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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Educazione Ambientale

di Alessandra Servito

 

In Italia le prime associazioni naturalistiche si svilupparono alla fine dell’800 all’interno del movimento per la protezione ambientale. Tali azioni furono fortemente limitate dall’impostazione elitaria che aveva il sapere in generale e, di conseguenza anche quello riferito alla natura, intesa più come un concetto estetico filosofico che nei suoi aspetti concreti.

Quest’anima del movimento protezionistico fu collegata con l’idea che la natura va protetta in quanto parte del patrimonio storico ed artistico della nazione e che la tutela delle bellezze naturali è vista come mezzo per valorizzare le risorse soprattutto economiche, e per sviluppare il turismo.  

Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale segnò una battuta d’arresto del movimento, dovuto all’interdizione dei legami internazionali e alla mancanza di libertà di propaganda, associazione e stampa.

L’unico risultato ottenuto in questo periodo è la creazione dei primi due Parchi Nazionali Italiani, il Parco d’Abruzzo e del Gran Paradiso.

Dopo la Guerra Mondiale, a causa di una cesura nel panorama dei movimenti naturalistici, le nuove esperienze non nacquero dalle ceneri delle vecchie associazioni, bensì ci fu un passaggio netto da un protezionismo estetico ad un ambientalismo scientifico. In Italia la corrente ambientalista ha sempre avuto una tradizione di associazionismo con una forte impronta ideologica.

L’ambientalismo viene riscoperto negli anni ‘60 con la nascita di diverse associazioni (Pro Natura, Italia Nostra, WWF), proprio nel periodo in cui l’Ecologia viene riconosciuta conie una materia transdisciplinare in grado di spiegare i processi del funzionamento dell’ambiente accettando la sua complessità. In questi anni si cerca di potenziare le conoscenze sull’ambiente naturale ed umano, per tentare di orientarsi nel disordine provocato da un passaggio troppo rapido dalla cultura dell’immediato dopoguerra ad una società industriale improntata ad una crescita economica illimitata che guarda più alla quantità che alla qualità, a scapito dell’ambiente.

Negli anni ’70 l’ambientalismo giunge ad una svolta: l’ambiente assume un’importanza politica, sociale ed economica; si verificarono molti eventi che svilupparono la presa di coscienza dei problemi ambientali: la questione del nucleare, introdotta nel 1975, ma soprattutto l’incidente a Seveso.
Per la prima volta gli italiani vennero messi di fronte ad una catastrofe ambientale che seguirono in diretta, e lo smarrimento di fronte ad un veleno terribile ed invisibile come la diossina fu grande negli sfollati di Seveso e Meda.

L’ambiente non appare più come mia questione di pochi. da analizzare e discutere solamente nelle sedi scientifiche, ma un problema che riguarda tutti.

Nascono la voglia e il bisogno di sapere e capire.

Proprio in questi anni di incertezze e necessità di maggiore chiarezza nasce in Italia l’Educazione Ambientale, intesa come educazione per la difesa e la conservazione della natura.

Nel resto del mondo l’Educazione Ambientale aveva fatto la sua prima comparsa nel 1965 durante la Conferenza sulla Conservazione della Natura e delle Risorse nel Sud-Est Asiatico, organizzata a Bangkok dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.

L’Educazione Ambientale è vista come strumento per la conservazione del patrimonio naturale anche dall’UNESCO nel 1970 e nel 1972 dall’ONU nella Conferenza di Stoccolma.

É solo nel 1977 che vengono delineate le caratteristiche peculiari dell’Educazione Ambientale: è un processo globale che coinvolge la dimensione etica al fine di rendersi conto che le conseguenze di ogni azione umana si ripercuotono sul futuro.

Dominano l’improvvisazione, le invenzioni originali e l’urgenza di agire in nome di obiettivi comuni, come la sensibilizzazione alla gravità della crisi ambientale. Per la parola “ambiente” si privilegia l’accezione ecologica. Un segnale positivo arriva dal mondo dell’Università con la creazione di cattedre, laboratori ed Istituti di ecologia, l’istituzione della Società Italiana di Ecologia, il Corso di Laurea di Scienze Ambientali, sono tutte azioni che vanno in un’unica direzione: svincolarsi dalla visione settoriale delle problematiche ambientali per accettare la complessità dell’ambiente naturale.

