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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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LA SCUOLA COME PROGETTO DI VITA:

LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE EMOTIVO-RELAZIONALI DELLO STUDENTE

 

di Tiziano Lorenzo Vezzoli

 

Per questo  nostro lavoro partiamo da una constatazione. Ciascuno di noi è portato a sviluppare,  all'interno del gruppo sociale di riferimento, una rete di relazioni che lo sostenga e lo porti a raggiungere risultati sempre maggiori nella performance lavorativa.

Questa stessa performance, tuttavia, non si limita e non si esaurisce unicamente nello svolgere il compito assegnato all'interno della cornice definita dalla posizione professionale di ciascuno (tempi, competenze, mezzi finanziari, risorse umane), ma comprende anche, fondamentalmente, il metodo con cui si è raggiunto il risultato previsto e il clima relazionale che ciascuno di noi è stato in grado di creare e di sostenere mentre era impegnato nell'eseguire il compito assegnatogli. 

Partiamo da questo  abbrivio per portare la nostra navigazione e il nostro discorso un poco oltre. Il gruppo classe costituisce, soprattutto per gli studenti che passano da un percorso formativo a quello di grado superiore, un momento in cui viene a rinascere e a ricostituirsi una micro-società con un clima relazionale e dinamiche di interazione emotiva ben definite, dalle caratteristiche in partenza già misurabili. Infatti una parte della progettualità didattica dei docenti è rivolta fin dall'inizio, per evitare fraintendimenti nelle relazioni fra i gruppi dei pari, nell'insegnare che è necessario saper leggere le emozioni dei compagni e riconoscere le conseguenze delle proprie azioni sullo stato emotivo dei compagni stessi.

La scuola si struttura, dunque, come una micro-società in cui gli studenti vengono a vivere una parte rilevante della lavoro vita, a contatto quotidiano con i compagni, con il personale docente e non docente, così che questo ambiente diviene il campo principale in cui raggiungere, da parte dello studente, il consolidamento delle competenze relazionali  già possedute e l'acquisizione di quelle non pienamente espresse.

Il primo passo di un progetto che possa raggiungere il pieno successo nella costruzione di queste competenze sta nella scelta dei genitori: questi possono attivarsi per conoscere l'offerta formativa dell'istituto in cui ripongono una fiducia di massima, così da arrivare a un'iscrizione non casuale, ma consapevole e cosciente, da condividere con il proprio figlio.

Talvolta, nella scelta dell'istituto scolastico, possono fornire un contributo rilevante anche le competenze che il dirigente o ciascuno dei docenti esprime nel campo del volontariato, dello studio e della ricerca in associazioni professionali e gruppi locali, anche al di fuori del contesto strettamente scolastico. 

Se conosciuto a livello cittadino, il lavoro del docente può confermare le famiglie nella scelta della scuola a cui rivolgersi e fornire un'ulteriore conferma della validità per la decisione maturata personalmente.

Partendo da queste premesse, la chiave per costruire un percorso formativo di successo si concretizza successivamente nella capacità (sia da parte dei genitori che dei docenti) di creare e sostenere un clima positivo di condivisione delle informazioni, di confronto e dialogo, ciascuno per la propria parte, in modo che lo studente sappia che gli è preclusa la possibilità di manipolare le comunicazioni scuola-famiglia e di fomentare ad arte eventuali reciproche incomprensioni.

Infatti, successivamente alla scelta dei genitori di aderire al progetto formativo di un istituto, si attiva il  lavoro dei docenti che progettano le classi, forti dei colloqui informativi con i docenti del precedente ciclo di  istruzione, arrivando a formare nominalmente i gruppi di apprendimento. I passi più importanti per la costruzione di un progetto che supporti le competenze emotive e relazionali degli studenti iniziano dunque ben prima dell'apertura dell'anno scolastico. La creazione delle classi  si rivela come un momento fondante per la progettazione di un clima positivo di lavoro, che consenta l'armonizzazione dei livelli di apprendimento degli studenti e anche le capacità di relazione degli stessi, che devono potersi amalgamare per permettere la progettazione,  da parte del docente, di un piano educativo valido ed efficace.

Ora veniamo alle aspettative dello studente.

Dopo che per lui hanno lavorato i genitori e i docenti, lo studente entra in classe colmo di aspettative e di esigenze. Egli nei primi giorni di scuola viene introdotto nel gruppo classe con attività ludiche, non strettamene competitive o legate a una valutazione formale, che gli consentano di conoscere i compagni e di interagire positivamente con essi.

