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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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L’ELETTROMAGNETISMO :

ANALISI DEL PROBLEMA E INDICAZIONI PER LA TUTELA DELL’AMBIENTE E DELLA SALUTE

di Antonio Cosco

 

PREMESSA

Alcuni ritengono che sia uno dei più rilevanti problemi ambientali e sanitari del nostro tempo. Altri minimizzano affermando che il problema no è in alcun modo rilevante. Il fenomeno in questione è l’elettrosmog, l’inquinamento di cui si parla da qualche tempo e si discute in maniera animata, forse uno degli ultimi tipi di inquinamento in ordine temporale.

Nonostante facciano ormai parte della nostra vita quotidiana, le onde elettromagnetiche destano sempre una certa preoccupazione nell’immaginario collettivo. Ai campi elettromagnetici naturali si sono aggiunte nel corso degli anni  delle fonti elettromagnetiche artificiali (elettrodotti, elettrodomestici, segnali radio o tv, telefonia cellulare, trasmissioni satellitari), che hanno amplificato a dismisura i livelli di onde elettromagnetiche a cui siamo esposti. Ne deriva quindi un allarme evidente e avvertito da tutti, soprattutto quando a lanciare tale allarme sono coloro che si impegnano nella difesa dell’ambiente.

Contemporaneamente si assiste a un fenomeno contradditorio: un esempio è il grande successo riscosso in Italia dalla telefonia mobile, che ha portato i gestori del servizio ad installare nelle città innumerevoli stazioni radio base, incontrando la resistenza dei cittadini che, ovviamente sono dotati di cellulare.

Il problema dell’elettrosmog rispetto ad altre fonti di inquinamento è che non ci sono ancora dati epidemiologici, infatti non esistono ancora studi che accertino in modo sicuro danni alla salute causati dalle onde elettromagnetiche di varia frequenza. Tuttavia studi sulle basse frequenze (elettrodotti, ecc) hanno portato a risultati attendibili, come l’aumento delle leucemie infantili e di quelle linfatiche croniche professionali per l’esposizione a campi con induzione magnetica superiore a 0,4 microtesla; per quanto riguarda le alte frequenze (telefonia mobile, antenne radio e tv) invece i dati non sono ancora precisi ed univoci.

I campi elettromagnetici naturali, dunque, possono essere considerate le ultime vittime delle alterazioni avvenute nell’ambiente biologico con l’avvento dell’energia elettrica fino alla attuale fase tecnologica. Qui l’uso dell’energia elettrica nella forma elettromagnetica è aumentato a dismisura con lo sviluppo e la diffusione degli impianti per le telecomunicazioni e le apparecchiature elettriche.

L’inquinamento elettromagnetico, dunque, cresce inarrestabilmente nel nostro pianeta, pericoloso ed invisibile, nascondendosi dietro l’ignoranza e la confusione che circondano il problema e rappresentando una seria minaccia per la salute pubblica.

Il settore della telefonia mobile, con i suoi campi elettromagnetici ad alta frequenza, merita una considerazione particolare per i danni causati dall’utilizzo sconsiderato ed universalmente diffuso dei telefoni cellulari e per la presenza nell’ambiente urbano dei ripetitori, i quali determinano l’impatto più  dannoso sulla popolazione esposta alle sue onde.

 

Parte I

NOZIONI DI ELETTROMAGNETISMO

Il campo elettromagnetico.

Il nostro Pianeta è costantemente e naturalmente  influenzato da un campo magnetico statico, caratterizzato da una componente verticale massima ai poi e nulla all’equatore, ed una componente orizzontale massima all’equatore e nulla ai poli.

Il termine elettrosmog designa l’alterazione dei valori del campo magnetico naturale in una determinata zona del territorio. Le sorgenti  naturali e artificiali emettono energia elettromagnetica sotto forma di onde. Queste onde non hanno bisogno di un mezzo conduttore per propagarsi, ma addirittura si diffondono meglio nel vuoto ed interagiscono con i sistemi biologici degli esseri viventi.

