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Il Cambiamento Climatico e i suoi effetti

di Giorgio Munno

                                   

Introduzione

Nel 2006 il mondo comincia a percepire che la maggior parte del riscaldamento della terra osservato durante gli ultimi 50 anni è attribuibile alle attività umane. Negli anni prima l'opinione pubblica non era ancora convinta della gravità del problema. Sembrava una minaccia del futuro, qualcosa di poco tangibile e lontana dalla realtà di ognuno. Il 2006 fu anche l’anno di puntare alcuni pericoli e rischi che il pianeta presenta con l’irreversibile male del surriscaldamento Globale. Comunque con tanti avvisi degli scienziati e studiosi della climatologia globale la popolazione sembra di non essersi molto accorta dello sviluppo del riscaldamento. Né la popolazione mondiale né i paesi che contribuiscono all’aumento del problema sembrano di essere preoccupati col futuro della terra e sembrano di abitare in un altro mondo. I paesi che emettono la maggior parte dei gas serra sono i paesi industrializzati, ma anche paesi in via di sviluppo stanno svolgendo un ruolo significativo: al primo posto per quantitativi di gas serra ci sono gli Stati Uniti d'America mentre già al secondo posto si trova la Cina. Le temperature globali sono in crescita da un po' di tempo, e sempre nuovi record vengono battuti, in un moltiplicarsi di anomalie e bizzarrie meteorologiche. Dall'aumento di temperatura all'innalzamento del livello dei mari, dalla desertificazione allo scioglimento dei ghiacciai, l'allarme è ormai ad altissimo livello.

Nell'estate del 2003  le temperature sono state le più alte registrate in Europa a partire dal Settecento, superiori anche a quelle dei secoli precedenti. Più alte perfino rispetto al 1998, che resta a livello globale l'anno più caldo dell'era cristiana, seguito da 2003 e 2002 a pari merito. E, quel che è peggio, gli scienziati spiegano che questa tendenza continuerà durante questo secolo.

Quali saranno gli effetti sul sistema climatico? In che misura verrà colpita la terra? Quale sarà l'impatto sull’agricoltura, sulla salute umana, sull’economia mondiale, consumi di energia e su insediamenti urbani?

 

Il Surriscaldamento Globale

Il surriscaldamento globale è un fenomeno causato dall’aumento di emissioni di anidride carbonica ed altri gas riscaldando così l’atmosfera, dando origine al cosiddetto “effetto serra”.

L'effetto serra è il risultato della presenza attorno ad un pianeta di un’atmosfera che assorbe parte dei raggi infrarossi emessi dal sole. In tale situazione, una parte della radiazione emessa dal sole viene assorbita dall'atmosfera e altra viene riemessa in tutte le direzioni, quindi in parte anche verso il suolo. Questi raggi di calore permettono che la terra ottenga una temperatura prefissata in cui la media sia superiore al congelamento dell’acqua e che consente la vita che viviamo noi. Oltre alla Terra questo fenomeno é stato osservato in altri tre pianeti: Venere, Marte e Titano.

Un aumento nella concentrazione di gas serra si è avuto con l'utilizzo esagerato di combustibili, che ha diminuito le riserve geologiche di carbonio, e con la maggior produzione di metano dovuta ad un'esplosione dell'allevamento e delle colture a sommersione (per esempio di riso).

Tutto questo porta ad un aumento delle temperature che, con gli anni, potrebbero sciogliere gli enormi ghiacciai del polo nord, con un conseguente aumento del livello del mare, che porterebbe a gravi inondazioni in molti paesi e alla scomparsa di molte isole.

Un primo tentativo di limitare l'alterazione climatica indotta dall'uomo è il Protocollo di Kyoto al quale alcuni paesi come gli Stati Uniti hanno deciso di non aderire, inizialmente citando studi in cui si metteva in dubbio la responsabilità delle attività umane, poi, nel 2005, sostenendo che l'economia americana non sarebbe pronta ad effettuare una riduzione tale come quella proposta.

 

Il protocollo di Kyoto

Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale sottoscritto in Giappone l'11 dicembre 1997 firmato da più di 160 paesi per costituire la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) e discutere sulla problematica del riscaldamento globale.

Il 16 febbraio 2005, 8 anni dopo, è entrato in vigore il Protocollo di Kyoto che, sottoscritto da 141 nazioni, ha come obiettivo fronteggiare la minaccia dei cambiamenti climatici, nel tentativo di conciliare gli interessi dell'ambiente con quelli dell'economia.

