QUALITA’ DELL’ AMBIENTE NELLA
ZONA INDUSTRIALE DI SIRACUSA
di Michelina Amato
INTRODUZIONE
I cicli naturali dell’ acqua (fisico e
biologico) vengono alterati, talvolta gravemente, dalla presenza dell’
uomo e dalle sue multiformi attività.
A causa della concentrazione in spazi
ridotti delle attività antropiche, uno dei problemi più attuali è quello
del trasporto e dello smaltimento dei suoi residui fisiologici; tale
problema è sempre stato risolto col mezzo di trasporto più semplice ed
economico, l’ acqua; da qui nasce il primo tipo di inquinamento idrico:
l’ inquinamento di origine domestica.
Lo sviluppo di processi produttivi agricoli
ed industriali volti ad una maggiore produttività, non sempre
sostenibile da un punto di vista ambientale (incremento dell’
irrigazione artificiale, uso di fertilizzanti sintetici, protezione
delle colture con anticrittogamici, insetticidi e diserbanti chimici,
consumi smisurati di acqua per le lavorazioni industriali, in
particolare lavaggi, produzione di vapore e raffreddamento) ha
determinato il depauperamento quantitativo e qualitativo delle riserve
idriche della Terra. Dalle acque che lasciano i campi e le industrie
risultano così elevate concentrazioni di sostanze nocive che danno luogo
all’ inquinamento di origine agricola e di origine industriale.
E’ indiscutibile l’ attualità delle
problematiche relative alla gestione della risorsa acqua, considerata a
ragione di dimensione planetaria, per i processi di desertificazione,
per milioni di abitanti di questo pianeta che sono sprovvisti di acqua
“potabile”, per i conflitti e le disuguaglianze che tutto questo
comporta.
Se ciò vale anche per l’ Italia, a maggior
ragione vale per alcune regioni del Sud dove non ci sono molte riserve
naturali di acqua e, saggezza vorrebbe, che non si facessero troppi
sprechi. Vale per i tanti territori locali in cui scelte sbagliate hanno
compromesso, a volte in modo definitivo, la disponibilità per la
comunità locale della risorsa acqua: un corso d’ acqua scomparso o
ridotto a fogna, una falda prosciugata. La natura ha bisogno di acqua
per rigenerarsi e garantire la vita sul pianeta. L’ uomo non può fare a
meno dell’ acqua per vivere e svilupparsi, si sa infatti che in Italia
ogni essere umano ne consuma al giorno più di 200 l. Le attività
agricole, turistiche, persino quelle ricreative, hanno bisogno di acqua,
senza la quale non esisterebbe alcuna forma di vita.
C’ è bisogno, quindi, di trovare un
equilibrio che sia dinamico, cioè capace di garantire la riproducibilità
della risorsa idrica. Risorsa che se compromessa diventa limitata e
quindi ha bisogno di un’ oculata e sapiente gestione. Una gestione che
abbia rispetto e sappia tenere conto di tutto il ciclo dell’ acqua sia
naturale che artificiale e cioè di tutto il percorso che essa segue,
dalla fase dell’ approvvigionamento a quella dello scarico.
Sono molte le scelte che vengono coinvolte,
dai settori produttivi alle modalità con cui si produce, dalla
distribuzione alla depurazione, dalle normative agli stili di vita; c’è
quindi da mettere in campo conoscenze, comportamenti, valori,
innovazioni anche tecnologiche e nuovi approcci culturali.
Nell’ affrontare il problema acqua è utile
ispirarsi alla cultura dell’ ambientalismo scientifico, approccio utile
per costruire percorsi che affrontano le problematiche del proprio
territorio senza soluzioni preconfezionate.