 Il clima emotivo e relazionale all'interno del gruppo classe, che viene sostenuto dall'atteggiamento di franchezza, apertura e disponibilità del docente, guidato dalla progettualità elaborata dal consiglio di  classe e supportato  dall'ambiente familiare,  porta al pieno disvelamento delle attitudini  e delle specifiche capacità dello studente. Questi talenti emergono già quando gli studenti mostrano di saper leggere le emozioni dei compagni e di corrispondere alle richieste che  tali emozioni implicano (accettazione, rispetto, valorizzazione dei tratti di personalità, etc.). Tuttavia, nel caso avvenga che una classe concentri e raccolga in un unico gruppo di apprendimento un numero eccessivamente elevato di studenti che manifestano bisogni eccezionali di attenzione (ad esempio con comportamenti verbali e azioni non rispettose delle regole condivise), può avvenire che  gli altri studenti arrivino a una demotivazione nello studio e nel lavoro didattico, in  quanto chi insegna appare ai loro occhi completamente assorbito dalla gestione delle richieste di attenzione che vengono costantemente a lui proposte dagli studenti con bisogni educativi speciali. Un aiuto in questo ambito può venire dalla famiglia: il vissuto scolastico percepito come non positivo da parte dello studente deve trovare modalità di espressione sia verso i docenti che verso il personale psicopedagogico dell'istituto (ove esista) e, in primo luogo, verso la famiglia che coopera, con la scuola, per l'efficace risultato formativo ed educativo dei ragazzi.

Il frutto di questa cooperazione non tarderà ad arrivare. Gli studenti di oggi saranno i cittadini  di domani che, portati a vivere in contesti sociali con persone che hanno idee e personalità diverse dalla loro, avranno sviluppato e rafforzato già in età scolare le competenze emotive e di relazione. E' nella classe che lo studente fa una prima esperienza di ciò che è diverso da sè. Questo anche perché il giovane dovrà, presto o tardi, spiccare il volo dal nido familiare in cui nasce, per conquistare il proprio ruolo  nel mondo della società degli adulti.   

(T.L.V.)


DIDATTICA CON IL FANTASMA:

PROPOSTE PER UNA VISITA AL MONASTERO DELL'ASSUNTA DI CAIRATE (VARESE) E OSSERVAZIONI SUL PROGETTO DI FRUIZIONE TURISTICA ATTIVATO DALLA PRO LOCO  IN CONVENZIONE CON PROVINCIA E COMUNE

di Tiziano Lorenzo Vezzoli 

 

Per chi lavora come guida o operatore didattico in un complesso storico-naturalistico, la capacità di accoglienza e di relazione con i turisti resta la chiave professionale di maggiore importanza. Il visitatore occasionale e lo studioso, infatti, tornano a visitare con maggiore piacere quel luogo in cui il personale addetto alla accoglienza non è solo tecnicamente preparato ma è in grado di comunicare un amore sincero per il proprio territorio. In questo nostro lavoro ci occupiamo nello specifico del complesso del monastero dell'Assunta a Cairate, in provincia di Varese, dove abbiamo riconosciuto nei volontari che vi lavorano una piena corrispondenza con il profilo appena delineato.

A Cairate, infatti, l'informazione ai visitatori è gestita dai soci della locale Pro loco (tramite una convenzione con Comune e Provincia) che prestano la propria opera, nei fine settimana, gratuitamente. Storicamente, il monastero di Cairate è posto su un'importante linea direttrice che attraversa il Contado del Seprio, come testimoniato dalla leggenda secondo cui nel monastero avrebbe dormito Federico Barbarossa che, rimasto insonne a causa di rumori durante la notte, avrebbe perso la battaglia di Legnano.

Secondo un'altra tradizione, suffragata quest'ultima da documenti storici, fu la longobarda Manigunda, nobile della corte regale di Pavia, colei che fondò il monastero nel 737 dopo essere guarita da una malattia ai reni grazie a una sorgente miracolosa posta nella vicina Fagnano Olona (vi è ancora una festa che ricorda il fatto miracoloso). Grazie a Manigunda, dunque, il monastero venne dotato di vaste proprietà fra cui vari mulini posti sul fiume Olona e, nel tempo, si arricchì ulteriormente con le risorse economiche ottenute dall'unione con il monastero di San Pancrazio in Villadosia, frazione di Casale Litta. Dunque, si è intitolato questo lavoro "Didattica con il fantasma". Abbiamo accennato ad alcune leggende circa il cenobio dove avrebbe dormito il Barbarossa; vediamo ora di svelarne altre che chiunque, recandosi presso il monastero, può conoscere direttamente dalla voce dalle guide. 

