Censimento della qualità delle acque nella regione di
Dodoma (Tanzania – Africa orientale)
di Ombretta
Largiuni

La Tanzania è un paese
relativamente ricco di acqua sotterranea; questa rappresenta l’unica
fonte di approvvigionamento, soprattutto per le popolazioni dell’arida
regione di Dodoma, densamente abitata. Circa il 42% degli abitanti delle
maggiori aree urbane della Tanzania dipendono infatti dall’acqua
sotterranea. Tuttavia l’estrazione spesso non è controllata e la sua
qualità non è adeguatamente monitorata.
Nelle aree rurali dove molti abitanti non hanno accesso
all’acqua potabile si fa ricorso a sorgenti non protette il cui uso è
all’origine di molte malattie e causa della mortalità infantile.
Secondo una stima FAO
del 2000 la popolazione che non ha accesso ad acqua potabile è di 300
milioni di abitanti e l’aspettativa media di vita è di 41 anni. Ma cosa
significa avere accesso ad acqua potabile sicura? Il JMP (WHO/UNICEF
Joint Monitoring Programme for Water Supply and Sanitation)
definisce l’acqua potabile e la sanitizzazione basilare come segue:
l’“acqua potabile” è acqua che è possibile utilizzare per scopi
domestici, per bere, cucinare e per l’igiene personale; “accesso ad
acqua potabile” significa che la sorgente è lontana meno di 1 Km dal
luogo d’uso e che è possibile ottenere almeno 20 litri di acqua al
giorno per ogni membro della famiglia; “acqua potabile sicura” è acqua
con caratteristiche microbiologiche, chimiche e fisiche tali da
rispettare le linee guida WHO (World Health Organization) o gli standard
nazionali sulla qualità dell’acqua potabile.
La popolazione ha dunque
limitato accesso ad acque potabili; questo problema è inoltre esacerbato
dalla domanda di acqua in continuo aumento dovuta alla rapida crescita
della popolazione e alle attività economiche in espansione.
In questo contesto un
attento utilizzo dell’acquifero è una priorità.
Pochi studi sono stati
condotti in Tanzania sull’inquinamento delle falde sotterranee e per
stabilire la possibilità di utilizzo di tali acque. A tal proposito
durante un periodo di tre anni è stato effettuato uno studio per
stabilire la qualità delle acque sotterranee ai fini dell’utilizzo
domestico, animale o in agricoltura. In figura 1 è riportata la mappa
della Tanzania con indicati i siti di perforazione sottoposti
all’indagine. I campioni analizzati hanno rivelato le preoccupanti
condizioni di contaminazione delle acque sotterranee.
L’acqua è risultata
altamente mineralizzata, soprattutto di tipo NaCl, con solidi disciolti
totali fino a 2000 mg l-1 e conducibilità fino a 22000 mS cm-1,
praticamente una salamoia e pertanto in molti casi inutilizzabile senza
effettuare qualche trattamento. Particolarmente preoccupante è risultato
inoltre l’inquinamento da nitrati e nitriti, con valori di
concentrazione anche molto superiori alle linee guida WHO. Tale
inquinamento può essere ascritto all’impatto antropico legato ai
processi di nitrificazione che avvengono nel sottosuolo a causa degli
scarichi incontrollati (pascolo, assenza di servizi igienici).

In figura 2 è riportata
la descrizione statistica dell’intero set di dati sotto forma di box
plot: valori massimi, minimi, mediana (la linea all’interno del box);
l’ampiezza del box racchiude il 50% dei dati.
Nasce quindi l’esigenza
di trattare queste acque per renderle disponibili alla popolazione.
Attualmente è allo studio l’utilizzo della fitodissalazione, un metodo
semplice ed economico, che può essere condotto anche dalla popolazione
residente (vedi
http://www.spaziomotori.it/fitodepurazione_dissalazione_acque.htm).
(Dic. 2010)
Ombretta Largiuni |