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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Megara  Hyblea: la città che dorme tra gli stabilimenti industriaLI

 

di Renato Santoro

 

La ex statale 114 o orientale sicula ci guida da Catania  verso Siracusa fino in prossimità di Augusta,  la segnaletica stradale non è molto chiara proseguiamo,fin quando troviamo un segnale stradale divelto che ci indica  di svoltare a sinistra  per raggiungere Megara .

Addentrandosi nella campagna ricca di alberi di ulivo ,meta orgogliosa dei  cittadini di Augusta negli anni 60e 70 per le scampagnate del lunedì di  pasqua e del primo maggio. La  campagna si presenta con qualche piccola casetta  rurale, un  ponticello dei  primi anni del novecento che stenta a rimanere in  piedi, un parcheggio approssimativo  per i visitatori . Una  strada sterrata ci porta lungo un viale alberato a sinistra una discarica , nelle vicinanze di una piccola insenatura elettrodomestici dismessi dall’incuria dell’uomo,qualche metro e a destra  di  fronte un  cancello un insegna che  ci dà il benvenuto, “Megara VIII a.c”. Vicino l’ingresso una casa  restaurata nel tempo, sede del custode con un  piccolo antiquarium. Il percorso non ha

 una segnaletica definita con informazioni da seguire,solo  qualche paletto ,ma il visitatore prende confidenza  con  il luogo è viene colpito  dalla importanza strategica del nucleo abitativo. Continuando senza una corretta direzione, nel silenzio del sito giacente da molti secoli si sente il pulsare delle industrie che la circondano. L’atmosfera è interrotta dal fischio di un treno.

Le vecchie vestigia di Megara sono difese dai grandi colossi industriali , la raffineria Esso, la Sasoile la cementeria Buzzi Unicem. Si intravede  tra  le sterpaglie qualche paletto verde e arancione ,una guida tascabile ci dice che l’Ecole Francaise di Roma  negli anni70 compi un importante scavo

indicando con il colore arancione la città arcaica e con il verde la città ellenistica , la chiara lettura è di una città distrutta varie volte nei secoli e ricostruita, ma di notevole importanza.

 

Ci avviciniamo nel lembo di terra adiacente  il porto greco,grande  orgoglio dei cittadini megaresi, ricco e pescoso il suo mare, testimonianza i numerosi uncini esposti nel museo regionale di Siracusa. Oggi acque fetide e inquinate e con evidente moria di  pesci che galleggiano nell’acqua.

Nel porto molte petroliere ormeggiate e qualche vecchia carretta  abbandonata, una scia di liquami.

Megara si affacciava nel mar Ionio con un tempietto greco dedicato ad Hera. Oggi solo qualche traccia di colonne doriche, ma nessuna indicazione per erudire il visitatore sprovvisto di guida.

Seguendo il colore  arancione e verde, ci troviamo a quello  che era il portico con il suo colonnato le strade si dipartono da li ,iniziano i primi edifici .Un sistema termale,  evidenti le tessere policromiche sbiadite dagli agenti atmosferici  ,annerite da solventi e  inquinanti. Il sistema termale è di notevole importanza e da un esempio di distribuzione  e riscaldamento delle acque negli ambienti, ma attorno erbaccia essiccata dal sole siciliano. Un complesso di case attiguo ,con un numero considerevole di vani con cisterna e silos per la raccolta  del grano. Megara era famosa nella antichità per l’abbondanza dei suoi campi  e per il buon  miele degli iblei citato da Virgilio.

