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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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SISTEMAZIONE DEI CORSI D’ACQUA

 

di Maurizio Giardina

 

Generalità: Durante l’escursus del master on-line ho avuto modo di rielaborare e rivedere alcuni concetti relativi al dissesto idrogeologico, affrontato teoricamente da Volontario di Protezione Civile durante un momento formativo, e pertanto cercherò di esporre con concetti semplici e alla portata di tutti, nell’ambito dell’ingegneria naturalistica, gli elementi e gli interventi base utili per conoscere, quanto meno per cultura personale, quanto sia importante la riqualificazione del territorio, specificatamente per la sistemazione appunto dei corsi d’acqua.

A tale scopo vanno utilizzati in maniera equilibrata materiali ed elementi costruttivi vivi e inerti: i tratti rettilinei degli alvei si possono difendere con opere biologiche, le sponde concave, in quanto soggette ad erosione, si possono proteggere applicando metodi misti, mentre per le sponde convesse, soggette a fenomeni di sedimentazione dei materiali trasportati, si può tentare con la sistemazione vegetale.

La scelta dei metodi di sistemazione tiene conto anche della durata media di sommersione del settore fluviale e territoriale da difendere. A questo scopo la sezione del corso d’acqua viene divisa in zone altitudinali con diverse frequenze di sommersione, interessate, se presente, da vegetazione con diverse caratteristiche fitosociologiche. Nella zona bassa, permanentemente subacquea, prevalgono le sistemazioni con materiali inerti, nella zona intermedia, soggetta a frequenti oscillazioni, si preferiranno le sistemazioni di tipo misto; infine nella zone superiori, quasi sempre emergenti, trovano applicazione in larga scala le sistemazioni di tipo biologico.

Verifica statica: Logicamente, prima di qualunque intervento sul campo, occorre procedere con le attività di verifica statica, per espletare quanto detto si avvia una campagna di analisi e studi propedeutici, durante la quale si andranno a valutare le forze aggressive che la corrente esercita in tempo di piena sul letto e sulle rive, soltanto in uno step successivo si procederà col progettare un sistema statico di protezione vegetale o mista che sviluppi forze di resistenza superiori. Successivamente al percorso analitico e al seguente periodi di raccolta dati si potranno dimensionare le singole opere scegliendo le piante da utilizzare che meglio si integreranno nell’ambiente d’innesto.

La forza di trascinamento della corrente (Ft) è direttamente proporzionale al raggio idraulico (R), parametro fondamentale nel dimensionamento di canali, condotte ed altri elementi delle opere idrauliche che esprime la relazione tra:

  • L'area bagnata (A, in m²).

  • Il perimetro bagnato (P, in m).

Ovvero:

\ R =  \frac {A} {P}

 

 e alla pendenza dell’alveo (P), inoltre a variare la forza di trascinamento contribuisce il parametro (ps) che indica il peso specifico dell’acqua, quanto espresso trova ragione nella semplice formula matematica di seguito elencata:

 

Ft = ps x R x P

 

Il risultato del calcolo soprastante effettuato in diverse sezioni e diverse stazioni di rilevamento viene rappresentato con una curva Ft(L) distintamente per le due rive, e riportata a confronto con la curva delle forze di resistenza del substrato e del suo rivestimento appunto per ogni riva F1t(L). Dall’operazione di controllo anzidetta deve risultare ovunque che F1t > Ft, essendo di fatto la differenza F1t – Ft il margine di sicurezza variabile. Per quanto detto finora, si ravvisa quindi la necessità di un’analisi delle forze di resistenza nel loro sviluppo temporale.

In linea di massima risulta che F1t = F1ta + F1tb dove il primo addendo indica la resistenza che si manifesta immediatamente dopo la realizzazione del rivestimento protettivo e si riduce nel tempo per la decomposizione dei materiali inerti, mentre il secondo addendo indica la resistenza (nelle fasi iniziali successive all’intervento di riqualificazione quasi nulla) della vegetazione che va incrementandosi nel tempo secondo quanto evincibile da tabelle sperimentali a disposizione degli addetti ai lavori.

Verifica idraulica: Nei progetti di riqualificazione e ripristino dei corsi d’acqua, è fondamentale accertare che la capacità di deflusso delle sezioni interessate dalla vegetazione sia congrua, pertanto è necessario un accurato rilevamento di una sezione rappresentativa per ciascuna tratta da sistemare.

Rilevamento geometrico e vegetazionale: I valori geometrici possono essere calcolati applicando un graduale processo di integrazione matematica, che prevede la divisione della sezione fluviale in analisi in figure geometriche semplici e poi raggruppando i parziali precedentemente ricavati. Da un punto di vista vegetazionale invece è opportuno effettuare dei distinguo, difatti le piante erbacee non si oppongono assolutamente al deflusso, addirittura si piegano sotto la sua azione e quindi vengono considerate come una superficie liscia. In maniera similare si comportano i salici, arbusti giovani in legno dolce, ma solamente quanto il tirante idraulico assume valori tipici di soglia, viceversa, le piante di legno duro incrementano la scabrezza del percorso e devono essere rilevate nella loro posizione ed estensione all’interno della sezione di deflusso.

Le piante distanziate tra loro in misura inferiore i due metri, in tempo di piena, sono avviluppate da materiale vegetale interposto e pertanto sono da considerarsi come una formazione vegetale compatta avvolta dalla corrente, proseguendo nell’analisi, per i corsi d’acqua equipaggiati con molte piante ad arbusto legnoso, occorre necessariamente tener conto dell’effetto di sottrazione della capacità di deflusso, applicando di fatto una differenza alla sezione bagnata per le superfici coinvolte e attraversate con difficoltà, modificando di fatto il perimetro lineare bagnato. L’esperienza degli addetti ai lavori evidenzia come occorre prestare attenzione al caso dei canneti e salici piangenti giovani. Nel periodo primaverile, p.e., il canneto è così flessibile, che si piega completamente quando è sommerso.

In modo duale, in autunno e all’inizio dell’inverno, le canne sono più rigide e tendono a spezzarsi quando sommerse. Analogamente, anche i giovani salici e altre specie flessibili di legno dolce, quando sono sommersi, si piegano sotto l’azione della corrente, riducendo quindi la resistenza al deflusso. Una regola empirica applicata per i popolamenti vegetali, che solo parzialmente non sono attraversati dalla corrente, consiste nel sottrarre dalla sezione di deflusso almeno un terzo dell’altezza massima di sviluppo.

Qualora invece dovessero esserci casi di esemplari vegetali isolati (p.e. un tronco d’albero) avvolti, ma non completamente sommersi dalla corrente, basta procedere sottraendo la relativa superficie dalla sezione di deflusso efficace.

Questi elementi non costituiscono argomenti utili nella determinazione del contorno bagnato. Infine, prima di concludere, va valutata la condizione di filari continui di alberi e arbusti rigidi, gli stessi, disposti a breve distanza, non possono essere attraversati dalla corrente e quindi devono essere necessariamente estraniati dalla sezione di deflusso.

Quanto finora espresso, potrebbe essere tranquillamente contemplato dall’adozione della legge 183/89 relativa alle fasce di pertinenza fluviale, cioè quelle aree territoriali all’interno delle quali è possibile realizzare interventi necessari ad incrementare la naturalità del corso d’acqua, al fine di recuperarne l’originaria funzione di corridoio ecologico per regolare a regime i deflussi fluviali, anche i più estremi utilizzando interventi il più possibile naturali.

 

Maurizio Giardina

 


 

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