Nel Protocollo sono indicati per i paesi aderenti, gli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra. Più precisamente le Parti (i paesi industrializzati che hanno aderito alla Convenzione Quadro) dovranno, individualmente o congiuntamente, ridurre le emissioni derivate dalle attività umane di almeno il 5% entro il 2008-2012, rispetto ai livelli del 1990.

Per ogni paese si è stabilito un tasso di riduzione diverso. L'obiettivo di riduzione prefisso per l'Unione Europea è dell'8% delle emissioni di CO2. Per l'Italia l'impegno di riduzione è del 6,5%. Il Brasile ancora sebbene non abbia ancora assunto tassi quantitativi di riduzione di queste emissioni, si compromette di ridurre l'emissione in due principali fronti, Consumo di combustibili fossili e nella sostituzione dell'uso delle terre come di foreste e savane per agricolture ed altri.

Nel deforestamento (una delle modalità incluse nel protocollo per la riduzione dei gas) il Brasile ha gran possibilità di aiutare perché basta soltanto utilizzare aree distrutte e marginali per piantare nuove foreste, però ci sarebbe bisogno di milioni di km² per ritirare dall'atmosfera una quantità significativa di carbonio.

Tra i paesi non aderenti al protocollo abbiamo gli Stati Uniti, responsabili del 20,5% del totale delle emissioni (annuncio fatto nel marzo 2001).

In principio, il presidente Clinton aveva firmato il Protocollo durante gli ultimi mesi del suo mandato ma George W. Bush, con poco tempo di mandato , ritirò l'adesione inizialmente sottoscritta dagli USA.

Alcuni stati e grandi municipalità americane, come Chicago e Los Angeles, stanno studiando la possibilità di emettere provvedimenti che permettano a livello locale di applicare il trattato, il che comunque non sarebbe un successo indifferente: basti pensare che gli stati del New England, da soli, producono tanto biossido di carbonio quanto un grande paese industrializzato europeo come la Germania. Anche l'Australia ha annunciato che non intende aderire all'accordo, per non danneggiare il proprio sistema industriale.

Non hanno aderito neanche Croazia, Kazakistan e Monaco.

 

Effetti Economici

Dal punto di vista economico i danni potrebbero essere incalcolabili, tali da mettere in ginocchio anche i paesi più ricchi mentre altri che già vivono in miseria pagheranno il prezzo più alto. In Africa infatti dove il 70% della popolazione dipende dall’agricoltura, il riscaldamento globale provoca una brusca accelerazione al processo di desertificazione, per cui gli sforzi che si stanno compiendo per eliminare la fame nel continente si riveleranno inutili, se non si trovano dei rimedi.

Numerosi esperti hanno descritto il rapporto come una "svolta" nel dibattito sui cambiamenti climatici. Il surriscaldamento globale così può rimettere cifre superiori a quelle spese nella prima o seconda Guerra mondiale o finire in una crisi simile a quella vissuta negli anni 30. I recenti balzi del prezzo del petrolio hanno già spinto numerose aziende a rivedere i loro consumi d'energia, indipendentemente dal grado d'attenzione prestato ai problemi ambientali globali. L'importanza del mondo industriale ed economico nella lotta contro i cambiamenti climatici è primordiale.

Tutto questo ha un impatto sul mondo del business e il modo in cui loro guardano i cambiamenti climatici e la necessità di trovare delle fonti d'energia e delle tecnologie alternative. Una parte del mondo economico è già oggi consapevole dei rischi causati dall'effetto serra, ad esempio con il nuovo concetto di gestione ambientale dentro le imprese che possono sì essere uno strumento di marketing però che aiutano l’ambiente e la lotta contro il surriscaldamento globale.

Il Brasile senza dubbio può essere duramente colpito dal cambiamento climatico. La sua economia è basata e dipende fortemente dalle risorse naturali legate direttamente al clima, come l’agricoltura, turismo e la produzione di energia idroelettrica.

Il surriscaldamento della Terra potrebbe avere conseguenze drammatiche per l'economia italiana. Lo studio della direzione ambiente della Commissione Europea  ha riportato che nel 2050 i paesi del Nord Europa potrebbero avere benefici dall'aumento delle temperature, ma le regioni del Mediterraneo dovranno fare i conti con la carenza di acqua e la mancanza di turisti. Secondo lo studio il mare del Nord diventerà una nuova Riviera e i flussi turistici dal Nord verso il Sud si interromperanno con drammatiche effetti per le economie di Spagna, Grecia e Italia. Dal Nord al Sud dell'Europa si spostano ogni anno per le loro vacanze circa 100 milioni di persone, pari a un sesto del turismo mondiale, spendendo in totale circa 100 miliardi di euro.

