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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Monitoraggio del Borro della Madonna negli anni 2005-2010

di Ombretta Largiuni 

 

Le ricerche idrogeochimiche sono finalizzate allo studio di abbondanze, distribuzione e comportamento degli elementi chimici nelle acque superficiali e sotterranee, quale esito dei processi di drenaggio e lisciviazione dei materiali (fondamentalmente rocce e suoli) coinvolti nell’azione sia delle acque di ruscellamento superficiale che di quelle percolanti, come anche alla valutazione dell’influenza antropica sui processi naturali.

L’obiettivo del presente studio, condotto nell’arco di 5 anni durante il modulo di Laboratorio di Geochimica dell’Acqua e dei Suoli presso il Centro di Geotecnologie dell’Università di Siena a San Giovanni Valdarno (AR), è stato quello di misurare alcuni parametri chimico-fisici nelle acque del Borro della Madonna (adiacente al centro stesso) e di valutare le loro variazioni lungo l’asta fluviale in relazione al differente grado di antropizzazione del territorio attraversato.

Il Borro della Madonna, affluente minore del fiume Arno, ha una lunghezza complessiva di quasi 6 Km attraversando per circa 1 Km il territorio del comune di Cavriglia (AR) e per altri 5 Km quello di San Giovanni Valdarno. Nasce ad una altezza di 250 m s.l.m. e sfocia in Arno a 130 m s.l.m. scorrendo con una pendenza media del 2,41% circa. Il bacino idrografico del corso d’acqua ha una superficie totale di 489 ha. Il territorio ha una morfologia basso collinare con pendii dolci e altitudini massime nell’ordine di poche centinaia di metri.

Il corso d’acqua possiede due affluenti, spesso peraltro asciutti. Sono stati oggetto di analisi gli ultimi 1200 m circa di percorso prima dello sbocco in Arno. In questo tratto, il Borro della Madonna attraversa il territorio del comune di San Giovanni Valdarno, passando da un’area agricola adibita anche a pascolo di ovini ad una residenziale ed infine ad una urbana.

Nel tratto in esame il torrente scorre essenzialmente su depositi plio-pleistocenici costituiti da un’alternanza irregolare di sabbie giallastre, sabbie limose e limi sabbiosi (“Sabbie di Borro Cave”). I depositi alluvionali olocenici sono di natura prevalentemente limoso-sabbiosa.

Buona parte del territorio in cui scorre il torrente in esame è interessato da fenomeni franosi tuttora attivi che riguardano essenzialmente le argille plioceniche della formazione dei “Limi di Terranova” e delle “Argille del T. Ascione”. Va evidenziata inoltre la presenza di un deposito antropico di inerti dovuto all’attività estrattiva di una cava di sabbia.

Qualsiasi ricerca geochimica basata su acque e suoli segue una sorta di schema generale indispensabile per il corretto sviluppo dell’indagine stessa. Nelle fasi iniziali si cerca di definire all’interno dell’area d’interesse quanti campioni prendere e con quale distribuzione; in altre parole c’è bisogno di fare una pianificazione. In questa fase è indispensabile una conoscenza dettagliata del territorio (assetto geologico, lineamenti pedologici, distribuzione dell’antropizzazione, ecc.).  In particolare in questo caso si è cercato di seguire una logica basata sul prelievo di campioni in aree a diverso uso del suolo e in particolare da zone più a monte meno antropizzate verso zone più a valle situate nel centro urbano.  Tra i diversi schemi di campionamento adottabili in campo ambientale è stato utilizzato quello del judgemental sampling, basato su “giudizi e scelte” del campionatore, data l’esiguità dei punti di campionamento scelti in relazione all’attività didattica summenzionata.

I vari siti di campionamento sono stati scelti poco più a valle della confluenza di due affluenti con il corso d’acqua in esame. In questo modo si riesce ad avere un’informazione di tipo areale della matrice acqua. Va precisato infatti che a differenza della matrice suolo che offre informazioni di tipo puntuale, la matrice acqua dà informazioni di tipo areale riguardo la zona in studio.

Il primo punto di campionamento è stato scelto poco più a valle della confluenza tra il Borro della Madonna e il Borro a Sole. La zona circostante è caratterizzata da una prevalente attività agricola/zootecnica di tipo estensivo e ad una quasi totale assenza di abitazioni civili. In questo tratto il corso d’acqua scorre in alveo naturale con un livello idrico piuttosto basso ed un flusso molto modesto.