Poiché le correnti elettriche oscillano, così come anche i rispettivi campi elettromagnetici, modulando le caratteristiche fisiche di queste onde, si possono creare segnali che nel vuot viaggiano alla velocità della luce e permettono di comunicare a grandi distanze.

Le proprietà fisiche dei campi elettromagnetici sono:

1)       Lunghezza d’onda : tanto più è corta, tanto più alta è la frequenza;

2)      Frequenza : numero di oscillazioni che passano per un punto nell’unità di tempo; è misurata in cicli al secondo o Hertz (1 KHz=1.000Hz, 1 MHz = 1.000.000 di Hz, 1 GHz = 1.000.000.000)

3)      Energia di un’onda elettromagnetica, che consiste in piccoli pacchetti di energia , detti fotoni. Essa è direttamente proporzionale alla frequenza dell’onda.

Il Campo Elettromagnetico (CEM) si misura con il campo elettrico (CE) e il Campo magnetico (CM).

Le grandezze tipiche del campo magnetico e le relaive unità di misura sono:

-         Intensità del campo elettrico, si misura in Volt per metro (V/m);

-         Intensità del campo magnetico, si misura in Ampere per metro (A/m);

-         Induzione magnetica, si misura in Tesla(T)

-         Densità di potenza, si misura in watt per metro quadro (W/mq).

 

In base alla frequenza dell’energia, le onde elettromagnetiche possono essere classificate come:

radiazioni ionizzanti: onde ad altissima frequenza, al di sopra dei 300 GHz, che hanno un’energia fotonica sufficiente per produrre ionizzazione, cioè in grado di caricare elettricamente le particelle atomiche;

radiazioni non ionizzanti : onde con frequenza al di sotto dei 300 GHz, che sono in grado di creare ionizzazione.

L’inquinamento elettromagnetico di origine antropica è provocato dalle radiazioni non ionizzanti, con frequenza compresa tra 0 Hz e 300 GHz (spettro delle radiazioni non ionizzanti).

 

FONTI DI CAMPI ELETTROMAGNETICI

Le sorgenti principali di Campi elettromagnetici creati dall’uomo sono:

·        Elettrodotti;

·        Antenne radio-tv

·        Stazioni radio-base di telefonia mobile (apparecchi per la ricezione-trasmissione di segnali di telefonia mobile)

·        Elettrodomestici (lavatrice, frigorifero, pc, ecc.)

Le fonti di elettrosmog si distinguono in sorgenti a bassa frequenza e ad alta ed altissima frequenza.

Bassa Frequenza.

Va da 0 a 100 KHz. Le sorgenti sono costituitte da elettrodotti, cabine di trasformazione ed elettrodomestici. L’intensità del campo diminuisce proporzionalmente alla distanza.

Alta Frequenza.

La frequenza è compresa tra 100 KHz e 300 GHz.  Le sorgenti sono rappresentate da antenne radiotelevisive, stazioni radio-base per telefonia cellulare, telefoni cellulari, radar, microonde, ponti radio. Alle alte frequenze , a differenza delle basse frequenze, i campi elettrici e magnetici sono mantenuti correlati, sicchè l’esistenza dell’uno comporta l’esistenza dell’altro, ed insieme costituiscono il campo elettromagnetico. Esso ha la capacità di diffondersi a distanze molto grandi dalla sogente che lo ha generato.

 

PARTE  II

Effetti sulla salute

Per quanto riguarda gli effetti sulla salute, la situazione è ancora molto incerta, soprattutto perché dal settore scientifico giungono risposte non sempre univoche ed omogenee.

Soffermandoci sulle basse frequenze, studi autorevoli ed evidenze scientifiche hanno fornito qualche dato riguardo agli effetti a lungo termine associati all’esposizione dei campi elettromagnetici.

Nel documento del National Institute for Environmental Health Sciences, che ha valutato tali evidenze utilizzando i criteri dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), si evince che esiste una limitata evidenza di rischio cancerogeno per la leucemia infantile legata all’esposizione residenziale ai campi elettromagnetici a bassa frequenza e per la leucemia linfatica cronica riguardo all’esposizione professionale a valori superiori a 0,4 microtesla.

