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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Ambiente e sviluppo sostenibile

di Riccardo Tullio 

 

Il pianeta Terra è sempre stato nella mani dell’uomo, ma ora più che mai, le sue scelte possono decidere il destino delle future generazioni.

Ciò che ne sarà del domani, dipenderà, per la maggior parte, da ciò che oggi la nostra comunità metterà in atto.

E’ impensabile come la nostra generazione, prima fra tutte nella storia dell’uomo, abbia il potere, senza volerlo e soprattutto senza esserne consapevole, di compromettere ciò che proviene dal passato sottraendolo al futuro.

La Terra sta soffrendo, addirittura morendo, poiché le risorse si stanno esaurendo, la popolazione cresce e sottrae più velocemente i beni a disposizione, tutto è sempre più inquinato, le specie viventi non riescono ad adattarsi rischiando l’estinzione, e così si minacciano gli equilibri naturali.

L’uomo ha sempre interagito con l’ambiente che lo circonda, modificandone gli aspetti, e con l’evoluzione ha sfruttato al meglio le sue potenzialità e conoscenze; ma dalla sua esistenza fino ad oggi appare notevole l’impatto degli ultimi decenni, rispetto alla lunghissima evoluzione biologica, geologica, culturale.

La natura ci ha insegnato che i cambiamenti climatici, e con essi ciò che ne consegue, hanno ridimensionato le condizioni esistenti sulla Terra, apportando temporanei e permanenti modificazioni a tal punto da impedire al alcune specie di sopravvivere.

L’uomo, ignaro di ciò, sta facendo passi da gigante, in contrasto con l’evoluzione naturale, in tempi brevissimi; si rischia di rendere irreversibile ogni decisione.

La sovrappopolazione, il progresso tecnologico, l’aumento dei rifiuti, l’esaurimento delle risorse così come la ricerca di fonti alternative, hanno modificato profondamente l’ambiente naturale primitivo. Dall’estrazione delle materie prime, il rischio idrogeologico,  dal disboscamento, la desertificazione, dalle infrastrutture insediative delle metropoli, la perdita di aree verdi di ingente valore, dall’inquinamento dissennato, i cambiamenti climatici e, non per ultimo, le malattie dell’uomo.

Questi sono tutti elementi di una crisi prodotta dalle attività economiche che dovrebbero dare risposte ai bisogni umani ma sono diventate invece, per effetto della logica del mercato, una minaccia per gli equilibri ecologici e la vita delle generazioni future.

Questa crisi si intreccia con gli squilibri tra il Nord e il Sud del pianeta, tra ricchi e poveri all’interno di ogni società. Sulla base di questo, oggi non può esistere alcun tipo di sviluppo che non abbia alla base ancora la natura, sempre dilaniata.

Di fatto, l’uomo ha bisogno della natura, ma deve conservarla ed utilizzarla nel migliore dei modi. Come? Facendone una corretta gestione e perseguendo uno sviluppo sostenibile.

I meccanismi e le priorità dell’economia vanno ripensati in questa prospettiva, puntando all’eliminazione della povertà e al miglioramento della qualità della vita.

Infatti con l’incremento demografico degli ultimi decenni e l’industrializzazione, che avanza ormai anche nei paesi emergenti, la distruzione dell’ambiente ha assunto una dimensione globale e proporzioni così allarmanti da convincere anche i governi, soprattutto dei paesi sviluppati, a intervenire in maniera tempestiva.

A tal proposito va ricordato che, mentre nei paesi ricchi si inquina l’ambiente per produrre beni di consumo in parte superflui, nei paesi poveri la distruzione ambientale avviene per motivi di sopravvivenza legati alla fame, una necessità.

Nel frattempo nasce anche l’esigenza di trovare nuove risorse alternative, che si sostituiscano a quelle altamente inquinanti.

L’evoluzione della ricerca scientifica, in questo campo, ha avuto moltissimi risultati, sviluppando fonti energetiche rinnovabili, tra cui di notevole interesse l’eolico e il solare.

Il problema dello sviluppo di energie alternative è ormai un problema sentito da tutti. Spesso, però, a causa dei costi elevati di investimento iniziale, si preferisce continuare ad utilizzare sistemi altamente inquinanti.

Le fonti rinnovabili sono, quindi, il futuro energetico mondiale, non solo per salvaguardare la Terra, ma anche come unica alternativa ai combustibili fossili, in via di esaurimento.

