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Anno XVII num. 3
Mag./Giu. 2018

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LE ACQUE DI BALNEAZIONE IN CALABRIA

di Adriana Di Monaco

 

Dal Report balneazione 2017

In Calabria la balneabilita’ delle acque é garantita dai controlli dell’ARPACAL.

Annualmente, il personale dei Servizi Tematici Acque dei dipartimenti provinciali dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente in Calabria (Arpacal) è impegnato nelle attività di monitoraggio delle “Acque destinate alla balneazione”.

Con il termine "acque di balneazione" vengono indicate le acque dolci superficiali, correnti o di lago e le acque marine nelle quali la balneazione e espressamente autorizzata o non vietata.

Negli ultimi anni, con l’evoluzione del quadro normativo comunitario e nazionale, sono state introdotte profonde modifiche nelle modalità di monitoraggio e definizione dell’idoneità delle acque destinate alla balneazione.

Sulla base di una normativa di tipo sanitario dal 2010, con il Decreto legislativo 30 maggio 2008 n. 116 e con la successiva pubblicazione del Decreto Ministeriale 30/3/2010 (G. U. del 24 maggio 2010 S.O. 97), l’Italia ha recepito la Direttiva europea 2006/7/CE sulle Acque di Balneazione che prevede l’analisi di due parametri microbiologici (Escherichia coli ed enterococchi) individuati come indicatori di rischio di contrarre malattie associate  alla pratica della balneazione derivanti soprattutto da apporti di reflui urbani quali acque di scarico, sia domestiche che industriali.

Dal 1 aprile al 30 settembre di ogni anno, i tecnici del servizio tematico acque dell’Arpacal effettuano, sulla base di un calendario prestabilito dalla Regione Calabria, il monitoraggio della qualità igienico-sanitaria delle acque nei punti di prelievo. I punti di prelievo, individuati dalla Regione Calabria, ricadono in zone che rappresentano luoghi maggiormente frequentati dai bagnanti o in aree sottoposte a fonti di inquinamento, (in questo caso i punti di controllo sono collocati in prossimità della presumibile fonte inquinante).

La descrizione delle caratteristiche fisiche, geografiche ed idrologiche delle acque di balneazione e di altre acque di superficie che potrebbero essere una fonte di inquinamento rilevante, ai sensi della Direttive 2006/7/CE e 2000/60/CE. Sulla base dei profili individuati si passa dall’identificazione alla valutazione delle cause di inquinamento che possono influire sulle acque di balneazione e danneggiare la salute dei bagnanti (potenziale di proliferazione cianobatterica - potenziale di proliferazione di macroalghe e/o fitoplancton).

Qualora la valutazione delle pressioni segnali la probabilità di un rischio di inquinamento di breve durata si dovranno fornire: le previsioni circa la natura, la frequenza e la durata dell´inquinamento di breve durata, le informazioni sulle restanti cause di inquinamento, e le scadenze fissate per l´eliminazione delle cause, le misure di gestione adottate durante l´inquinamento di breve durata nonché l´identità degli Enti o delle Autorità responsabili dell´ adozione.

Il prelievo viene effettuato nella fascia di mare utilizzata normalmente dai bagnanti ad una profondità di 30 cm sotto il pelo libero dell’acqua ad una distanza dalla battigia tale per cui il fondale sia compreso tra 80/120cm, tra le ore 9,00 e le ore 16,00, sia via terra che via mare.

I campioni sono prelevati mediante l’utilizzo di contenitori sterili monouso e trasportati in laboratorio, protetti dalla luce, alla temperatura di 4°. Il volume minimo di acqua da prelevare per eseguire le analisi microbiologiche è di 500 ml.

Le analisi condotte sono effettuate nel più breve tempo possibile e comunque non oltre le 24 ore dal prelievo. 

I risultati sono validati e inseriti nella banca dati dell’Arpacal e del Ministero della Salute. Tali risultati vengono utilizzati per la verifica dell’idoneità igienico-sanitaria delle acque durante i prelievi e per una valutazione della qualità su una scala temporale più ampia.

Alla fine di ogni anno, i risultati delle analisi dei campioni raccolti nelle ultime quattro stagioni (2013-2016) per ciascuna area di balneazione vengono elaborati su base statistica e suddivisi in classi di qualità di appartenenza:

*Eccellente*Buona*Sufficiente*Scarsa

Tra classe “sufficiente”, “buona” o “eccellente” non vi sono vere differenze, sono tutte acque balneabili.

La classe “scarsa”, invece, comporta anche l’adozione di un divieto permanente di balneazione per motivi igienico-sanitari, fino ad avvenuto risanamento. In caso di superamento dei limiti di legge Arpacal dà immediata comunicazione ai Comuni interessati affinchè questi, con ordinanza del Sindaco, adottino i divieti temporanei di balneazione e appongano intorno all'area segnaletica idonea a far conoscere il divieto ai bagnanti.