Da ciò si deduce che i campi a bassa frequenza vengono classificati nella categoria dei “possibili cancerogeni”, per cui è stato stabilito che si adotti come valore di attenzione 0,5 microtesla.

Per quanto riguarda le alte ed altissime frequenze, finora si conoscono con certezza solo gli effetti dovuti all’aumento di temperatura che si sviluppa quando questi campi magnetici agiscono a breve distanza. Infatti gli studi a lungo termine sulla popolazione disponibili ad oggi sono da considerarsi insufficienti in numero, qualità, consistenza statistica, per poter dare conclusioni relative all’associazione tra esposizione  alle radiofrequenze degli ambienti di vita e lavoro e l’insorgenza di malattie a lungo termine. Purtuttavia la conclusione del documento redatto dall’Istituto Superiore di Sanità e l’Istituto per la Prevenzione e Sicurezza sul lavoro parla di studi che rappresentano già una base sufficiente per giustificare l’adozione di politiche cautelative.

 

Effetti accertati

Come menzionato precedentemente, un effetto accertato delle onde elettromagnetiche ad alta frequenza è l’innalzamento della temperatura dei tessuti biologici attraversati, soprattutto quelli più ricchi di acqua. Nel caso dei telefoni cellulari, la potenza irradiata è bassa (minore di 1 watt), per cui il riscaldamento dei tessuti è dell’rodine di poche frazioni di grado, però concentrato interamente nella testa dell’utente.

I limiti imposti dall’ente americano tengono in considerazione esclusivamente gli effetti termici di riscaldamento cutaneo prodotto dalle microonde.

Le radiazioni delle microonde provocano due meccanismi che sono alla base dello sviluppo di un cancro: lo shock termico delle proteine e i micronuclei.

1.      Shock termico delle proteine : quando si verifica un surriscaldamento dei tessuti umani, il corpo produce proteine per far fronte a questo effetto nel tentativo di proteggere e riparare le cellule danneggiate dal surriscaldamento. Purtroppo queste proteine proteggono anche le cellule cancerose, rendendole resistenti alle terapie.

2.      Formazione di micronuclei : Questi sono filamenti spezzati del DNA i quali indicano che le cellule non sono più in grado di ripararsi correttamente. Alcuni studi condotti dall’industria delle telecomunicazioni confermano che le radiazioni emanate dai cellulari producono micronuclei  nelle cellule ematiche umane a livelli più bassi rispetto a quelli previsti dalle normative del governo USA. Tuttavia si deve ricordare che i tumori sono causati da un danno genetico e la presenza di tali micronuclei nelle cellule potrebbe essere il primo segnale d’allarme del cancro. Un ricercatore britannico, Alisdair Phillips ha scoperto che pochi minuti di esposizione a radiazioni simili a quelle dei cellulari possono trasformare un cancro attivo al 5% in uno attivo al 95%. Inoltre i danni causati dall’esposizione a microonde basse rispetto ai limiti di legge attuali causerebbe un aumento dell’attività delle cellule tumorali e danni genetici non più sanabili e trasmessi alle generazioni di cellule successive.

 

Effetti sulla Tiroide.

A livello cerebrale, le microonde inducono anche il rallentamento o l’arresto della produzione , da parte dell’ipofisi, dell’ormone stimolante tiroideo (TSH), causando pertanto una drastica diminuzione degli ormoni tiroidei T3 e T4.

 

Effetti sui bambini.

Gli effetti delle onde elettromagnetiche sono più gravi se vengono accumulati nel tempo, ma esistono  alcune età più sensibili delle altre: ciò vuol dire che l’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche ha un effetto di gran lunga superiore nei soggetti in età evolutiva, i quali ne assorbono molto di più.

La distruzione fin da giovane età di cellule neuronali annulla una “riserva cerebrale” che nella vecchiaia potrebbe compensare la morte di altri neuroni causata da Alzheimer o malattie degenerative simili.

I ricercatori dell’Università dello Utah hanno scoperto che il cervello di un bambino assorbe una quantità di radiazioni quattro volte superiore rispetto al cervello di un adulto, ed il fluido oculare di un bambino di 5 anni assorbe una quantità di radiazioni oltre 10 volte maggiore rispetto all’occhio di un adulto.

