Le analisi delle
caratteristiche chimiche e microbiologiche dell’acqua permettono di
stabilirne con precisione i parametri di qualità
Bere l'acqua
del rubinetto in Italia è una scelta sicura oppure comporta dei rischi
per la salute?
di Lucia Gesi
L’accesso all’acqua
potabile è un diritto umano fondamentale, sancito dalle Nazioni Unite e
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In Italia il decreto
legislativo del 23 febbraio 2023, n. 18 sulla qualità delle acque
destinate al consumo umano garantisce l’accesso universale all’acqua
potabile.
Nel caso in cui, per
specifiche circostanze, fossero necessarie restrizioni d’uso delle acque,
la legislazione prevede che i cittadini ne vengano tempestivamente
informati, e che il gestore e le autorità provvedano a ripristinare
tempestivamente la qualità delle acque, fornendo, nel contempo, ai
consumatori interessati approvvigionamenti alternativi (per esempio
autobotti) in quantità e qualità adeguate al consumo umano.
I dati indicano che
l'acqua del rubinetto in Italia è conforme, nella maggior parte dei casi,
agli standard di qualità previsti dalla legge.
Dal primo rapporto,
condotto del Centro nazionale per la sicurezza delle acque (Censia)
dell’Istituto superiore di sanità (ISS),tra il 2020 e il 2022, si è
evinto che la percentuale media nazionale di conformità è del 99,1 %,
l'indagine è stata svolta su 2,5 milioni di campioni raccolti in 18
Regioni.
Le analisi delle
principali caratteristiche chimiche e microbiologiche dell’acqua sono
numerose e permettono di stabilirne con precisione i parametri di
qualità. Nel 2017, con decreto del Ministero della Salute, è stata
stabilita l’implementazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA) con
l'obiettivo di prevenire i rischi inerenti l'acqua potabile; ciò è reso
possibile effettuando copiosi controlli che avvengono lungo tutta la
catena
dell’approvvigionamento, dalla captazione fino al contatore di utenza.
Per quanto riguarda la
frequenza dei controlli e i punti di prelievo, questi sono stabiliti in
base ai volumi d'acqua distribuita, alla popolazione servita, allo stato
di reti e infrastrutture e alle caratteristiche peculiari delle fonti
locali.
Sul sito del proprio
gestore idro potabile o dell'azienda sanitaria locale sono disponibili
informazioni specifiche sulle caratteristiche delle acque e i risultati
dei controlli. Inoltre, sulla base delle nuove normative emanate dal
Ministero della Salute entro il 2026 sarà disponibile ai cittadini una
piattaforma nazionale digitale denominata “Anagrafe territoriale
dinamica delle acque potabili (ANTeA)”, grazie alla quale potranno
accedere a molte altre informazioni relative alle caratteristiche
chimico-fisiche delle acque distribuite nelle aree di loro interesse, ai
piani di sicurezza dell’acqua e ai controlli da parte dei gestori
idro-potabili e delle ASL.
Sarà il Centro Nazionale
per la Sicurezza delle Acque, istituito presso l’Iss che, tra gli altri
compiti, gestirà anche la raccolta e l’analisi di tali dati.
L’acqua contiene molte
sostanze chimiche, per esempio il boro, il selenio, il fluoro, il cromo,
il rame, il calcio, il magnesio, lo iodio, il potassio: rimuoverle
significherebbe rimuovere l'apporto di elementi essenziali per la nostra
salute.
Per quanto riguarda il
calcio, ne va ridotta l'assunzione se è un medico a prescriverlo, esso
aiuta a prevenire molte malattie, come l’osteoporosi. Il consiglio di
utilizzare acque leggere o oligominerali al posto dell’acqua del
rubinetto per evitare la calcolosi renale non è giustificato da evidenze
scientifiche. In ogni caso la normativa vigente garantisce che le
sostanze chimiche potenzialmente dannose non superino i livelli che
potrebbero comportare un rischio.
La quantità di sali
presenti per litro d’acqua espressi in milligrammi rappresenta il
residuo fisso dell’acqua, il suo valore si ottiene facendo evaporare un
litro d’acqua e in seguito pesando i sedimenti che rimangono.
Le acque con residuo
fisso al di sotto dei 500 mg/l sono ritenute adatte per essere consumate
quotidianamente.
Bere acqua di rubinetto
rappresenta un’azione virtuosa di tutela dell’ambiente: aiuta a ridurre
la produzione di rifiuti plastici e il consumo di energia per il
trasporto, la distribuzione e lo smaltimento delle bottiglie. Bere acqua
inbottigliata, invece, è una scelta non solo più costosa, ma espone
anche all’ingerimento di microplastiche rilasciate dai contenitori in
plastica.
Lo confermano numerosi
studi, tra cui quello condotto nel 2024 tra la Columbia University e la
Rutgers University, pubblicato su Proceedings of the National
Academy of Sciences, che ha individuato circa 240.000 frammenti di
plastica per litro di acqua in bottiglia, contando anche i nanoframmenti.
Anche se l'acqua del
rubinetto in Italia è generalmente sicura, è importante verificare
periodicamente lo stato delle tubature, in quanto se vecchie possono
introdurre contaminanti nel flusso dell'acqua. In caso di problemi,
bisogna valutare la sostituzione delle tubature o l'installazione di un
depuratore.
È importante evitare il
più possibile di sprecare l'acqua distribuita nelle nostre case,
adottando buone regole di comportamento, quali: applicare ai rubinetti
riduttori di flusso, sono piccoli dispositivi da applicare direttamente
sulle utenze domestiche che riducono la portata del getto d’acqua;
controllare sempre che i rubinetti siano ben chiusi dopo averli
utilizzati; riparare subito eventuali perdite; usare lavatrici e
lavastoviglie sempre a pieno carico; chiudere il rubinetto centrale,
ogni qual volta che si abbia intenzione di passare un periodo più o meno
lungo fuori casa; per il lavaggio di alimenti o piatti è bene usare
contenitori, e non il getto diretto, per evitare gli sprechi.
In conclusione, bere
l'acqua del rubinetto in Italia non è solo una scelta sicura ma anche
sostenibile, e può contribuire positivamente alla salute.
(Lug.2025)
Lucia Gesi
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