Oggigiorno l’uomo si trova ad affrontare il problema dell’inquinamento solo con se stesso, con la sua incoscienza e con la sua superficialità, ma allo stesso tempo contro le sue inclinazioni di progresso e avidità di conquista.  

Questa è una battaglia molto difficile nella salvaguardia dell’ambiente umano, senza alcuna certezza, ma soltanto con la speranza che il domani potrà essere diverso, migliore.
Una spinta notevole è dalle numerose campagne ambientalistiche, che denunciano situazioni sconosciute, informando così la gente comune, sensibilizzando alla lotta per i diritti e interpellando i governi sulle decisioni da prendere.

Ma ciò deve essere anche affiancato dalla ricerca scientifica, prima e durante, che operi effettuando analisi sui vari substrati aria, acqua, suolo, affinché si possa fare prevenzione sulle questioni ambientali. Inoltre per contrastare in modo efficace l’inquinamento e ancora di più le cause che lo generano, vale a dire cercare di non inquinare più e rimediare al danno fatto fino ad oggi, si può e si deve fare una programmazione a tutti i livelli, dal singolo individuo all’istituzione mondiale.

Bisogna partire quindi dai cittadini, per arrivare alla comunità, informandoli e sensibilizzandoli, e laddove sono in grado di dare un contributo, esortarli a farlo, con le pratiche quotidiane ad esempio, come la raccolta differenziata dei rifiuti, il risparmio energetico in abitazione, per poi passare alle istituzioni a livello nazionale, che si faranno carico di promulgare leggi severe ed efficaci riguardo comportamenti illegittimi da contrastare. E’ chiaro come tutte le nazioni, nell’ottica del bene comune, devono intervenire e contribuire.

Perché il mondo intero è capace di trovare soluzioni ed interventi, ha conoscenze nel campo genetico, ingegneristico ed ecologico; si può lavorare con sistemi naturali e trarre beneficio da essi, senza distruggerne l'integrità e le capacità di rinnovamento; si può salvaguardare le specie dall'estinzione, ripristinare la biodiversità, rendere nuovamente fertili i terreni, invertire il processo d'inquinamento negli oceani e nell'atmosfera, riciclare i rifiuti rendendoli risorse, catturare l'energia del sole, del vento e dell'acqua, e sfruttare la ricchezza genetica dell'evoluzione.

L'educazione ai consumi, il controllo dei bisogni, la messa a punto dei comportamenti che permettono la convivenza tra utilizzazione e conservazione delle risorse costituiscono l'unica via da percorrere nella logica della sopravvivenza.

Per attuare ciò è indispensabile un profondo cambiamento della nostra mentalità di uomini delle società industrializzate, che promuova lo sviluppo della creatività, dell'immaginazione, della previsione, dell'anticipazione, favorendo in tal modo la risoluzione dei problemi prima che sia troppo tardi, quando il problema è all’estremo e la soluzione è drastica.

L’occidente, che per molti aspetti ha un’influenza notevole sul mondo, ha sempre riconosciuto la persona umana, il rapporto tra l’uomo e la natura, celebrandolo nell’arte e nel pensiero scientifico.

Ma adesso sembra quasi remissivo, ha abdicato la sua funzione democratica, civilizzatrice e ancor di più conservatrice per lasciare un po’ le cose alla deriva, senza responsabilizzarsi e farsi carico, tempestando la comunità di buone intenzioni ma restando a guardare da lontano.

E intanto avanzano quelle parti del mondo che ancora nutrono manie di totalitarismo.

Se è vero che l’uomo è artefice della propria vita, su di egli pesa la responsabilità etica del mondo; è ugualmente vero che non ci si può fermare di fronte al progresso e al libero mercato che incalzano arrembanti, ma occorre studiare strategie efficaci per applicarle al contesto ambiente.

Lo stato deve farsi da parte abbandonando le politiche ambientali di monopolio e favorendo il più possibile lo sviluppo dei privati, così da dare una spinta in più allo sviluppo.

D’altra parte è necessario educare l’uomo fin dall’infanzia al giusto sapere, un’educazione alla natura incontaminata, ma anche al paesaggio frutto del lavoro dell’uomo stesso, delle infinite trasformazioni e tradizioni culturali che hanno segnato la sua storia , le peculiarità e le bellezze del territorio.

L’uomo, attualmente è il fulcro delle sue stesse attività, cioè si tiene in gioco tra lo sviluppo e l’ambiente con le leggi del mercato.

