi invernali produce molta anidride carbonica Con semplici regole però il risparmio è certo. Ad esempio è sempre bene regolare la temperatura interna sul20°C di giorno e di 16° C di notte. Se si ha l’impianto autonomo basta programmare l’accensione dell’impianto, almeno mezz’ora prima del ritorno a casa: la casa nel frattempo sarà sufficientemente calda. Se invece l’impianto di riscaldamento è condominiale, vale la pena convincere tutti i condomini a installare le valvole termostatiche. Con questi accorgimenti si può risparmiare combustibile e emissioni di CO2 fino a un 20%.

 

LA MOBILITA’

Uscire di casa, prendere l’automobile per andare a lavoro, a scuola o a fare la spesa e un’altra azione che produce molta anidride carbonica. Percorrendo dieci chilometri in città in un’automobile di media cilindrata si producono oltre 3 kg di anidride carbonica, che si riducono di oltre il 90% prendendo l’autobus e del 100% andando a piedi o in bici. Andando invece da Roma a Milano e viceversa con l’aereo si producono 80 chili di CO2 per passeggero, che diventano 17 prendendo il treno.

 

I RIFIUTI

Anche i rifiuti in discarica contribuiscono all’effetto serra a causa delle emissioni di biogas costituito fondamentalmente da anidride carbonica e metano, il riciclaggio abbatte notevolmente le loro emissioni: bastano 800 grammi di carta separata in casa e avviata alla raccolta differenziata,
per risparmiare 1 chilo di C02 in atmosfera.

 

CONCLUSIONI

Per chi ancora non lo avesse capito e per chi lo ha capito ma pensa  che siano tutte frottole o che comunque pensa che saranno “gli altri” a risolvere il problema, IL NOSTRO PIANETA E’ VISIBILMENTE IN SOFFERENZA. Solo a titolo di esempio, con le dovute e sostanziali differenze, tutte le strutture (dalla statica)  subiscono delle sollecitazioni (compressioni-trazioni-torsioni-flessioni-) le quali vengono assorbite senza danni irreversibili (fase elastica) se contenute entro limiti di sicurezza, oltre le quali si verificano danni irreversibili (fase plastica o anelastica). Superati tali limiti si verifica la ROTTURA-IL CROLLO!

 

Moreno Damino

 

Home pageCopyright 2000/2015 © - Tutti i diritti riservati - All rights reserved - Testata giornalistica autorizzata dal Tribunale di Napoli-registr. n. 5141-Provv.del 27-06-2000.

Editore: associazione culturale no-profit "Confgiovani"- Iscr. ROC n.19181. Direttore Resp. Dott.Massimiliano Giovine - giornalista (Tes. Prof. n.120448, già n.84715).

Direzione, Redazione: via D. De Dominicis, 20 c/o Giovine-cap. 80128 Napoli. E' vietata la riproduzione o trasmissione anche parziale, in qualsiasi forma, di testi, immagini, loghi ed ogni altra parte contenuta in questo sito web senza autorizzazione.

La Redazione non è responsabile di eventuali errori imputabili a terzi, nè del contenuto delle inserzioni riservandosene, pertanto, la pubblicazione.

Nomi e numeri sono citati a puro titolo informativo, per offrire un servizio al lettore. Proprietà artistica e letteraria riservata ©. Vedi gerenza e note legali/tecniche.

|Anno XIV num.4 - Lug./Ago. 2015| - Per informazioni e-mail: redazione1@spaziomotori.it

Sito web ottimizzato per "Firefox", Internet "Explorer 5.0" o superiore - Risoluzione schermo consigliata: 1024 x 768 pixel - >>Privacy/Cookie<<