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Anno XVIII num.1
Gen./Feb. 2019

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IL MATERIALE LIBRARIO TRA CONSERVAZIONE E FRUIZIONE (file "pdf")
Come aiutare un libro ad attraversare i secoli

di Laura Siracusano

 

Uno dei compiti delle biblioteche è quello di conservare i beni librari, sia quelli antichi che quelli moderni. Questo concetto è in netta contraddizione con un’altra sua funzione, ovvero rendere fruibile il materiale agli utenti.

Per questo motivo è buona norma prestare attenzione a ciò che si maneggia con semplici pratiche, che dovrebbero essere rispettate da tutti. Infatti il materiale, anche se ben conservato e maneggiato, va incontro inevitabilmente al passare del tempo.

Una strategia efficace per prevenire il consumo eccessivo del documento ed eventuali danni fisici può essere rappresentata dall’istruire in modo corretto gli addetti di biblioteca su diversi campi di azione: la natura chimico-fisica del bene librario, il rispetto delle norme sugli ambienti di conservazione e consultazione, i principi e tecniche di conservazione e di restauro.
Si può dire che l’atteggiamento responsabile degli addetti sia il primo passo verso una corretta gestione del materiale documentario.

La conoscenza del materiale librario inizia con l’individuazione e il riconoscimento del patrimonio posseduto dalla biblioteca, ovvero con l’inventariazione e la catalogazione; queste sono le operazioni prioritarie per la gestione e la fruizione dei documenti. Un fondo non catalogato, infatti, è sicuramente più soggetto all’incuria.

Di non meno importanza sono i piani di emergenza per ridurre il più possibile i danni provocati da eventi accidentali o catastrofici, come possono essere alluvioni, vandalismi, incendi. Il piano si articola in tre fasi: la prevenzione del possibile evento, la protezione del materiale dagli effetti del disastro e la salvaguardia dei materiali danneggiati.

Seguendo queste semplici regole si ha la possibilità di rendere fruibile il materiale e garantirne allo stesso tempo una corretta conservazione.

Nonostante questi accorgimenti, il materiale cartaceo invecchia; non possiamo influire su questo processo naturale ma possiamo cercare di rallentarne la velocità.
I fattori di invecchiamento possono essere di due tipi: interni, ad esempio il tipo di carta con il quale il libro è stato creato o la rilegatura utilizzata, oppure esterni, come l’utilizzo di alcuni adesivi non adatti alla conservazione. Anche il fattore ambientale non è da sottovalutare, soprattutto quando vi sono due fattori combinati che convergono: un esempio molto comune è rappresentato dalla proliferazione di funghi e batteri data dall’alto tasso di umidità.

Il tipo di carta che si utilizza al giorno d’oggi, purtroppo, rappresenta uno dei fattori principali di invecchiamento precoce del materiale librario. AI tempi dell’invenzione della stampa, infatti, si utilizzavano stracci di lino, cotone e canapa (che insieme formavano la cosiddetta pasta straccio). Con la poca reperibilità di queste materie prime, alla fine del XVIII secolo, si utilizzò paglia e pasta meccanica di legno; poi fu il turno delle paste chimiche e semichimiche fino ad arrivare alle moderne paste di cellulose ad alta resa. La stabilità di tali paste è molto scarsa, soprattutto perché i trattamenti di estrazione della cellulosa dal legno sono eseguiti a temperature elevate, che degradano la fibra.

Questo è uno dei motivi per i quali si creano gruppi acidi che a loro volta possono provocare l’idrolisi dei legami della cellulosa.  

 


Deacidificazione:

Quando ci accorgiamo che la carta presenta diversi gruppi acidi, si può pensare di agire direttamente tra le fibre della cellulosa, lasciando una riserva alcalina. Per far questo dobbiamo procedere con la deacidificazione, un’operazione attraverso la quale si cerca di neutralizzare le sostanze acide presenti nel supporto cartaceo per evitarne il degrado. L’operazione può essere effettuata in ambiente acquoso o alcolico, per immersione, a pennello o per vaporizzazione. Di seguito analizziamo le fasi principali della deacidificazione per immersione:

 

I.    I vari fascicoli del libro sono mantenuti insieme attraverso la legatura. Prima di iniziare qualsiasi processo di restauro bisogna sfascicolare il materiale librario. (Foto 1)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

II.    Pulitura a secco: consiste nell’utilizzare un pennello per eliminare ogni residuo di polvere, spore di microrganismi, metalli pesanti. (Foto 2)

 

III.   Posizionare a due a due i fogli su un supporto, pronti per essere immersi nella soluzione acquosa. Stare attenti a posizionarli uno accanto all’altro, senza sovrapporli. (Foto 3)
 

IV.           

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IV.   Immersione: prendere i supporti sul quale sono state posizionate le carte e procedere con l’immersione nella soluzione acquosa. Lasciare in immersione minimo per 30 minuti.
(Foto 4)
 

V.           

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

V.    Una volta passati i minuti necessari, quando l’acqua inizia ad avere un colore intenso, prendere con cautela i supporti sul quale sono adagiati i fogli. Maneggiare con cura in quanto la carta bagnata è molto fragile. (Foto 5)

 

VI.           

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VI.  Lasciar asciugare i fogli e rilegare i fascicoli come in origine.

     

 

 

La deacidificazione di massa

La deacidificazione è un processo che è stato per anni al centro di numerosi studi.

Dagli anni Settanta sono state proposte e utilizzate delle tecniche che prevedono questo tipo di intervento senza la necessità di slegare i fascicoli: le tecniche di deacidificazione di massa.
Per questo motivo la Library of Congress, la più grande biblioteca del mondo, ha provveduto a deacidificare tutti i materiali librari di nuova generazione allestiti con carta acida, prima ancora di posizionare i libri sugli scaffali. In questo modo i libri avranno una vita media di 500 anni (contro i 100-150 che avrebbero avuto senza essere sottoposti a questo procedimento).

I metodi di deacidificazione di massa studiati fino ai giorni d’oggi sono tanti, primo tra tutti l’utilizzo di sostanze gassose come l’ammoniaca. In Italia, però, si utilizza ancora il metodo della deacidificazione della carta per immersione in sostanze acquose. In questo modo, il numero di libri restaurati in un anno è nettamente inferiore rispetto a quelli di altri paesi esteri.

 

 

Conclusioni

Conservazione e fruizione del materiale all’interno delle biblioteche sembrano due concetti così opposti da non poter avere nessun punto di contatto. In realtà l’uno serve all’altro molto più di quello che pensiamo: senza interventi di conservazione non si fornisce una conoscenza duratura così come una piena fruizione del materiale non può prescindere da una conservazione consapevole e reattiva. Progettare un restauro sistematico significa conservare quello che siamo più a lungo nel tempo.

 

 

 

Laura Siracusano

 


 

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