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Anno XV num.6
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Le FIBRE ARTIficiali vetrose: uno smaltimento difficile?

 di Cinzia Rebuffo

 

Il tema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti è sempre più di attualità e rappresenta un‘urgenza a livello nazionale ed europeo, oltre ad essere uno dei maggiori fattori di impatto delle attività antropiche sul nostro territorio.

Numerose leggi hanno cercato di regolarizzare la materia elencando alcuni principi fondamentali cui attenersi per poter affrontare il problema, ma non sempre può risultare semplice identificare le metodologie più corrette per smaltire i rifiuti adeguatamente secondo tali leggi.

Alcune tipologie di rifiuti come le fibre artificiali vetrose sono tra questi, forse meno conosciuti ma al contempo più presenti di quanto pensiamo nella nostra vita di tutti i giorni.

Il vetro è uno dei materiali più antichi ed utilizzati dall’uomo: l’uso di fibre di vetro viene descritto infatti già a partire dal 2000 a.C. (Peters, 1986). Esistono poi testimonianze secondo cui gli antichi Egizi e gli Etruschi utilizzavano questo materiale grezzo per scopi decorativi.

Oggi le Fibre Artificiali Vetrose (FAV), conosciute anche come Man-Made Vitreous Fiber (MMVF) costituiscono il gruppo di fibre commercialmente più importante di tutte le fibre artificiali inorganiche poiché sono altamente resistenti e inestensibili, ma molto flessibili, sono ininfiammabili, posseggono un ottimo rapporto peso-durezza, hanno proprietà dielettrica, posseggono un’alta qualità isolante (acustica e termica), sono scarsamente attaccabili dall’umidità e dagli agenti chimici corrosivi e non sono degradabili da microrganismi.

Proprio per queste loro caratteristiche e con l’emanazione della Legge 257/1992 relativa alla cessazione dell'impiego dell'amianto furono scelte come sostitute dell’amianto.

Le fibre hanno svariati campi di applicazione e sono pertanto utilizzate per l’isolamento termico, acustico e la protezione da incendi (ad es. tetti, pareti, suolo, massimali, terrazzi, condutture, condizionamento dell’aria, impianti di ventilazione, guaine di circolazione d’aria, caldaie, forni, impianti frigoriferi ed apparecchi elettrodomestici). Sono usate anche in altre applicazioni: colture fuori suolo, camere sorde, rafforzamento di prodotti bituminosi, di cementi, di materiali compositi ecc. Tuttavia le troviamo principalmente impiegate  nell’isolamento degli edifici.  In commercio si presentano come: feltri, rulli, bande, strati o materassini, pannelli rigidi o semirigidi, gusci pre-costituiti in cilindri anulari, lane da proiettare, prodotti modellati, cuscinetti, funi contenute in una guaina intrecciata.

 

Purtroppo però i materiali fibrosi sia naturali che artificiali, nonostante la loro utilità nella nostra vita di tutti i giorni, hanno un impatto negativo sulla salute dell'uomo a causa delle caratteristiche aereodinamiche delle loro fibre che facilitano la penetrazione e/o deposizione in profondità nell'apparato respiratorio.

Questo cosa vuol dire? Che la capacità di un particolato di essere trasportato all'interno dell'apparato respiratorio tramite la respirazione, risulta essere principalmente determinata dalle sue caratteristiche aerodinamiche, generalmente espresse come "diametro aerodinamico equivalente" (aerodynamic equivalent diameter, AED) o come "diametro aerodinamico medio di massa" (mass median aerodynamic diameter, MMAD).

Quindi le fibre a maggiore diametro si depositano nei tratti prossimali dell’albero respiratorio, e non possono raggiungere il tessuto polmonare nelle stesse quantità registrate nei confronti dell’amianto: di conseguenza, il diametro delle fibre risulta in grado di influenzare significativamente i livelli di esposizione e la dose assunta.

Più semplicemente risultano cancerogene come l’amianto.

