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DIESEL GATE, E' L'ORA DEI CONTI
> SICURI
CHE L'AUTO ELETTRICA SIA COSI' ECOLOGICA
> IL
MECCANICO DI FIDUCIA
di Giovanni
Minieri
Tutti
ricorderete lo scandalo delle emissioni truccate dalla Volkswagen dello
scorso anno. Titoli di giornali in prima pagina e i telegiornali che ne
davano la notizia in apertura. Ecco che arriva l’ora dei conti. La
perdita nel 2015 è stata di 1,6 miliardi di euro, mentre gli azionisti
si sono visti tagliare il dividendo del 97%. A parlare è
l’amministratore delegato di Wofsburg, Matthias Mueller: “Le attività
del gruppo Volkswagen sono in gran forma come mostrano
chiaramente i risultati dell'esercizio scorso al netto degli oneri
straordinari". Vediamo quanto di vero c’è in quest’affermazione. Il
risultato operativo risulta stabile a 12,8 miliardi di euro, è il netto
però che va in rosso dopo quello positivo del 2014 pari a 10,8 miliardi,
per la prima volta dal 1993. D’altro canto non poteva essere
diversamente dopo quanto successo. Inoltre tra cause perse, rimborsi e
richiami nelle officine, il conto del diesel gate è già arrivato a 16,2
miliardi, contro i 7 ottimisticamente preventivati, ma quella dei 16
miliardi è una cifra destinata a salire. Dal quartier generale della
casa tedesca si temeva un crollo delle vendite, da sempre infatti il
brand Volkswagen era associato all’idea non solo di affidabilità, ma
anche a quello di serietà e attenzione per le tematiche ambientali.
E se
l’affidabilità, dopo lo scandalo, era rimasta pressoché invariata, lo
stesso non si può dire per la serietà e l’ecologia, quando a settembre
la dirigenza della casa ha riconosciuto di aver manomesso il software
delle centraline dei motori di un milione di auto diesel al fine di
aggirare i test sui fumi di scarico. Comunque non mancano le iniziative
del gruppo per recuperare terreno e tentare di risollevarsi dalle
ceneri, nota positiva, ad esempio, è l’accordo con le autorità
statunitensi che prevede il risarcimento di 500.000 acquirenti americani
con il riacquisto delle auto oppure la sostituzione della centralina
modificata. E’ però ancora presto per una valutazione oggettiva dei
costi che dovrà sostenere il gruppo Volkswagen dopo lo scandalo. Sono
ancora in corso diverse indagini svolte proprio negli Stati Uniti, che
non si concluderanno prima di quest’anno. Senza contare le 8 milioni di
auto richiamate in Europa, un numero talmente alto che sta creando non
pochi problemi alla rete dei concessionari della casa di Wolfsburg. E
sembra non ci sia pace neanche per le altre case automobilistiche.
Tant’è che VW
insieme a Mercedes e General Motors hanno richiamato 630.000 auto
vendute in Germania per problemi nei sensori del motore che verificano
le emissioni. Inoltre, ultime notizie danno per certa una indagine del
dipartimento di giustizia tedesco di nuovo su manomissioni del software
delle centraline dei motori stavolta però del gruppo Mercedes-Daimler,
che si affretta a smentire, ma a quanto pare non basta viste le perdite
in Borsa.
(G.M.)
SICURI CHE L'AUTO ELETTRICA SIA COSI' ECOLOGICA
Le
immatricolazioni delle auto elettriche hanno subito un’impennata negli
ultimi anni, complici un piano incentivi che rende molto più accessibili
auto prima molto costose, non solo ma anche il netto abbassamento dei
prezzi di listino. Tant’è che non è difficile trovare, soprattutto nelle
grandi città, quelle colonnine con tanto di presa che permette alle auto
elettriche di ricaricare le batterie, questo a conferma che incomincia a
circolare un discreto numero di auto ad alimentazione elettrica. I
motivi di questo incremento sono da ricercare anche in una nuova
sensibilità dell’automobilista verso l’ambiente. Alcuni studi
evidenziano quanto siano importanti i dati relativi al consumo e
soprattutto all’inquinamento per un italiano che si appresta ad
acquistare un’auto.
Ecco, proprio
quest’ultimo punto sembra essere messo in dubbio da una recente ricerca.
Motivo del contendere non è tanto l’inquinamento dell’auto in sé,
piuttosto l’inquinamento prodotto nel ciclo della sua produzione.
