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Anno XV num.3
Mag./Giu. 2016

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CANAPA E AMBIENTE, BINOMIO PERFETTO

 di Ferdinando Garau

"Forse questo mondo è l’inferno d’un altro pianeta" (Aldous Leonard Huxley).

Niente di più vero. Tutti sappiamo quanto l’uomo sia stato e continui ad essere un ingrato nei confronti del nostro pianeta, dell’ambiente che ci circonda e della natura in generale. L’infinita stupidità dell’uomo e dei suoi comportamenti, già noti ad Einstein molto tempo fa, si rendono evidenti ogni qualvolta si decida di infliggere dei danni all’ambiente. E questo accade spesso.

L’essere umano ha come obiettivo il benessere assoluto, poco importa la quantità di danni ambientali ai quali bisognerà porre rimedio in futuro. Purtroppo non viviamo più la vita di quell’essere umano indifferente, ora noi siamo il futuro e occorre trovare delle soluzioni concrete per ripristinare una situazione ambientale ormai logorata dall’impronta umana.

La scienza negli anni ha compiuto passi da gigante in ogni ambito di studio. Soprattutto in campo ambientale, viste le preoccupazioni di tutte le Nazioni mondiali, sono stati creati o ideati dei nuovi progetti per evitare di proseguire sulla falsa riga del passato, troppo incline ad uno sfruttamento smisurato del nostro pianeta alla ricerca di un continuo ampliamento del margine di benessere. Tra le tante scoperte, o per meglio dire "riscoperte", vi è quella della Canapa e dei suoi molteplici utilizzi.

Tralasciando la possibilità di sfruttamento di questa pianta come stupefacente ed evitando dibattiti al riguardo, con questo elaborato si vogliono esaltare solamente i possibili benefici ambientali derivanti dalla coltivazione di questa pianta, ampiamente conosciuta ed utilizzata già nelle passate epoche storiche. Tra i possibili utilizzi della Canapa vi è quello tessile: grazie al fiore, infatti, si può produrre della fibra di canapa, la quale può essere lavorata come fibra tessile. Prima dell’avvento del proibizionismo della cannabis, questa pianta veniva inoltre utilizzata come materia prima per la produzione di carta.

Ad oggi risultano coltivabili per legge alcuni tipi di questa tipologia di piante (quelle con minor quantità di THC1, principio attivo della cannabis, il quale può essere considerato il capostipite della famiglia dei fitocannabinoidi), così che si possano sfruttare i molteplici benefici derivanti dalla loro fioritura. Particolarmente importanti nel campo dell’innovazione risultano essere, inoltre, le numerose scoperte sul possibile utilizzo della canapa come materia prima per la produzione di materiali edili, passando dunque dall’ambito tessile fino alla bioedilizia. Uno degli esempi significativi in quest’ambito riguarda la produzione del Biomattone2, il quale risulta essere un blocco prefabbricato (con la possibilità di produrne di diverse dimensioni e spessori) composto da legno, calce e canapa. Questo mattone è il primo materiale edilizio a impronta di carbonio negativa, avendo dunque la capacità di assorbire CO2 dall’atmosfera.

Se la Canapa e l’Ambiente formano un binomio perfetto, questo lo si deve anche ad un’altra importante proprietà della pianta in questione: ovvero la capacità di decontaminare il terreno attraendo le diossine che si sono stabilizzate sullo stesso. Grazie alle sue radici, infatti, la Canapa riesce a ripulire il terreno attraendo a se il maggior numero di diossine presenti sulla porzione coltivata, liberando così la terra da una sostanza che negli anni sta provocando gravi modifiche alle biodiversità terrestri.

Verso la fine degli anni Novanta una società americana specializzata in biotecnologia ambientale decise di testare la coltivazione di alcune piante, tra le quali la Canapa, alla ricerca di un qualche effetto benefico sul suolo, come la decontaminazione da cesio, piombo e plutonio. I risultati positivi spinsero ad un ampliamento dello studio su determinate piante, in quanto una decina di queste riuscirono a svolgere questa funzione. Le radici della Canapa, infatti, si rivelarono particolarmente adatte in fase di bonifica dei suoli in quanto riuscivano a debellare le porzioni di terra contaminate dalle diossine.

Se si riesce a far assorbire il maggior numero possibile di diossine dal suolo, sfruttando al meglio la pianta della Canapa e i suoi fiori si potrebbero dunque ottenere due effetti positivi: in primis, come già detto precedentemente, si avrebbe una decontaminazione del terreno; in secundis, invece, si otterrebbe una materia prima naturale particolarmente economica e dalle molteplici possibilità di lavorazione.

Come già testato in Puglia nei terreni vicino all’Ilva di Taranto3, questa pratica sembra volersi espandere in diverse zone d’Italia affinché si possano bonificare tutti i territori "ricchi" di metalli pesanti e diossine, particolarmente nocivi per i terreni. In Sardegna4, infatti, sono stati stanziati dal 2015 fino al 2017 dei fondi speciali per la coltivazione di questa tipologia di

pianta dalle elevate doti di fitorimediazione5, cosi che si possa attuare una pratica virtuosa di risanamento ambientale per il ripristino dei terreni ad oggi contaminati per mano dell’uomo.