LE CAUSE DEL DEGRADO AMBIENTALE E DEL
RISCHIO SANITARIO PRESENTI NELL’ AREA INDUSTRIALE DI SIRACUSA
1.Depauperamento della falda idrica - a
causa dei massicci emungimenti da parte delle aziende del
polo petrolifero - con abbassamento
del livello piezometrico di centinaia di metri (punte di 200m)
rispetto al suo livello iniziale e
conseguente intrusione di acqua di mare che ha innalzato la
salinità delle acque e reso
inutilizzabili molti pozzi
2.
Degrado della qualità dell’
aria per la massiccia presenza di macro e micro – inquinanti emessi
dalle industrie. Frequenti fenomeni di inversione termica causata dalla
presenza di smog, formazione di ozono, liberazione nell’ aria di
idrocarburi e polveri organiche e inorganiche.
3.
Esistenza in zona altamente
sismica di diversi impianti a rischio (alcuni dei quali a stretto
contatto con l’ abitato di Priolo) con stoccaggio di migliaia di
tonnellate di idrocarburi, gas, ammoniaca
4.
Elevata produzione di rifiuti
tossico-nocivi (circa 1.300 tonnellate annue) smaltiti più o meno
legalmente nelle discariche ubicate sia all’ esterno che all’ interno
degli stessi stabilimenti che li producono. Presenza sul territorio di
numerose discariche abusive di tossico - nocivi, speciali e urbani.
Assoluta carenza di discariche idonee per il corretto smaltimento delle
varie tipologie di rifiuti.
5.
Esistenza di una
questione “sanitaria” per i presumibili effetti che l’ inquinamento
atmosferico ha sulla salute delle popolazioni. A Priolo il tasso di
mortalità per cancro ha punte del 33%, ad Augusta del 27%. Alla fine
degli anni “70 si verificano morie di pesci nel porto di Augusta e, a
nove mesi di distanza, la nascita di bimbi malformati con tasso
notevolmente superiore agli standard nazionali ed a quelli indicati
dalla OMS (tasso che rimane sempre in modo allarmante superiore allo
standard). Il rischio a cui sono sottoposte le popolazioni è
inaccettabile, ma ancor più inaccettabile è la filosofia con la quale le
istituzioni vorrebbero affrontarlo.
RISCHIO TRASPORTI:
Attorno alla linea ferroviaria che congiunge
Augusta con Siracusa sono sorti attorno agli impianti industriali ad
alto rischio. Anziché delocalizzare questi impianti o adottare
tecnologie produttive meno pericolose, si tendeva a superare il problema
spostando la linea ferrata (con esborso ingentissimo a carico della
collettività).
Sulla statale che attraversa la zona
industriale transitano mensilmente circa 6.000 autoveicoli pesanti e
ferrocisterne che trasportano prodotti infiammabili e / o
tossico-nocivi.
Nel Piano di Risanamento Ambientale l’
indice di frequenza di accadimento di un incidente rilevante, collegato
con l’ elevato traffico di navi petroliere e gasiere nei porti di
Augusta e di S. Panaria, è considerato prossimo allo zero (1,3 x 10
-5 x movimento nave in prossimità dell’ area portuale), mentre
leggermente più consistente è valutato quello legato ad un possibile
versamento in mare di sostanze inquinanti.
RISCHIO SISMICO
Mentre la comunità scientifica è pienamente
consapevole del rischio sismico a cui è soggetta questa parte della
Sicilia (attualmente classificata S9, quando andrebbe classificata S11
!) ed i cittadini hanno sperimentato sulla propria pelle gli effetti di
questa elevata sismicità con il terremoto del 13 Dicembre 1990 ad oggi
non è stato fatto abbastanza anche in forma di prevenzione antisismica.
Il piano di risanamento ambientale ha
recepito la richiesta delle associazioni ambientaliste di provvedere
all’ adeguamento antisismico degli impianti industriali .