Il secondo, il terzo ed il quarto punto di campionamento sono stati scelti durante il primo anno di attività di campagna in conseguenza dell’attenta osservazione del corso d’acqua fino allo sfocio nel fiume Arno, in ragione della presenza di uno scarico presumibilmente domestico. Si è dunque deciso di valutare le variazioni chimico-fisiche nelle acque del torrente indotte dallo sversamento di reflui effettuando i prelievi rispettivamente a monte, in prossimità e a valle del suddetto scarico.

Queste tre stazioni di campionamento sono situate in una zona residenziale a bassa densità abitativa. In questo tratto l’alveo del corso d’acqua presenta una canalizzazione artificiale con elementi prefabbricati in calcestruzzo dapprima solo sulle pareti e dopo la seconda stazione anche sul fondo. Il terzo campione è stato prelevato allo sbocco dello scarico direttamente all’interno di una tubazione in calcestruzzo. La zona oggetto del quarto campionamento, posizionato circa qualche decina di metri più a valle dello scarico, presenta rispetto a quella precedente un maggior grado di antropizzazione.

L’ultimo campionamento è stato effettuato in prossimità del punto in cui il Borro della Madonna sfocia nel fiume Arno, in località Lungarno. In questo tratto, il torrente scorre all’interno del centro abitato ancora in alveo artificiale. Questo punto è stato scelto per poter individuare eventuali variazioni nelle caratteristiche delle acque dopo l’attraversamento di una zona antropizzata.

Le stazioni di campionamento sono state opportunamente localizzate tramite un GPS.

Il campionamento delle acque del Borro della Madonna è stato effettuato seguendo le indicazioni del protocollo standard per il prelievo delle acque fluviali (FOREGS). Il protocollo in oggetto prevede che il ‘campione-tipo’ sia filtrato e acidificato: la filtrazione deve essere eseguita a 0.45 µm (microfiltrazione), mentre l’acidificazione effettuata aggiungendo al campione 0.5% di HNO3 concentrato e ultrapuro. La filtrazione ha lo scopo di eliminare la gran parte delle particelle in sospensione nell’acqua fluviale, mentre l’acidificazione consente di evitare fenomeni di flocculazione e precipitazione di fasi mineralogiche all’interno del campione e limita l’adesione degli elementi chimici lungo le pareti del contenitore.

Il prelievo del campione è stato effettuato, dove possibile, in zone con acque che scorrono, evitando il prelievo di acque stagnanti e particolarmente torbide.

Per ogni campione, prelevato con guanti di vinile sterili per evitare eventuali contaminazioni, si è utilizzata una siringa sterile in polietilene da 60 ml con filtro da 0,45 µm di acetato di cellulosa incapsulato in una struttura di polietilene. L’acqua filtrata è stata raccolta in bottiglie di polietilene da 100 ml precedentemente siglate e sciacquate con acqua filtrata. È stato inoltre prelevato anche un campione tal quale in modo da poter determinare la concentrazione di nitrati. Le bottiglie sono state chiuse ermeticamente con tappo e controtappo ed agitate. Esse sono state siglate con il toponimo del campione e la data del campionamento.

Oltre ai campioni da portare in laboratorio per essere analizzati, è stato anche eseguito un prelievo di acque da sottoporre a misurazioni in situ. Queste ultime sono state effettuate utilizzando campioni prelevati manualmente dal corso d’acqua e posti in decantatori in polietilene da 1l. Tali recipienti sono stati preventivamente sciacquati con la stessa acqua del torrente per evitare qualsiasi interferenza con altre sostanze eventualmente presenti. Le misure sono state effettuate con strumenti portatili misuratori di pH, potenziale redox (Eh), elettroconducibilità (EC), salinità (pNa) e temperatura (T), in quanto parametri soggetti a modificazioni istantanee.

Naturalmente il campionamento è stato condotto da valle verso monte in modo da non alterare con la nostra presenza le acque stesse.

I campioni, opportunamente preparati in situ, sono stati portati nel laboratorio chimico del Centro di Geotecnologie ed analizzati nell’arco delle due ore dal prelievo. Sono stati analizzati i seguenti parametri: temperatura, pH, potenziale redox, elettroconducibilità, sodio, solfati, nitrati, nitriti, ammonio, ferro.

Le analisi sono state effettuate con uno spettrofotometro DRELL DR/2500, dove per ogni analita è stato impostato uno specifico programma d’analisi che in pochi minuti ci ha fornito i risultati.

A una prima generale analisi dei dati ottenuti nel corso dei 5 anni di indagine è possibile affermare la totale assenza di fonti inquinanti unita ad un basso impatto antropico sull’area di studio.