I divieti permanenti ricadono in aree non adibite alla balneazione (porti, foci di fiumi, zone militari, aree marine protette, aree industriali) mentre i divieti temporanei possono estendersi all’intera stagione balneare (Acque in Classe “Scarsa”), oppure riferirsi a periodi d’inquinamento di breve durata o da “situazioni anomale”.

Il cittadino è dunque in grado di accedere a tutte le informazioni, conoscere la balneabilità delle singole aree, gli eventuali divieti, sia temporanei che permanenti, i dati di monitoraggio relativi alla stagione balneare in corso e consultare tutte le ulteriori informazioni ambientali riferite all’area. I risultati del monitoraggio sono pubblicati sul “Portale Acque” del Ministero della Salute all’indirizzo www.portaleacque.salute.gov.it il cui banner è presente anche sul sito www.arpacal.it.

Le eventuali non conformità sono state comunicate in tempo reale sul sito arpacal e sui social network dell’Agenzia.

Il piano di campionamento, in Calabria, è stato pianificato con frequenza mensile su tutti i punti di prelievo. Per le zone di scogliera la frequenza è stata ridotta a tre campioni stagionali, riduzione consentita dalla normativa vigente (All. IV c.2b D.lgs 116/08). L’istituzione delle aree omogenee, prevista dalla normativa vigente ha riguardato zone contigue appartenenti allo stesso comune e aventi la stessa classificazione.

Il monitoraggio delle acque di balneazione è stato eseguito su 635 aree fino a luglio e su 629 da agosto a settembre per l’istituzione di n. 6 aree omogenee nella provincia di Catanzaro a far data da agosto. Le aree omogenee sono state istituite dalla Regione Calabria, su specifica richiesta dei dirigenti dei Servizi Tematici Acque Arpacal, nel numero di 13 per la provincia di Reggio Calabria, 2 per la provincia di Cosenza e  6 per la provincia di Catanzaro.

E’ in corso un riaggiornamento delle aree adibite alla Balneazione che prevede un riposizionamento dei punti di prelievo e una diversa ridefinizione delle aree adibite alla balneazione che tenga conto delle zone di maggior afflusso di bagnanti , ma sottoponga a controllo anche tutte le foci dei fiumi, torrenti e canaloni che verranno identificati come aree “non idonee alla balneazione”.

Dai dati emerge che ben 22 comuni, sui 112 costieri monitorati( pari al 20%) hanno aree sottoposte a divieto temporaneo in quanto presentano criticità dovute ad inquinamenti di breve durata e/o aree in qualità scarsa che nel corso degli ultimi anni non hanno ricevuto adeguate misure di risanamento. Le criticità continuano a persistere in aree antistanti foci di fiumi e/o torrenti che risentono anche delle perturbazioni piovose, o in zone collocate nelle strette vicinanze di depuratori mal funzionanti.

Le provincie maggiormente colpite da inquinamento di origine fecale sono Cosenza e Reggio Calabria, mentre migliora la qualità delle acque della provincia di Catanzaro. Vibo Valentia e Crotone non hanno modificato le situazioni critiche rispetto lo scorso anno, persistendo nelle zone vicine alle foci di fiumi o torrenti apporti inquinanti.

L’elaborazione dei parametri microbiologici analizzati nell’anno 2017 ha prodotto i seguenti risultati di sintesi.

Confrontando i dati ottenuti durante la stagione balneare 2017 rispetto lo scorso anno risultano in aumento i punti con esiti non conformi dovuti principalmente ad inquinamenti di breve durata solo per le provincie di Cosenza e Crotone.

Nel complesso la situazione delle non conformità appare migliorata dello 0,35%.

In sintesi i dati raccolti ed elaborati mostrano un trend negativo nelle provincie di Cosenza, con un incremento della percentuale dei dati non conformi pari a circa allo 0,11% e Crotone con lo 0,57% in più.

Nelle provincie di Reggio Calabria e Vibo Valentia si registra una diminuzione del dato non conforme pari rispettivamente allo 0,48% e allo 0.52%.

Decisamente migliorata la provincia di Catanzaro con una percentuale di non conformità diminuita dell’ 1,86%.

In conclusione, quindi, i tratti di mare monitorati risentono in maniera notevole della vicinanza di corpi idrici superficiali che rappresentano una delle cause di inquinamento. L’apporto in mare di carichi inquinanti trasportati dai corsi d’acqua fluviali determina, sempre più spesso anche se non in maniera persistente e significativa, la qualità delle acque destinate alla balneazione.

Comunque, nel corso della campagna di balneazione 2017 il monitoraggio ha evidenziato una buona qualità dello stato delle acque marine della costa ionica e tirrenica Calabrese. (Aprile 2018)

                                                                                                                               Adriana Di Monaco


 

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