RISCHIO SANITARIO
Per quanto riguarda i dati epidemiologici,
nel recente studio sulla mortalità negli anni 1990 - ’94 l’
Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ritrovato tra la
popolazione residente nei sei comuni nel raggio di 39 Km dell’ area
Augusta - Priolo, eccessi di mortalità tra gli uomini per tutte le cause
tumorali pari al 10 % in più rispetto alla media regionale (1127 casi
osservati, contro i 1024,5 attesi). In particolare, per il tumore
polmonare l’ eccesso è pari a circa il 20% (340 casi osservati, rispetto
ai 284,3 attesi) e significativo è anche l’ eccesso per il tumore alla
pleura ( più del doppio, con 17 casi osservati). L’ analisi dei trend
temporali dal 1981 al 1994 mette in evidenza un aumento degli eccessi
rispetto ai riferimenti nazionali, sia per la mortalità generale che per
alcune patologie, come tutti i tumori, e il tumore polmonare; in
particolare gli eccessi di mortalità per tumore pleurico raddoppia per
gli uomini e triplica per le donne. Per quanto riguarda gli studi
generazionali, sia per le donne che per gli uomini, si rileva per la
mortalità per tumori polmonari un rischio cumulativo quasi raddoppiato
della generazione del 1920 a quella del 1940 (dal 3,35% al 6,58%), fatto
che, come dichiarato nello stesso studio “fa prevedere il persistere di
rischi elevati negli anni futuri”.
Legambiente ha più volte sottolineato il
fatto che le strutture sanitarie di emergenza sono inadeguate rispetto
ai rischi potenziali dell’
area
RISCHIO INDUSTRIALE
Dal 1988 (anno di recepimento della
direttiva di Seveso) ad oggi nessuno dei rischi connessi con gli
impianti industriali è stato depotenziato. Paradossalmente il rischio è
aumentato, infatti, lo spostamento dello stoccaggio serbatoi dall’ area
SG14, più volte richiesto da Legambiente e sancito nel 1991 da un
decreto del Ministro Ruffolo, non è mai stato avviato nonostante questa
emergenza sia stata recepita tra gli obbiettivi del Piano di
Risanamento. La chiusura dello stabilimento Agrimont non ha però
comportato la dismissione dello stoccaggio di ammoniaca. I serbatoi
restano in attività e fungono da polmone per Gela con il rischio
aggiuntivo collegato al trasporto dell’ ammoniaca su ferrocisterne.
Agli inizi dell’ anno 2001 Enichem ha
presentato il suo progetto per la bonifica dell’ area SG14 con l’
allontanamento ed interramento dei serbatoi di gas e la definitiva
dismissione dei serbatoi criogenici di ammoniaca.
Tra i rischi ignorati dal Piano di
Risanamento vi è anche quello costituito dal trasporto dell’ acido
fluoridrico (utilizzato quale catalizzatore in impianti delle raffinerie
Esso e Condea) su ferrocisterna che dal Nord Italia giungono fino agli
stabilimenti. Secondo Legambiente queste spedizioni sarebbe opportuno
effettuarle via mare perché meno rischioso.
E’ di vitale importanza l’ attenzione per
gli incidenti con incendi, esplosioni , formazioni di nubi tossiche, su
navi petroliere, gasiere e chemichiere che caricano o scaricano presso i
pontili della rada di Augusta e Priolo. Per esempio, il pontile Enichem,
ubicato fuori dalla diga foranea di Augusta è solo a qualche centinaio
di metri dall’ abitato di Priolo. Nel 1999 la fuoriuscita di gas dalla
valvola di sicurezza di una nave provocò un grave allarme nella
popolazione.
Permangono tutte le situazioni di potenziale
pericolo per la popolazione residente a Priolo entro il raggio di
incidenza degli incidenti rilevanti. Entro questo raggio si sono
recentemente costruite scuole ed in prossimità si è realizzato il nuovo
impianto Air Liquid per la produzione di 2000 tonnellate / giorno di
ossigeno liquido. Le previsioni della legge 175/88 (direttiva Seveso) e
successive rimangono inapplicate sia per ciò che concerne il piano di
emergenza esterna sia per quanto riguarda l’ informazione ai cittadini
che rimangono sempre più inconsapevoli di quali sono i rischi e di come
bisognerebbe comportarsi in caso d’ incidente.