 

Effetti Fisiologici generali

Dunque, non c’è alcun dubbio che il meccanismo sostanziale di base che provoca danni all’organismo, è lo stesso: la trasformazione dell’energia elettromagnetica in calore, soprattutto a causa della elevata presenza di acqua nel nostro organismo. Perciò si ha, come già detto, un surriscaldamento dei tessuti e dunque delle cellule che li compongono.

E’ stato calcolato che l’uso di un cellulare per 5 minuti di seguito è in grado di provocare un aumento di temperatura di 1 grado nell’area circostante. In questo modo il meccanismo di termoregolazione dell’organismo viene attivato in modo artificiale, entra in funzione, ma quando il carico termico è eccessivo la cellula soffre o addirittura muore.

Oltre agli effetti già descritti in precedenza, si può verificare anche una diminuzione dell’attività ed efficacia dei linfociti T, attivi contro gli antigeni e le cellule cancerose. Ancora la concentrazione dell’enzima ornitina decarbossilasi, fondamentale per la crescita cellulare, aumenta in modo imprevedibile, per cui, in presenza di cellule già cancerose, il campo magnetico ne accelera lo sviluppo. Infine, l’epifisi, o ghiandola pineale, responsabile della produzione della melatonina durante la notte, è stimolata dal campo magnetico proprio come dalla luce solare, quindi blocca la propria attività, determinando una alterazione del ritmo sonno-veglia e con disturbi dell’umore.

 

CELLULARI: Radiazioni bizzarre

A tutt’oggi, quello che si può dire, in ogni caso, è che gli effetti delle radiazioni emesse dai telefonini sono, se non dannose, quanto meno bizzarre.

Presso l’Università di Bristol un gruppo di volontari si è sottoposto a radiazioni identiche a quelle emesse dai cellulari e contemporaneamente sottoposto a test di attenzione e di memoria. Ebbene, non si è riscontrato alcun peggioramento a breve termine, anzi in alcuni casi i tempi di reazione agli stimoli si sono accorciati, come se le radiazioni avessero in qualche modo eccitato i collegamenti fra le cellule cerebrali.

All’Università di Nottingham delle larve di nematodi in fase di crescita sono state sottoposte alle stesse radiazioni: in tal caso la divisione cellulare risultava accelerata. Da ciò si potrebbe ipotizzare che una crescita abnorme di cellule potrebbe giustificare davvero il rischio di sviluppi cancerogeni.

All’Università di Seattle, i cervelli di cavie trattate con le microonde hanno prodotto le stesse endorfine che sintetizzavano quando erano sottoposte a stress violento. Inoltre alla fine degli esperimenti i topi si trovavano nelle stesse condizioni delle cavie esposte a radiazioni ionizzanti o a sostanze chimiche cancerogene.

Alla clinica otorinolaringoiatrica di Verona, l’equipe del Professor Vittorio Colletti compie ricerche sull’effetto del cellulare sul nervo uditivo. Con pazienti operati a cranio aperto, è stata simulata una telefonata, appoggiando il cellulare sull’orecchio (ovviamente pazienti consenzienti). Dopo 2 minuti di telefonata si è riscontrato una variazione dei potenziali bioelettrici del nervo uditivo, il quale entrava in condizioni critiche.

 

Il corpo è una pila. Se fosse possibile collegare una lampadina da 20 Watt a un atleta che corre o che gioca a calcio per almeno un’ora, essa si illuminerebbe grazie all’energia elettrica prodotta dall’organismo. Così anche, senza essere atleti, se fosse possibile raccogliere l’energia elettrica generata ogni giorno dal corpo di una persona qualsiasi, si potrebbe tenere acceso ventiquattr’ore su ventiquattro un lumino da 2 watt.

L’elettricità naturale nasce in ogni singola cellula, anzi dipende dal potenziale della membrana, cioè dal passaggio di corrente elettrica dall’interno all’esterno di ogni cellula. Questo passaggio è reso possibile dal liquido intracellulare, ricco di ioni (potassio, magnesio, solfati, fosfati) , cioè molecole dotate di carica elettrica (positiva o negativa); è reso inoltre possibile dal liquido interstiziale, presente tra una cellula e l’altra, che rappresenta il 20 % circa del peso corporeo, ed è ricco di altri ioni (cloro, sodio, calcio) con carica diversa da quella del liquido intracellulare.

