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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Il Piano Gestione Integrata dei Rifiuti d’Ambito Provinciale alla luce della nuova organizzazione normativa

di Nicola Tucci*

 

La questione inerente i rifiuti in Italia va affrontata in modo serio e specifico specie in  quelle scelte che hanno ricadute fisiche ed ambientali affinché queste stesse scelte, ancora necessarie, siano comprese e condivise da tutti gli attori che costituiscono la comunità di un dato territorio. Infatti gli strumenti a disposizione per garantire un’efficace programmazione ed una corretta pianificazione della gestione dei rifiuti devono essere il maggiormente partecipati e concordate al fine di raggiungere gli obiettivi fissati, tuttavia ancora non disponiamo di un apparato legislativo nazionale e regionale associato a dispositivi territoriali ed urbanistici che possano imprimere questa svolta ed un cambio di direzione significativa.

Infatti la normativa nazionale sui rifiuti ha subito una profonda trasformazione a partire dal 29 aprile 2006, data di entrata in vigore del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, cosiddetto “Testo Unico Ambientale”; infatti la Parte Quarta contempla la nuova disciplina dei rifiuti: ”Gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati”, che abroga e sostituisce espressamente il decreto legislativo n. 22/1997 (cd. “Decreto Ronchi”). Successivamente, tralasciando la tortuosa vicenda dei decreti attuativi del D.Lgs. 152/06, in riferimento agli ATO la Legge n. 244 Finanziaria 2008 con l’art. 2 commi 28, 33 e 38 ne ha disciplinato la materia prevedendo tra l’altro che entro il 1º luglio 2008, fatti salvi gli affidamenti e le convenzioni in essere, le Regioni procedessero alla loro rideterminazione per la gestione dei medesimi servizi secondo i principi dell’efficienza e della riduzione della spesa nel rispetto dei seguenti criteri generali, quali indirizzi di coordinamento della finanza pubblica. Inoltre la legge ha anche stabilito di attuare una valutazione prioritaria dei territori provinciali quali ambiti territoriali ottimali ai fini dell’attribuzione delle funzioni in materia di rifiuti alle province.

Indirizzo strategico confermato dal recente Decreto Legge nr. 194/09 convertito con la                   Legge nr. 42/201 che attua la soppressione delle ATO di cui agli artt. 148 e 201 del D.Lgs. 152/06 e sm.m.i. demandando alle regioni il compito di attribuire le funzioni già esercitate dalle Autorità d’Ambito.

In questo sintetico quadro emerge in maniera del tutto evidente che l’ente provincia assume un fondamentale ruolo nella pianificazione della gestione dei rifiuti ponendosi quale crocevia tra la dimensione strategica e quella puramente operativa. Infatti all’ente provincia è già demandato il compito, attraverso lo strumento del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti, dell’organizzazione territoriale dell’impiantistica a ciò si aggiunge anche l’organizzazione dell’intero servizio derivante dal Piano d’Ambito. Questo implica la combinazione tra una visione d’area vasta ed interventi a scala urbana. Inoltre la Provincia, che avrà anche il compito di bandire la gara per l’assegnazione del servizio d’ambito, dovrà attuare il monitoraggio e controllo non solo del servizio stesso ma anche la verifica del raggiungimento degli obiettivi prefissati.

 Dunque l’ente Provincia si configura quale protagonista dell’intero ciclo dei rifiuti, che dovrà essere un ciclo integrato, e dovrà rispondere a queste funzioni attraverso uno strumento di programmazione e pianificazione rivolto alle esigenze emerse.

La definizione del sistema organizzativo della gestione nello scenario del Piano di Gestione Integrata dei Rifiuti in Ambito Provinciale non può prescindere dal quadro dei servizi esistenti sul territorio, prevedendone una progressiva ristrutturazione finalizzata al conseguimento degli obiettivi definiti. Le indicazioni tecniche che dovranno essere sviluppate nel P.G.I.R.A.P. sono da intendersi come linee guida per il conseguimento degli obiettivi, che saranno opportunamente valutate e calibrate a scala urbana sulla base di un livello progettuale di maggior dettaglio, supportato da conoscenze approfondite e puntuali sul territorio servito.

Infatti la scelta delle modalità di erogazione del servizio dovrà avvenire partendo dagli obiettivi fissati e da raggiungere, considerando l’arco temporale in cui centrarli,  tenendo conto delle prerogative urbane e territoriali, da cui dipendono le caratteristiche delle utenze, ed attivando l’ottimale mix di modalità di conferimento.

Le modalità di conferimento, al fine di rispondere in maniera specifica alle diverse esigenze, dovranno prevedere non solo la possibilità di un sistema puntuale (come il porta a porta) ma anche un sistema centralizzato (come i centri di raccolta) per ottimizzare i trasporti. Infatti la combinazione tra il mix ponderato di offerta di conferimento e l’infrastrutturazione dell’ambito, con dotazioni di livello urbano e livello territoriale, è un elemento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi.