FASE SPERIMENTALE
La ricerca è stata suddivisa in quattro
fasi:
1.
Individuazione dei corpi
idrici a seguito di sopralluogo nella zona industriale
2.
prelievo dei campioni di acqua
dai corpi idrici interessati alla ricerca
3.
analisi chimica e
microbiologica dell’ acqua
4.
elaborazione dei dati e
redazione della relazione finale
L’ individuazione dei corpi idrici da
analizzare è stata condotta con la collaborazione della Lipu, ente
gestore dell’ oasi naturalistica “Saline di Priolo”
1.
la prima scelta è ricaduta
proprio sulle Saline di Priolo in quanto area protetta sita nel cuore
della zona industriale di Priolo ed importante stazione ornitologica
della provincia di Siracusa per la sosta stagionale di numerose specie
migratorie.
2.
La seconda scelta è ricaduta
sul torrente Cannolo, sito anch’esso nel territorio comunale di Priolo,
le cui acque ricevono lo scarico di reflui industriali e fognari, e che
sfocia nel tratto di mare che lambisce a nord la penisola di Magnisi,
importante sito archeologico di grande interesse per la presenza dei
resti di un villaggio preistorico (XVI-XIV secolo a. C.) di assoluta
importanza archeologica.
CAMPIONAMENTO
L’ operazione del prelievo del campione è
una delle più delicate dell’ intero processo analitico. A tal proposito
sono state utilizzate bottiglie di polietilene, lavate con un detergente
commerciale, sciacquate con acqua distillata e con tappo a tenuta.
Il prelievo di campioni d’ acqua dalle
saline di Priolo non è risultato particolarmente complicato in quanto la
riva è facilmente raggiungibile.
Per quanto riguarda il prelievo d’ acqua dal
canale di scolo è necessario utilizzare una pertica lunga circa 4 m,
all’ estremità della quale è fissata una bottiglia che deve immergersi
ad una profondità di circa 10 cm, a causa dell’ inaccessibilità della
riva, per la presenza di canne fluviali e rovi.
ANALISI MICROBIOLOGICA DELLE ACQUE
Per l’ analisi microbiologica dell’acqua si
può utilizzare la tecnica di filtrazione su membrana. La suddetta
procedura è particolarmente semplice e vantaggiosa. Essa consiste nella
filtrazione dell’ acqua attraverso membrane filtranti, dotate di pori da
0,45 μm, in grado di trattenere batteri presenti nel filtrato. Per lo
sviluppo delle colonie e la loro conta successiva è sufficiente porre il
filtro con i batteri intrappolati direttamente su un terreno di coltura
specifico adatto alla loro crescita ed incubare a temperatura idonea per
24-48 ore. Impiegando un terreno selettivo è possibile determinare il
numero dei coliformi e di certe altre specie batteriche presenti nel
campione. Questa tecnica consente inoltre di effettuare l’ isolamento
diretto di alcuni batteri, come Salmonella, anche quando sono presenti
soltanto in piccole quantità. La ricerca dei coliformi fetali ha dato
per la conta delle colonie un valore pari a 500UFC/100ml per l’ acqua
pantano e 250UFC/100ml per l’ acqua del canale di scolo.
ANALISI CHIMICHE E FISICHE DELLE ACQUE
I parametri fondamentali da determinare sono
diversi; ma anche nella determinazione dei parametri comuni alle acque
“pulite” e “sporche”, si seguono a volte metodi differenti, sia per
timore di interferenze, sia anche perché il significato di un medesimo
parametro non è lo stesso nei due casi.
