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Il Nucleare: una scelta obbligata?

di Claudia Giampietro


Spesso il nucleare viene presentato come una delle cause della fine del mondo o, viceversa, come uno dei rarissimi rimedi per risollevare l'economia nazionale.
Gli oltre 130 incidenti nucleari avvenuti in 50 anni e l’ultimo più clamoroso occorso l’11 marzo a Fukushima in Giappone hanno, probabilmente, determinato la scelta degli italiani all’ultimo referendum di giugno del corrente anno.
Al di là di una posizione politica, ritengo sia corretto analizzare quali siano gli aspetti positivi che inducano la maggior parte dei Paesi industrializzati del mondo ad installare centrali nucleari analizzando, peraltro, quelli che sono gli aspetti più critici.
Cominciamo affermando che le centrali nucleari non producono anidride carbonica ed ossidi di azoto e di zolfo, principali cause del buco nell'ozono e dell'effetto serra. Il costo del kWh prodotto da una centrale nucleare è adesso comparabile al costo del kWh dalle energie rinnovabili.
Inoltre, l’uso del nucleare riduce la dipendenza occidentale dal petrolio mediorientale. Le principali riserve petrolifere sono concentrate in pochi paesi ad elevata instabilità politica (Medio Oriente).
La copertura del fabbisogno energetico interno tramite il nucleare consente ai governi un minore carico di spesa sulla bilancia dei pagamenti con l'estero.
Dall'incidente di Chernobyl, la sicurezza delle centrali nucleari è tra i principali aspetti critici dell'energia nucleare per uso civile. Negli ultimi anni il progresso tecnologico ha notevolmente migliorato la sicurezza delle centrali nucleari dotate di reattori di ultima generazione.
Allora perché tanta reticenza?
Le centrali nucleari devono utilizzare uranio che è un minerale esistente in natura ma non in Italia che è costretta ad acquistarlo. L’uranio, inoltre, non è una fonte di energia rinnovabile: la sua disponibilità è limitata quanto quella del petrolio: tra 40 e 120 anni secondo differenti stime.
Una centrale nucleare per fare funzionare il suo sistema di raffreddamento preleva importanti volumi d’acqua dai fiumi o dal mare, e li rigetta riscaldati creando cosi un inquinamento termico. Il nucleare non e adatto alle stagioni calde e in Italia fa più caldo che in Francia!
Il nucleare produce dei rifiuti insostenibili per il sistema terra. Il nucleare è una delle energie le più care considerando alcuni aspetti quali: la gestione delle centrali dopo la sua fine di vita (incluso smantellamento); lo stoccaggio sicuro delle scorie; i costi per garantire la sicurezza della centrale e del suo approvvigionamento.
Una centrale nucleare è vulnerabile nel caso di un attentato terroristico, nel caso di guerra o nel caso di disastri ambientali al contrario, nessuno può boicottare il sole, il vento, i rifiuti organici che sono sempre disponibili anche in tempo di crisi.

Le centrali nucleari sono un rischio per l’ambiente e la salute. Già durante il suo funzionamento normale, una centrale è responsabile di un inquinamento radioattivo a bassa intensità, il cui impatto è difficile da valutare a causa dell’assenza di studi epidemiologici.
Da non trascurare l’errore umano: nessuno può garantire un rischio zero d’incidente nucleare.
Le radiazioni a cui la popolazione viene esposta causano un maggiore rischio di morte per leucemia e tumore. Le scorie non possono essere distrutte e l'unica soluzione, per il momento, sembra essere lo stoccaggio per migliaia di anni in depositi geologici o ingegneristici. La ricerca di un deposito sicuro è tra i principali obiettivi della UE e degli Usa. Il trasporto di scorie e di materiale nucleare è uno degli aspetti più critici della questione "sicurezza".

Durante il trasporto, oltre all'opposizione delle popolazioni che vedranno passare treni o navi con carichi radioattivi vicino alle proprie abitazioni, sussiste il rischio di incidenti e di attentati terroristici.
Anche il processo di localizzazione di una centrale nucleare o del deposito di scorie è molto difficoltoso. Nessuna comunità locale accetta di sacrificare il proprio territorio per ospitare i rifiuti nucleari.
La Sardegna, la Puglia, la Basilicata sono i recenti casi italiani di forti proteste antinucleari.
Quelli sopra descritti sono dati oggettivamente riscontrabili nella quotidianità. Ogni commento o conclusione spetta al singolo individuo.
Bisogna continuare ad investire nella ricerca per trovare nuove fonti di energia sicure, economiche ed abbondanti, abbandonando la soluzione costosa, non sicura (soprattutto per le scorie) , con pericolose ricadute di tipo militare.
Il referendum pone definitivamente fine al tentativo di ritorno al vecchio nucleare. Questo ci permette di concentrarci su cio' che è veramente necessario nei prossimi vent’anni e cioè il risparmio, l'efficienza energetica e le fonti rinnovabili.

 

Claudia Giampietro

 


 

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