Lo sviluppo, inteso come scienza, deciderà sempre i processi di modificazione dell’uomo sull’ambiente, con maggiori investimenti, con una maggiore responsabilità etica. L’ambiente, per contro, non potrà opporsi all’evoluzione economica, ma dovrà utilizzare le dinamiche del mercato per raggiungere i suoi obiettivi di salvezza.

Una sorta di interazione fra le politiche ambientali con quelle economiche per conciliare le esigenze di tutela della natura con lo sviluppo e la competitività delle imprese: quello che sostanzialmente va sotto il nome di sviluppo sostenibile, visto in maniera globale.

Esso in realtà si articola a vari livelli intersecando i settori economico e sociale.

Tutti gli esseri umani hanno bisogno dell’ambiente naturale per soddisfare i propri bisogni come il cibo, l’acqua, un rifugio, l’energia, e in generale mira a raggiungere il massimo livello di qualità della vita.

Poiché lo sviluppo è strettamente legato alle risorse disponibili, la capacità di rigenerarle è la chiave per la sostenibilità. A sua volta questa, essendo in ciclo continuo, viene mantenuta soltanto da un utilizzo razionale delle risorse, che tenga conto del funzionamento degli ecosistemi e delle capacità di carico dell’ambiente.

Lo sviluppo sostenibile nei paesi poveri, che hanno solo l’ambiente da utilizzare, richiede criteri economici diversi da quelli tradizionali.

Infatti tiene conto dei costi ambientali per non gravare sulla qualità ambientale.

Pertanto devono essere inclusi altri parametri come la salute, la disponibilità di cibo, la qualità delle acque, un rifugio per tutti.

Appare così evidente che lo sviluppo sostenibile non è solo difesa dell’ambiente, ma un nuovo concetto di crescita economica, che ha come fine quello di garantire un’opportunità per tutti. È un processo attraverso il quale le politiche dei vari settori economico, commerciale, energetico, agricolo, industriale, confluiscono in modo di creare uno sviluppo sostenibile, per l’economia, la società, l’ambiente.

Molti governi hanno preso atto dello stato attuale delle cose, rendendosi conto della gravità dei problemi ambientali in relazione allo sviluppo, ed hanno lanciato un appello al mondo per un impegno comune.

E’ stato sottoscritta la dichiarazione e appello alla nazione di Bonn, emanata nella conferenza mondiale UNESCO sull’educazione allo sviluppo sostenibile svoltasi nel 2009, di cui ricordiamo alcuni punti salienti:

“La crisi globale economica e finanziaria evidenzia i rischi associati a modelli di sviluppo economico insostenibili e a pratiche basati su obiettivi di breve periodo. Gli impatti ecologici dei modelli di produzione e di consumo non sostenibili stanno compromettendo le scelte delle generazioni presenti e future e la sostenibilità della vita sulla Terra, come il cambiamento climatico sta dimostrando.

Abbiamo a disposizione le conoscenze, la tecnologia e le capacità per cambiare la situazione. Abbiamo bisogno di mobilitare il nostro potenziale per fruire di tutte le opportunità al fine di migliorare l’azione e il cambiamento.

Attraverso l’educazione e l’apprendimento durante tutto l’arco della vita possiamo ottenere stili di vita basati sulla giustizia sociale ed economica, sulla sicurezza alimentare, sull’integrità, sui modelli di vita sostenibili, sul rispetto per ogni forma di vita e su valori solidi che alimentano coesione sociale, democrazia e azione collettiva. L’educazione allo sviluppo sostenibile è necessaria per assicurare vita, aspirazioni e futuro ai giovani”.

Senza fare falsi moralismi, sappiamo che proteggere l’ambiente e frenare il consumo intensivo, pur sembrando oggi un obiettivo piuttosto pretenzioso, è un dovere di tutti, e bisogna profondere il massimo impegno per cercare di riuscirci.

L’unico responsabile di ciò che il nostro ambiente subisce è l’uomo.

Dobbiamo essere consapevoli delle responsabilità che abbiamo, vale a dire che tutti i danni all’ambiente si ripercuotono, sia pure in maniera diversa, sull’uomo.

L’ambiente è quello che noi chiamiamo Madre Natura: ciò che ci dà nutrimento, ciò che ci protegge, ciò che ci offre la vita.

Se andiamo contro la madre dell’uomo significa che vogliamo autodistruggerci.

(Ago.2010)

Riccardo Tullio

 


 

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