Proprio per la possibilità di interferenze
in questo tipo di acque è sempre indispensabile conoscere a fondo l’
origine dei liquami e, quando si tratta di residui industriali, occorre
sapere quali materie prime siano impiegate nelle lavorazioni.
Considerato che l’ acqua in esame non è da
destinare al consumo umano, sono considerati solo i parametri in grado
di mettere in luce la presenza d’ inquinanti ritenuti presenti nelle
zone in esame:
1.
Temperatura, parametro fisico
di notevole interesse, una sua variazione può alterare, anche in modo
irreversibile, gli equilibri chimici e biochimici dell’ acqua. Per le
acque sorgive la misura della T fornisce preziose indicazioni sulle
caratteristiche della falda, un valore costante della sorgente
testimonia un’ origine profonda che non risente cioè delle variazioni né
diurne, né stagionali della temperatura esterna. Al contrario le acque
di falda freatica e ancor più quelle superficiali sono soggette ad
escursioni termiche più o meno ampie. Valori normali di temperatura di
una buona acqua potabile sono compresi tra i 9 ed i 12 °C, ma sono
comunque tollerate temperature sino a 25 °C, valori superiori sono
indizio di inquinamento termico, di cui le cause più frequenti risiedono
negli scarichi caldi delle acque di raffreddamento, prodotti dalle
industrie (valido soprattutto per le acque superficiali). Questo fatto
si ripercuote sfavorevolmente sul bilancio dell’ ossigeno, con tutte le
conseguenze negative che il fatto può comportare, sia direttamente, a
causa della diminuita solubilità, sia indirettamente, attraverso il
maggior consumo di ossigeno che l’ aumentato metabolismo della flora
acquatica comporta.
2.
pH (attività idrogenionica),
detto anche “esponente di idrogeno”, rappresenta il cologaritmo dell’
attività degli idrogeni presenti in soluzione. Il pH esprime
efficacemente le proprietà dell’ acqua derivanti dall’ attività
idrogenionica, ma non tiene conto della quantità e della qualità delle
sostanze che concorrono alla definizione del suo valore.
3.
conducibilità elettrica
specifica, definita l’ inverso della resistenza elettrica che una
soluzione elettrolitica presenta al passaggio della corrente, quando
viene interposta tra due elettrodi. Questo parametro dipende dalle
componenti ioniche dell’ acqua e costituisce una misura del suo
contenuto salino. La sua determinazione viene effettuata mediante i
conduttometri. Il valore viene espresso in μS/cm, nella maggior
parte delle acque naturali è compreso tra 100 e 1000, ma non sono rare
le acque che presentano valori esterni a questo intervallo. Non
interferiscono nella misura il colore della soluzione, la torbidità, la
presenza di sostanze colloidali, ossidanti e riducenti; alcuni prodotti
però, come grassi, oli e particolari sostanze possono depositarsi sugli
elettrodi, con serie conseguenze.
4.
solidi sospesi totali,
sostanze che si possono separare mediante mezzi meccanici energetici
(filtrazione sotto vuoto o, meglio centrifugazione) dalla fase liquida,
che deve rimanere limpida. Questa determinazione si può effettuare
centrifugando l’ acqua che si vuole esaminare, sifonando il liquido
surnatante e raccogliendo le sostanze solide che successivamente si
essiccano in stufa, raffreddate in essiccatore e pesate. In seguito si
effettua la calcinazione in muffola e si determina per pesata il
contributo delle sostanze inorganiche ed organiche alla quantità totale
dei solidi sospesi i cui risultati si esprimono in mg/l.
5.
solidi sedimentabili, si
cerca di riprodurre fedelmente la condizione esistente in un bacino di
sedimentazione e si determina il volume delle sostanze sedimentabili in
due ore sul fondo del recipiente. A tal fine si utilizza un cono Imhoff
tarato, dalla capacità di un litro e si esprime il risultato in ml di
sostanze sedimentabili per un litro d’ acqua in due ore.
