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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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“Lago Matteoli”

 Riserva di pesca o discarica?

di Roberto Mattei

 

 

 

 

 

 

 

Il presente articolo tratta una problematica di salvaguardia ambientale e di tutela della salute umana emersa durante una giornata di pesca sportiva all’interno di un laghetto artificiale avente estensione planimetrica di oltre 25000mq e ubicato all’interno del comune di Montopoli Val D’Arno (PI), in prossimità dell’abitato di San Romano. L’interesse specifico è scaturito dal fatto che il luogo di pesca, conosciuto come “Lago Matteoli” o come “Lago della Discarica” ,

è situato nella concavità di una discarica dimessa, avente forma planimetrica ad “L”.

Le acque del laghetto al momento della mia prima visita (mese di settembre), anche se non significativamente maleodoranti, si mostravano di un innaturale colore biancastro ed opaco. Tale peculiarità, assente negli altri bacini della zona, è sicuramente non imputabile ad una caratteristica intrinseca del terreno circostante ma deriva in maniera piuttosto ovvia da infiltrazioni d’acqua e deflussi superficiali provenienti dal rilevato della discarica. Il lago in oggetto, come segnalato da cartelli posti sugli argini del laghetto, fa parte dell’elenco dei laghi della FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee) che ne controlla la fauna ittica.

La grande affluenza di pescatori al laghetto, soprattutto nei mesi estivi, è incentivata dalla presenza di pesce di grossa taglia (in particolare Ciprinidi che raggiungono la taglia di 10 kg) in una comunità apparentemente non ancora influenzata dall’intervento di specie esotiche opportuniste (come il Clarius od il Channel). In particolare, durante la giornata di fine estate che ho trascorso sulla riva di questo lago, ho assistito alla cattura di Carpe da 4 a 8kg che non presentavano evidenti alterazioni e/o malformazioni esteriori se non un colore esterno leggermente più acceso del normale (parere confermato da pescatori esperti a livello nazionale). Nella scheda tecnica della FIPSAS il lago sembrerebbe popolato anche da specie piuttosto rare come la Tinca (http://www.fipsas.it/nuovo_sfai/abwpagine/province/schedaimpianto.asp?ida=185).

 

 

 

 

 

 

 

 

Stimolato dall’evidente stato di fragilità ambientale della riserva di pesca sopra descritta ho cercato di informarmi per quanto possibile sulle origini di questo lago che, per forma e posizione, sembrerebbe collegato alla realizzazione della discarica stessa.

Il sito FIPSAS mi ha dato la conferma dell’origine artificiale del laghetto tuttavia non sono riuscito a sapere dagli abitanti del luogo quando è stata operativa la discarica e se, come presumibile, il laghetto è stato creato nelle fasi di messa in opera di quest’ultima.

Sulla cartografia appartenente al Regolamento Urbanistico del comune di Monopoli Val D’Arno, consultabile on-line, il laghetto è inserito in un’area adibita a “verde pubblico”. Tale collocazione, considerando l’attuale aspetto del luogo (si vedano le foto: 1, 2 e 5), risulta del tutto inappropriata ed evidentemente deve intendersi in stato di previsione, ovverosia da attuarsi dopo un appropriato piano di bonifica. In effetti sulla cartografia di uso del suolo appartenente al Piano Strutturale l’area risulta opportunamente perimetrata e classificata come: “Area inquinata soggetta a bonifica”.

Constatato ciò, ho deciso di consultare il portale informatico dell’ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) chiamato “SIRA” (Sistema Informativo Regionale Ambientale), i cui compiti principali sono la raccolta, elaborazione, verifica e diffusione delle informazioni di interesse ambientale, al fine di controllare se vi fossero informazioni riguardanti un laghetto così conosciuto nella zona per l’abbondanza del suo pesce. Da una analisi accurata del portale (http://sira.arpat.toscana.it/sira/coll_acqua.html) ne è emerso che il bacino in oggetto non solo non è presente nella banca dati denominata “Acque dolci destinate alla vita dei pesci - VTP” ma non è neanche contemplato dalla sezione “Monitoraggio Acque superficiali interne: corsi d'acqua, laghi, acque di transizione, corpi idrici artificiali – MAS”.

In questo contesto la normativa di riferimento è il D. Lgs. 3 aprile 2006 n°152, articoli n°84, 85 ed 86. L’articolo n°84, “Acque idonee alla vita dei pesci”, definisce in particolare gli organi di competenza e le mansioni specifiche nell’ambito della tutela della fauna ittica delle acque interne citando che:

COMMA 1 -          "Le regioni effettuano la designazione delle acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci […].”

