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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Inquinamento e misuRE

di Rosanna Forte

 

Da alcuni anni un’attenzione sempre maggiore è dedicata dalla comunità scientifica alla salvaguardia dell’ambiente. L’inquinamento delle risorse naturali, sebbene abbia rappresentato già in passato un tema centrale sia nel dibattito scientifico che in quello politico ed economico, acquista sempre maggiore evidenza al manifestarsi delle gravi conseguenze su flora e fauna nonché sui cambiamenti climatici, giungendo infine a costituire una tematica largamente sentita e di pubblico interesse.

Se guardiamo agli ultimi cinquant’anni e restringiamo il campo di indagine alla classe dei peggiori inquinanti: le molecole sintetiche, quali sostanze di produzione industriale come  pesticidi, diserbanti e quant’altro,  si collocano ai primi posti per i danni recati all’ambiente e alla salute umana. Molti di questi composti sintetici, non essendo presenti in natura, sono caratterizzati da strutture sconosciute agli organismi decompositori che non dispongono, quindi, di sistemi enzimatici adatti alla loro degradazione. Di conseguenza tali composti, nei casi in cui risultano scarsamente degradabili ai processi di trasformazione abiotica, possono persistere a lungo nell’ambiente e arrecare gravi danni nei comparti nei quali permangono più a lungo. L’aumento della complessità molecolare e il numero elevato di queste sostanze inquinanti ha suscitato l’interesse collettivo a preservare l’ambiente e il progredire di tecniche analitiche di sempre maggiore sensibilità e accuratezza, estendendo quel  contributo vitale e necessario alla salubrità dell’ambiente che ci circonda.

Al fine di migliorare la qualità degli ecosistemi acquatici, diversi studi condotti negl’anni hanno evidenziato un chiaro risultato: se da un lato i convenzionali impianti di depurazione basati principalmente su pretrattamenti, trattamenti primari e secondari, sono capaci di abbattere una certa percentuale di inquinanti, d’altro canto non riescono a degradare la totalità delle sostanze sintetiche non degradabili trovate nelle acque e pur ricorrendo a trattamenti terziari di natura chimico-fisica spesso non si ottiene il completo abbattimento degli inquinanti presenti nel refluo da depurare. Attualmente il mondo scientifico e tecnologico mostra un interesse crescente per i processi di depurazione innovativi, grazie anche al recepimento delle Direttive Comunitarie (271 / 91 e 676 / 91) e all’entrata in vigore del Decreto Legislativo 152 / 99, poi integrato nel Testo Unico 152 / 2006.

Tali norme hanno modificato l’approccio alla disciplina degli scarichi ed hanno imposto limiti più restrittivi affinché si raggiungesse l’obiettivo di qualità ambientale del corpo idrico recettore. Dunque, la nuova prospettiva richiede processi di depurazione più efficaci e completi, adeguamenti impiantistici che tengano conto delle necessità socio – economico – urbanistiche.

D’altro canto l’inquinamento atmosferico rappresenta un ulteriore minaccia!

E’ causa dell’incremento delle polveri sottili e dei gas serra quotidianamente prodotti da attività produttive ma anche dalla semplice circolazione di autoveicoli. L’immissione di COin atmosfera desta altrettante preoccupazioni, non solo perché  peggiora la qualità dell’aria, ma poiché si creano una serie di ripercussioni climatiche che determinano una maggiore ostilità ambientale nei confronti di tutti i cicli riproduttivi naturali della flora e della fauna, inoltre, non è da sottovalutare l’aumento delle malattie arrecate a noi esseri umani.

Le innumerevoli proposte emanate dalle amministrazioni e dalle più grandi associazioni  di interesse ambientali condotte finora hanno ridotto in parte le problematiche citate ma non sono state del tutto soddisfacenti considerati i risultati, difatti,  dall’ultima conferenza di Rio de Janeiro sullo sviluppo sostenibile tenutasi a distanza di ben venti anni in Brasile lo scorso giugno, non è emerso nulla di diverso, in quanto il documento finale si limita a riaffermare tante buone intenzioni, peraltro molto generiche e poco esaustive.

