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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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La problematica amianto. Gli Enti Territoriali tra insufficienze e ritardi normativi, iniziative locali e spunti operativi.

di Rosario Apreda

 

Era il 1992, quando, con la legge 257 (la cd. “legge amianto”), il Legislatore interveniva sulla problematica della diffusione dell’amianto in Italia, vietandone l’estrazione, la produzione e la commercializzazione. A distanza di 22 anni, con una legge solo parzialmente applicata e in parte insufficiente, il nostro Paese si confronta ancora con i circa 4.000 morti all’anno prodotti da questo silenzioso killer, chiamato amianto o asbesto. E ciò nonostante i ripetuti interventi legislativi contenuti, tra gli altri, nel DLGS 152/2006 (Testo Unico Ambientale), nel DLGS 81/2008 e in alcuni decreti ministeriali.

 

L’amianto è diffusissimo.

Lo si trova praticamente dappertutto: sui tetti, nelle canne fumarie, nelle condutture idriche, nei serbatoi, nei pannelli di controsoffittatura, in pavimenti in vinil-amianto, nei materiali isolanti e coibenti di tubazioni e caldaie. E avendo ottime doti di resistenza alle alte temperature ed all'azione di agenti chimici e biologici è in sostanza un minerale indistruttibile, continuando a costituire un grave pericolo per la salute di tutta la popolazione. Quando il materiale è in cattivo stato di conservazione rilascia nell’ambiente microscopiche fibre, che, inalate, anche in bassissime dosi, possono causare gravi malattie a carico dell'apparato respiratorio: asbestosi, carcinoma dei polmoni e dei bronchi, mesotelioma della pleura, insieme a possibili complicanze cardiocircolatorie.

 

I quantitativi di amianto presenti nell’ambiente italiano sono davvero allarmanti: secondo il Cnr, prendendo in considerazione come esempio solo le onduline di cemento-amianto, in Italia ci sarebbero oltre 32 milioni di tonnellate di eternit presenti sul territorio italiano, corrispondenti a cinque quintali circa per ogni cittadino. Legambiente, con dati elaborati nel 2012, ha riferito che sono in attesa di bonifica circa 50mila edifici pubblici e privati, e oltre 100 milioni di metri quadrati di strutture in cemento-amianto, a cui vanno aggiunti 600mila metri cubi di amianto friabile sul territorio.

 

La verità è che siamo di fronte ad un gravissimo problema per tutti i Cittadini, contrappesato da enormi ritardi delle Istituzioni, dalla mancanza delle risorse finanziarie necessarie, e da  controlli inadeguati e talvolta assenti.

 

Alla problematica dell’amianto comunque presente nelle case, negli edifici pubblici, in siti industriali dismessi, si abbina negli ultimi anni il fenomeno dell’abbandono indiscriminato ed incontrollato di rifiuti contenenti amianto, verso cui alcuni Enti Locali, da Sud a Nord, stanno provando a porre rimedio con iniziative che, per quanto lodevoli, sono purtroppo lasciate alla intraprendenza dei singoli amministratori, costretti a combattere, come moderni don Chisciotte, armati quasi di niente.

 

Diverse, in tal senso, le esperienze da citare.

 

Il Comune di Lucca ha promosso e finanziato un progetto, di concerto con la locale azienda USL, che prevede la possibilità per i cittadini di smaltire autonomamente e gratuitamente materiali in cemento amianto che non superino la superficie complessiva di 50 mq o il peso massimo di 700 kg.

La procedura è molto semplice: i cittadini, entro 10 giorni dal previsto intervento, comunicano la propria intenzione di procedere all’autorimozione dell’amianto alla locale azienda USL e successivamente si rivolgono al locale gestore dei servizi di igiene urbana per ritirare il kit per la protezione individuale e lo smaltimento dell’amianto. A quel punto, si è autorizzati a procedere allo smantellamento dei materiali, attenendosi scrupolosamente alle istruzioni ricevute. Terminate le operazioni viene contattato il gestore per concordare il ritiro gratuito dei materiali.

Il Comune di Massarosa, in provincia di Lucca,dopo avere preventivamente operato un censimento delle coperture in eternit nell’ambito del territorio comunale, effettuato con il metodo del rilevamento aereo-fotografico, grazie ad un Accordo di Ricerca tra l’Amministrazione Comunale e l’Università degli Studi di Pisa – Dipartimento di Scienze della Terra, è riuscito a quantificare il “fenomeno eternit” e catalogare la presenza di eternit su tutte le superfici del territorio comunale con relative coordinate geografiche ed indirizzi di riferimento. Dal punto di vista finanziario il Comune è intervenuto con un contributo, destinato sia alle persone fisiche che alle persone giuridiche, per il 50% dell’intera spesa sostenuta dal cittadino fino ad un importo massimo di contributo erogabile per ciascun richiedente pari ad Euro 300,00, non erogate direttamente dall’Ente ma applicate come sconto al Cittadino da parte dalla Ditta affidataria del servizio di smaltimento. La procedura per l’autorimozione da parte del Cittadino è simile a quella utilizzata nel Comune di Lucca.