Le piantagioni sono sensibili al clima ed un aumento di almeno 2 gradi insieme a una scarsa piovosità può far diminuire il 20% della produzione di mais negli Stati Uniti per esempio. Inoltre con meno piogge e più caldo le piantagioni soffriranno di più con le piaghe.

Il riscaldamento globale farà che gli insetti di vita corta (spesso comuni in regioni dove il clima è più caldo) possano svilupparsi più velocemente  e adattarsi a questo clima. Per questo le perdite nel settore agricola saranno enormi.

Nel settore di allevamento invece con l’aumento di regioni desertiche diventa più difficile trovare aree per l’alimentazione degli animali e le conseguenze sono ovvie. Alcuni Paesi stanno creando programmi di cui la finalità e garantire per il futuro l’alimentazione di questi animali e di conseguenza la nostra.

Con l’attività agricola e di allevamento compromessa si può prevedere un aumento generalizzato dei prezzi in tutto il mondo. I paesi che saranno in grado di salvarsi da aree deserte, da inondazioni per lo sgelo o in grado di creare una nuova energia pulita saranno quelli in migliori condizioni. Il petrolio deve così perdere il suo posto di elemento più desiderato al mondo per l’acqua. È abbastanza probabile che la gara tra i paesi per cibo, acqua e energia sia prima per il territorio minacciato dalle immigrazioni delle popolazioni costiere che non avranno dove andare dopo l’inondazione prevista per i paesi costieri. Dopo in effetto catena cominceranno le gare per la sopravvivenza e comincia a valere la legge del più forte o di quello che è più armato.

  

Il disboscamento

Le piante verdi e gli alberi aiutano a mantenere stabile la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera attraverso la fotosintesi. L'utilizzo di combustibili fossili ed il diboscamento che consiste nell'abbattimento degli alberi per motivi commerciali o per sfruttare il terreno per la coltivazione causano un aumento di CO2 nell'atmosfera, che ha diretta influenza sul surriscaldamento globale.

Gli effetti negativi del diboscamento sono numerosi come l’effetto serra , la desertificazione nei territori secchi, l’erosione, l’inquinamento degli ecosistemi acquatici e la sottrazione di risorse per le popolazioni indigene.

Fin dall'antichità si disbosca per ottenere la legna da ardere per il riscaldamento domestico o da usare come materiale da costruzione, per ottenere nuovi terreni da destinare all'agricoltura e all'espansione urbana. Questo fenomeno interessa soprattutto le aree tropicali dove vengono eseguite con il metodo del "taglia e brucia": Prima si abbattono gli alberi e poi si incendia il sottobosco rimanente. Una volta terminato l'incendio si sarà depositata sul terreno della cenere che fertilizza il terreno. Questo metodo del "taglia e brucia"  provoca gravi danni all'equilibrio dell'ambiente. Infatti la cenere fertilizza per poco tempo il terreno, in tutto e per tutto mentre la distruzione del sottobosco distrugge l'habitat  e accelera i fenomeni erosivi del terreno. Dopo pochi anni si deve abbandonare il terreno e diboscare un'altra area. Inoltre è molto pericoloso quando si utilizza il fuoco perché danneggia la fauna e spesso sfugge al controllo dell’uomo causando danni ancora più gravi. Questo metodo, purtroppo ancora molto frequente nella foresta amazzonica e in crescita in molte altre aree del pianeta porta via molti alberi al polmone verde della Terra. Le foreste sono un'importante riserva di carbone, sono fondamentali per il ciclo del carbonio, risanando l'aria dall'anidride carbonica e altri agenti inquinanti.
I boschi e le foreste sono inoltre importantissimi ecosistemi con una elevatissima biodiversità in cui vivono numerosissime specie. Sono anche oggetto di bellezza estetica, naturalistica e culturale. Il diboscamento comporta la perdita di questi valori e del rispetto delle foreste e in generale dell'ambiente.

 

Gli effetti sulla salute umana

Il fenomeno del surriscaldamento globale ha grandi effetti sulla salute dell'uomo. In primo luogo sono a rischio le persone deboli e le persone con problemi cardiaci o asmatici.  

Il surriscaldamento terrestre pone a grandi sforzi l'attività cardiovascolare necessaria per mantenere stabile la temperatura corporea e per l'attività respiratoria.

L'innalzamento delle temperature terrestri ha inoltre un forte impatto su molte malattie infettive che sono presenti nella parte sud del Mondo: la malaria, la febbre gialla, l'encefalite ecc. Il caldo favorisce la proliferazione anche della presenza di insetti come le zanzare, principale veicolo della diffusione delle infezioni. Anche l'inquinamento dell’acqua peggiora con l'innalzamento delle temperature a causa della proliferazione di insetti e batterie. È importante ricordare che i pozzi o corsi d'acqua sono utilizzate per la sopravvivenza di molte popolazioni in tutto il mondo.

