Megara Hyblea: la città che dorme tra gli stabilimenti industriaLI
di Renato Santoro
La ex statale 114 o orientale sicula ci guida da Catania
verso Siracusa fino in prossimità di Augusta, la segnaletica stradale
non è molto chiara proseguiamo,fin quando troviamo un segnale stradale
divelto che ci indica di svoltare a sinistra per raggiungere Megara .
Addentrandosi nella campagna ricca di alberi di ulivo
,meta orgogliosa dei cittadini di Augusta negli anni 60e 70 per le
scampagnate del lunedì di pasqua e del primo maggio. La campagna si
presenta con qualche piccola casetta rurale, un ponticello dei primi
anni del novecento che stenta a rimanere in piedi, un parcheggio
approssimativo per i visitatori . Una strada sterrata ci porta lungo
un viale alberato a sinistra una discarica , nelle vicinanze di una
piccola insenatura elettrodomestici dismessi dall’incuria
dell’uomo,qualche metro e a destra di fronte un cancello un insegna
che ci dà il benvenuto, “Megara VIII a.c”. Vicino l’ingresso una casa
restaurata nel tempo, sede del custode con un piccolo antiquarium. Il
percorso non ha
una segnaletica definita con informazioni da
seguire,solo qualche paletto ,ma il visitatore prende confidenza con
il luogo è viene colpito dalla importanza strategica del nucleo
abitativo. Continuando senza una corretta direzione, nel silenzio del
sito giacente da molti secoli si sente il pulsare delle industrie che
la circondano. L’atmosfera è interrotta dal fischio di un treno.
Le vecchie vestigia di Megara sono difese dai grandi
colossi industriali , la raffineria Esso, la Sasoile la cementeria Buzzi
Unicem. Si intravede tra le sterpaglie qualche paletto verde e
arancione ,una guida tascabile ci dice che l’Ecole Francaise di Roma
negli anni70 compi un importante scavo
indicando con il colore arancione la città arcaica e con
il verde la città ellenistica , la chiara lettura è di una città
distrutta varie volte nei secoli e ricostruita, ma di notevole
importanza.
Ci avviciniamo nel lembo di terra adiacente il porto
greco,grande orgoglio dei cittadini megaresi, ricco e pescoso il suo
mare, testimonianza i numerosi uncini esposti nel museo regionale di
Siracusa. Oggi acque fetide e inquinate e con evidente moria di pesci
che galleggiano nell’acqua.
Nel porto molte petroliere ormeggiate e qualche vecchia
carretta abbandonata, una scia di liquami.
Megara si affacciava nel mar Ionio con un tempietto greco
dedicato ad Hera. Oggi solo qualche traccia di colonne doriche, ma
nessuna indicazione per erudire il visitatore sprovvisto di guida.
Seguendo il colore arancione e verde, ci troviamo a
quello che era il portico con il suo colonnato le strade si dipartono
da li ,iniziano i primi edifici .Un sistema termale, evidenti le
tessere policromiche sbiadite dagli agenti atmosferici ,annerite da
solventi e inquinanti. Il sistema termale è di notevole importanza e
da un esempio di distribuzione e riscaldamento delle acque negli
ambienti, ma attorno erbaccia essiccata dal sole siciliano. Un complesso
di case attiguo ,con un numero considerevole di vani con cisterna e
silos per la raccolta del grano. Megara era famosa nella antichità per
l’abbondanza dei suoi campi e per il buon miele degli iblei citato da
Virgilio.
