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		 AMBIENTE ED ENERGIA: FATTORI 
		INDIVISIBILI 
		
		di Domenico Monorchio  
		  
		
		È ormai conclamato il consenso scientifico 
		sull’evidenza dei cambiamenti climatici e sulle sue cause; evidenziate 
		dall’incidenza del fattore antropico sull’innalzamento della 
		concentrazione di gas serra in atmosfera. 
		
		Secondo  gli ultimi incontri mondiali 
		(Copenhagen 2009) bisogna intervenire per contrastare le cause dei 
		cambiamenti climatici ed assumersi un impegno soprattutto nei confronti 
		delle generazioni future, considerando che le emissioni di CO2 oggi 
		prodotte resteranno per circa 100 anni nell’atmosfera.  
		
		Alcuni effetti dei cambiamenti climatici in 
		corso sono già visibili e riguardano l’aumento della temperatura media 
		del pianeta; l’incremento della frequenza di eventi estremi; 
		l’accelerazione della crescita del livello del mare nonché fenomeni di 
		desertificazione e riduzione o modificazione della biodiversità, con 
		effetti anche sul settore agricolo. Insomma un mix di eventi  che, come 
		possiamo notare, anno una frequenza e una ciclicità tali da poter 
		considerare che quello che i media ci propongono come film da 
		fantascienza si possa per davvero avverare. 
		
		Per quel che riguarda la mitigazione del 
		cambiamento climatico, il Protocollo di Kyoto rappresenta il primo 
		negoziato , quindi un paletto fermo, per la riduzione concordata a 
		livello internazionale delle emissioni dei gas a effetto serra. 
		 
		
		Ma l’ostacolo che dobbiamo superare per 
		essere in linea con i parametri concordati diventa sempre più 
		invalicabile.  
		
		La scelta di iniziare con utilizzo di altri 
		fonti di energia è diventato un fatto socio-politico complesso ed 
		importante, che dipende dalla disponibilità di risorse, dal costo di una 
		fonte in relazione alle condizioni particolari di una nazione, 
		dall'affidabilità delle centrali di produzione di 
		
		energia e dalla protezione dell'ambiente. 
		
		Trovare un equilibrio tra fabbisogno e 
		tutela ambientale ci obbliga a progettare e realizzare una vero e 
		proprio sistema energetico ed uno sviluppo più 
		sostenibile. 
		
		Le risorse energetiche attualmente 
		utilizzate derivano per l’80% da combustibili fossili (petrolio, 
		carbone, gas naturale) e per il resto da energia nucleare, idraulica e 
		biomasse, in proporzioni più o meno uguali. I combustibili fossili e lo 
		stesso uranio, tuttavia, sono risorse esauribili. 
		
		  
		
		SITUAZIONE IN ITALIA  
		
		Anche se la crescita economica italiana è 
		stata di piccola entità, nel corso del 2005, è stato corrisposto un 
		limitato innalzamento della domanda complessiva d’energia e 
		dell’intensità energetica. 
		
		Il consumo di energia primaria per fonti 
		(come mostrato nel grafico sottostante) evidenzia un’ulteriore riduzione 
		dei consumi dei prodotti petroliferi, che restano comunque la fonte che 
		contribuisce in quota maggiore alla domanda di energia.  
		
		  
		
		  
		 
 
		
		Si porta all’attenzione che il 7% delle 
		fonti rinnovabili spiegabile da una forte prevalenza della produzione 
		energetica da centrali idroelettriche dovute però dai fattori 
		stagionali. 
		
		Le rinnovabili crescono, ma non velocemente 
		quanto in consumi.  
		
		L’andamento del tipo di combustibile negli 
		ultimi 10 anni è in crescita esponenziale è il metano. 
		
		Risulta evidente la nostra dipendenza 
		energetica. 
		
		  
		
		A questa situazione nasce la necessità di 
		realizzare un nuovo quadro legislativo di riferimento in materia di 
		promozione e di utilizzo delle rinnovabili nell’Unione Europea al fine 
		di garantire al settore privato quella stabilità a lungo termine che è 
		condizione necessaria per definire piani di investimento in questo 
		settore. 
		
		Per conseguire entro il 2020 l’obiettivo del 
		20% di rinnovabili sul consumo totale di energia, la Commissione ha 
		previsto un costo aggiuntivo medio annuo tra il 2005 e il 2020 compreso, in funzione essenzialmente 
		del prezzo del petrolio, circo 20 miliardi di euro. 
		
		Per raggiungere tali obiettivi il Consiglio 
		europeo ha invitato espressamente la Commissione ad elaborare entro il 
		2007 una proposta di direttiva che contenga disposizioni in merito agli 
		obiettivi nazionali degli Stati membri, agli obiettivi settoriali per 
		fonte e alle misure per il loro conseguimento nonché disposizioni per 
		garantire la produzione e l’uso sostenibile di biomassa evitando i 
		conflitti tra i diversi usi. 
		
		  
		
		UN ESEMPIO DI SCELTA : LA BIOMASSA 
		
		L’utilizzo delle biomasse presenta una 
		grande variabilità in funzione dei tipi dei materiali disponibili e, nel 
		tempo, sono state sviluppate molte tecnologie di conversione energetica, 
		delle quali alcune possono considerarsi giunte ad un livello di sviluppo 
		tale da consentirne l’utilizzazione su scala industriale, altre, invece, 
		più recenti e molto complesse, necessitano di ulteriore sperimentazione 
		al fine di aumentare i rendimenti e 
		
		ridurre i costi di conversione energetica. 
		
