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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Da Copenaghen a Cochabamba, gli impegni per fronteggiare i cambiamenti climatici locali

 di Elena Sitzia

 

La comunità scientifica internazionale, fin dalla prima Conferenza Mondiale sui Cambiamenti Climatici, tenutasi nel 1979, aveva documentato una tendenza all’aumento della temperatura media globale decisamente superiore a quella registrata in passato.

Nasce così, nel 1988, per volontà del WMO (Organizzazione meteorologica mondiale) e dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente) l’IPCC, Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento del Clima, composto da 3000 scienziati col compito di studiare gli impatti delle attività umane sui cambiamenti climatici [1].

Il quarto rapporto sui cambiamenti climatici dell’IPCC (2007) [2] stabilisce quali siano i fattori che sono variati maggiormente, le cause più probabili e i trend futuri.

Gli scienziati ritengono inequivocabile l’osservazione e la misurazione del riscaldamento del sistema climatico, l’aumento delle temperature medie dell’aria e degli oceani, lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello medio del mare. A questo si aggiungono le variazioni della salinità degli oceani e degli eventi estremi quali siccità, precipitazioni e intensità dei cicloni tropicali. Le cause sono da ricercare principalmente nell’aumento in atmosfera delle concentrazioni di anidride carbonica, metano e protossido di azoto. Gli effetti futuri sul clima per la fine del secolo sono un aumento della temperatura di circa 4°C e un aumento del livello medio del mare fino a 7 m. Secondo gli scienziati, non sarebbe sufficiente mantenere i livelli delle emissioni dei gas serra ai valori attuali, in quanto gli effetti del riscaldamento e dell’innalzamento dei mari continuerebbero per più di un millennio, a causa delle scale temporali necessarie per la rimozione dall’atmosfera dei gas già emessi.

L’attesissimo summit di Copenaghen avrebbe dovuto concludersi con degli impegni concreti per fronteggiare gli eventi futuri che inevitabilmente porteranno serie conseguenze, non solo ambientali, ma anche economiche e sociali, come l’aumento della povertà, la carenza di cibo e acqua, la maggiore diffusione delle malattie, soprattutto a carico delle popolazioni più povere.

Hanno partecipato alla Conferenza 119 Capi di Stato e di Governo [3] tra cui le 20 maggiori economie del pianeta e i 15 maggiori emettitori di gas serra. Diversamente dalle attese, l’accordo sulla riduzione delle emissioni non c’è stato, colpa, secondo le associazioni ambientaliste [4] “degli interessi nazionali e delle potentissime lobby”.

Secondo il rapporto del CMCC, Centro euro Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici, [5] l’obiettivo della conferenza era un accordo mondiale onnicomprensivo per i cambiamenti climatici per il periodo successivo al 2012.

L’accordo di Copenaghen è stato “riconosciuto - cita il rapporto - con una decisione che letteralmente “prende nota” della sua esistenza, ma non lo adotta formalmente” ovvero i paesi sono liberi di sottoscriverlo o meno.

Alcuni paesi, soprattutto quelli emergenti quali Bolivia, Cuba, Nicaragua, Venezuela, Ecuador, Isole Tuvalu, Sudan, non hanno condiviso l’accordo e hanno sollevato con forza le loro posizioni. Particolarmente interessante è stato l’intervento del presidente della Repubblica del Venezuela Ugo Chavez [6] che accusa l’attuale sistema capitalistico di essere un modello di sviluppo distruttivo che mette a rischio la stessa sopravvivenza della specie umana. Secondo il presidente Chavez “i paesi sviluppati dovrebbero stabilire compromessi vincolanti … per la diminuzione sostanziale delle loro emissioni ed assumere obblighi di assistenza finanziaria e tecnologica ai paesi poveri” essendo responsabili da soli del 50% delle emissioni totali.

Sempre secondo il rapporto dell’IPCC, mentre i Paesi industrializzati non hanno formulato nuovi impegni vincolanti di riduzione delle emissioni, i paesi in via di sviluppo intraprendono adeguate azioni di mitigazione. Gli stessi Presidente dell’UE Fredrik Reinfeld e Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso hanno manifestato il loro disappunto per le debolezze dell’accordo.

In attesa del prossimo vertice di dicembre che si terrà a Cancùn, i paesi in via di sviluppo hanno convocato lo scorso 22 aprile, in Bolivia, a Cochabamba, la Conferenza mondiale dei Popoli sul cambiamento del clima e sui diritti della Madre Terra in risposta al fallimento del vertice di Copenaghen [7] [8].

Il presidente della Bolivia Evo Morales ha definito la Conferenza di Copenaghen “il trionfo dei Popoli e il fallimento dei Paesi sviluppati”. Nel suo discorso di presentazione ha definito “il capitalismo il principale nemico dell’umanità, sinonimo di disuguaglianza e distruzione del pianeta”. Secondo il presidente, infatti, un aumento delle temperature fino a 4° C porterebbe ad una diminuzione della produzione agricola fino al 40%.

Le proposte elaborate nella Conferenza di Cochabamba [7] sono la costituzione di un tribunale internazionale per i crimini ecologici, con sede in Bolivia, un referendum mondiale sull’ambiente da celebrarsi tra un anno, nonché l’impegno a ridurre della metà le emissioni di CO2 nei prossimi nove anni. Sotto accusa anche i prodotti agricoli derivanti da monocolture e ogm.

L’invito ad “abbandonare il concetto di sviluppo capitalistico basato sulla crescita illimitata” è stato il filo conduttore della Conferenza, tanto da essere stata definita “l’Internazionale della Madre Terra”. Conferenza a cui hanno partecipato le popolazioni indigene che abitano gli ecosistemi più fragili del pianeta e che chiedono di poter partecipare al Convegno delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico e il pieno rispetto dei diritti collettivi dei popoli indigeni [9].

Queste richieste verranno portate al prossimo incontro di dicembre. Per adesso, la strada intrapresa dai popoli emergenti rimane una soluzione solitaria.

 

Elena Sitzia

 

[1] http://www.apat.gov.it/site/it-IT/Temi/Protezione_dell%27atmosfera_a_livello_globale/Cambiamenti_climatici/

[2] http://www.ipcc.ch/pdf/reports-nonUN-translations/italian/ar4-wg1-spm.pdf

[3] http://www.arpat.toscana.it/notizie/2009/le-conclusioni-della-conferenza-mondiale-sul-clima-di-copenaghen/

[4] http://ilcorrieredelweb.blogspot.com/2009/12/wwf-accordo-copenaghen-testo-mezzo.html

http://energia-pulita.myblog.it/archive/2010/01/12/il-rapporto-di-greenpeace.html

http://legambienteterni.blogspot.com/2009/12/copenaghen.html

[5] http://www.cmcc.it/ipcc-focal-point/archivio-newsletter/2009/unfccc-kp-copenaghen-7-19-dic-2009.pdf

[6] http://selvasorg.blogspot.com/2009/12/discurso-de-chavez-en-copenhage.html

[7] http://www.asud.net/it/dalla-redazione/5-mondo/1060--conferenza-mondiale-dei-popoli-su-clima-e-diritti-della-madre-terra-.html

[8] http://cmpcc.org./

[9] http://www.asud.net/it/news/7-mondo/979-popoli-indigeni-e-cambiamento-climatico.html


 

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