Gli anni ’80 sono caratterizzati da un diffuso sentimento d’impotenza e fatalità nei confronti dei problemi ambientali: l’Educazione Ambientale viene intesa riduttivamente come didattica ambientale dai fruitori (conoscere e informarsi).

Nel 1986 un altro incidente risveglia la paura: l’esplosione di un reattore nucleare a Chernobyl rende evidente l’incontrollabilità delle radiazioni nucleari. Bisogna “pensare globalmente ed agire localmente” (Lega per l’ambiente).

Anche le Istituzioni cominciano a formulare proposte per il ripristino della qualità del patrimonio ambientale, e si passa dal concetto di protezione a quello di società sostenibile.
Si comincia a cercare di conciliare i termini "ambiente" e "sviluppo", per creare una società sostenibile.

L’interesse dell’Educazione Ambientale si sposta verso lo spazio urbano e le attività antropiche. Recentemente l’interesse per le questioni ambientali ha aperto le porte all’etica ambientale. Si tratta di cambiare atteggiamento. Bisogna mettere davanti a tutti gli interessi e la tutela dell’ambiente, anche a scapito degli interessi economici.

In questi anni i cambiamenti climatici, il degrado della biodiversità e gli altri risultati dell’incidenza negativa delle attività umane sulla Biosfera hanno fatto acuire la percezione della complessità ambientale, che richiede lo sforzo sinergico di discipline, diverse ma complementari, per essere compresa.

Il concetto di Educazione Ambientale si è evoluto seguendo varie tappe:

1. Educazione ecologica, intesa come diffusione della conoscenza scientifica del concetto di ecosistema. del suo sviluppo e funzionamento (si prende coscienza dei problemi ambientali e si possiedono le competenze per cercare di risolverli).

2. Educazione Ambientale vera e propria: si supera il concetto protezionistico della natura, si recupera il concetto di ambiente, la progettualità e la partecipazione.

Nelle diverse dichiarazioni internazionali che si sono succedute dagli anni ‘70, si trovano enunciati gli scopi e le caratteristiche dell’Educazione Ambientale, ma quasi mai una definizione:

a.       1972: Conferenza dell’ONU a Stoccolma.

“L’educazione sui problemi ambientali, svolta sia fra le giovani generazioni sia fra gli adulti, è essenziale per ampliare la base di un’opinione e per inculcare negli individui, nelle società e nelle collettività il senso di responsabilità per la protezione e il miglioramento dell’ambiente nella sua piena dimensione umana.” (ONU, 1972)

b.      1975: Conferenza di Belgrado dell’UNESCO

“L’Educazione Ambientale serve a formare una popolazione mondiale cosciente e preoccupate dell’ambiente e dei problemi connessi, che possieda le conoscenze, le competenze, lo stato d’animo, le motivazioni e il senso del dovere che permettano di operare individualmente e collettivamente alla soluzione dei problemi attuali e di impedire che se ne creino di nuovi.”  Non ci può essere un intervento realmente positivo sull’ambiente se non è dettato da un’unione equilibrata di scienza e sentimento. (UNESCO, 1975)

c.       1977: dichiarazione di Tbilisi dell’UNESCO.

“Utilizzando le scoperte della scienza e della tecnologia, l’educazione deve assolvere un compito di primo piano per destare una chiara presa di coscienza e una migliore comprensione dei problemi ambientali. Deve creare comportamenti positivi nei confronti dell’ambiente e per utilizzare le risorse delle nazioni.”. (UNESCO, 1977.)

d.      1992: Capitolo 36 dell’Agenda 21 della Conferenza di Rio.

“L’educazione riveste una notevole importanza per la promozione di uno sviluppo sostenibile e per migliorare la capacità degli individui ad interessarsi dei problemi dell’ambiente e dello sviluppo.” (ONU, 1992). L’educazione a livello scolastico ed extrascolastico è indispensabile per modificare gli atteggiamenti in modo che le persone siano in grado di valutare i problemi di uno sviluppo sostenibile e interessarsi di esso. Essa è essenziale per formare una coscienza nell’ecologia e nell’etica come anche nei valori, negli atteggiamenti e nelle competenze necessarie per uno sviluppo sostenibile anche al fine di promuovere una partecipazione affettiva della gente alle decisioni riguardanti l’ambiente. Per essere efficace, l’Educazione riguardante l’ambiente e allo sviluppo deve tenere presente la dinamica dell’ambiente abiotico e biologico, l’ambiente naturale ed umano, gli aspetti socio-economici e spirituali, e sviluppare una base di integrazione delle discipline.” (ONU, 1992)

e.       1996: Circolare Ministeriale 149/96 del Ministero dell’Ambiente.