Le continue reazioni chimiche che avvengono nell’organismo fanno dì che si aprano continuamente dei varchi nelle membrane cellulari, per cui le cariche positive e negative dei liquidi entrano in contatto generando corrente elettrica. Da ciò ne deriva che tutti i tessuti del corpo sono percorsi da cariche elettriche, ma soltanto il tessuto muscolare e quello nervoso sono eccitabili, cioè funzionano proprio perchè sono sollecitati da onde elettriche. I fisiologi hanno anche misurato questa corrente umana, la quale, nel cervello risulta essere di qualche milionesimo di volt per ogni cellula, ma essa è ininterrotta, anche durante il sonno. Se non c’è, significa che le cellule sono prive di vita.

 

PARTE  III

LEGISLAZIONE ITALIANA IN MATERIA DI ELETTROSMOG

Legge 22 febbraio 2001 n. 36

E’ la legge quadro sulla protezione delle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, e detta i principi fondamentali diretti ad assicurare la tutela della salute dei lavoratori e della popolazione intera dagli effetti dell’esposizione a determinati livelli di campi magnetici, elettrici ed elettromagnetici , nel rispetto dell’art. 32 della Costituzione Italiana.

Inoltre, detta legge promuove la ricerca scientifica per la valutazione degli effetti a lungo termine ed è diretta ad attivare misure di cautela da adottare in applicazione del principio di precauzione previsto dal trattato istitutivo dell’Unione Europea.

Infine, la L. 22 Febbraio 2001 n. 36 mira ad assicurare la tutela dell’ambiente e del paesaggio ed a promuovere l’innovazione tecnologica e le azioni di risanamento tese a minimizzare l’intensità e gli effetti dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici.

Uno dei punti cardini della legge in questione è l’introduzione del principio di precauzione, il quale prevede l’adozione di un sistema di regole finalizzate ad impedire un possibile danno futuro, prendendo in considerazione rischi che non sono ancora accertati completamente.

La Legge prevedeva due decreti attuativi per stabilire limiti di esposizione validi sul territorio nazionale. Essi sono stati approvati e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’8 luglio 2003 :

D. P. C. M. 8 luglio 2003 n. 199:

Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz (alta frequenza).

Limite di esposizione: nel caso di esposizione ad impianti che generano campi elettrici, magnetici o elettromagnetici con frequenza tra 100 kHz e 300 GHz non si devono superare i seguenti limiti :

LIMITI DI ESPOSIZIONE

INTENSITA’ DI CAMPO ELETTRICO E(V/m) 

0,1 < f = 3 MHz

60

3 < f = 3000 MHz

20

3 < f = 300 GHz

40

 

VALORI DI ATTENZIONE E OBIETTIVI DI QUALITA’

Per quanto riguarda le misure di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine connessi con le esposizioni ai campi prodotti alle suindicate frequenze, all’interno di edifici adibiti a permanenze superiori a 4 ore giornaliere, comprese le pertinenze esterne, si assumono i valori di attenzione e obiettivi di qualità della seguente tabella:

VALORI DI

ATTENZIONE

INTENSITA’ DI

CAMPO

ELETTRICO

E (V/m)

INTENSITA’ DI

CAMPO

MAGNETICO H

A/m)

DENSITA’ DI

POTENZA D

(W/mq)

0.1MHz<f= 300GHz

6

0.016

0.10(3MHz-300GHz)

 

OBIETTIVI DI

QUALITA’

INTENSITA’ DI

CAMPO

ELETTRICO

E (V/m)

INTENSITA’ DI

CAMPO

MAGNETICO H

(A/m)

DENSITA’ DI

POTENZA D

(W/mq)

0.1MHz<f=300GHz

6

0.016

0.10(3MHz-300GHz)

 

D.P.C.M.  8 luglio 2003 n. 200:

Fissazione dei limiti di esposizione , dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50Hz) generati dagli elettrodotti (bassa frequenza).

