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Aprilia "Shiver 750", la moto del futuro

 

 di Davide Murgano  (Dic. 2007)

 

La nuova moto dell’Aprilia presenta caratteristiche accattivanti sia dal punto di vista tecnico, dell’ergonomia e un look aggressivo come i muscoli messi in bella mostra del serbatoio, il codino sfuggente  con gli scarichi romboidali che puntano dritti verso il cielo. La Shiver affianca una dotazione tecnica di tutto rispetto, proponendo un inedito sistema di gestione dell’acceleratore completamente elettronico.

L’implementazione del Ride by Wire è un passo avanti, nel progresso dell’efficienza del motore e della gestione globale e integrata dei suoi apparati, con concreti vantaggi anche di tipo ambientale. I tecnici dell’Aprilia hanno infatti curato nei minimi particolari sulla Shiver tanti altri parametri del motore come l’erogazione, la risposta nei chiudi- apri, il freno motore (uno dei fattori che mette più in difficoltà i neofiti) e l’intervento del  limitatore.

Il bolide di casa Aprilia si è dimostrato subito all’altezza delle aspettative. Certo, alcune finiture sono ancora un po’ grezze  è risente di qualche  inconveniente tecnico  (un mal funzionamento della frizione). Il motore (oramai in versione definitiva in base alle notizie fornite dai tecnici Aprilia)  in compenso ha superato in pieno l’esame.

La Shiver insomma ci è piaciuta parecchio, dolce morbida pastosa, facile da portare praticamente da subito.

L’ergonomia della seduta è buona; la sella, morbida e ben conformata, non è troppo  vicina alle pedane, disposte in una posizione di compromesso, comode nei lunghi spostamenti, ma che assecondano pure la guida sportiva. Anche gli svasi presenti sul serbatoio offrono tanto spazio, ma a discapito della capacità che è di soli 15 litri.

Una volta in movimento la Shiver trasmette subito una grande confidenza, sembra insomma di guidarla da sempre e in questo ricorda tanto le Honda. Il manubrio, largo e non troppo lontano, dà la sensazione di avere tutto sotto controllo e nelle manovre lente aiuta parecchio.

Il propulsore fa il resto: anche grazie all’elettronica , il motore mette in campo una dolcezza sorprendente . Probabilmente gli amanti <<duri e puri>> del bicilindrico rimarranno delusi dalla Shiver. La moto  non ha la cosiddetta <<castagna>> tipica dei twin, non ti strappa le braccia come la KTM, ma ha un erogazione tanto lineare e progressiva che sembra voler nascondere al pilota la forza dei suoi 95 CV.

In strada con la Shiver sembra di decollare, ci si ritrova dentro le curve in un battibaleno, tanta è la dolcezza e la naturalezza con cui questa moto mette in mano coppia e CV. Una gran dote questa che poche moto possono vantare – tra queste la nuova honda Hornet e la Kawasaki z750 – e che di certo nessun altra bicilindrica può  vantare.

Sulla Shiver anche il freno motore è molto morbido da non crederci; anzi sembra quasi non esserci. In questo, per assurdo, ricorda una quattro cilindri tanto è scorrevole in percorrenza.

In inserimento, inoltre la sensazione di <<cadere dentro>> alla curva si avverte poco nelle scalate veloci il posteriore non tende a scomporsi, a tutto vantaggio della guidabilità e di chi ha poca esperienza con bicilindrici di media e grossa cilindrata.

Al pari del motore, anche il ciclista ci ha fornito una buona impressione generale.

La nuda veneta è come incollata a terra, dove la si vuol dirigere, lei va. E se c’è da correggere la traiettoria lei ti asseconda con un comportamento sempre sincero e coerente.

Merito soprattutto del pacchetto ciclistico. La forcella, un po’ morbida nel primo tratto di corsa, risulta più sostenuta nelle fasi successive, mentre l’ammortizzatore,nonostante l’attacco diretto al forcellone, denota una buona progressione ed efficacia seguire le imperfezioni presenti sulla strada.

Facile da gestire è anche l’impianto frenante, ben  addolcito nell’attacco per renderlo gestibile da tutti.

