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di Simone Pavarin
Fisicamente, la velocità, si definisce come il tasso di
cambiamento dello spazio in funzione del tempo, ovvero, quanto tempo
impiega un oggetto a percorrere la distanza che separa un punto A da un
punto B. Questa grandezza si misura generalmente in metri al secondo,
“m/s”. Nell’ambito automobilistico la velocità ha assunto un ruolo
fondamentale. Si costruiscono vetture sempre più veloci e si cerca di
superare costantemente il limite raggiunto. Il record attuale di
velocità su terra è detenuto dalla Thrust Supersonic Car, un prototipo
che nel 1997 raggiunse i 1200 chilometri orari nel deserto del Nevada,
negli Stati Uniti. Questo bolide fu condotto dal pilota
dell’Aereonautica di Sua Maestà Britannica, Andy Green. La scelta di
utilizzare un pilota da caccia per tale “esperimento” fu inevitabile
visto le caratteristiche della Thrust Supersonic Car. Un veicolo pesante
10 tonnellate con due motori a reazione, di fatto un aereo senza ali,
capace di sfondare il muro del suono. Il record invece di vettura di
serie più veloce al mondo è da attribuire alla Bugatti Veryon che con i
suoi 1200 cavalli di potenza, sulla pista tedesca di Ehra Lessien
raggiunse una velocità massima su rettilineo di 431 Km/h. Una super
sportiva che è anche una delle vetture più costose al mondo, si parla di
1.200.00 Euro per il modello base. Nonostante la Bugatti sia di
proprietà di una delle marche più popolari in Europa, la
Volkswagen,
il numero di “pezzi” prodotti di questo sogno proibito è estremamente
esiguo, meno di 100 esemplari in tutto. Un vero gioiello che raggiunti i
220 km/h cambia assetto, diviene più aerodinamica per essere catapultata
verso la soglia dei 400 orari.
Subito dopo la Bugatti Veryon, non vanno sottovalutate,
in ordine decrescente di velocità, la Koenigsegg CCX 806hp 4700cc V8, la
Pagani Zonda S 555hp 7300cc V12, la Lamborghini Murcielago LP640 640hp
6200cc V12 e la Ferrari 599 GTB 620hp 6000cc V12.
Il fascino per la velocità ed il desiderio di agonismo in
ambito automobilistico hanno originato varie competizioni, la più nota
di tutte è forse il Gran Premio di Formula 1. Gara nella quale
potentissimi bolidi preparati con attrezzature speciali si sfidano alla
folle velocità di oltre 300 Km/h su circuiti spesso molto complessi.
Considerando la fortuna dell’evento che sin dal 1950, data della prima
edizione, raccoglie un enorme riscontro di pubblico e di investimenti,
sembrerebbe che il fascino per il connubio tra velocità e autoveicoli
sia un elemento quasi innato nell’essere umano. Non si deve dimenticare
che il Gran Premio è il terzo evento più seguito in tv dopo le Olimpiadi
ed i Mondiali di Calcio.
Un elemento a cui ormai tutti oggi guardano con
particolare interesse, è rappresentato dalla sicurezza. Ben vengano le
auto che raggiungono livelli di velocità fantascientifici, ma oggi ci si
chiede a cosa serva una vettura che può viaggiare a 400 Km/h sulle
nostre strade ed autostrade perennemente intasate, i cui limiti
raramente arrivano ai “soli” 150 all’ora. Uno dei nemici principali
della velocità è rappresentato dalle distanze di sicurezza. Quando
viaggiamo in autostrada, il messaggio, forse più ripetuto sui tabelloni
segnaletici è quello di mantenere la distanza di sicurezza. Tale
suggerimento vuol attirare l’attenzione sul fatto che una volta
individuato un ostacolo sulla strada, di solito rappresentato dalla
vettura che ci precede, l’azione di frenare richiede tempo, che in
pratica si traduce in spazio percorso. Questo significa che se non siamo
a debita distanza non avremo abbastanza tempo e quindi spazio per
frenare e ciò si traduce in impatto inevitabile. Le ricerche sul campo
hanno dimostrato che per fermare una vettura lanciata ad una velocità di
50 km/h sono necessari ben 39 metri, ovvero, 14 m come spazio di
reazione, il tempo che impiega il nostro cervello ad individuare il
pericolo ed i rimanenti 25 m come spazio necessario alla frenata vera e
propria. Il problema è che lo spazio di frenata aumenta in modo più che
proporzionale rispetto alla velocità perché, ad esempio, triplicando la
velocità fino a 150 Km/h, per arrestare il veicolo saranno necessari più
di 250 metri ovvero sei volte la distanza dell’esempio precedente.
