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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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  • IL PARTICOLATO ATMOSFERICO

  • L’AMIANTO: EFFETTI SULL’UOMO

di Loredana Bossi

Spesso il particolato rappresenta l’inquinante a maggiore impatto ambientale nelle aree urbane, tanto da indurre le autorità competenti a disporre dei blocchi del traffico per ridurne il fenomeno.
Le particelle sospese sono sostanze allo stato solido o liquido che, a causa delle loro piccole dimensioni, restano sospese in atmosfera per tempi più o meno lunghi; le polveri totali sospese o PTS vengono anche indicate come PM.
Il particolato nell’aria può essere costituito da diverse sostanze: sabbia, ceneri, polveri, fuliggine, sostanze silicee di varia natura, sostanze vegetali, composti metallici, fibre tessili naturali e artificiali, sali, elementi come il carbonio o il piombo, ecc.
In base alla natura e alle dimensioni delle particelle possiamo distinguere:
- gli aerosol, costituiti da particelle solide o liquide sospese in aria e con un diametro inferiore a 1 micron (1 µm);
- le foschie, date da goccioline con diametro inferiore a 2 micron;
- le esalazioni, costituite da particelle solide con diametro inferiore ad 1 micron e rilasciate solitamente da processi chimici e metallurgici;
- il fumo, dato da particelle solide di solito con diametro inferiore ai 2 µm e trasportate da miscele di gas;
- le polveri (vere e proprie), costituite da particelle solide con diametro fra 0,25 e 500 micron;
- le sabbie, date da particelle solide con diametro superiore ai 500 µm.
Le particelle primarie sono quelle che vengono emesse come tali dalle sorgenti naturali ed antropiche, mentre le secondarie si originano da una serie di reazioni chimiche e fisiche in atmosfera. Le particelle fini sono quelle che hanno un diametro inferiore a 2,5 µm, le altre sono dette grossolane. Da notare che il particolato grossolano è costituito esclusivamente da particelle primarie.
Le polveri PM10 rappresentano il particolato che ha un diametro inferiore a 10 micron, mentre le PM2,5, che costituiscono circa il 60% delle PM10, rappresentano il particolato che ha un diametro inferiore a 2,5 micron.
Vengono dette polveri inalabili quelle in grado di penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio (dal naso alla laringe).
Le polveri toraciche sono quelle in grado di raggiungere i polmoni.
Le polveri respirabili possono invece penetrare nel tratto inferiore dell’apparato respiratorio (dalla trachea fino agli alveoli polmonari).

Il particolato primario di origine antropica è invece dovuto: all’utilizzo dei combustibili fossili (riscaldamento domestico, centrali termoelettriche, ecc.); alle emissioni degli autoveicoli; all’usura dei pneumatici, dei freni e del manto stradale; a vari processi industriali (fonderie, miniere, cementifici, ecc.). Da segnalare anche le grandi quantità di polveri che si possono originare in seguito a varie attività agricole.

A prescindere dalla tossicità, le particelle che possono produrre degli effetti indesiderati sull’uomo sono sostanzialmente quelle di dimensioni più ridotte, infatti nel processo della respirazione le particelle maggiori di 15 micron vengono generalmente rimosse dal naso. Il particolato che si deposita nel tratto superiore dell’apparato respiratorio (cavità nasali, faringe e laringe) può generare vari effetti irritativi come l’infiammazione e la secchezza del naso e della gola; tutti questi fenomeni sono molto più gravi se le particelle hanno assorbito sostanze acide (come il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto, ecc.).
Per la particolare struttura della superficie, le particelle possono anche adsorbire dall’aria sostanze chimiche cancerogene; trascinandole nei tratti respiratori e prolungandone i tempi di residenza, ne accentuano gli effetti. Le particelle più piccole penetrano nel sistema respiratorio a varie profondità e possono trascorrere lunghi periodi di tempo prima che vengano rimosse, per questo sono le più pericolose. Queste polveri aggravano le malattie respiratorie croniche come l’asma, la bronchite e l’enfisema.
Le persone più vulnerabili sono gli anziani, gli asmatici, i bambini e chi svolge un’intensa attività fisica all’aperto, sia di tipo lavorativo che sportivo.
Nei luoghi di lavoro più soggetti all’inquinamento da particolato, l’inalazione prolungata di queste particelle può provocare reazioni fibrose croniche e necrosi dei tessuti, che comportano una broncopolmonite cronica accompagnata spesso da enfisema polmonare.

(L.B.)


L’AMIANTO: EFFETTI SULL’UOMO

Asbesto, o amianto, è il nome dato ad un gruppo di minerali altamente fibrosi che si possono trovare naturalmente nell’ambiente: il Crisotilo (anche detto amianto bianco), appartenente alla serie mineralogica del serpentino; e gli anfiboli Crocidolite (amianto blu), Amosite (amianto bruno), Antofillite, Actinolite e Tremolite.
Questi minerali non hanno alcun odore o sapore chiaramente individuabili, sono molto resistenti al calore ed alla maggior parte delle sostanze chimiche e sono facilmente lavorabili. Comodamente reperibili, venivano ricavati per lo più da miniere a cielo aperto in seguito alla macinazione della roccia madre e successivo arricchimento.