Adesso qualche dettaglio tecnico per saggiarne a fondo le prestazioni: iniziamo con la novità che la rende in assoluto la moto protagonista delle future sportive naked, il Ride by Wire: ovvero <<guidate con un cavo>>.

In questo sistema l’acceleratore è infatti collegato a un potenziometro che traduce il movimento della manopola in un segnale elettrico che va alla centralina.

Quest’ultima valuta l’imput e in base  ai segnali provenienti da altri sensori ( il regime del motore, la marcia inserita, la temperatura del motore e l’apertura del comando del gas), comanda i motorini  passo-passo che gestiscono l’apertura delle valvole a farfalla.

Per dirla in breve il Ride by Wire permette  di fare un ulteriore passo in avanti nell’ottimizzazione delle prestazioni e nella gestione integrata del propulsore in ogni suo aspetto. Con un sensore posizionato a valle dei corpi farfallati, inoltre la centralina è sempre a conoscenza della precisa quantità d’aria presente, il che permette di ottimizzare i consumi e l’erogazione su tutto l’arco di erogazione. Questo evita pure che il motore perda di efficienza a causa di incrostazioni od usura, con manutenzione netta dei costi di manutenzione. L’elettronica ha permesso di gestire finemente anche il freno motore.

La cavalleria e ben fornita, ci sono 95 CV a 9.000 giri e 81 Nm di coppia massima a 7.000, così come non manca nulla alla voce ciclistica. La realizzazione di una moto Aprilia comporta sempre un lavoro sinergico tra telaisti e motoristied il frutto di questa collaborazione è un sinuoso telaio composito, la cui parte superiore a traliccio di tubi in acciaio è collegata a piastre laterali molto estese tramite speciali bulloni ad alta resistenza. L’insieme formato da questi elementi forma un telaio estremamente rigido e leggero e compatto. A sottolinearlo in modo evidente troviamo anche la disposizione laterale dell'ammortizzatore, che ha permesso una maggior centralizzazione delle masse pur senza rinunciare alla funzionalità tecnica: si è reso disponibile spazio prezioso per i collettori di scarico e per il forcellone di alluminio con capriata di irrigidimento, vero e proprio punto di riferimento in tema di rigidezza per la categoria.
Quanto alle sospensioni, segnaliamo che la forcella è a steli rovesciati da 43 mm con piedini fusi in conchiglia, mentre l'ammortizzatore laterale è infulcrato direttamente al forcellone secondo lo schema cantilever ed è regolabile nel precarico molla e nel ritorno idraulico.
Non manca nulla nemmeno alla voce freni: i dischida 320 mm sono gli stessi di RSV 1000 R e Tuono 1000 R, mentre le pinze sono di tipo radiale (Shiver è la prima della categoria!) a quattro pistoncini. Dietro lavora, invece, un disco da 245 mm è morso da una pinza a singolo pistoncino.
Da sottolineare come sia l’impianto anteriore, sia quello posteriore utilizzano tubazioni in treccia metallica di derivazione aeronautica, che eliminano il fastidioso effetto polmone delle tubazioni convenzionali assicurando massima precisione della frenata per un impianto veramente ai massimi livelli. Peso? 189 kg, a secco.
Completissimo anche il cruscotto Matrix: di tipo misto (digitale-analogico), riceve tutte le informazioni dalla linea CAN e diventa parte integrante del sistema di autodiagnosi essendo dotato di memoria storica. Ha un design estremamente moderno e compatto e un peso estremamente ridotto. Tutte le funzioni sono commutabili tramite un comando sul manubrio. L’illuminazione a led è regolabile su tre livelli, bianca nella zona analogica e rossa nella zona digitale.
Il manubrio in alluminio a sezione biconica richiama senza mezzi termini quello della Tuono, l’ammiraglia naked Aprilia. La frizione a comando idraulico. Soluzione ricercata, permette uno stacco sempre preciso, una morbidezza del comando esemplare e la comodità di essere autoregistrante non richiedendo quindi alcuna manutenzione
.

(Dic. 2007)

Davide Murgano

 

 


 


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