6.
COD, le sostanze organiche
vengono ossidate a caldo con bicromato in ambiente acido, usando il
solfato d’ argento come catalizzatore. Per evitare l’ ossidazione dei
cloruri (in quanto questa non avviene nei corpi idrici naturali), il
campione deve essere addizionato di solfato di mercurio; un refrigerante
a ricadere che evita la perdita di sostanze volatili e mantiene costanti
nel tempo (2 ore) le condizioni di reazione. Il risultato si esprime in
mg/l di ossigeno consumato.
7.
solfati, presenti nelle acque
piovane in seguito alle emissioni in mare di fiumi carichi di acido
solfidrico, anidride solforosa e solforica di origine vulcanica e
industriale. Tutte le forme di zolfo sono destinate prima o poi a essere
ossidate ad anidride solforica e a precipitare sul terreno come acido
solforico presente nell’ acqua piovana o, in generale, nelle deposizioni
acide. Altre fonti di solfati sono il dilavamento di terreni sulfurei e
gessosi. I solfati vengono determinati formando dapprima un precipitato
di solfato di bario per reazione con cloruro di bario e misurando la
radiazione diffusa con spettrofotometro. Il precipitato viene mantenuto
in sospensione in una soluzione idroalcolica di glicerina e cloruro di
sodio in ambiente acido. In queste condizioni la sospensione è
sufficientemente stabile da diffondere in modo omogeneo le radiazioni
che la colpiscono. Le misure che si ottengono in questo modo sono
sufficientemente precise ed accurate. Infine la concentrazione viene
determinata in riferimento ad una retta di taratura.
8.
azoto nitrico (metodo
spettrofotometrico), determinando i nitrati presenti nelle acque e
derivanti dall’ inquinamento biologico dovuto agli agglomerati urbani,
dai liquami provenienti dai rifiuti, dai fertilizzanti in agricoltura,
dagli scarichi di alcune industrie e dai processi di combustione. I
nitrati, in condizioni normali eliminati con le urine, rappresentano un
pericolo per l’ uomo se messi nella condizione di essere ridotti a
nitriti, che possono causare metaemoglobinemia (soprattutto negli
anziani). Inoltre, i nitriti se reagiscono con alcune ammine possono
produrre nitrosamine che sono cancerogene. I nitrati reagiscono con la
brucina (alcaloide derivato dalla stricnina), producendo un composto di
ossidazione rosso instabile, che dopo un certo tempo assume una
colorazione gialla. Entrambi i composti possono essere utilizzati per la
determinazione colorimetrica, espressa in mg/l di NO3
-
9.
azoto nitroso,
determinazione dei nitriti (Metodo colorimetrico di Griess), l’acido
solfanilico viene diazotato dai nitriti presenti nelle acque e il
diazocomposto così ottenuto , con la α-naftilammina, porta ad un
colorante azoico rosso il cui massimo assorbimento è a 520nm ed il
parametro è espresso in mg/l di NO2 -
10.
azoto ammoniacale (Metodo
colorimetrico di Nessler), l’ ammoniaca forma con il Reattivo di Nessler
un precipitato bruno che, per tracce di ammoniaca resta in soluzione
colloidale gialla. Le misure di assorbanza vengono effettuate a 420 nm
ed il risultato è espresso in mg/l di ione ammonio.
11.
fosfati (Metodo
spettrofotometrico) presenti nell’ acqua vengono trattati con molibdato
ammonico e trasformati in fosfomolibdato, che in concentrazioni di 1mg/l
ha una debole colorazione gialla o è incolore. Trattato con riducenti
quali acido ascorbico, idrochinone, cloruro stannoso, si trasforma in
blu di molibdeno. Le letture spettrofotometriche effettuate nella banda
tra 650 e 800 nm esprimono il relativo parametro in mg/l di P2O5.