“Educazione Ambientale non significa soltanto sviluppare la conoscenza di una questione ambientale, significa anche promuovere atteggiamenti e comportamenti consapevoli e responsabili verso 1’ambiente.” (Ministero dell‘Ambiente, 1996).

f.        1997: Dichiarazione di Salonicco dell’UNESCO.

“L’Educazione Ambientale è mio strumento indispensabile per dare a tutte le donne e gli uomini nel mondo la capacità di essere protagonisti della propria esistenza, per esercitare scelte personali e responsabili, per apprendere nel corso di tutta la vita senza frontiere, siano esse geografiche, politiche, culturali, religiose, linguistiche e di genere.” (UNESCO, 1997)

g.       1997: Carta dei Principi di Fiuggi, elaborata dal Comitato Interministeriale di indirizzo e coordinamento.

“L’Educazione Ambientale contribuisce a ricostruire il senso d’identità e le radici di appartenenza, dei singoli e dei gruppi, a sviluppare il senso civico e di responsabilità verso la res publica, a diffondere la cultura della partecipazione e della cura per la qualità del proprio ambiente, creando anche un rapporto affettivo tra le persone, la comunità e il territorio.” (Comitato Interministeriale di indirizzo e coordinamento, 1997).

In Italia Il CNEA (Consiglio Nazionale per l’Educazione Ambientale) e il CIREA (Centro italiano per la Ricerca e l’Educazione Ambientale) hanno tentato di mettere ordine in questo settore, dando delle indicazioni precise su ciò che s’intende per Educazione Ambientale.

Il CNEA definisce l’Educazione Ambientale come “l’attivazione e la gestione di processi educativi.” nel 1988. Il CIREA sostiene che “l’Educazione Ambientale organizza conoscenze e metodo per realizzare l’obiettivo sociale di sollecitare i cittadini a sviluppare un comportamento consapevole per la realizzazione della propria identità personale e responsabile verso il territorio.

In tutte le definizioni si ritrova il concetto di etica ambientale; si parla, infatti, di modificare atteggiamenti e mentalità.

L’Educazione Ambientale ha alcune caratteristiche: è globale (coinvolge la persona interamente, dalle conoscenze alle emozioni); lavora sui tempi lunghi (deve protrarsi per tutta la durata dell’esistenza umana); è interdisciplinare; coinvolge i valori etici; si occupa sia dell’ambiente naturale sia di quello antropico; deve portare ad un processo attivo di soluzione dei problemi e ad un coinvolgimento concreto ed operativo; deve considerare ed evidenziare il carattere sistemico della realtà; coinvolge persone di tutte le età ed implica spirito esplorativo e un processo personale di costruzione delle conoscenze.

L’Educazione Ambientale è così difficile da definire e inquadrare poiché accomuna due termini che si riferiscono ad aree di studio separate, anche se con molti punti di contatto. Al termine “ambiente” sono attribuiti molti significati poiché manca una visione sistemica che accomuni le scienze della natura a quelle umane. Le Scienze Ambientali riconoscono che tutti gli ambienti sono dei sistemi, semplici o complessi, in continua evoluzione. Nello studio dell’ambiente sono coinvolte le scienze della natura e le scienze umane che interagiscono quotidianamente: i viventi modificano l’ambiente che a sua volta costringe i viventi ad adattarsi per sopravvivere.

Se fino ad alcuni anni fa la natura era considerata una risorsa da sfruttare, ultimamente ci si è resi conto con un certo sgomento di quanto incerto sia il futuro della Terra, pertanto è nata l’etica ambientale.

L’Educazione Ambientale coinvolge conoscenze, valori e comportamenti, poiché le conoscenze scientifiche sono trasmesse assieme ai valori fondamentali del rispetto dell’ambiente per giungere a costruire la consapevolezza della coerenza tra agire e sapere.  Essa affronta dei problemi veri coinvolgendo saperi e professionalità diverse e si muove tra fronti contrapposti (locale vs globale; consumismo vs sviluppo sostenibile) collegati in una visione sistemica della realtà. Inoltre non fornisce risposte, al contrario spesso genera nuovi interrogativi e problemi, che vanno affrontati volta per volta.