Oggi i campi sono occupati dall’industria ,qualche
centinaia di operai lavorano li. Molti di essi quando il sole è cocente
si recano nell’ora di pausa a consumare il loro pasto, raccogliendo
i capperi che emergono dalla rovine. Megara si presenta anche con le sue
necropoli, dove famosi archeologi fecero delle scoperte eccezionali un
Kuros, una divinità madre che allatta due gemelli come se indicasse la
integrazione dei siculi e dei greci sotto un'unica terra che nutre i
suoi figli,vasi,anfore,corredi funerari e sarcofagi. Tutto questo fu
scoperto, quando si spianava il terreno per l’insediamento industriale
e per costruire la rete ferrata..Alcune fonti letterarie ci parlano di
un fiume Alabone che si riversava nel mare ,che le sue acque erano
fertili per i campi . Il piccolo fiume esiste ma è ridotto un letamaio da
materiale edilizio dismesso, e da qualche carcassa di motorino o
bicicletta. Megara dorme ricordando le sue gesta contro Siracusa.
Lamis l’ecista fondatore ne fece un territorio fertile e
città di scambi di merci : miele,formaggi,cereali e lana. Si macinava
il grano. Proseguendo il percorso che dal portico va verso il
pianoro che scende a mare si intravede una costruzione ad angolo dove
una fabbrica produceva statue votive. Si racconta che le sue
statuette erano pregiate per la manifattura e la buona qualità
dell’argilla. Ora questo edificio è silente in una desolata decadenza.
Guardando il cielo siciliano in questo spazio non si
coglie il blu ,ma tratti di intenso bianco e grigio dai fumi incessanti
delle ciminiere nei dintorni. Smog,Smog,Smog diremmo all’inglese.
La città dorme nei caldi pomeriggi d’estate e nei freddi
giorni di inverno,qualche fiore di primavera, ma Megara non dimentica
l’assedio dei siracusani, degli ateniesi, e cartaginesi..Il suo
territorio nato dalle rovine, ha visto altre civiltà affacciarsi
cambiando il suo volto i bizantini e la distruzione da parte degli
arabi: La città decantata da Diodoro siculo,TitoLivio,Virgilio,Cicerone
e Plutarco, non sorride più . Il suo triste destino è stato segnato
dalla storia e dal progresso,l’uomo la ha creata , resa importante ,ma
distrutta ,ha preso i suoi campi fertili, il suo mare pescoso.
Girando a sinistra dopo le terme per una strada larga 5
metri circa troviamo il tribunale ,i notabili della città sedevano li ,i
consiglieri saggi i protonei ,coloro che decidevano la vita politica e
esercitavano la giustizia. Oggi le loro voci incessanti suonerebbero
senza effetto alla richiesta di ridateci il territorio e il suo
splendore. Il rumore di una ciminiera rimbomba nelle orecchie ,il suo
fumo fetido si sparge nell’aria si diffonde in un attimo, un altro
treno passa.
I finestrini delle vetture sono chiusi per l’odore
nauseabondo.
Lasciamo il sito archeologico un attimo per vedere
all’esterno le sue mura ,qui incontriamo i Colossi. Sono li
imponenti ci guardano fissi ,sbuffano.
A destra o a sinistra avvolgono la città la racchiudono,
la soffocano. Ci allontaniamo per non essere investiti dalle
esalazioni dei gas.
Lasciamo la campagna di Megara ,ci voltiamo rapidamente
si scorge il porto di Augusta ,il suo Bacino è intensificato da navi di
piccolo ,medio e grande cabotaggio. Le prime luci della sera si
accendono, Megara è spenta, solo i mostri sono illuminati, sembrano
divorare il passante .
Mi ricordo velocemente gli anni 70 al tempo
dell’Austerity viaggiavamo con le nostre biciclette qualche industria
ancora non c’era li,si andava a Megara per la scampagnata e raccogliere
qualche conchiglia nella piccola insenatura .Oggi tutto cio ,è rimasto
nella mente di Carmelo,Giovanni,Franco,Salvo,Nicola,e molti altri come
me che ricordano il campetto vicino il ponticello dove si giocava a
pallone..Megara dormi , ma resti viva nel vissuto di tanti giovani che
durante le uscite scolastiche ti abbiamo conosciuto e apprezzato per le
cose che ci hai insegnato
Renato Santoro |