I valori di conducibilità elettrica e di potenziale redox rientrano perfettamente nel range dei valori propri delle acque naturali. Per questi parametri l’andamento dei valori è quasi costante in tutti i campioni tranne nello scarico; in particolare la conducibilità nel caso dello scarico raddoppia il suo valore, indicando quindi una ben maggiore concentrazione di ioni in soluzione.

Per il pH si ha un aumento da monte verso valle, forse per l’interazione tra il letto e gli argini cementati del canale; essi possono infatti rilasciare per erosione carbonati che disciolti in acqua determinano un’idrolisi basica. Anche la presenza di un elevato numero di scarichi potrebbe generare una variazione basica di pH.

Nei punti di campionamento 1, 2 e 4 la temperatura è quasi uguale con un aumento in prossimità dello scarico, data la protezione termica che questo offre all’acqua in scorrimento.

Per quanto riguarda i nitrati, nel campione prelevato direttamente sullo scarico si è registrato un alto valore di concentrazione, confermando l’ipotesi fatta inizialmente, cioè l’immissione di nitrati di origine antropica nel corso d’acqua. Per i restanti campioni essendo il valore di concentrazione inferiore a 1,5 mg/l i nitrati rientrano in un livello II rispetto alla classificazione di qualità dettata dalla Tabella7 dell’allegato I al Dlgs 152/1999 (valore confermato anche dal D.Lgs. 152/2006). Il valore registrato al prelievo nello scarico viene immediatamente neutralizzato dalla diluizione con la massa d’acqua. Lo scarico non può essere confrontato con dati di concentrazioni tabellati dalla legge dal momento che non sappiamo se tali scarichi siano autorizzati e quale sia la loro provenienza. Naturalmente poter confrontare e definire la qualità e lo stato di inquinamento del canale in questione partendo da così pochi dati e parametri analizzati risulta pretenzioso, ma doveroso è il confronto con i parametri e le prescrizioni di legge.

L’analisi del contenuto di sodio mostra una concentrazione costante tranne nel punto di campionamento più a monte in cui il valore di concentrazione è dieci volte maggiore. Probabilmente, come ipotizzato in fase di pianificazione e caratterizzazione del sito, ciò potrebbe essere dovuto all’apporto antropico delle abitazioni adiacenti, sia per uso di concimi chimici come nitrati di sodio che per lo scarico di detergenti. 

Entriamo adesso più in dettaglio nell’analisi dei risultati ottenuti. Una considerazione importante va fatta in merito al terzo punto di campionamento. È stato possibile rilevare infatti nei grafici della temperatura, del potenziale redox, dell’elettroconducibiltà e della concentrazione del ferro un valore anomalo in corrispondenza proprio di tale campione.

Come già premesso, il prelievo è stato fatto in un piccolo scarico di reflui urbani le cui acque presentano pertanto caratteristiche chimico-fisiche diverse da quelle del Borro della Madonna e, di conseguenza, concentrazioni e valori degli analiti spesso molto differenti. I valori di temperatura, ad esempio, sono elevati proprio perché le acque derivano da scarichi domestici e quindi non sono ancora venute a contatto con l’atmosfera esterna più fredda. Il valore fortemente negativo del potenziale redox potrebbe essere giustificabile con l’aumento di sostanza organica che rende l’ambiente riducente. Il picco riscontrato, invece, nei valori di elettroconducibilità trova spiegazione nell’abbondanza di ioni mobili in soluzione tipici di uno scarico urbano. Il ferro, infine, mostra anch’esso un picco marcato che va a correlarsi perfettamente con il picco negativo nei valori del potenziale redox. In condizioni standard per un’acqua superficiale, infatti, i valori di pH (vicini alla neutralità) e quelli di Eh (ambiente ossigenato e quindi ossidante) sono tali che la specie predominante sia l’idrossido ferrico (Fe(OH)3). Essendo l’idrossido sotto forma di precipitato, il ferro in soluzione è presente in concentrazioni minime. Questo è coerente con quanto si osserva negli altri punti di campionamento in cui il potenziale redox è positivo. I valori negativi di Eh spiegano, dunque, la maggiore quantità di ferro in soluzione in prossimità dello scarico dovuta proprio alla solubilizzazione dell’idrossido che porta alla presenza in soluzione di ioni Fe2+.

Per quanto riguarda le variazioni di concentrazione delle specie azotate, si evidenzia la specularità negli andamenti dei nitrati e dell’ammonio. All’aumentare, infatti, della concentrazione di nitrati nei campioni, diminuisce quella dell’ammonio, fenomeno facilmente spiegabile con l’alternarsi di condizioni riducenti, in cui prevale l’ammonio, ed ossidanti in cui prevalgono i nitrati.