Nella scuola essa viene realizzata attraverso attività di sensibilizzazione (organizzazione e partecipazione a conferenze, mostre, incontri con amministrazioni locali, fumati, distribuzione di materiale divulgativo); attività di conoscenza dei processi o degli elementi naturali in cui prevale lo studio (lavoro sul campo, indagini stilla qualità della vita, insegnamento di nozioni di ecologia, soggiorni-studio e rilevamento di dati) ed attività di interventi volti a contribuire alla soluzione di problemi ambientali (interventi pratici di risanamento ambientale, riciclaggio, adozione di particolari accorgimenti gestionali.)

L’Educazione Ambientale è diretta soprattutto ai bambini e ai ragazzi, più liberi dai preconcetti e con la voglia di esplorare e scoprire ciò che li circonda; è interdisciplinare e può essere proposta in tutti i tipi di scuola e può contare sulla propria eterogeneità per ottenere l’approvazione di tutti i docenti. La scuola è per definizione il luogo dell’educazione. anche se essa va oltre l’età scolastica. Purtroppo però proprio la scuola presenta delle caratteristiche peculiari che la mettono in contrasto con l’Educazione Ambientale. Ad esempio l’Educazione Ambientale è dinamica, flessibile, guarda al futuro e i suoi risultati sono attesi a lungo termine, è aperta ai problemi, all’imprevisto, non pretende di cercare e fornire tutte le risposte, si propone invece di mettere a disposizione gli strumenti per riuscire a trovarle da soli, prevede che l’insegnante sia ricercatore in azione, mette al centro il rapporto del singolo con l’ambiente che lo circonda e valorizza la diversità e le differenze.

Perché l’Educazione Ambientale riesca a rispondere agli obiettivi dettati dalle istituzioni, deve riuscire ad integrare conoscenze scientifiche, scienze umane, etica ambientale, scienze dell’educazione, psicologia ambientale.

Per raggiungere tale scopo bisognerebbe condividere l’obiettivo di base dell’Educazione Ambientale (la promozione di atteggiamenti responsabili verso l’ambiente, sia esso naturale o umano); familiarizzare con la trasversalità dell’obiettivo; lavorare insieme in un’area di progetto comune; adottare il metodo della ricerca — azione; trasferire l’esperienza scolastica all’esterno.

Il metodo di lavoro dell’Educazione Ambientale oscilla continuamente tra termini antitetici come ricerca- azione, formazione- informazione, che devono essere adeguatamente integrati in modo equilibrato.

L’Educazione Ambientale non va vista e vissuta come una semplice occasione di lavoro, ma come un compito educativo, in termini di correttezza, eticità, rispetto, coerenza.

L’obiettivo è di mettere gli utenti nelle condizioni di capire, conoscere ed agire consapevolmente nel loro territorio, le attività, perciò, possono essere standardizzate nella fase iniziale, ma c’è bisogno del contatto con la realtà in cui si vive.

È necessaria la collaborazione attiva dei docenti, che devono partecipare in prima persona all’attività, dimostrando così ai ragazzi che in certi ambiti le risposte ai problemi non sono mai definitive. L’Educazione Ambientale non dovrebbe essere una nuova disciplina, ma un modo diverso di affrontare tutti gli insegnamenti già esistenti. E’ fondamentale l’approccio fisico con l’ambiente (ricerca/azione). È importante studiare l’ambiente quotidiano per poi imparare a conoscere il resto. Le attività di Educazione Ambientale, pur non dovendo essere improvvisate, devono essere caratterizzate da una notevole elasticità, in modo che in ogni momento l’operatore sia in grado di rispondere e adeguarsi ai segnali provenienti dai fruitori e dall’ambiente.

Fare Educazione Ambientale significa promuovere atteggiamenti, comportamenti consapevoli e responsabili. Si tratta, infatti, di costruire un nuovo senso di cittadinanza, non va vista, quindi, come un’educazione al “futuro”, ma come una prospettiva immediata d’intervento a scuola e fuori.

 

 Alessandra Servito

 


 

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|Anno XIV num.4 - Lug./Ago. 2015| - Per informazioni e-mail: redazione1@spaziomotori.it

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