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Un esempio di cybercar“CYBERCAR”: ARRIVA DALL’INGHILTERRA UN SISTEMA RIVOLUZIONARIO DI MOBILITA’ URBANA ECOCOMPATIBILE

Veicoli elettrici e senza conducenti. I “pods” presto anche nelle nostre città

 

di Massimiliano Giovine

 (02-2008)

 

Daventry è una tranquilla cittadina inglese a nord di Londra. Non lontana da Oxford.

Qui, per primi in Europa, si sta mettendo a punto un rivoluzionario progetto di mobilità urbana. “Cybercar”, (o anche “PODS”, come vengono comunemente definiti questi avveniristici taxi senza guidatore) ovvero auto con motore elettrico comandate e gestite totalmente da un sofisticato computer. Un sistema geniale di trasporto pubblico interamente computerizzato ed ecocompatibile. Con vetture, udite udite, senza conducente. Si, avete letto bene. Si sale a bordo e via. Guidati dalla tecnologia.

I primi prototipi stanno già regolarmente circolando per perfezionarne le caratteristiche. Chris Millar, capo del consiglio comunale di Daventry, è ovviamente entusiasta. “Queste cybercar” – dichiara  – possono modificare il concetto stesso di spostamento in città. Il metodo più efficace per motivare le persone a lasciare a casa la propria auto (o magari a disfarsene) per trovare un’alternativa che vada incontro alle proprie esigenze. Un buon servizio di autobus con questo sistema – continua Millar – può ridurre in poco tempo l’utilizzo dei veicoli privati in città di oltre il 30 %. Ma senza smog e senza rumori”.

 

Beh, c’è da dire, specie ai più scettici dinanzi ad idee così innovative, che a Goteborg (in Svezia) l’applicazione di un sistema di trasporto analogo ha portato ad una riduzione del traffico del 50 %.

Vabbè, si dirà, gli Svedesi, altra cultura, altra “forma mentis”. E’ vero. Ma non è detto che un progetto del genere non possa avere seguito anche in un paese così culturalmente “ingessato” come il nostro.

Anche l’Italia ha il suo peso nel progetto. I primi prototipi di questi “PODS” infatti, testati dal 26 settembre al 5 ottobre nella cittadina inglese, sono frutto di un consorzio di imprese e di centri di ricerca europei, tra cui l’Università “La Sapienza” di Roma.

Per gli amanti del cinema queste cybercar ricorderanno sicuramente i veicoli presenti nel noto (ed originalissimo – ndr) film “Il dormiglione” di Woody Allen.

Ma come funzioneranno? Grosso modo così: le vetture circoleranno su corsie apposite, controllate da un computer centrale, viaggiando a 40 km orari, in fila, a circa 4 secondi di distanza l’una dall’altra. Secondo un criterio prettamente “on demand: i passeggeri dovranno semplicemente mettersi comodi e selezionare una destinazione tra quelle disponibili e precaricate nella memoria del veicolo. Al resto provvedono i computer.

Gli ostacoli sulla strada vengono evitati con l’ausilio di sensori laser.

Ovviamente le citycar funzionano a batterie e si ricaricano con fonti rinnovabili. Il loro utilizzo più naturale sarà quello del “car-sharing”, ossia di condivisione del mezzo da parte di più persone. Un concetto fondamentale nelle moderne teorie di riduzione del traffico che si può ben applicare anche, ma certo non solo, a chi si sposta di giorno in città per lavoro.

 

 

 

Il progetto-pilota di Daventry (che partirà già nel 2009 con i primi 300-500 “pods”) permetterà di perfezionare ed estendere gradualmente il servizio a tutta la città. A quel punto la cittadina sarà il primo comune al mondo ad avere un sistema di trasporto pubblico del genere. L’intera rete di corsie costerà l’equivalente di circa 120 milioni di euro; mentre per i costi di gestione dei veicoli si cercherà di farli coprire dai profitti. Magari con delle carte ricaricabili/prepagate da inserire a bordo come biglietti.

Si potranno utilizzare i finanziamenti previsti da “CityMobil”, il progetto dell’Unione Europea per l’innovazione nel trasporto pubblico, che coinvolgerà 10 paesi europei e le competenze di 28 partner tecnologici.

Con la collaborazione di “ATS”, azienda britannica specializzata nella costruzione di automezzi ad alta tecnologia.

Bruxelles ha stanziato una somma iniziale di 40 milioni di euro per la realizzazione di "robotaxi" in tre diverse località: Londra, Castellon e anche Roma. La prima rete europea di robotaxi vedrà la luce presso l'aeroporto londinese di Heathrow, dove saranno realizzati 4,2 chilometri di circuito speciale, esclusivamente per la circolazione dei mezzi "intelligenti".

Anche a Roma e nel centro storico di Genova, prossimamente, inizieranno a circolare le prime “navette-cybercar”.

Serviranno, all’inizio, ad agevolare lo spostamento di turisti tra vari siti culturali-museali oppure per trasportare i cittadini verso i parcheggi di interscambio.

 

Un sistema che se ben “capito” ed utilizzato, potrebbe poi essere sviluppato anche nelle nostre maggiori metropoli. Se pensiamo che oggi in città come Roma, Milano o Napoli abbiamo oltre 70 automobili ogni 100 abitanti, beh allora possiamo facilmente immaginare i vantaggi che ne deriverebbero.

Inquinamento, costi e stress ridotti quasi a zero. Con un miglioramento del nostro ecosistema, a medio-lungo termine, eccezionale. Qualità della vita si chiama. Già.

Non è facile. Gli ostacoli tecnici ed istituzionali ci sono. E come.

Ma a monte, nel nostro paese, il primo nemico da combattere resta sempre la nostra abitudine culturale.

Una “pigra chiusura mentale” che blocca sul nascere, il più delle volte, anche la migliore delle opportunità.

 

 

M.G.

 

 

 


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