 

Nello scenario disegnato il Piano si deve far carico degli obiettivi normativi, precedentemente richiamati, e lo può fare solo attraverso l’attivazione di servizi di raccolta differenziata ad elevata resa di intercettazione soprattutto per le principali frazioni del rifiuto recuperabili e, in particolare, per frazione organica, carta e rifiuti elettrici ed elettronici. Per questo motivo, il modello organizzativo dei servizi proposto dal P.G.I.R.A.P. prevede l’attivazione di raccolte differenziate domiciliari nelle aree ad elevata densità abitativa e per specifiche utenze commerciali, accompagnati da servizi di prossimità nelle aree a media e bassa densità armonizzati con il supporto di sistemi centralizzati di conferimento opportunamente distribuite sul territorio, il tutto completato con i servizi stradali previsti nella aree a bassa e bassissima densità e per specifiche utenze commerciali. Tale modello organizzativo (in particolare la raccolta domiciliare della frazione organica) comporta sicuramente una significativa ristrutturazione del complesso dei servizi esistenti. Al fine di agevolare gli utenti e le amministrazioni locali nella progressiva attuazione e partecipazione ai servizi di raccolta differenziata ad elevata efficienza, è opportuno mantenere come riferimento per la raccolta del rifiuto indifferenziato l’attuale modello a cassonetti stradali (pur con gli opportuni adeguamenti in termini di volumetrie di contenitori disponibili e di frequenze di raccolta) con l’obiettivo stabilito, in un arco temporale definito di 12 mesi, della completa eliminazione del sistema stradale per le utenze domestiche.

Inoltre il Piano prefigura l’attivazione di circuiti di raccolta diversi dedicati alle due macro-tipologie di utenze: domestiche e commerciali; infatti altro obiettivo fissato è quello della progressiva esclusione delle utenze non domestiche, in un arco temporale definito in 24 mesi, dal servizio stesso. Ciò per indirizzare il servizio verso le sole utenze domestiche ed alleggerirlo dal carico di quelle commerciali, che anche in ossequio alla legislazione non dovrebbero essere comprese. Perciò la separazione dei circuiti permette di rendere stabile quello riservato alle utenze domestiche e di operare la graduale riduzione e chiusura di quello destinato alle utenze commerciali.

 

Indispensabile per la verifica e il controllo sulle scelte strategiche e sulle azioni intraprese per il raggiungimento di tutti gli obiettivi è:

  • lo sviluppo di servizi intensivi, attraverso il metodo “porta a porta” per le utenze domestiche localizzate in aree ad alta densità abitativa e con determinate caratteristiche territoriali e/o urbane nonché per specifiche utenze commerciali;

  • per le utenze domestiche site in aree a media/bassa densità abitativa dei servizi caratterizzati da rendimenti medi, attraverso il metodo di “prossimità” ed in combinazione di sistemi centralizzati; infine per le utenze domestiche a bassa/bassissima densità abitativa nonché per specifiche utenze commerciali sono stati previsti dei servizi caratterizzati da rendimenti medi, attraverso il metodo “stradale”.

Pertanto ogni area con determinate caratteristiche, da cui dipendono le categorie di utenze, sarà soggetta all’erogazione di un servizio ad hoc, mirato alla reale esigenze e modellato sulla tipologia di frazioni raccolte, sulle quantità e sulle frequenze di ritiro.

Inoltre si individuano delle aree del territorio con rarefazione degli insediamenti tali da presentare aspetti di criticità anche nell’attivazione di servizi di raccolta di tipo stradale; si tratta di aree considerate come estensive in cui si assume una struttura organizzativa di tutte le raccolte di tipo stradale, con livelli di differenziazione dei rifiuti comunque inferiori a quelli caratteristici dei servizi “medi”, e in cui si prevede l’incentivazione del compostaggio domestico della frazione organica e degli scarti verdi.

Tuttavia, nella fase prettamente operativa e di messa a regime del Piano deve essere prevista un analisi mirata a far emergere, all’interno di ogni Comune interessato, le specificità locali che possono comportare una modulazione e ridefinizione dei servizi in funzione dei diversi contesti urbani che si possono ritrovare nel singolo Comune.

Pertanto il Piano deve affrontare il sistema rifiuti nel suo complesso dato che non può essere semplicemente ridotto come spesso è stato fatto in passato all'analisi e necessità di impianti di trattamento e smaltimento, svilendo così l’importanza del piano che doveva occuparsi della gestione ma attuando solo una programmazione dell’impiantistica, invece deve considerare altri due fattori altrettanto importanti costituiti da:

  •  l'organizzazione della raccolta e il controllo quali-quantitativo dei flussi da essa deri­vanti;

  •  i comportamenti del cittadino rispetto al sistema adottato che determinano il successo o l'insuccesso dello stesso rispetto agli obiettivi prefissati.

Inoltre, l’innesto di un sistema tariffario consente, permettendo di definire il rapporto tra il corrispettivo e ­la quantità di rifiuti conferita, di incentivare a livello della singola utenza comportamenti virtuosi, in termini di recupero dei rifiuti e quindi in linea con gli obiettivi della normativa.

Questo tipo di analisi evidenzia la necessità di riconoscere lo stretto legame che esiste tra modalità di raccolta attuata, metodi e azioni per il coinvolgimento del cittadino, criterio di tariffazione e sistema impiantistico di smaltimento/recupero in relazione all’obiettivo strategico di minimizzare i flussi di rifiuto da avviare allo smaltimento. Solo un approccio integrato e complessivo al problema, che tenga conto dei diversi elementi che costituiscono il sistema rifiuti, può dare risultati soddisfacenti e in questo contesto assume un'importanza cruciale la riorganizzazione del sistema di raccolta e trasporto per l'ottenimento degli obiettivi di recupero prefis­sati.

Nicola Tucci

 


 

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