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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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ECOLOGIA , NORD E SUD…

di Maria Concetta Accardi

 

Quello dell’ecologia è un tema sicuramente molto delicato; oggi il problema dell’inquinamento e del degrado ambientale è all’ordine del giorno. In questi ultimi secoli nei paesi ricchi e sviluppati, il progresso ha influito pesantemente sull'ambiente, procurando conseguenze anche drammatiche per la stessa sopravvivenza dell'uomo; si è, infatti, passati ad un mondo costituito più di cemento che di "verde" e soprattutto a stili di vita caratterizzati da esigenze, sia individuali sia comuni, sempre più elevate. Gli autentici sconvolgimenti che abbiamo prodotto e produciamo continuamente non possono che ritorcersi sulle nostre stesse capacità di sopravvivenza in quanto conducono ad una complessiva diminuzione della possibilità del pianeta di far fronte ai nostri bisogni. 

La reciproca interazione uomo-ambiente sta andando, con ogni probabilità, oltre le capacità di risposta della biosfera. Gli stessi processi ecologici fondamentali che consentono la vita sulla Terra potrebbero essere intaccati irreversibilmente. Per quanto delicata, forse non si fa tutto il possibile per evitare il peggio che può derivare da questa problematica mondiale. È pur vero che i governi hanno cominciato occuparsi del problema inquinamento, nel 1972 i rappresentanti di 113 Paesi si sono riuniti a Stoccolma per la prima conferenza delle nazioni unite sull'ambiente per esaminare le conseguenze che sarebbero derivate da un incontrollato inquinamento ambientale. 

Questa conferenza è stata importante perché ha messo a confronto la situazione degli Stati più industrializzati con quella degli Stati poveri. Si è arrivati alla conclusione che una crescita economica tanto rapida, basata sullo sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili, per esempio minerali e petrolio, può portare in tempi brevi al loro rapido esaurimento e che lo sfruttamento delle risorse apparentemente rinnovabili e a questo proposito E. Tizzi dice: “Per la prima volta […] si affacciano alcune crisi che potrebbero coinvolgere tutto il pianeta. […] logica conseguenza di un uso dissennato […] delle risorse terrestri […], come il suolo coltivato, se non si tiene conto delle capacità e dei tempi di rigenerazione, può condurre a una diminuzione della fertilità del terreno favorendo un aumento dei deserti.

Successivamente nel 1987 fu affermato che lo sviluppo tecnologico e economico è concepibile con la salvaguardia dell'ambiente e fu introdotto il concetto di sviluppo sostenibile, incentrato sulla possibilità di produrre un miglioramento che possa soddisfare i bisogni delle attuali generazioni senza togliere a quelle future i mezzi per soddisfare i loro. Nel nostro Paese, per esempio, si è mosso un primo passo verso il problema inquinamento con la raccolta differenziata, sono state istituite alcune domeniche senza automobili, che consentono di ridurre il tasso di P.M.10, ossia di polveri sottili, nell’aria (che sappiamo non dover superare i 110 mg/m3, durante le quali il cittadino può circolare a piedi o in bicicletta o ancora supportato dai mezzi pubblici, che tuttavia, a mio giudizio, non vengono ancora incentivati a sufficienza. Purtroppo il fatto che non tutte le città aderiscano a questa iniziativa, vanifica l'utilità della stessa, perché non esistono barriere fisiche all'inquinamento tra località adiacenti e inoltre la scarsa frequenza annulla il risultato.

D'altra parte non è illogico asserire che la gente non voglia trascorrere tutte le domeniche privati di un mezzo di primaria utilità per gli spostamenti, quale l’automobile. In ultima analisi questo è un problema molto grave che coinvolge tutto il mondo e non è facilmente risolvibile, è comunque positivo che ci si sia accorti che le risorse non sono inesauribili e quindi bisogna trovare una soluzione a livello mondiale. Fa riflettere come nella società odierna i rifiuti e le problematiche derivanti dalla mancanza di un loro corretto smaltimento rappresentano un serio pericolo per il futuro dell’ecosistema e della salute umana. Fino ad oggi il nostro paese non è riuscito ad organizzarne in modo concreto e razionale lo smaltimento, motivazione questa che, con l’emergenza rifiuti, obbliga le amministrazioni locali a dover adottare soluzioni provvisorie e non sempre adeguate. Negli ultimi anni, nonostante si siano avvertiti dei lievi progressi a livello nazionale, l’Italia rimane uno dei pochi Paesi industrializzati in cui la gestione dei rifiuti dipende troppo dallo smaltimento in discarica. 