12.
tensioattivi anionici,
determinati col metodo al blu di metilene che forma un composto azzurro,
che può essere estratto con il cloroformio e dosato
spettrofotometricamente a 650 nm. Quando tali sostanze sono presenti, l’
acqua in superficie presenta abbondante schiuma, proveniente da attività
domestiche ed industriali.
RISULTATI E DISCUSSIONI
I risultati dell’ analisi microbiologica
dimostrano la presenza di scarichi fognari non controllati in entrambi i
casi dei due corsi d’ acqua analizzati; anche l’ analisi chimica
evidenzia una marcata alterazione delle acque, il dato più evidente è l’
elevato valore di COD, ovvero della quantità di ossigeno necessaria per
ossidare tutte le sostanze contenute nell’ acqua, a dimostrazione di
sversamento negli alvei dei corsi di acqua di sostanze provenienti da
attività industriali e/ o domestiche.
Sarebbe auspicabile una maggiore attenzione
per un’ area così provata da anni di sfruttamento e di attività a
pesante impatto sull’ ambiente e sulla salute della popolazione
residente.
Un maggiore controllo da parte di tutti i
soggetti interessati, può ridurre il degrado ed il disagio presenti
nell’ area e sopportati dai residenti.
Il nuovo modello di sviluppo sostenibile che
si sta facendo strada nella provincia di Siracusa, imperniato
soprattutto su turismo e agricoltura di qualità è a ridotto impatto
ambientale.
TUTELARE LE ACQUE E CONTROLLARE I
TRASPORTI MARITTIMI
La prima applicazione del decreto
legislativo n. 152/99 mostra che la qualità delle nostre acque, nel
2004, era pessima o scadente e i dati disponibili rivelano la presenza
in Italia di vaste aree gravemente compromesse.
La qualità delle acque sotterranee si
presenta inquinata sia per causa di fonti diffuse dipendenti dall’
intrusione salmastra, sia per le perdite delle reti fognarie, del
settore agro - zootecnico e per gli scarichi civili e industriali. Le
principali forme di inquinamento sono di natura microbiologica, di
nitrati, metalli e solventi.
Il liquame è acqua di rifiuto delle
abitazioni e delle industrie. Nelle abitazioni producono rifiuti
liquidi: la lavatrice, il water, la cucina e l’ acqua sporca del bagno;
tutto questo liquame va a finire nelle tubazioni sotterranee delle
fogne. Anche le fabbriche producono una quantità di rifiuti liquidi che
vengono raccolti nelle fognature. Per molto tempo i liquami sono stati
semplicemente riversati nei fiumi o nel mare, e in alcuni luoghi è
ancora così, ma i liquami non depurati sono tossici per l’ ambiente.
Possono contenere batteri o virus pericolosi, quindi possono essere
veicoli di malattie. Contengono sostanze che forniscono nutrimento ai
batteri. Se un liquame non depurato viene scaricato in un fiume, può
sviluppare una grandissima popolazione batterica, che utilizza gran
parte dell’ ossigeno dell’ acqua del fiume, di conseguenza i pesci e gli
altri animali acquatici non riescono più a respirare e muoiono o si
trasferiscono in altre acque non inquinate.
Le acque reflue contengono prodotti chimici
che possono nuocere agli organismi viventi. Oltre ai fosfati provenienti
dai detergenti, possono avere in soluzione un’ ampia varietà di prodotti
chimici usati dalle industrie presenti. I liquami, quindi, devono essere
depurati prima di essere liberati nell’ ambiente. Il sistema di
depurazione mostra segni di miglioramento, ma sulla base dei dati
disponibili si può valutare che circa un terzo del carico inquinante non
sia trattato o adeguatamente depurato. Le condizioni del sistema
idropotabile e di distribuzione rimangono non soddisfacenti. Nonostante
la riduzione dei consumi agricoli e industriali, la soddisfazione dei
bisogni idrici resta ancora critica e buona parte della popolazione
soffre di discontinuità nell’ erogazione, soprattutto nel Meridione,
anche perché il sistema di distribuzione ancora presenta frequenti ed
elevati livelli di perdita. E’ stato pertanto approvato un piano
progettuale previsto dalla legge 135/97 con l’ obiettivo di assicurare
acque depurate riutilizzabile nel settore agricolo e nell’ industria.