Nelle zone tropicali invece la riduzione dell’umidità a causa dell’aumento della temperatura, riduce la produzione agricola risultando in enorme carestie per quelli che svolgono lavori di sussistenza. Questo incatena un rischio di contrarre delle malattie e le fasce d'età più esposte sono quelle più deboli: i bambini e gli anziani. Nei paesi occidentali i problemi sono affrontati da programmi di previdenza sociale adeguati alla salute pubblica, il cui costo però aumenta progressivamente le spese dello Stato e quindi la pressione fiscale.

I mezzi di comunicazione di massa evidenziano tali fatti a tutto il mondo e rendono più chiare le differenze  tra i diversi paesi. Il sud del mondo sempre più sconvolto da carestie, malattie e povertà tenderà sempre di più a spostarsi verso nord tramite i flussi migratori in cerca di migliori condizioni di vita. Presto o tardi i conflitti sociali tenderanno ad estendersi anche nei paesi più avanzati.

La Nascita del nuovo concetto di gestione ambientale ha anche permesso una grande evoluzione nell’ambito economico e sul mercato mondiale. Sorgono nuovi corsi di laurea in gestione ambientale in tutto il mondo.

Le imprese investono nell’ambiente per provare in qualche modo a fare la loro parte nella lotta contro il surriscaldamento globale e insieme a questo investimento le banche e lo stato intervengono con nuovi incentivi per imprese che sono disposte a combattere questa causa. L’Unione europea e i singoli Stati membri hanno preso tutta una serie di iniziative per adempiere gli obblighi di Kyoto. L’iniziativa più importante e più innovativa è forse il sistema europeo di scambio delle quote di emissione di gas a effetto serra, entrato in vigore il 1° gennaio 2005. Questo sistema, unico al mondo, si applica a 11. 500 industrie da cui proviene quasi metà delle emissioni di CO2 dell’UE. Ciascuno stabilimento riceve ogni anno una quantità limitata di diritti di emissione, in modo da arrivare ad un massimo di emissioni. Il mercato permette agli stabilimenti di ridurre le loro emissioni nel modo più efficace in termini di costi. Le altre iniziative del programma mirano, ad esempio, ad aumentare la quota di mercato delle energie rinnovabili, a migliorare il rendimento energetico delle nuove costruzioni o a ridurre il consumo di combustibili delle automobili nuove.

 

Conclusione

Personalmente mi auguro che con la Globalizzazione del surriscaldamento l’uomo sia capace di ricercare nuove tecnologie per investire sull’ecologia. Mi auguro anche venga data maggiore importanza a questo fenomeno, spero che tutti gli stati del mondo si uniscano in futuro cercando una strategia per ridurre o rallentare questo processo creando anche una coscienza collettiva per cambiare gli effetti del surriscaldamento globale. Da parte nostra, come cittadini, potremmo contribuire a ridurre l’emissione globale di gas serra, modificando ad esempio lo stile di vita, infatti è importante evitare sprechi.

 

Ad esempio l’uso delle bici per percorrere brevi tratti, e perché no, organizzare delle giornate senza auto. Si potrebbe ridurre oppure annullare il disboscamento e rimpiazzare il legno nuovo col legno riciclato favorendo così il riutilizzo dei materiali riciclabili come già lo fanno piccole parcelle della popolazione. I “Carbon Neutral” al suo modo provano a neutralizzare i loro effetti rispetto al loro stile di vita come viaggi via aereo o la quantità di gas emessa dalla macchina. Può sembrare un’iniziativa insignificante ma che però è già qualcosa in più.

Importante mi sembra anche la scelta di elettrodomestici a basso consumo e l’uso dell’energia solare; infatti l’installazione di pannelli solari consentirebbe di ridurre le emissioni di CO2 e di produrre energia pulita. Queste sono solo alcune delle tante cose che si potrebbero fare e contribuendo tutti insieme si potrebbe ridurre il progressivo aumento di questo fenomeno.

Anziché guardare nostalgicamente al passato, spaventati dalle minacce che gravano sul futuro dobbiamo agire sapendo che i nostri paesi hanno i mezzi e le risorse umane per accettare la sfida. Nascondersi di questo problema non è infatti la soluzione. Questo farà solo in modo che i paesi paghino nei prossimi decenni elevatissimi costi economici legati ad una crescente ondata di catastrofi naturali e sociali.

(Gen. 2010)

Giorgio Munno

 

 


 

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