Oltre alla capacità di attrarre gli elementi nocivi sopra citati, la coltivazione di Canapa presenta un ulteriore beneficio espresso dalla possibilità di poter assorbire CO2 in maniera 4 volte superiore ad altre tipologie di piante, per un totale di circa 2 tonnellate di CO2 estratte dall’atmosfera per ogni ettaro di Canapa coltivato. La possibilità di riutilizzare tutti i prodotti derivanti dalle coltivazioni effettuate, per una futura produzione tessile e/o per materiali edili, non fanno altro che avvalorare la tesi secondo la quale risulta particolarmente conveniente, sia in fase ambientale sia in quella economica, coltivare questa pianta che dai tempi del proibizionismo viene rilegata e "spacciata" come nociva.

Delle volte occorre sfatare il mito e credere nelle diverse possibilità che l’ambiente circostante continua ad offrirci. Questo caso concreto vuole porre in essere una cultura della Canapa, una pianta di facile coltivazione che si adatta ai diversi climi presenti nella maggior parte delle Regioni d’Italia, risultando dunque una pratica virtuosa passibile di esportazione su tutto il suolo nazionale.

Se questo fosse possibile i benefici sarebbero diversi: ci sarebbe una decontaminazione dei terreni sui quali pascola giorno dopo giorno il bestiame o sui quali si continua a coltivare il cibo che viene servito sulle nostre tavole; ci potrebbe essere un incremento e una riscoperta dell’artigianato locale, grazie al quale molti giovani potrebbero specializzarsi nella coltivazione, nella cura del territorio e nella produzione tessile in loco, accrescendo così l’offerta di lavoro e combattendo l’alto tasso di disoccupazione odierno; grazie alla lavorazione della Canapa si sta riscoprendo la farina di Canapa6, alimento ricco di Omega 3 e Omega 6 i quali risultano particolarmente importanti per il nostro corpo viste le loro proprietà antiossidanti; e così via.

Di giorno in giorno vengono studiate nuove pratiche, nuovi utilizzi delle risorse e nuove tipologie di coltivazioni che possono migliorare la nostra vita e quella dei nostri vicini, il tutto rispettando l’ambiente circostante che da molto, troppo tempo, viene danneggiato per mano dell’uomo. Come accade già in America da diversi anni sarebbe opportuno anche in Italia, grazie ad un collegamento tra le coltivazioni regionali e tutte le Università interessate, creare un network per lo studio della Canapa e di tutte le sue possibili potenzialità, utilizzi e benefici,

al fine di poter rivalutare una tipologia di pianta che per troppo tempo è rimasta in disparte a causa del proibizionismo.

Riusciremo mai a rivalutare e risanare l’ambiente che ci ha dato la vita?

L’uomo potrà mai comprendere la reale importanza della terra che ha sotto i piedi? Riuscirà mai ad anteporre il bene comune naturale al bieco sfruttamento del suolo basato su fini prettamente privati? Le situazioni di danneggiamento ambientale ampiamente conosciute dalla nostra società, come ad esempio il già citato caso dell’Ilva di Taranto, proseguono sulla falsa riga negativa del quadro storico passato.

La società odierna risulta essere ancora troppo indifferente e incurante verso i grandi problemi ecologici presenti, ai quali si possono trovare soluzioni concrete e sostenibili diversificate grazie alle continue scoperte tecnologiche odierne. Non si può crescere come comunità se non si inizia a guardare oltre il proprio naso, il futuro dipenderà dalle nostre azioni e i nostri figli erediteranno la terra così come gliela consegneremo noi, sfruttata e inquinata. Mi affiderò alle parole di Kurt Vonnegut nel momento in cui dovrò tramandare questa Terra ai posteri:

 

"Care generazioni future: vi prego di accettare le nostre scuse.

Eravamo ubriachi fradici di petrolio".


 

1 Per delle specifiche sul THC si veda il link: https://it.wikipedia.org/wiki/Delta-9-tetraidrocannabinolo

2 Per un approfondimento dettagliato: http://www.equilibrium-bioedilizia.it/it/prodotto/biomattone

3 Per notizie specifiche sulla sperimentazione della coltivazione della Canapa contro le Diossine si può visitare il link: http://www.canapaindustriale.it/2015/03/06/canapa-contro-diossina-continua-la-sperimentazione-pugliese/

4 Finanziamenti avviati in Sardegna: http://www.canapaindustriale.it/2015/02/26/sardegna-approvati-i-finanziamenti-per-rilanciare-la-coltivazione-di-canapa/

5 Fitorisanamento dei terreni: http://www.rivistadiagraria.org/articoli/anno-2013/la-fitorimediazione/ 

6 Per quanto concerne le proprietà benefiche dei semi di Canapa e della farina derivante dalla sua lavorazione si veda il link: http://www.toscanapa.com/pane-con-farina-di-canapa-rubrica-alimentare-toscanapa/ 

 Irene Baraldi

 


 

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