Secondo la società di analisi Sanford C. Bernstein, la produzione di
auto elettriche dalle elevate prestazioni come la Tesla, può inquinare
più della produzione di una analoga auto alimentata a benzina. Cerchiamo
di capire meglio. Innanzitutto circoscriviamo geograficamente l’area
oggetto dello studio: Repubblica Popolare Cinese. Secondo questo studio,
negli ultimi anni, in quell’area c’è stato un aumento delle emissioni
inquinanti pari al 20%, ed il motivo è da ricercare proprio nelle auto
elettriche. Infatti per produrle e ricaricarle occorre energia elettrica
che ad Honk Kong viene prodotta per metà da centrali a carbone. Insomma,
per produrre energia pulita si ricorre alla più vecchia e inquinante
fonte energetica: il carbone. Sembra un paradosso, ma è proprio così.
Una coscienza improntata al salvaguardare l’ambiente dovrebbe spingere
le autorità locali ad investire nelle fonti energetiche rinnovabili come
il sole e il vento. Ed invece, secondo lo studio Bernstein, una Tesla
ModelS, una ibrida ad elevate prestazioni, che percorre 150.000 km,
produce CO2 pari a 4,4 tonnellate in più rispetto ad una Bmw 320i. il
dato è la risultante delle emissioni inquinanti dovute non solo alla
produzione dell’auto, ma anche alla fabbricazione delle batterie e alla
loro ricarica.
La risposta
di Tesla non si è fatta attendere. La casa costruttrice ha dichiarato
che le sue auto producono un inquinamento da CO2 che corrisponde alla
metà di un’auto con prestazioni analoghe.
A chi
credere? Di sicuro da oggi chi davvero tiene all’ambiente, dovrebbe
pensare in modo ecologico, rinunciando all’uso dell’auto, se non
strettamente necessaria, a favore dell’utilizzo dei mezzi pubblici e
della bici.
(G.M.)
IL MECCANICO DI
FIDUCIA
Inutile dirlo, le moto moderne sono quasi tutti
accidentemente belle. Forme sinuose, telai dalle forme ardite, fari a
led inseriti come gemme in code taglienti come lame, fari allo xeno che
di notte sembrano occhi che ti fissano con rabbia. Ma anche la più bella
delle moto può però prestare il fianco a quella che si direbbe
distrazione dell’ingegnere progettista che si è lasciato sfuggire la
plastica non proprio piacevole al tatto dei manicotti, oppure il
cavalletto posizionato in un posto difficile da raggiungere o ancora il
cupolino che ad alte velocità produce un fastidioso rumore. Ed è proprio
in questi casi che ci viene in aiuto una figura che, dopo quella del
concessionario che ci ha venduto la bimba, accompagna noi e la crescita
della due ruote: il meccanico.
Il nostro amico meccanico riesce a volte a risolvere quei
problemi generati da una progettazione che forse non ha tenuto conto
dell’aspetto pratico. Un esempio? Lo sportellino di una BMW RT 1200 Lc.
Una gran bella moto, una componentistica di primo livello, un
assemblaggio maniacale, e poi… quello sportellino proprio non ne vuole
sapere di chiudersi per bene. Sembra non aderire perfettamente. Ma
diamine, la moto è nuova. Allora si va di garanzia e si sostituisce lo
sportellino, ma il problema si ripresenta. E no, allora il problema è
proprio lo sportellino.
Ed è qui che interviene il meccanico dall’alto della sua
esperienza. Il problema è quella plastica che è soggetta a cedimento e
non riesce a tenere chiuso lo sportellino. La soluzione? Semplice,
almeno per il meccanico, quello bravo. Realizzare una copertura in
metallo che aderendo a quella di plastica, rende la chiusura perfetta!
Sembra quasi impossibile, ma il nostro meccanico,
semplicemente dando fondo alla sua creatività, è riuscito a risolvere
quello che progettisti pagati fior fiori di migliaia di euro, non hanno
saputo preventivare. E per giunta gratis, perché non è certo colpa del
centauro se l’ingegnere ha avuto una svista del genere.
E ce ne sono tantissimi di meccanici bravi sparsi in
tutta Italia, animati solo ed esclusivamente dalla passione per le moto
e per le auto. Pronti a sporcarsi le mani e ad aguzzare l’ingegno, per
porre un rimedio lì dove in fase di progettazione si è data importanza
alla forma, al materiale, alla componentistica, dimenticandosi che tutto
quello che viene montato su una moto e su un’auto deve essere prima di
tutto funzionale al suo scopo. Il meccanico di fiducia rappresenta
l’anello di congiunzione tra l’ingegnere progettista e il consumatore
finale e lavora affinché il cliente vada via pienamente soddisfatto e
tornando solo per ringraziare per il miracolo compiuto.
Giovanni Minieri |