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INQUINAMENTO MARINO E CONSEGUENZE

“I mari sono la prova tangibile che Dio ha pianto della sua creazione” Paul Fort
di Maria Catena Cristaudo

 

Circa il 71% della superficie terrestre è ricoperto dalle acque, questo fa del mare uno dei beni più preziosi che l’uomo possiede, basti pensare che ci sono ancora oggi popoli che vivono quasi esclusivamente di pesca. Ma il mare è molto più di questo … Il mare è vita con la sua varietà di esseri viventi sia vegetali che animali, è bellezza con i suoi colori, è forza che può distruggere interi paesi, ma permette anche la vita sul nostro pianeta grazie alle correnti oceaniche che influenzano il clima.

Nonostante la sua  indiscussa importanza, l’uomo lo sta irrimediabilmente distruggendo con la pesca illegale ma non solo, è l’inquinamento, soprattutto, a destare maggiore preoccupazione.

L’inquinamento marino è causato da diversi fattori: scarichi delle navi, scarichi urbani ed industriali, scarichi di idrocarburi, rifiuti solidi; a questi vanno aggiunti, inoltre, gli incidenti petroliferi che causano le cosiddette “maree nere” e l’eutrofizzazione, quest’ultimo un fenomeno che negli ultimi tempi sta notevolmente sviluppandosi. Si tratta dell’arricchimento nelle acque di sostanze nutritive, in particolare azoto, fosforo e zolfo; che portano ad un arricchimento di alghe e piante acquatiche. Le conseguenze di tale arricchimento sono molte, in primis l’impoverimento delle risorse ittiche, ma anche la riduzione della biodiversità e più in generale una vera e propria degradazione delle acque. In tutto ciò l’Italia vanta un triste primato sulle emissioni inquinanti nel Mediterraneo. Infatti, secondo un rapporto dell’UNEP (il programma ambientale dell’ONU) del 2004, il Mare Nostrum sarebbe uno dei mari più inquinati al mondo a causa delle discariche di un pesticida altamente tossico chiamato lindane.

Tutt’oggi, sembra che la situazione non sia migliorata di molto.

Le conseguenze dell’inquinamento possono essere più o meno gravi non solo per la salute dell’uomo, che si nutre di pesci, molluschi ecc…”malati” perché contaminati da tossine, ma anche per gli  stessi organismi marini. Nel dicembre 2009, lungo le coste del Gargano, si sono spiaggiati nove capodogli (Physeter macrocephalus), di cui sette sono morti. Si tratta di un cetaceo appartenente al sottordine degli odontoceti, caratterizzato da una testa molto grande (circa un terzo della lunghezza del corpo). Nel loro stomaco sono state ritrovate buste di plastica, scatole e altro, probabilmente scambiati dai mammiferi per calamari, l’alimento di cui si cibano. Sono molte le associazioni che cercano in qualche modo si sensibilizzare le persone sui rischi dell’inquinamento marino su tutto il nostro pianeta, ma visto i risultati è evidente che si deve fare ancora molto.

 

Maria Catena Cristaudo

 

Fonti

www.girodivite.it

Repubblica.it

Wikipedia


 

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