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Agenda 21, piano di azione locale, qualità dell’aria e autovetture

Come le “conferenze internazionali” possono incidere sulla qualità della nostra vita

 

di Pietro Cucumile



Agenda 21 è un programma internazionale per uno sviluppo sostenibile nel XXI ° secolo approvato a Rio de Janeiro nel 1992 dalla conferenza delle Nazioni unite sull'ambiente e lo sviluppo "EART SUMMIT", alla quale hanno partecipato oltre 180 paesi. "AGENDA 21" indica un calendario di impegni che una comunità si assume in campo ambientale, economico e sociale.
Un documento dove si afferma che il diritto allo sviluppo deve essere realizzato in modo da soddisfare equamente le esigenze relative all'ambiente e alla qualità della vita. 
Dal momento che molte delle problematiche e delle strategie delineate in Agenda 21 sono legate alla politica di gestione dell'ambiente, il ruolo di promotore e sostenitore del processo Agenda 21 spetta agli Enti territoriale che amministra il territorio. La partecipazione e la cooperazione delle autorità preposte è un fattore indispensabile per il perseguimento degli obiettivi che il processo Agenda 21 si pone.

Ogni Ente, pertanto, previo coinvolgimento dei cittadini, delle organizzazioni locali e delle imprese private, dovrebbe farsi carico di promuovere ed adottare una propria Agenda 21 locale. La fattiva partecipazione di tutte le componenti economiche e sociali è indispensabile in quanto il successo del processo di Agenda 21 e la sua continuità dipendono dal grado di partecipazione e condivisione della comunità locale a tutti i livelli e in tutte le forme presenti.

Strettamente connessa con i temi di agenda 21 è la Carta di AALBORG, documento sottoscritto nella Conferenza europea sulle città sostenibili, svoltasi in Danimarca nel 1994. Le città europee firmatarie si impegnano a promuovere, nelle rispettive collettività, il consenso sull'Agenda 21 a livello locale. I singoli piani locali di azione contribuiranno all'attuazione del Quinto programma di azione a favore dell'ambiente dell'Unione europea per uno sviluppo sostenibile, inteso come "Lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri." (definizione Gro Harlem Brundtland, 1987).

Ogni comunità che condivide i valori dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile dovrebbe valutare di aderire alla Carta di Aalborg, ribadendo così il suo impegno per rendere la città sempre più ospitale, creativa e sostenibile, in grado di offrire una buona qualità della vita a tutti i cittadini. Tale sfida richiama un chiaro approccio integrato per armonizzare gli obiettivi ambientali, sociali, culturali ed economici nella consapevolezza che le azioni di chiunque non devono a compromettere altre parti del mondo o le future generazioni.

Il percorso di Agenda 21 locale è uno strumento che permette di rendere operativo l’impegno verso lo sviluppo sostenibile.

Il Piano di Azione Locale di ogni comunità locale riporta il lavoro svolto dal Forum di Agenda 21 per definire le priorità sulle quali agire per orientare lo sviluppo della città secondo principi di sostenibilità, nonché  le azioni orientate al raggiungimento degli impegni di Aalborg e che rispondono alle criticità che potrebbero emergere dai vari Forum.

Le sfide sulle quali un Piano di Azione locale potrebbe porre l’accento sono tante. Ad esempio potrebbe impegnarsi per la protezione, la conservazione e la disponibilità per tutti delle risorse naturali comuni. Gli obiettivi potrebbero essere:

- incrementare la quota delle energie rinnovabili e pulite;

- migliorare la qualità dell’acqua e utilizzarla in modo più efficiente;

- promuovere e incrementare la biodiversità mantenendo al meglio ed estendendo riserve naturali e spazi verdi;

- migliorare la qualità del suolo, preservare i terreni produttivi, promuovere l’agricoltura biologica e la forestazione urbana (numero di alberi proporzionati a quello dei cittadini);

- migliorare la qualità dell’aria.

Qualità dell’aria significa salvaguardia della salute di ogni singolo cittadino. Sottovalutare i dati sul crescente aumento delle sostanze inquinanti nell'aria dei centri urbani significa sottrarsi dalla tutela del benessere pubblico.

Contenere le emissioni nocive, soprattutto in riferimento alle cosiddette Polveri Sottili (PM10), è divenuta una necessità impellente, a fronte di una comprovata responsabilità di queste ultime nell’aumento dell’incidenza delle malattie a carico del sistema respiratorio.

Le polveri sottili, per intenderci, sono tutte quelle particelle solide o liquide disperse nell'aria che respiriamo. Escluse quelle di origine naturale (ceneri, polline...) le polveri più inquinanti, e pericolose, sono quelle originate da sorgenti come autoveicoli, industrie e cantieri. La loro pericolosità è inversamente proporzionale alle loro dimensioni: quelle con un diametro maggiore di 30 micron (milionesimo di metro) vengono fermate nella parte alta dell'albero respiratorio e poi espulse con la tosse; quelle con un diametro inferiore a 10 micron (caratterizzate dalla sigla PM10 o PM2,5 se di dimensioni ancora più piccole), invece, riescono a raggiungere i tratti successivi delle vie respiratorie, dai bronchi sino agli alveoli polmonari. Gli altri inquinanti presenti nell’aria che respiriamo sono il biossidi di zolfo, gli ossidi di azoto, il monossido di carbonio, l’ozono, il benzene, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA).

Ebbene, con quali strumenti si può arrivare a raggiungere l’obiettivo di un progressivo miglioramento della qualità dell’aria?

Sicuramente attraverso scelte oculate nel Piano della Mobilità. E’ un tema che è particolarmente caro ad Agenda 21 ed è un tema qualificante: si pensi alle ricadute positive derivanti dalla pedonalizzazione (APU) dei centro storici, dalla creazione di idonee ZTL (zone a traffico limitato), ovvero attraverso l’introduzione di sistemi di road pricing o più semplicemente  erogando incentivi per spingere gli utenti della strada a servizi di mezzi di locomozione “puliti” (a metano, a gpl, elettrici, a benzina).

In quest’ottica, molti imprenditori oculati stanno predisponendo accordi con i Mobility Manager di Amministrazioni comunali e Aziende private per la creazione di progetti di mobilità eco-compatibile e, con l'utilizzo dei Porter a trazione elettrica, progetti di car sharing e car pooling, a testimonianza che la tutela dell’ambiente non significa solo costi.

L’obiettivo da porsi, quindi, non è solo la tutela dell’ambiente, bensì è lo sviluppo sostenibile in generale che include una dimensione ambientale, ma anche una dimensione economica, una dimensione sociale.

 

 

Pietro Cucumile

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