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AnnoXVI num. 5
Set./Ott. 2017

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GLI OGM: APPLICAZIONI E PROBLEMATICHE

di Sebastiano Gulizia

 

Gli OGM, organismi geneticamente modificati, sono  organismi il cui materiale genetico  all’interno è stato modificato  in un modo differente da quanto avviene in natura, sfruttando l’accoppiamento e tecniche di ricombinazione genetica. La modifica genetica degli OGM comporta la mutazione, l’inserzione o l’eliminazione di alcuni geni bersaglio. Artificialmente, questo processo di trasferimento genico può essere attuato in vari modi, ad esempio usando i virus come veicolo, inserendo fisicamente il DNA con una siringa microscopica, attraverso elettroporazione, o sparando le particelle con una “pistola genica”.

Esistono anche altri metodi che sfruttano i sistemi naturali del trasferimento genico  come, per esempio, la capacità di alcuni batteri di trasferire il loro materiale genetico alle piante o la capacità di alcuni virus di trasferire i geni alle cellule animali; le moderne tecnologie di biologia molecolare quindi hanno permesso di trasferire tratti specifici  di geni da un organismo all’altro, anche di specie evolutivamente lontane o non correlate, esempio tra batteri e piante.

Gli OGM trovano applicazione soprattutto in campo alimentare, agricolo, zootecnico e medico. In campo agricolo gli OGM attualmente sviluppati , autorizzati e commercializzati sono piante geneticamente modificate per conferire caratteristiche che normalmente non hanno, come la resistenza ad alcuni insetti, tolleranza a specifici insetticidi, oppure adattamenti a suoli e condizioni climatiche sfavorevoli o per aumentarne le rese.

Piante OGM possono produrre anche alimenti con qualcosa in più, come vitamine o minerali, oppure alimenti con meno tossine e sostanze allergeniche. Tutto questo è stato realizzato principalmente per migliorare la produttività e la qualità agraria, per migliorare il rapporto agricoltura e ambiente e per affrontare i problemi della nutrizione della crescente popolazione mondiale. Per le loro proprietà gli OGM infatti hanno una buona domanda di mercato che spesso però si scontra con un certo timore da parte dei consumatori più scettici; una pressante campagna anti-OGM ha indotto i nostri dirigenti politici a dichiarare l'Italia un paese OGM-free: possiamo importare ed utilizzare OGM nella nostra alimentazione, ma non possiamo produrli poiché questa nuova tecnologia potrebbe mettere a rischio la salute dei cittadini, gli interessi degli agricoltori e la biodiversità ambientale.

 

Nel nostro Paese le piante geneticamente modificate non possono essere coltivate per fini commerciali, ma è consentita la commercializzazione dei loro prodotti nel rispetto delle regole di etichettatura; un OGM infatti può essere immesso sul mercato europeo solo dopo un’autorizzazione da parte della Commissione Europea e una procedura complessa di valutazione del rischio per la salute umana e ambiente. Tuttavia qualche mese fa (13 settembre 2017) la Corte di Giustizia Europea si è espressa con una sentenza in cui specifica che, se sui prodotti geneticamente modificati non ci sia certezza di grave rischio per la salute umana, degli animali o per l’ambiente, né la Commissione né gli Stati membri hanno la facoltà di adottare misure di emergenza quali il divieto di coltivazione.

Dunque una pratica permessa  dall’UE, ma vietata in Italia da un decreto ministeriale del 2013 potrebbe essere messa in discussione.

In campo zootecnico, almeno in Italia, buona parte dei mangimi  composti per animali è ottenuto con materie prime importate proveniente da coltivazioni geneticamente modificate.

Secondo il Prof. Pulina, ordinario di zootecnia speciale e direttore del dipartimento di scienze zootecniche della facoltà dell’Università di Sassari, le performance produttive non risultano alterate e non ci sono rischi particolari per la salute, né degli animali e né dei consumatori. Ciò nonostante, la presenza di OGM in mangimi dichiarati non OGM può prevedere come reato la frode in commercio, per questo motivo molti mangimi convenzionali riportano la dicitura “presenza di OGM”, in modo da evitare le conseguenti sanzioni e requisito necessario per parlare di filiera Made in Italy e priva di OGM.

Per quanto riguarda gli OGM  di interesse medico, invece, vengono essenzialmente ingegnerizzati batteri per la produzione, ad esempio, di insulina umana somministrata ai pazienti diabetici o cellule isolate in coltura che producono sostanze utili a scopo terapeutico o immunologico, come un fattore della coagulazione specifico necessario agli emofilici.

 

Molto interessanti, ed ampiamente utilizzati nella medicina, sono anche i vaccini ricombinanti, quali ad esempio il vaccino contro l'epatite.

Tipicamente il vaccino ricombinante è costituito da una proteina dell'organismo patogeno prodotta in un batterio innocuo geneticamente modificato e purificata; pertanto questo vaccino non presenta i rischi comunemente associati con l'uso di virus o batteri vivi attenuati, e dà modestissimi effetti collaterali. Se dunque gli OGM agro-alimentari sono stati aspramente criticati ed hanno sollevato ampie proteste nell'opinione pubblica, l’uso degli OGM in campo medico è entrato senza polemiche, perché dimostra i grandi benefici potenziali derivanti da un uso accorto degli OGM e l’esistenza di OGM privi di rischi per la salute umana.

La disputa sul tema degli OGM, è sempre attuale, delicata e scottante per le numerose implicazioni di carattere sociale, economico, etico e politico. Inoltre, la trattazione spesso superficiale ed emotiva dei Mass-Media genera non poco caos nell'opinione pubblica. Queste informazioni ricche di argomentazioni contraddittorie, spesso poco pertinenti o perfino errate a livello scientifico, hanno la grave conseguenza di rendere poco chiaro cosa sia un OGM, come sia stato prodotto e a che cosa serva, quali siano le sue funzioni specifiche e quanto utili queste possono essere per la popolazione umana.