Il piano per la salvaguardia del pianeta dall’inquinamento e dallo sviluppo selvaggio non può essere definito da un testo lungo ed altrettanto vago che non migliorerà minimamente le politiche ambientali, nazionali o internazionali. Gli amministratori accorti sanno bene quando è il momento di imporre dei limiti allo sviluppo incontrollato, alla crescente smania di aree urbane, e non bastano leggi e norme per far si che ciò accada, sensibilità e rispetto rappresentano le uniche misure risolutive in grado di  fronteggiare le attuali problematiche ambientali che da troppo tempo  attanagliano  e annullano tutto quello che in passato è stato definito incontaminato.

Le nostre piccole azioni quotidiane devono basarsi sulla consapevolezza, del fatto che dipendiamo dall’ ambiente e che quest’ultimo non è solo un mezzo necessario alla nostra sopravvivenza, pertanto la coscienza umana non può rimanere indifferente!  E’ tra i diritti delle persone avere a disposizione spazi verdi in cui rapportarsi con la natura, l’uomo deve accrescere in se il desiderio di amore verso un bene che c’è stato donato incondizionatamente, e far si che le nostre opere di sviluppo e di crescita non deturpino gli equilibri naturali, poiché anche il più piccolo organismo è indispensabile alla catena dei cicli riproduttivi .

 

Tutti sanno ormai cosa bisognerebbe fare per stare quanto più possibile bene ed oggi più che mai la chiave del benessere sta nella prevenzione : finalizzare i nostri comportamenti affinché si riduca  il rischio, ossia la probabilità che si verifichino eventi non desiderati come l’inquinamento ambientale, prevenzione dunque equivale  a dire ridurre i danni .

I campi in cui è possibile intervenire sono innumerevoli, per esempio, è innegabile che soprattutto nelle grandi metropoli, la qualità dell’aria abbia un impatto importante sull’ambiente e sulla salute umana, allora, perché non adottare misure di prevenzione investendo su progetti mirati !

Si potrebbero ridurre le emissioni di inquinanti in atmosfera favorendo nelle grandi città il trasporto pubblico urbano o invogliando i cittadini a spostarsi in bicicletta, cambiare le nostre abitudini preferendo una passeggiata a piedi nei parchi al posto di un giro in auto immersi nel traffico.

Accrescere maggiormente l’utilizzo di fonti alternative di energia  (l’eolico, il solare, il geotermico e quant’altro…) come accade da un po’di tempo nella città di Torino, dove si è scelto di produrre calore grazie al  teleriscaldamento che sfrutta l’energia rilasciata dalle biomasse e consente tra l’altro di diminuire il carico di rifiuti prodotti.

Pensare ai rifiuti non come termine di “spazzatura” ma come risorsa capace di divenire materia per il  riutilizzo.

Nel rispetto dell’ ambiente acquatico oltre ad adottare misure restrittive sui limiti di scarico imposti dalla normative ambientali è necessario effettuare maggiori controlli  monitorando in tempo reale la presenza di inquinanti nei corsi d’acqua e nei mari, ad esempio,  grazie all’utilizzo di nuovi software anche installati a bordo di imbarcazioni che percorrono tratte definite, in grado di percepire le concentrazioni  in eccesso presenti in mare o in un diverso corpo acquifero.

L’elenco degli strumenti messi in campo dalle amministrazioni per favorire la salute ambientale e conseguentemente quella dei cittadini non conosce limiti,  ma mettere in pratica buoni propositi, tuttavia non è semplice, spesso le migliori intenzioni non bastano, deve interessare il singolo individuo la problematica ambientale ed ognuno di noi deve essere artefice e responsabile delle proprie azioni, il pianeta può risanarsi dal malessere approvvigionato dall’uomo solo se quest’ultimo sceglie di non continuare a comportarsi in maniera egoista, ed educando i propri figli ad avere rispetto per l’ambiente.

L’unica speranza a questo punto è rappresentata dalle nuove generazioni e dalla loro coscienza ambientalistica.

 

Rosanna Forte


 

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