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Anno XV num.3
Mag./Giu. 2016

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> DIESEL GATE, E' L'ORA DEI CONTI

> SICURI CHE L'AUTO ELETTRICA SIA COSI' ECOLOGICA

> IL MECCANICO DI FIDUCIA

di Giovanni Minieri

 

Tutti ricorderete lo scandalo delle emissioni truccate dalla Volkswagen dello scorso anno. Titoli di giornali in prima pagina e i telegiornali che ne davano la notizia in apertura. Ecco che arriva l’ora dei conti. La perdita nel 2015 è stata di 1,6 miliardi di euro, mentre gli azionisti si sono visti tagliare il dividendo del 97%. A parlare è l’amministratore delegato di Wofsburg, Matthias Mueller: “Le attività del gruppo Volkswagen sono in gran forma come mostrano chiaramente i risultati dell'esercizio scorso al netto degli oneri straordinari". Vediamo quanto di vero c’è in quest’affermazione. Il risultato operativo risulta stabile a 12,8 miliardi di euro, è il netto però che va in rosso dopo quello positivo del 2014 pari a 10,8 miliardi, per la prima volta dal 1993. D’altro canto non poteva essere diversamente dopo quanto successo. Inoltre tra cause perse, rimborsi e richiami nelle officine, il conto del diesel gate è già arrivato a 16,2 miliardi, contro i 7 ottimisticamente preventivati, ma quella dei 16 miliardi è una cifra destinata a salire. Dal quartier generale della casa tedesca si temeva un crollo delle vendite, da sempre infatti il brand Volkswagen era associato all’idea non solo di affidabilità, ma anche a quello di serietà e attenzione per le tematiche ambientali.

E se l’affidabilità, dopo lo scandalo, era rimasta pressoché invariata, lo stesso non si può dire per la serietà e l’ecologia, quando a settembre la dirigenza della casa ha riconosciuto di aver manomesso il software delle centraline dei motori di un milione di auto diesel al fine di aggirare i test sui fumi di scarico. Comunque non mancano le iniziative del gruppo per recuperare terreno e tentare di risollevarsi dalle ceneri, nota positiva, ad esempio, è l’accordo con le autorità statunitensi che prevede il risarcimento di 500.000 acquirenti americani con il riacquisto delle auto oppure la sostituzione della centralina modificata. E’ però ancora presto per una valutazione oggettiva dei costi che dovrà sostenere il gruppo Volkswagen dopo lo scandalo. Sono ancora in corso diverse indagini svolte proprio negli Stati Uniti, che non si concluderanno prima di quest’anno. Senza contare le 8 milioni di auto richiamate in Europa, un numero talmente alto che sta creando non pochi problemi alla rete dei concessionari della casa di Wolfsburg. E sembra non ci sia pace neanche per le altre case automobilistiche.

Tant’è che VW insieme a Mercedes e General Motors hanno richiamato 630.000 auto vendute in Germania per problemi nei sensori del motore che verificano le emissioni. Inoltre, ultime notizie danno per certa una indagine del dipartimento di giustizia tedesco di nuovo su manomissioni del software delle centraline dei motori stavolta però del gruppo Mercedes-Daimler, che si affretta a smentire, ma a quanto pare non basta viste le perdite in Borsa.

(G.M.)


SICURI CHE L'AUTO ELETTRICA SIA COSI' ECOLOGICA

Le immatricolazioni delle auto elettriche hanno subito un’impennata negli ultimi anni, complici un piano incentivi che rende molto più accessibili auto prima molto costose, non solo ma anche il netto abbassamento dei prezzi di listino. Tant’è che non è difficile trovare, soprattutto nelle grandi città, quelle colonnine con tanto di presa che permette alle auto elettriche di ricaricare le batterie, questo a conferma che incomincia a circolare un discreto numero di auto ad alimentazione elettrica. I motivi di questo incremento sono da ricercare anche in una nuova sensibilità dell’automobilista verso l’ambiente. Alcuni studi evidenziano quanto siano importanti i dati relativi al consumo e soprattutto all’inquinamento per un italiano che si appresta ad acquistare un’auto.