È proprio per questo motivo con l’emanazione delle Direttive 97/69/CE e 2009/2/CE riguardanti rispettivamente il XXIII° e il XXXI° adeguamento al processo tecnico della “Direttiva 67/548/CEE concernente il riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura delle sostanze pericolose” che vengono introdotti elementi di distinzione, in relazione alla loro pericolosità, tra le varie FAV presenti sul mercato.

Le due Direttive, infatti, sono il risultato di studi scientifici che hanno messo in evidenza come le fibre artificiali vetrose presentino effetti cancerogeni e, per alcune tipologie, invece al contrario ne escludono la classificazione come concerogene.

A livello europeo sono stati definiti anche valori limite per l’esposizione professionale, nella normativa italiana, tuttavia, non sono presenti valori limite o indicazioni tecniche sulla valutazione dell’esposizione,

La prassi indica che, in assenza di limiti normati, si faccia riferimento alle posizioni di Agenzie Internazionali autorevoli, in particolare l' American Conference of Governmental Industrial Hygienist (ACGIH) che pubblica annualmente i limiti soglia (TLV) per sostanze chimiche e agenti fisici. Per le FAV, espresso come media ponderata nel tempo (time weighted average, TWA o valeurs limites moyennes d'exposition, VME) per esposizioni di 8h/die, 5 gg/settimana.

Proprio per quanto detto precedentemente e per la pericolosità per l’uomo, servono particolari indicazioni tecniche ed indicatori per valutarne la pericolosità e quindi la tipologia di smaltimento più appropriata.

Gli indicatori da utilizzarsi sono:

       il contenuto in ossidi alcalini/alcalino-terrosi;

       il diametro geometrico medio ponderato rispetto alla lunghezza, meno due errori standard.

 

I rifiuti costituiti da Fibre Artificiali Vetrose posso essere conferiti in discariche per rifiuti non pericolosi (anche se ricondotti al CER 17 06 03* che individua un rifiuto pericoloso) giusto il disposto dell’articolo 6, comma 6, lettera a) del D.M. Ambiente 3 agosto 2005 che in merito precisa (come qui di seguito citato):

Possono essere inoltre smaltiti in discarica per rifiuti non pericolosi i seguenti rifiuti:

“i rifiuti costituiti da fibre minerali artificiali, indipendentemente dalla loro classificazione come pericolosi o non pericolosi. Il deposito dei rifiuti contenenti fibre minerali artificiali deve avvenire direttamente all'interno della discarica in celle appositamente ed esclusivamente dedicate ed effettuato in modo tale da evitare la frantumazione dei materiali. Dette celle sono realizzate con gli stessi criteri adottati per le discariche dei rifiuti inerti. Le celle sono coltivate ricorrendo a sistemi che prevedano la realizzazione di settori o trincee. Sono spaziate in modo da consentire il passaggio degli automezzi senza causare la frantumazione dei rifiuti contenenti fibre minerali artificiali. Entro la giornata di conferimento, deve essere assicurata la ricopertura del rifiuto con materiale adeguato, avente consistenza plastica, in modo da adattarsi alla forma ed ai volumi dei materiali da ricoprire e da costituire un'adeguata protezione contro la dispersione di fibre. Nella definizione dell'uso dell'area dopo la chiusura devono essere prese misure adatte ad impedire il contatto tra rifiuti e persone”.

In conclusione nel caso di fibre cancerogene bisognerà innanzitutto predisporre un contenimento e operazioni di bonifica ed imballaggio al fine di evitare il contatto con i lavoratori.

Nel caso invece di fibre non concerogene, dopo la rimozione controllata per minimizzare il rischio per l’uomo e l’ambiente, potranno poi essere smaltite in discarica.

In ogni caso lo smaltimento di queste fibre può non risultare problematico se gestito con accortezza e se vengono svolte, preventivamente, tutte le analisi necessarie al fine di identificare correttamente la tipologia di fibra artificiale vetrosa con la quale si è in contatto.

 

Cinzia Rebuffo


 

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