Oggi  i campi sono  occupati dall’industria ,qualche centinaia di operai lavorano li. Molti di essi quando il sole è cocente si recano nell’ora di pausa  a consumare il loro pasto, raccogliendo i capperi che emergono dalla rovine. Megara si presenta anche con le sue necropoli, dove famosi archeologi fecero delle scoperte  eccezionali un Kuros, una divinità madre che allatta due gemelli come se indicasse la integrazione dei siculi e dei greci sotto un'unica terra che nutre  i suoi figli,vasi,anfore,corredi funerari e sarcofagi. Tutto questo fu scoperto, quando si  spianava il terreno per l’insediamento industriale e per costruire la rete ferrata..Alcune fonti letterarie ci parlano di un fiume Alabone che si riversava nel mare ,che le sue acque erano fertili per i campi . Il piccolo fiume esiste ma è ridotto un letamaio da materiale edilizio dismesso, e da qualche carcassa di  motorino o bicicletta. Megara dorme ricordando le sue gesta contro Siracusa.

 

 

 

 

 

Lamis l’ecista  fondatore ne fece un territorio fertile e città di scambi di  merci : miele,formaggi,cereali e lana. Si macinava il grano. Proseguendo  il percorso che dal portico va verso   il pianoro che scende a mare si intravede una costruzione ad angolo dove una fabbrica  produceva  statue votive. Si racconta che le  sue statuette erano pregiate per la manifattura  e la buona qualità dell’argilla. Ora questo edificio è silente in una desolata decadenza.

Guardando il cielo siciliano in questo spazio non  si coglie il blu ,ma tratti di intenso bianco e grigio dai fumi incessanti delle ciminiere nei dintorni. Smog,Smog,Smog diremmo all’inglese.

 

La città dorme nei caldi pomeriggi d’estate e nei freddi giorni di inverno,qualche fiore di primavera, ma Megara non dimentica l’assedio dei siracusani, degli ateniesi, e cartaginesi..Il suo territorio nato dalle rovine, ha  visto altre civiltà affacciarsi cambiando il suo volto i bizantini  e la distruzione  da parte degli arabi: La città decantata da Diodoro siculo,TitoLivio,Virgilio,Cicerone e Plutarco, non sorride più . Il suo triste destino è stato segnato dalla storia e dal progresso,l’uomo la ha creata , resa importante ,ma distrutta  ,ha preso i suoi campi fertili, il suo mare pescoso.

Girando a sinistra dopo le  terme per una strada larga 5 metri circa troviamo il tribunale ,i notabili della città sedevano li ,i consiglieri saggi i protonei ,coloro che decidevano la vita politica e esercitavano la giustizia. Oggi le loro voci incessanti suonerebbero senza effetto alla  richiesta di ridateci il territorio e il  suo splendore. Il  rumore di una ciminiera rimbomba nelle orecchie ,il suo fumo fetido si sparge nell’aria si diffonde in  un attimo, un altro treno passa.

I finestrini delle vetture sono chiusi per l’odore nauseabondo.

Lasciamo il sito archeologico  un attimo per vedere all’esterno le sue mura ,qui incontriamo i  Colossi. Sono li  imponenti ci guardano fissi ,sbuffano.

A destra o a sinistra avvolgono la città la racchiudono, la soffocano. Ci allontaniamo per  non essere investiti  dalle esalazioni dei gas.

Lasciamo la campagna di  Megara ,ci voltiamo rapidamente si scorge il porto di Augusta ,il suo Bacino  è intensificato da navi di piccolo ,medio e grande cabotaggio. Le prime luci della sera si accendono, Megara è spenta, solo i mostri  sono illuminati, sembrano divorare il passante .

Mi ricordo velocemente gli anni 70 al tempo dell’Austerity  viaggiavamo con le nostre biciclette qualche industria ancora non c’era li,si andava a Megara per la scampagnata e raccogliere qualche conchiglia nella piccola insenatura .Oggi tutto cio ,è rimasto nella mente di Carmelo,Giovanni,Franco,Salvo,Nicola,e molti altri come me che ricordano il campetto vicino il ponticello dove si giocava  a pallone..Megara dormi , ma resti  viva  nel vissuto di tanti giovani che durante le uscite scolastiche  ti abbiamo conosciuto e apprezzato per le cose che ci hai insegnato

 

Renato Santoro

 

 


 

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