Per le loro proprietà dovute essenzialmente alla struttura fibrosa, per la facile reperibilità e per il basso costo, sono stati utilizzati in un’ampia gamma di prodotti ed in varie attività industriali; l’asbesto veniva utilizzato puro o più solitamente miscelato ad altri materiali in percentuali diverse, per sfruttarne meglio le caratteristiche chimico-fisiche e per produrre una quantità innumerevole di prodotti.
Purtroppo tutti questi beni hanno dimostrato nel tempo una deperibilità più o meno alta, ed il loro deterioramento provoca il rilascio nell’ambiente di una quantità di fibre direttamente proporzionale alla loro friabilità.
L’amianto friabile è in grado di disgregarsi alla semplice pressione delle dita e si è dimostrato estremamente pericoloso, mentre l’amianto compattato (miscelato a cemento o a sostanze che ne garantiscano una notevole durezza) è pericoloso nel caso in cui sia stato deteriorato da eventi meteorologici o da interventi più o meno accidentali.
Le fibre minerali rilasciate da questi materiali risultano potenzialmente inalabili e, una volta nei polmoni, possono provocare dei danni estremamente gravi come l’asbestosi, il mesotelioma ed il tumore dei polmoni.

Per tutti questi motivi fin dal 1994 l’amianto è stato abbandonato e ne è vietata per legge l’estrazione, la lavorazione ed il commercio (da notare che la relazione fra la presenza dell’asbesto e l’insorgenza dei tumori era già scientificamente dimostrata fin dagli anni ’60).

Quindi a tutt’oggi la pericolosità dell’asbesto è dovuta essenzialmente alla presenza di quella sterminata serie di prodotti ancora in circolazione che lo contengono in quantità variabile e che lentamente vengono smaltiti in aree appositamente predisposte.

La presenza delle fibre di asbesto nell’ambiente comporta inevitabilmente dei danni a carico della salute. L’esposizione può avvenire essenzialmente per ingestione o per inalazione, anche se una quantità ridottissima di fibre può penetrare nel corpo anche per contatto cutaneo.
Le fibre ingerite vengono quasi tutte eliminate nel giro di pochi giorni per escrezione nelle feci, alcune possono però penetrare nelle cellule dell’apparato gastro-intestinale ed altre possono finire addirittura nel sangue. Una certa quantità di fibre può rimanere intrappolata nei vari tessuti con cui vengono a contatto, mentre altre sono escrete con le urine. Gli effetti sulla salute dovuti all’ingestione di fibre di asbesto non sono ancora perfettamente chiari, anche se delle ricerche in merito dimostrano che alcuni gruppi di persone esposte alle fibre per assunzione di acqua potabile contaminata presentano una media di morti per tumore all’esofago, allo stomaco e all’intestino maggiori della media riscontrata nella popolazione.

I pericoli maggiori sono comunque dovuti alla presenza delle fibre nell’aria. Una volta inalate, le fibre si possono depositare all’interno delle vie aeree e sulle cellule polmonari. La maggior parte delle fibre viene rimossa dai polmoni nel giro di poche ore venendo eliminata con la tosse e dilavata dal muco prodotto nell’apparato respiratorio che la trasporta fino in gola e quindi nello stomaco. Invece le fibre che si sono depositate nelle parti più profonde del polmone vengono rimosse più lentamente; alcune fibre possono rimanere nei polmoni per diversi anni, altre per tutta la vita.
La presenza di queste fibre estranee all’interno dei polmoni può comportare l’insorgenza di malattie come l’asbestosi, il mesotelioma ed il tumore dei polmoni.
L’asbestosi è una malattia che colpisce prevalentemente le persone che sono state esposte nei luoghi di lavoro ad alte concentrazioni di fibre aerodisperse. In genere compare dopo 10-15 anni dall’inizio del periodo di esposizione e consiste in una lenta crescita di tessuto fibroso nei polmoni e nella membrana che circonda i polmoni. Questo tessuto rende difficoltosa la respirazione dato che non si espande e non si contrae come il normale tessuto polmonare. Anche il flusso di sangue ai polmoni può diminuire e questo provoca un ingrossamento del cuore. Il respiro diviene corto ed è spesso accompagnato da tosse. La malattia è incurabile e, in alcuni casi, può condurre alla morte.
Il mesotelioma è un tipo di tumore che si sviluppa a carico della membrana che riveste i polmoni e gli altri organi interni. La sua casistica è fortemente relazionata alla presenza di asbesto aerodisperso e la sua comparsa avviene solitamente a 30 anni di distanza dall’inizio dell’esposizione. Ogni anno ve ne sono circa un migliaio di casi solo in Italia.
Come il mesotelioma, anche il cancro polmonare compare solitamente a molti anni di distanza dall’inizio dell’esposizione e può insorgere anche per esposizione a bassi livelli di asbesto.

Per quanto riguarda la diversa pericolosità dei vari tipi di amianto sembra che gli anfiboli (tremolite, amosite e specialmente crocidolite) siano più pericolosi del crisotile. Molte ricerche indicano che le fibre lunghe (più grandi di 5 micrometri) sono le maggiori imputate nel causare un danno rispetto a quelle più corte (meno di 2,5 micrometri). In genere, le fibre più piccole sono associate con il mesotelioma, mentre quelle più grandi sono associate con il cancro ai polmoni.

Loredana Bossi

 

 


 


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