Una differenza sostanziale si evidenzia allorquando si pone a confronto il Nord ed il Centro Sud. Infatti, vediamo che al Nord già da tempo viene utilizzata la raccolta differenziata dei rifiuti, mentre al Centro ed al Sud, non sussistendo alcun sistema controllato sulla raccolta, tutti i rifiuti prodotti vengono conferimenti in discariche, tra l’altro provvisorie ed insufficienti. Infatti, per far fronte all’emergenza rifiuti, alcune regioni del centro-sud Italia, si sono viste costrette ad inviare gran parte dei rifiuti nei termodistruttori della Germania, sostenendo esorbitanti spese. La crucialità del problema rifiuti è anche culturale poiché manca la corretta informazione sui pro e i contro delle soluzioni tecniche e gestionali finora proposte - quali, la realizzazione di termodistruttori, il riciclaggio e il recupero energetico - causa questa che finora ha provocato reazioni di disappunto da parte di diversi cittadini e organizzazioni ambientalistiche. La scarsa informazione e le poche competenze, unite a sicuri e perversi interessi economici e politici che hanno fatto si che la gestione dello smaltimento rifiuti finisse nelle mani delle organizzazioni criminali “ecomafia”, non fanno altro che accrescere l’emergenza, mentre, la capacità residua delle discariche del nostro Paese rappresenta un campanello d’allarme che non si deve ignorare ma che, sulla base delle esigenze attuali e future, necessitano di immediate soluzioni operative e tecnologiche. La situazione campana è un esempio evidente che dimostra la gravità e la vastità di un problema che non può più essere trascurato ma che necessita di un immediato provvedimento risolutivo, altrimenti l’emergenza non può che continuare ad aggravarsi provocando danni sociali ed ambientali che ricadranno inesorabilmente anche sulle generazioni future. Il più grave dei pericoli derivanti dalla presenza di discariche abusive è in effetti quello dell'inquinamento del suolo, delle falde acquifere e delle acque superficiali. La maggior parte dei cittadini sono ormai abituati a convivere con il problema creato dai rifiuti solidi urbani.

Quasi quotidianamente nei centri abitati ci si trova a dover assistere a focolai di rifiuti che sprigionano nell’aria che respiriamo enormi quantità di esalazioni tossiche. Dietro a tutto ciò, come se non bastasse, bisogna aggiungere anche il problema generato dai rifiuti speciali e tossici prodotti dalle fabbriche, dalle industrie dagli enti ospedalieri etc.., i quali, contenendo sostanze altamente inquinanti, per il loro smaltimento devono subire processi molto più complessi e costosi. In questo contesto si inserisce perfettamente la criminalità organizzata che, offrendo un servizio illegale ma efficiente, garantisce continuità e permette alle aziende di disfarsi dei rifiuti prodotti a bassi costi. L’utilizzo di detti rifiuti e le strade che percorrono per essere “smaltiti” sono svariati: a volte finiscono in centri di stoccaggio con documenti falsi, facendoli passare come residui riutilizzabili; altre volte utilizzati come compattamento per le strutture fondiarie o nascoste sotto le fondamenta di altre strutture edilizie, la maggior parte delle quali abusive.

Con questo sistema il materiale si solidifica unitamente al cemento o al di sotto dell’asfalto, diventando quindi difficile se non impossibile, da parte delle autorità preposte al controllo, di verificare che in loco vi è presenza di una discarica. In questo drammatico quadro, si assiste giorno dopo giorno ad un aumento di mortalità causate da diverse forme di cancro. Non si può restare inermi davanti a tale grave fenomeno e non si può sicuramente accettare che, dopo l’emergenza rifiuti, arrivi anche l’emergenza sanitaria. Forse è giunto il momento che tutti i cittadini si indignano davanti alle autorità e amministrazioni locali affinché adottino, con responsabilità e giusta determinazione, soluzioni che risolvano in modo definitivo il problema rifiuti.

Maria Concetta Accardi

 


 

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