		La sostenibilità della produzione di energia 
		elettrica da fonti rinnovabili, ed in particolare quella da biomasse 
		vegetali, trova concretezza e terreno di sviluppo nella interazione con 
		le istituzioni, gli enti e le comunità locali. 
		
		Il fattore di successo nasce e raggiunge il 
		suo massimo rendimento proprio a livello locale dove la capacità di 
		abbinare progetti di recupero, trasformazione e valorizzazione delle 
		biomasse forestali ed agricole con la generazione di energia e la 
		fornitura di servizi al territorio. 
		
		I processi utilizzati attualmente sono 
		riconducibili a due categorie: processi termochimici e processi 
		biochimici, all’interno dei quali si suddividono le tecnologie attualmente disponibili, tra le quali, ad 
		eccezione della combustione diretta, tutte rappresentano dei 
		pretrattamenti, mirati ad aumentare la resa termica, a sfruttare sino in 
		fondo il materiale disponibile, a migliorarne la praticità di trasporto 
		ed impiego e le caratteristiche di stoccaggio oppure a ridurre residui 
		dopo l’utilizzazione. 
		
		Il più semplice dei processi termochimici; 
		la combustione diretta è stata, per molto tempo, l'unico mezzo per 
		produrre calore ad uso domestico ed industriale. 
		
		Oggi la combustione interessa non solo la 
		legna, ma anche gli scarti forestali, la paglia, i residui 
		dell'industria del legno (segatura, trucioli), dell'industria 
		agroalimentare (gusci, noccioli, ecc.), ed i rifiuti solidi urbani. 
		
		La quantità di energia termica fornita dalla 
		biomassa è funzione del tipo utilizzato, della quantità di ceneri e del 
		contenuto di umidità. 
		
		Il risultato dei suddetti processi è la 
		produzione di calore mediante dei vettori, quali aria o acqua. 
		
		Elenchiamo i vantaggi apportati 
		all’utilizzo delle biomasse:  
		
		  
		
		- Bilancio zero delle emissioni di 
		anidride carbonica 
		
		- Ampia disponibilità sul territorio 
		
		- Possibilità di sfruttamento di residui 
		difficili e onerosi  da smaltire. 
		
		Nonostante tutti questi vantaggi, è solo da 
		pochi anni a questa parte che valutiamo positivamente questo tipo di 
		trasformazione energetica, per ragioni legate essenzialmente a problemi 
		connessi con la bruciatura delle biomasse, più nel dettaglio ai residui 
		di bruciatura di ceneri e polveri, con conseguenti difficoltà di pulizia 
		delle caldaie e scarsa efficienza energetica nella fase di combustione e 
		nella fase di trasformazione di energia termica in energia elettrica. 
		
		Tutti questi problemi sono stati risolti 
		grazie al miglioramento della tecnologia di sfruttamento delle biomasse, 
		la quale attualmente ha raggiunto un soddisfacente livello di sviluppo. 
		
		Le biomasse sono sempre state considerate un 
		combustibile a basso costo, ma ciò vale solo se prendiamo in 
		considerazione il valore intrinseco del materiale, perché alla fine ciò 
		che incide di più sono i costi di trasporto. 
		
		E’ il caso, ad esempio, delle biomasse 
		derivanti dalle utilizzazioni forestali, o delle biomasse di origine 
		agricola, che in genere risultano molto disperse nel territorio e ciò ne 
		rende molto oneroso il concentramento.  
		
		Il trend positivo di utilizzo della 
		combustione delle Biomasse e rappresentato dal seguente grafico : 
		
		  
		
		  
		
		  
		
		In definitiva l’applicabilità è verificata 
		per qualsiasi impianto di potenza compresa tra 400 e 1500 kw in grado di 
		operare a pieno carico per il maggior numero possibile di ore (almeno 
		5000) e nel caso in cui sia disponibile in loco una grande quantità di 
		biomassa concentrata. 
		
		Nell'ottica della diversificazione delle 
		fonti rinnovabili, inoltre, lo sfruttamento a fini energetici delle 
		biomasse rappresenta, in particolare per l'Italia, un importante 
		giacimento energetico potenziale, che potrebbe permettere di ridurre la 
		vulnerabilità nell'approvvigionamento delle risorse energetiche e 
		limitare l'importazione di energia elettrica. Si valuta, infatti, che la 
		disponibilità di biomasse residuali (legno, residui agricoli e 
		dell'industria agroalimentare, rifiuti urbani e dell'industria 
		zootecnica), in Italia, corrisponde ad un ammontare di circa 66 milioni 
		di t di sostanza secca l'anno equivalente a 27 Mtep.. 
		
		  
		
		CONCLUSIONI 
		
		Nonostante l'Italia sia un Paese abbastanza 
		ricco di foreste, solo 1/3 della naturale produttività di queste è 
		attualmente sfruttato. Con un adeguato programma di rimboschimento e 
		mantenimento delle foreste, potrebbero rendersi disponibili nuove 
		biomasse per circa 2 Mtep/anno. 
		
		I “poteri di scelta” stanno in ognuno di noi 
		quindi non  sprechiamo o sfruttiamo risorse indispensabili e utili per 
		uno sviluppo economico. 
		
		(Giu.2010) 
		  
		
		Domenico Monorchio  |