Tale bilanciamento tra le specie azotate dovrebbe essere, però, comprovato dall’andamento congruente del potenziale redox ma questo non è riscontrato per la probabile presenza di altri composti ammonici di natura organica non rilevati dagli strumenti di laboratorio adottati. I nitriti sono, invece, presenti con andamento quasi costante ma sempre in bassissime concentrazioni a causa della loro instabilità e della mancanza di fonti di inquinamento specifiche.

In ultimo è possibile fare qualche ipotesi relativamente alle variazioni di concentrazione di alcuni analiti in corrispondenza del primo e dell’ultimo punto di campionamento. Nel primo punto, ad esempio, i nitrati mostrano un valore più elevato rispetto agli altri rilevati probabilmente per via dell’uso di fertilizzanti nella zona attraversata, a carattere prevalentemente agricolo. Invece i solfati presentano un picco di concentrazione in corrispondenza dello sbocco in Arno, dove sicuramente si risente della maggiore antropizzazione del territorio. Questo composto è infatti uno dei principali costituenti dei tensioattivi usati nei detersivi.

Durante le fasi di analisi è stato osservato inoltre che il campione di scarico, sottoposto ad agitazione, ha prodotto un’abbondante schiuma; si è quindi deciso di analizzare il contenuto di tensioattivi anionici solforati e solfatati (MBAS) e non ionici etossilati (BIAS). Si sono ottenuti i seguenti risultati: MBAS: 2,5 mg/l, BIAS < 0,1 mg/l, evidenziando comunque la presenza di tensioattivi.

Dato il numero esiguo di campioni prelevati e analizzati, non è stato possibile trarre delle conclusioni riguardo alla qualità del corpo idrico in esame. Tuttavia sono state fatte alcune considerazioni relative alle variazioni chimico-fisiche del torrente nel tratto analizzato. Passando dalla periferia al centro urbano, non si è osservata una significativa variazione delle concentrazioni degli analiti e dei valori dei parametri tale da poterla sicuramente ricondurre al differente uso del territorio. Infatti, non sono stati riscontrati dei trend ben definiti che possano far pensare ad un’influenza diretta del grado di antropizzazione sugli andamenti degli analiti anche se, puntualmente, alcuni parametri mostrano dei valori che trovano giustificazione proprio in relazione alle caratteristiche dell’area in cui sono stati determinati. Infine, si è potuto osservare che le concentrazioni di Ferro ed i parametri Ec, Eh e temperatura, che in corrispondenza dello scarico fognario presentavano valori anomali, già dopo poche decine di metri, si ristabiliscono su valori più vicini a quelli rilevati nel resto del corso d’acqua. Questo fenomeno può essere ricondotto ad una buona capacità di tamponamento di eventuali alterazioni nelle caratteristiche delle acque del Borro della Madonna.

Anche gli altri parametri risultano in genere non preoccupanti, come abbiamo già discusso. Si è ipotizzato che questo dipenda dalla presenza nel letto del torrente di elevate quantità di phragmites australis (varietà di canna di palude) che è noto riescano ad effettuare una buona azione fitodepurante delle acque che scorrono in loro prossimità.

Facendo riferimento alla normativa possiamo affermare che rientriamo al di sotto dei valori limiti prefissati dal Dlgs. 152/2006 per l’emissione in acque superficiali.

Tuttavia è chiaro che la campagna di campionamento effettuata (a scopo didattico), insieme con le analisi svolte in laboratorio, non sono sufficienti a caratterizzare in modo adeguato il corso d’acqua in esame. Pertanto, sarebbe opportuno implementare innanzitutto il numero di punti di prelievo nonché quello delle analisi effettuate in laboratorio, valutando altri parametri quali, ad esempio, BOD, COD e fosfati, tutti indice più immediato di inquinamento antropico. Questi parametri infatti sono tra quelli indicati come “macrodescrittori” dal D.Lgs. 152/99 e ripresi nell’attuale normativa (D.Lgs.152/06) per la valutazione della qualità e vulnerabilità dei corpi idrici.

Le analisi dovrebbero inoltre essere effettuate durante tutto il corso dell’anno, per una durata di almeno un quinquennio, in modo da poter valutare variazioni stagionali o comunque connesse con il regime idrico del corso d’acqua.

 

Ombretta Largiuni

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|Anno XIV num.4 - Lug./Ago. 2015| - Per informazioni e-mail: redazione1@spaziomotori.it

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