Ecco, proprio quest’ultimo punto sembra essere messo in dubbio da una recente ricerca. Motivo del contendere non è tanto l’inquinamento dell’auto in sé, piuttosto l’inquinamento prodotto nel ciclo della sua produzione. Secondo la società di analisi Sanford C. Bernstein, la produzione di auto elettriche dalle elevate prestazioni come la Tesla, può inquinare più della produzione di una analoga auto alimentata a benzina. Cerchiamo di capire meglio. Innanzitutto circoscriviamo geograficamente l’area oggetto dello studio: Repubblica Popolare Cinese. Secondo questo studio, negli ultimi anni, in quell’area c’è stato un aumento delle emissioni inquinanti pari al 20%, ed il motivo è da ricercare proprio nelle auto elettriche. Infatti per produrle e ricaricarle occorre energia elettrica che ad Honk Kong viene prodotta per metà da centrali a carbone. Insomma, per produrre energia pulita si ricorre alla più vecchia e inquinante fonte energetica: il carbone. Sembra un paradosso, ma è proprio così. Una coscienza improntata al salvaguardare l’ambiente dovrebbe spingere le autorità locali ad investire nelle fonti energetiche rinnovabili come il sole e il vento. Ed invece, secondo lo studio Bernstein, una Tesla ModelS, una ibrida ad elevate prestazioni, che percorre 150.000 km, produce CO2 pari a 4,4 tonnellate in più rispetto ad una Bmw 320i. il dato è la risultante delle emissioni inquinanti dovute non solo alla produzione dell’auto, ma anche alla fabbricazione delle batterie e alla loro ricarica.

La risposta di Tesla non si è fatta attendere. La casa costruttrice ha dichiarato che le sue auto producono un inquinamento da CO2 che corrisponde alla metà di un’auto con prestazioni analoghe.

A chi credere? Di sicuro da oggi chi davvero tiene all’ambiente, dovrebbe pensare in modo ecologico, rinunciando all’uso dell’auto, se non strettamente necessaria, a favore dell’utilizzo dei mezzi pubblici e della bici.     

(G.M.)


IL MECCANICO DI FIDUCIA

Inutile dirlo, le moto moderne sono quasi tutti accidentemente belle. Forme sinuose, telai dalle forme ardite, fari a led inseriti come gemme in code taglienti come lame, fari allo xeno che di notte sembrano occhi che ti fissano con rabbia. Ma anche la più bella delle moto può però prestare il fianco a quella che si direbbe distrazione dell’ingegnere progettista che si è lasciato sfuggire la plastica non proprio piacevole al tatto dei manicotti, oppure il cavalletto posizionato in un posto difficile da raggiungere o ancora il cupolino che ad alte velocità produce un fastidioso rumore. Ed è proprio in questi casi che ci viene in aiuto una figura che, dopo quella del concessionario che ci ha venduto la bimba, accompagna noi e la crescita della due ruote: il meccanico.

Il nostro amico meccanico riesce a volte a risolvere quei problemi generati da una progettazione che forse non ha tenuto conto dell’aspetto pratico. Un esempio? Lo sportellino di una BMW RT 1200 Lc. Una gran bella moto, una componentistica di primo livello, un assemblaggio maniacale, e poi… quello sportellino proprio non ne vuole sapere di chiudersi per bene. Sembra non aderire perfettamente. Ma diamine, la moto è nuova. Allora si va di garanzia e si sostituisce lo sportellino, ma il problema si ripresenta. E no, allora il problema è proprio lo sportellino.

Ed è qui che interviene il meccanico dall’alto della sua esperienza. Il problema è quella plastica che è soggetta a cedimento e non riesce a tenere chiuso lo sportellino. La soluzione? Semplice, almeno per il meccanico, quello bravo. Realizzare una copertura in metallo che aderendo a quella di plastica, rende la chiusura perfetta!

Sembra quasi impossibile, ma il nostro meccanico, semplicemente dando fondo alla sua creatività, è riuscito a risolvere quello che progettisti pagati fior fiori di migliaia di euro, non hanno saputo preventivare. E per giunta gratis, perché non è certo colpa del centauro se l’ingegnere ha avuto una svista del genere.

E ce ne sono tantissimi di meccanici bravi sparsi in tutta Italia, animati solo ed esclusivamente dalla passione per le moto e per le auto. Pronti a sporcarsi le mani e ad aguzzare l’ingegno, per porre un rimedio lì dove in fase di progettazione si è data importanza alla forma, al materiale, alla componentistica, dimenticandosi che tutto quello che viene montato su una moto e su un’auto deve essere prima di tutto funzionale al suo scopo. Il meccanico di fiducia rappresenta l’anello di congiunzione tra l’ingegnere progettista e il consumatore finale e lavora affinché il cliente vada via pienamente soddisfatto e tornando solo per ringraziare per il miracolo compiuto.

 

Giovanni Minieri

 


 

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