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FONDAMENTA IN LEGA

La funzione e la struttura del basamento

 

di Roberto Maurelli

 

Una vita da mediano. Così cantava Ligabue per celebrare il ruolo fondamentale e mai abbastanza

riconosciuto dei centrocampisti, giocatori senza i quali il buon funzionamento della squadra sarebbe seriamente compromesso.

Qualcosa del genere si potrebbe dire del basamento come componente dei propulsori. Spesso trascurato nella descrizione dell’architettura motoristica, è facile credere che si tratti di qualcosa di facile da costruire nonché deputato esclusivamente ad ospitare al suo interno gli organi del manovellismo. Ed invece così non è.

Il basamento, infatti, oltre ad avere una geometria complessa deve sopportare sollecitazioni incredibili, scaricate in maniera repentina ad ogni giro dell’albero motore. Questo richiede che la struttura debba essere estremamente robusta ma, dovendo fare i conti anche con la leggerezza, mantenga anche un peso contenuto. Contemporaneamente poi le geometrie devono consentire un adeguato smaltimento del calore e limitare al massimo le emissioni acustiche.

Per avere un’idea basta pensare che in un moderno turbodiesel ad alte prestazioni il picco di pressione durante la combustione è nell’ordine dei 160 bar; questo significa che, se l’alesaggio è di 80 mm, in un tempo estremamente ridotto ciascuna biella scarica sul proprio cuscinetto una forza del’ordine di otto tonnellate.

Al fine di ottenere la massima rigidità complessiva e facilitare i processi produttivi, generalmente il blocco cilindri, oppure le bancate se il motore è a V, è incorporato nella stessa fusione del basamento.

La soluzione con blocco cilindri amovibile, al contrario, rende più rapidi gli interventi di manutenzione ma, oltre a peggiorare la rigidità complessiva, comporta un leggero incremento di peso. In genere questa soluzione è adottata quasi sempre quando i motori sono raffreddati ad aria, come è accaduto per le Porsche del passato, per alcuni mezzi popolarissimi come la Fiat 500, la Citroen 2 CV, il Maggiolino, ecc.

Quanto ai materiali impiegati, per lungo tempo i basamenti dei motori automobilistici sono stati realizzati in ghisa. Poi la situazione si è modificata e, oggi, molti costruttori utilizzano leghe leggere.

Per la verità, nei motori diesel, la situazione è molto diversa poiché la ghisa la fa ancora da padrona per la sua attitudine a smorzare le emissioni acustiche, assai critiche in motori di questo tipo.

Non mancano neppure comunque realizzazioni nel prezioso magnesio, impiegato da solo oppure combinato con l’alluminio.     

Gran parte delle scelte costruttive in tema di basamento devono tenere nella giusta considerazione l’alloggiamento degli altri componenti, in particolare dell’albero motore. Non dimentichiamo, infatti, che è nel basamento che viene collocato l’albero motore. Per poter installare un albero a gomiti monolitico, ossia forgiato in un sol pezzo, è necessario che i supporti di banco sui quali si appoggia siano scomponibili. Ecco perché, quando si vuole adottare questa soluzione che permette di conseguire una notevole rigidità, vengono previsti dei cappelli scomponibili fissati ai supporti di banco attraverso due o quattro viti.

Quando, invece, i supporti di banco non dispongono di cappelli amovibili, si rende necessario un albero a gomiti che possa essere inserito da un’estremità. Proprio per questo si dice che in questo caso il basamento ha una struttura a tunnel. Nel tempo hanno fatto ricorso a questa conformazione molti motori motociclistici, da Guzzi a BMW.

Certi basamenti sono costituiti da due parti che si uniscono secondo un piano verticale mediano, che taglia a metà i supporti di banco. Questa struttura è tipica dei motori a cilindri orizzontali contrapposti e consente di ottenere una struttura molto rigida. Un’altra soluzione poco consueta si ritrova oggi in alcuni motori Porsche, nei quali viene impiegato un basamento esterno che ne racchiude uno interno, nel quale sono ricavati i supporti di banco. Questo schema costruttivo è funzionale essenzialmente a ridurre le emissioni acustiche.

 

 

 

Roberto Maurelli


 

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