Ciò significa rendere disponibile per uso potabile una risorsa
pregiata. La presenza nelle acque di alcuni metalli pesanti come
mercurio, cadmio o cromo, causa anche a minime concentrazioni, gravi
fenomeni tossici a livello cellulare, per cui le acque contaminate sono
pericolose per la vita dell’ uomo e di tutti gli esseri viventi.
Il mercurio è molto usato nelle industrie
che producono cloro, vernici, insetticidi, farmaci e pile. Gli scarichi
di queste industrie riversano ingenti quantità di mercurio nei fiumi,
nei laghi e nei mari: qui il mercurio viene fissato dalle alghe e dai
pesci , che a loro volta, attraverso la catena alimentare, possono
avvelenare l’ uomo. Il cadmio, insieme al mercurio, è contenuto nelle
pile ed è anch’ esso un potentissimo veleno. Alcune città hanno
organizzato la raccolta delle pile scariche da parte degli stessi
rivenditori, che provvederanno a inviarle alle fabbriche produttrici per
il recupero dei metalli in esse contenuti.
A ciò si aggiunge il problema dei trasporti
marittimi di sostanze pericolose nei nostri mari che mantiene una
rilevanza assoluta sul piano del rischio ambientale.
Il Mediterraneo vede transitare ogni giorno
oltre 250 petroliere con oltre il 25% degli idrocarburi del mondo. Dal
1999 il Governo ha avviato una forte e concreta iniziativa per
affrontare la sicurezza dei trasporti, grazie, tra l’ altro, ad una
flotta gestita dal Ministero dell’ Ambiente per la prevenzione e la
lotta all’ inquinamento del mare. A ciò si affianca un nucleo di esperti
delle capitanerie di porto in grado di fornire supporto tecnico
operativo qualificato, che semplifica il rapporto con le capitanerie
locali dislocate lungo le coste.
LA QUALITA’ DELLE ACQUE
Negli ultimi anni il problema “acqua” è
stato rivisto anche sotto l’ aspetto di risorsa esauribile. Perciò gli
usi delle risorse idriche sono indirizzati anche al risparmio ed al
riutilizzo al fine di salvaguardare il patrimonio idrico e gli
ecosistemi acquatici.
Per combattere l’ inquinamento delle acque è
possibile intervenire più a monte, ossia sulla fabbricazione o l’
impiego di prodotti contenenti sostanze nocive , che, una volta immesse
nelle acque possono creare gravi problemi. Nel corso degli ultimi
decenni è stata osservata una crescita abnorme delle alghe nei fiumi e
nel mare, che in alcuni momenti si è presentata come una vera e propria
emergenza nazionale. Il fenomeno è stato attribuito prevalentemente al
fosforo contenuto nei detersivi, che una volta scaricato attraverso le
fognature, ha offerto un eccessivo nutrimento alle piante acquatiche
dei fiumi e del mare. Con successivi provvedimenti si sono stabiliti
limiti sempre più severi nella fabbricazione dei detersivi.
Lo scopo del controllo sugli scarichi e
delle norme sui prodotti è quello di ottenere, alla fine , acque più
pulite. Per verificare se questo risultato è veramente raggiunto, la
legge italiana definisce gli standard di qualità delle acque, al di
sotto delle quali le autorità sono obbligate a vietarne l’ uso e a
prendere provvedimenti di risanamento o bonifica così come è stato
stabilito per l’ area industriale della provincia di Siracusa.
(Ago.2010)
Michelina Amato |