Qualsiasi organismo vivente subisce in natura e con una certa frequenza mutazioni, ossia modifiche del DNA, in modo totalmente casuale. Queste mutazioni sono di fatto responsabili dell'evoluzione delle specie, determinando la selezione naturale tanto cara a Charles Darwin. Anche prima dell’arrivo delle moderne tecnologie di ricombinazione genetica, l’uomo ha contribuito fortemente alla selezione naturale: le piante attualmente coltivate e gli animali di allevamento sono per la maggior parte, di fatto, organismi geneticamente modificati. Da quando l’uomo si è trasformato da cacciatore e raccoglitore in allevatore e agricoltore,infatti, ha addomesticato animali e coltivato piante modificandone anche inconsapevolmente il patrimonio genetico, operando incroci e selezioni arbitrarie anche tra specie di diversa provenienza geografica.

 

Questo ha permesso di scegliere cioè, tra tutte le piante selvatiche, ad esempio, quelle commestibili per l’uomo che meglio si erano adattate all'ambiente circostante attraverso facoltà specifiche come la capacità di riprodursi più facilmente e con più successo e tale processo di selezione e trasformazione è continuato, con andamento più o meno lento, per millenni. Costituiscono alcuni esempi il pomodoro che è stato incrociato con almeno 4 specie selvatiche o la segale che è stata incrociata con il frumento (specie piuttosto distante geneticamente) per ottenere il triticale, un cereale che non esiste in natura, ma che è risultato altamente tollerante alle condizioni climatiche e del terreno.

Allo stesso modo si è operato nell'ambito della zoologia (basti pensare al mulo che è un incrocio tra asino e cavalla), senza essere consapevoli (come invece lo si è oggi) che le nuove caratteristiche sono dovute a mutazioni a livello del DNA.

Successivamente, negli anni 70, si è pensato di modificare il DNA delle piante attraverso agenti mutageni, irraggiamento con raggi X, gamma o altre radiazioni, poiché questi aumentano la frequenza di mutazioni proprio a carico del materiale genetico. Con queste tecniche di miglioramento genetico delle piante, i caratteri genetici venivano modificati in maniera casuale e non c’era nessuna conoscenza e quindi nessuna certezza che il prodotto creato in questo modo fosse sicuro

Solo il metodo empirico dell'assaggio a proprio rischio e pericolo definiva gli alimenti "buoni" o "cattivi", non c'era modo, infatti, di definire a priori la sicurezza di un nuovo prodotto.

Solamente dagli anni 80 in poi si è scoperto che è possibile inserire, modificare o togliere porzioni specifiche di DNA anche da specie vegetali molto lontane tra loro e farlo in maniera precisa e sicura, ma soprattutto è stato possibile non limitarsi a selezionare i fenotipi interessanti, frutto di mutazioni casuali del genotipo, ma modificare quest’ultimo in modo da ottenere il fenotipo desiderato, senza tutti i vari rischi intrinseci.

 

Nonostante ciò esiste tuttora la preoccupazione che gli OGM possano avere implicazioni sanitarie, ambientali, economiche e sociali connesse alla loro introduzione in agricoltura e soprattutto alla nostra alimentazione.

In particolare è abbastanza discussa la possibilità che essi possano provocare allergie, indurre resistenza agli antibiotici in microrganismi patogeni per l’uomo, oppure effetti a lungo termine imprevedibili.

Eppure la comunità scientifica su questo tema é tutt’altro che divisa: in base agli studi effettuati negli ultimi vent’anni ha confermato, più di una volta, che gli OGM sono da considerarsi sicuri almeno quanto i prodotti tradizionali, questo perché ogni prodotto alimentare ha i suoi rischi, sia per una parte di popolazione  (allergie), sia a livello generale (molti prodotti di consumo hanno una soglia di tossicità). Non è quindi corretto parlare di rischio zero per nessun prodotto o attività, siano essi OGM o meno.

Ogni OGM commercializzato, peraltro, come è stato precisato prima, prevede rigidi controlli e studi per verificare la non presenza di effetti collaterali per l’uomo e per l’ambiente, studi che non sono ritenuti necessari per i prodotti convenzionali.

Tanti accusano inoltre le colture transgeniche di aver contaminato i propri raccolti OGM-free, ritenendole responsabili della perdita della biodiversità nel mondo. Il trasferimento dei geni in realtà è causato da un normale evento di impollinazione. Il polline delle piante OGM può essere trasportato dal vento o da insetti sui fiori di piante non OGM. Secondo il ricercatore e professore di Biotecnologie agrarie dell’Università del Missouri, Nicholas Kalaitzandonakes, è necessario ricordare però che questo processo può portare ad un massimo di contaminazione del 10%, valore assolutamente irrilevante. La convivenza di due piantagioni transgenica-non transgenica  non è dunque impossibile; così come avviene per molte altre colture, è sufficiente mantenere le distanze opportune e fare in modo che la fioritura avvenga a distanza di qualche giorno per impedirne la contaminazione.

 

In conclusione, le problematiche riguardo gli OGM devono essere affrontate accortamente e su basi scientifiche per garantire a tutti la sicurezza alimentare, una informazione corretta che permetta scelte consapevoli ed evitare di prendere decisioni superficiali che stanno facendo affondare le biotecnologie agrarie, campo di ricerca un tempo florido in Italia, e che rischiano di privarci di armi utili per affrontare le sfide del futuro.

(Nov.2017 - Tesina finale Master Ambiente on-line).

 

Sebastiano Gulizia

 


 

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