Ma andiamo con ordine.

Secondo una prima leggenda, presso le mura del monastero che un tempo era circondato da un fossato a mo' di difesa, sarebbe nascosto in una zona ancora non identificata uno dei pulcini della famosa "Chioccia con pulcini" in argento dorato, capolavoro dell'oreficeria longobarda. La tradizione ha legato indissolubilmente quest'opera - visibile al Museo del Duomo di Monza - alla figura di Teodolinda, regina dei Longobardi, anche attraverso una lettura simbolica del manufatto che porta a interpretare la chioccia come immagine  religiosa e spirituale. In ogni caso, la leggenda ci attesta il legame fra Cairate e Pavia.

Infatti,  poiché Manigunda apparteneva alla corte dei Longobardi che aveva sede a Pavia, il suo monastero dipendeva direttamente dal Vescovo di Pavia e non da quello di Milano. Dicevamo di altre leggende: alcune hanno avuto una notevole diffusione fra il pubblico anche nelle ultime settimane.

Ebbene, secondo quanto riferiscono alcuni  articoli di stampa (e anche una testimonianza fotografica!)  il fantasma della nobile Manigunda sarebbe comparso a chi nel monastero sta attualmente lavorando per il suo restauro (http://www.video.mediaset.it/video/mistero/full/308373/puntata-del-21-giugno.html#tf-s1-c1-o3-p2 h. 01:03 dall'inizio del filmato). Infatti, solo nel 1976 e poi nel 1986 le diverse proprietà del Chiostro, prima frazionate, si sono ricongiunte in  unità, ciò che ha consentito i lavori di restauro e  nuovi studi sugli affreschi di Aurelio Luini con a tema la vita delle Vergine.

Proprio in questi ultimi tempi il monastero è stato oggetto di un restauro conservativo che culminerà  con la prossima apertura – in loco -  della nuova sede comunale e della biblioteca civica.

Dunque, il fantasma sarebbe apparso in occasione di questi lavori a un operaio che ne avrebbe tratto la fotografia diffusa sui giornali e sul web.

A onor del vero, l'apparizione del  fantasma non ha stupito molto i Cairatesi in quanto, a detta di alcuni, già in precedenza Manigunda sarebbe apparsa a una coppia di neo-sposi (scherzo di goliardi?) in visita al monastero. 

In conclusione, sia che si parteggi per il fantasma oppure no (cf. anche l'articolo di M. Sgarella "La foto del fantasma di Manigunda è un falso"  in www3.varesenews.it/saronno_tradate/articolo.php?id=236969 del 18-06-2012), con l'imponente restauro conservativo ormai pressoché ultimato da parte di Provincia e Comune, considerando anche la possibilità di fruire di un valido  accompagnamento da parte dei soci della Pro loco, la visita al monastero si qualifica come una meta nel Varesotto che merita particolare attenzione.

Da ultimo, anche il modello di convenzione stipulato fra la Pro Loco (le Pro loco sono definite dal Testo Unico della Regione Lombardia sul turismo L.R. n. 15 del 16.07.2007  art.15 come "Associazioni locali... che svolgono la propria attività di valorizzazione delle realtà e delle potenzialità turistiche, naturalistiche, culturali, storiche, sociali ed enogastronomiche dei luoghi in cui operano"), la Provincia e il Comune, che consente la fruizione del complesso monastico da parte dei turisti nel fine settimana, si dimostra un documento da studiare anche da parte di altre associazioni che, magari nate da poco, desiderano creare progetti per la valorizzazione di siti o monumenti collocati nel territorio di loro pertinenza.

Ecco il passo che definisce, nello  specifico, gli obiettivi della collaborazione fra i diversi partner del progetto: "tutelare e salvaguardare il  patrimonio artistico e gli spazi messi a disposizione dagli enti locali; sviluppare iniziative volte alla valorizzazione e conoscenza del monastero con interventi finalizzati a una migliore fruizione di tale patrimonio con iniziative ricreative, culturali, religiose o sociali; rendere fruibile il monastero con l'ausilio di operatori addetti alla informazione e alla sorveglianza e anche tramite visite guidate" (art.2).

Dunque, attendiamo che chi si recherà a Cairate e seguirà un percorso guidato da parte dei volontari ci faccia sapere quanto prima, per aggiornare con un ulteriore capitolo la vicenda, nel caso faccia conoscenza con il fantasma di Manigunda, principessa longobarda. 

 

Tiziano Lorenzo Vezzoli


 

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