Limiti di esposizione e valori di attenzione: nel caso di esposizione a campi elettrici e magnetici alla frequenza di 50 Hz generati dal elettrodotti, non si deve superare il limite di esposizione di 100 microTesla per l’induzione magnetica e 5 kV/m per il campo elettrico.

A titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine dovuti all’esposizione a campi elettrici e magnetici a frequenze di rete (50 Hz), nelle aree-gioco per l’infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici, e nei luoghi adibiti a permanenze giornaliere non inferiori alle 4 ore, si assume il valore di attenzione di 10 microTesla, da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.

Obiettivi di qualità: Per quanto riguarda la progettazione di nuovi elettrodotti in prossimità dei luoghi di cui sopra, è stato fissato l’obiettivo di qualità di 3 microTesla per il valore dell’induzione magnetica.

Il controllo spetta alle Agenzie regionali per la protezione dell’Ambiente (ARPA) o ai Presidi multizonali di Prevenzione (Pmp) o alle Aziende Sanitarie Locali (ASL). In ogni caso una specifica responsabilità ricade sul Sindaco come massimo Ufficiale Sanitario del territorio Comunale.

  

Difendersi dall’Elettrosmog

Considerando la situazione attuale sull’elettrosmog, è difficile sperare in una diminuzione dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici nel prossimo futuro, anzi se ne prevede il raddoppio negli anni a venire. Bisogna dunque abituarsi a questa convivenza tentando di minimizzarne gli effetti.

In sintesi, le regole di difesa sono quattro:

1.      Misurazione dell’entità della radiazione;

2.      Distanza di sicurezza;

3.      Limitazione del tempo di esposizione;

4.      Schermatura della fonte, del sito abitabile o della persona.

 

Una soluzione avveniristica, per la casa del futuro, è quella della schermatura elettromagnetica dei locali abitativi, in particolare le camere da letto e gli uffici. Il rischio è infatti proporzionale al tempo di esposizione. Le mura degli edifici attenuano in buona parte l’elettrosmog, mentre le finestre sono completamente trasparenti alle onde elettromagnetiche.

Per risolvere questo problema, sono stati creati dei tessuti particolari, per tende o per vetri, che riescono a schermare e quindi attenuare le onde elettromagnetiche (elettrosmog “tex” ed elettrosmog “windows”).

 

Da un punto di vista preventivo, è utile adottare delle misure che possano ridurre l’esposizione ai campi elettromagnetici.

Così, quando si acquista una casa, ci si può accertare dell’eventuale presenza di linee, cavi o cabine elettriche, antenne fisse per telefonia mobile, radar, ripetitori radio/tv. In casa è consigliabile tenere apparecchi elettrici ad almeno un metro di distanza dal letto, mantenere a più di un metro di distanza qualunque monitor; utilizzare l’asciugacapelli tenendolo lontano il più possibile dai capelli; non posizionare il letto a ridosso di una parete che confina con un quadro elettrico; mantenere una distanza di almeno 1 metro e mezzo da termosifoni o stufe elettriche portatili; ridurre al minimo l’uso di elettrodomestici quali tostapane, frullatori, ecc.

 

L’ASSOCIAZIONE ITALIANA ELETTROSENSIBILI (A.I.E.)

E’ un’Associazione nata nel 2005, su iniziativa di un gruppo di persone di ogni età, di diverse professioni , le quali hanno deciso di dar vita ad un’associazione in seguito a disturbi accusati in prossimità di campi elettromagnetici ad alta frequenza e a bassa frequenza, e dopo aver accertato che questi malesseri erano dovuti alla esposizione ad onde elettromagnetiche.

L’ipersensibilità ai campi elettromagnetici rappresenta proprio una delle manifestazioni biologico-sanitarie dei campi elettromagnetici. Nella maggior parte degli individui soggetti a tali manifestazioni, i sintomi sono molto simili, anche se di grado diverso. Essi sono rappresentati da cefalea, insonnia o sonno non ristoratore, debolezza, riduzione della memoria e della concentrazione, dolori localizzati o diffusi, disturbi dell’equilibrio, disturbi uditivi, visivi, alterazioni dell’umore, sbalzi pressori, tachicardia. Le comuni terapie farmacologiche sono inefficaci.