Ricordiamo che il nostro codice della strada è piuttosto rigido per i
trasgressori dei limiti di velocità, si arriva persino alla sospensione
cautelativa della patente.
(S.P.)
LE AUTO DEL RAIS
Finalmente l’intervento multinazionale in Libia in
appoggio alla popolazione oppressa da una dittatura quarantennale volge
al termine, con la vittoria, come previsto, dei movimenti per la
libertà. Il Rais di Tripoli, il colonnello Muammar Gheddafi, ad oggi,
fine agosto, è a tutti gli effetti un ricercato. Forse per alleggerire
la tragicità della vicenda, come se fosse possibile, i media hanno dato
risalto alla passione del dittatore per le vetture in particolare quelle
di fattura italiana. Hanno fatto il giro del mondo le immagini dei
ribelli che cercano di avviare la speciale Fiat 500 appena sequestrata,
donata al rais nel 2009 dai suoi figli in occasione del suo
sessantasettesimo compleanno. Le particolarità della vettura sono
molteplici sia da un punto di vista estetico che meccanico. Per quanto
riguarda l’estetica, neanche a dirlo, non si è badato a spese. Una nota
carrozzeria milanese si sarebbe occupata delle modifiche. L’interno è in
pelle color avorio con finiture in legno massello. Le portiere sono
state eliminate e l’assetto dell’intera auto abbassato di circa 5 cm
probabilmente per permettere un agevole ingresso a chi indossa lunghe
tuniche. Il logo Fiat anteriore ha lasciato il posto ad un’immagine del
Continente Africano nel quale viene evidenziata, in verde, la Libia.
L’accensione di questa originale vettura avviene tramite pressione di
una’riproduzione di testa del Leone del Deserto posta sul lato sinistro
del conducente.Forse le modifiche più interessanti sono state
apportate alla parte meccanica. Il committente ha voluto installare un
motore elettrico da 34 KW di produzione Ansaldo che permettesse una
velocità massima di 160 Km/h, con un’autonomia di 240 Km grazie alle
batterie al litio ricaricabili posizionate sia anteriormente che
posteriormente. Nonostante l’auto sia alimentata ad energia elettrica,
sul cruscotto è ancora presente l’indicatore del livello del serbatoio,
perché il serbatoio è ancora presente ma il carburante serve per
alimentare il potentissimo climatizzatore di bordo. Il tutto per la
“modica” cifra , secondo alcune fonti, di 100.000 Euro, più altri
100.000 per 2 centrali di ricarica batterie all’avanguardia di
produzione svedese in grado di fare il “pieno” alle vettura in 10
minuti.
Probabilmente la speciale Fiat 500 è stata un
graditissimo regalo per il Colonnello che già alla fine degli anni ’90
aveva dimostrato interesse nel campo della produzione automobilistica.
Tale “passione” si è tramutata nel 2008 nella realizzazione del progetto
“Rocket”, una vettura futuristica da lui stesso presentata in occasione
di un summit dell’Unione Africana. La Rocket è il frutto di una
partnership tra una nota azienda torinese ed il governo libico.
Sembrerebbe che proprio il rais abbia definito i 10 punti cardine a cui
si doveva conformare la vettura oltre a dettare le indicazioni
principali sul design. Innanzitutto, le forme sono di tutto rispetto per
una berlina, lunghezza 5,5 m e larghezza 1,8 m. Gli interni ovviamente
sono extralusso, grazie alla scelta di materiali di primordine come
marmi esotici, pelli e tessuti. Da 0 a 100 in poco più di 7 secondi per
un peso totale di 1860 Kg. Assomiglia ad un missile più per l’estetica
grazie alle estremità acuminate, che per le prestazioni. Alcune fonti
ritengono che Gheddafi stesso abbia preteso un particolare riguardo in
merito alla sicurezza. Peso bilanciato su tutta la struttura per
garantire un’eccellente tenuta di strada, freni anteriori carbonceramici,
tra i migliori al mondo, sistema fuel-cut off che in caso d’incidente
previene incendi o peggio esplosioni causate dal carburante,
equipaggiamento runflat -tires che permette ai pneumatici di mantenere
una minima efficienza per centinaia di chilometri anche in caso di
foratura. Ovviamente un sistema air bag all’avanguardia. La Rocket
sarebbe costata in totale circa 2 milioni di Euro e avrebbe dovuto
realizzare il sogno del Colonnello di creare in Libia un’ industria
automobilistica ben strutturata, progetto che non si è mai realizzato.
Possiamo considerare la Rocket come sorella maggiore della
Sarouch-el-Jamahiriya altro prototipo meno evoluto presentato nel ’99 in
occasione del trentennale della rivoluzione libica e definita dai
costruttori come “l’auto più sicura al mondo”, anche in questo caso però
non ci fu alcun seguito.
Simone Pavarin |