 

Il Comune di Rimini ha predisposto un bando per l’erogazione di incentivi economici a fondo perduto ai soggetti privati che rimuovono e smaltiscono, tramite ditte specializzate, manufatti contenenti amianto presenti sul territorio comunale (lastre, pannelli, tubi, tegole, canne fumarie, serbatoi e tutti gli elementi contenenti amianto utilizzati in ambito domestico come forni, stufe, pannelli di protezione caloriferi e fioriere). Il contributo complessivo messo a disposizione è di 50mila euro e coprirà il 50% della spesa effettivamente sostenuta e documentata, con un tetto massimo di 1.500 euro  (Iva inclusa) per ogni singolo intervento.

 

Il Comune di Agropoli, in provincia di Salerno, di concerto con Legambiente, dopo avere avviato una indagine conoscitiva finalizzata alla scelta della migliore operatività, ha avviato una forte campagna di sensibilizzazione  ed informazione, con incontri mirati con la popolazione, la creazione di uno sportello informativo, la possibilità di richiedere dei  sopralluoghi sul territorio, insieme con il personale comunale addetto, per individuare aree di abbandono illegale di manufatti in amianto.

In questo caso, il contributo alla autorimozione quale incentivo ai privati nell’aderire al progetto  è stato previsto in copertura dei soli costi fissi. In pratica il Comune, mette in condizione il privato di avere a disposizione il kit di autorimozione, farà la formazione per garantire il corretto svolgimento della autorimozione e si accollerà i costi delle analisi di laboratorio richieste per il trasferimento dei materiali in discarica. Al privato, realizzata la autorimozione, non resterà che chiamare una società abilitata a questo tipo di intervento e pagare il solo servizio di trasferimento in discarica.

Ancora diversa è l’iniziativa di altri comuni come Marzabotto (BO) e Fossano (CN) che, sulla scia dei gruppi di acquisto solari, hanno  avviato iniziative tese alla incentivazione verso la creazione dei gruppi di acquisto rimozione amianto. In altre parole, sfruttare i vantaggi offerti da un gruppo di acquisto (coinvolgimento di una massa critica, prezzo contenuto, accompagnamento alle scelte, ecc.) per convincere il maggior numero possibile di privati o aziende residenti nel territorio del Comune, a rimuovere l'amianto dai propri edifici, in particolare le coperture in cemento-amianto tanto diffuse.

Un gruppo di lavoro, composto da tecnici, si occuperà poi di selezionare una (o più di una) ditta specializzata nella rimozione e bonifica dell'amianto, preferibilmente appartenenti al territorio locale, alla quale affidare i lavori, sulla base di criteri non solo economici (prezzo più basso), ma altresì di affidabilità, serietà e garanzia del rispetto degli obblighi di legge in materia di sicurezza e tutela ambientale.

 

Altre iniziative sono in fase di progettazione da parte dei Comuni sfruttando l'ecobonus approvato dal Governo con il decreto legge 63/2013, che ha previsto le bonifiche dell'amianto tra le operazioni coperte dall’ecobonus. Altri attendono impazientemente un qualche sviluppo relativo al tanto atteso ed auspicato sesto conto energia che potrebbe, come già fatto dal quinto conto energia, riconoscere degli incentivi a chi rimuove una copertura in eternit o contenente amianto sostituendola con un impianto fotovoltaico.

 

La problematica amianto, dunque, è un problema serissimo.

 

La sensibilità particolarissima delle popolazioni particolarmente coinvolte (leggi Casale Monferrato, Genova, Monfalcone, Taranto), la sempre maggiore consapevolezza delle Istituzioni (leggi  linee di interventi per le amministrazioni statali e territoriali contenute nel piano nazionale amianto) e di tutta l’opinione pubblica dei rischi per la salute, l’intraprendenza e l’attenzione al problema di tante amministrazioni locali sono tutte, purtroppo, accompagnate da atteggiamenti incivili di minoranze della popolazione che decidono di disfarsi di manufatti in cemento amianto abbandonandoli nell’ambiente.

L’abbandono diventa così problema nel problema, con costi che restano comunque a carico delle Collettività locali.

 

Rosario Apreda

 


 

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