La sintomatologia sopra descritta si verifica a livelli di campi elettromagnetici comunemente tollerati dalla popolazione e nei limiti di legge, regredisce con al’allontanamento dalla fonte, ma al ripetersi delle esposizioni può diventare continua, giungendo a compromettere l’efficienza e lo stato di benessere fisico, tali da indurre a sovvertire anche la vita familiare, sociale e lavorativa.

 

Allo stato attuale gli studi scientifici non hanno ancora stabilito un termine per i sintomi descritti: si parla infatti di “ipersensibilità ai campi elettromagnetici”, o abbreviando di “elettrosensibilità”. L’orientamento è di classificarla tra le malattie da causa ambientale.

Al momento non sono definiti criteri di diagnosi, né è nota alcuna terapia.

L’unica pratica efficace è quella di evitare l’esposizione ai campi elettromagnetici.

Ad oggi, da studi facenti capo all’O.M.S. , si stima che sia colpito dall’1 al 3% della popolazione. L’associazione Italiana Elettrosensibili mira ad ottenere l’abbattimento di quelle che sono diventate per gli associati “barriere elettriche”, mediante un’effettiva minimizzazione ambientale dei livelli elettromagnetici nei luoghi di vita e di lavoro.

 

CONCLUSIONI

La tendenza che traspare dalla disciplina richiamata in termini di legislazione, e da un’attenta analisi del problema dell’elettrosmog in generale, è nel senso di un’attenzione al tema della salute (art. 32 Cost.) più rigorosa rispetto all’approccio internazionale.

Stante il principio di precauzione, la normativa nazionale mostra di tenere in debita considerazione l’esigenza di contenere il rischio connesso con esposizioni prolungate nel tempo (costituito principalmente dalla generazione di malattie neoplastiche nei soggetti esposti) a livelli molto bassi, anche in assenza di un’accertata connessione di causa-effetto tra l’esposizione  e tali danni.

Finora nessuno studio ha dimostrato con certezza l’evidenza scientifica degli effetti negativi delle radiazioni sulla salute, almeno fino a quando l’esposizione sia inferiore ai limiti cautelativi imposti dalla legge.

 

Tuttavia, a tutela dei cittadini, si può e si deve fare di più, in particolare, in tre direzioni:

1.      Oltre alla mappatura delle principali sorgenti a rischio (antenne e ripetitori) distribuite sul territorio, è necessario procedere alla realizzazione del Catasto Nazionale degli Impianti Emittenti Onde Elettromagnetiche, come previsto dall’art. 4 della legge quadro: la pubblicazione del Catasto garantirebbe ai cittadini maggiore informazione e trasparenza sull’argomento;

2.      Maggiori controlli e la pubblicazione e divulgazione dei risultati raccolti sono indispensabili per tutelare il cittadino e nello stesso tempo tranquillizzarlo sui timori di una esposizione passiva incontrollata alle onde elettromagnetiche. Vanno pertanto potenziate le Arpa nella loro attività di controllo e monitoraggio degli impianti;

3.      In attesa che la scienza di risposte sugli effetti dell’elettromagnetismo convien cautelarsi : come insegna l’esperienza, se il principio di precauzione fosse stato adottato in precedenza per altre emergenze ambientali (ad es. l’amianto), si sarebbero ridotti enormemente i rischi e i problemi per l’uomo e per l’ambiente.

 

In conclusione, per circoscrivere il problema dell’elettromagnetismo e razionalizzarlo, diventa imprescindibile informarsi sullo stato delle cose e sulle iniziative in atto nel nostro Paese: in questa ottica, occorre  la consapevolezza che la disciplina di settore, in particolare per i profili tecnici (cioè la fissazione dei limiti  soglia di esposizione), deve essere sempre aperta agli sviluppi, anche in senso restrittivo, che le evidenze scientifiche dovessero mettere in risalto in un futuro più o meno prossimo.

 

Antonio Cosco

 


 

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