COMMA 2 -          “Le regioni, entro 15 mesi dalla designazione, classificano le acque dolci superficiali che presentino parametri di qualità conformi con quelli imperativi previsti dalla Tabella 1/B dell’Allegato 2 alla parte terza del presente decreto come acque dolci ‘Salmonicole’ o ‘Ciprinicole’. ”

I bacini e i corsi d’acqua non tutelati dalla legge sono definiti dal comma 5 dello stesso articolo che detta:

COMMA 5 -          “Sono escluse dall’applicazione del presente articolo e degli articoli 85 ed 86 le acque dolci superficiali dei bacini naturali o artificiali utilizzati per l’allevamento intensivo delle specie ittiche nonché i canali artificiali adibiti ad uso plurimo, di scolo o irriguo, e quelli appositamente costruiti per l’allontanamento dei liquami e di acque reflue industriali.”

Dalla lettura attenta di quest’ultimo comma ci si rende conto che il bacino in oggetto, a tutti gli effetti una riserva di pesca FIPSAS, non risulta esonerato dalle prescrizioni dei commi 1 e 2.

A questo punto ho scritto due e-mail all’Arpat spiegandogli la posizione e lo stato del laghetto al momento del mio sopralluogo nel mese di Settembre; quest’ultima ha inoltrato l’e-mail all’ente di protezione ambientale di pertinenza provinciale (provincia di Pisa). Non avendo tuttavia ricevuto risposta da quest’ultimo ente, ho provveduto a contattarlo telefonicamente. Ne è emerso che, a seguito della mia e-mail, l’ente aveva mandato un operatore a verificare se vi fosse o meno uno stato di emergenza ambientale. Durante tale sopralluogo però l’operatore ha giudicato l’acqua del laghetto conforme alla sua destinazione d’uso poiché le acque non presentavano schiume e odori significativi. In effetti quando ho chiesto espressamente se lo stato del laghetto potesse essere definito “in regola” (domanda posta più volte nel corso della telefonata) non ho ricevuto risposte chiare ma soltanto l’opportunità che in futuro possa essere prelevato un campione d’acqua per la caratterizzazione chimica da parte dell’Arpat stessa.

In questo contesto la normativa vigente (D.Lgs. 152/2006) prevede l’analisi ed il monitoraggio dei seguenti parametri: Temperatura, Ossigeno, concentrazione di ioni idrogeno, materiali in sospensione, BOD5, Fosforo totale, Nitriti, Composti fenolici, Idrocarburi di origine petrolifera, Ammoniaca non ionizzata, Ammoniaca totale, Cloro residuo totale, Zinco totale, Rame, Tensioattivi (anionici), Arsenico, Cadmio totale, Cromo, Mercurio totale, Nichel e Piombo. Nei suoi allegati il decreto prosegue con una serie di integrazioni (“Note esplicative ai parametri della Tab. 1/B”) ai contenuti limite sopradetti, relazionando tra loro i vari parametri che possono aumentare, agendo sinergicamente, le condizioni di rischio ambientale.

Pur non avendo esperienza sul campo in questo settore e spinto forse da un eccesso di zelo, ho deciso di effettuare personalmente un sopralluogo al fine di far analizzare un campione di acqua in un laboratorio specializzato. Il costo elevato delle analisi chimiche tuttavia mi ha imposto di scegliere solo alcuni dei parametri suggeriti dalla legge. Conoscendo il pericolo rappresentato da alte concentrazioni di metalli pesanti ho deciso di farne analizzare quattro: Cromo, Cadmio, Mercurio e Piombo. L’esposizione prolungata a questi elementi genera patologie riassumibili come segue:

  • Piombo - è in grado di danneggiare praticamente tutti i tessuti, in particolare colpisce i reni e il sistema immunitario. La capacità di sostituirsi al calcio porta a farlo accumulare nelle ossa ove vi costituisce una componente stabile. I danni più evidenti a seguito di assunzione di Piombo da parte degli esseri umani sono al sistema nervoso (sintomi: vertigini, insonnia, abbassamento del quoziente intellettivo, cefalea, irritabilità, crisi convulsive, coma).

  • Mercurio – Al momento che il Mercurio contamina le acque i microrganismi possono convertirlo in mercurio metilico. Il mercurio metilico presente nell'acqua risale la catena alimentare diventando sempre più concentrato sino a concentrazioni migliaia di volte maggiori rispetto a quelle dell’acqua contaminata. Nell’uomo la principale e più diffusa fonte di mercurio è rappresentata dal pesce che rappresenta un rischio per la salute in funzione della quantità ingerita e del tasso di inquinamento dell’ambiente di provenienza. Gli effetti sugli animali sono: danni ai reni, rottura dello stomaco, danneggiamento degli intestini, problemi riproduttivi ed alterazione del DNA. Gli effetti sull’uomo sono: danni anche permanenti al sistema nervoso ed alle funzioni celebrali, danni a livello cromosomico, reazioni allergiche, danni al feto nelle donne in stato di gravidanza.

  • Cadmio - Tossico a bassissime concentrazioni è considerato più dannoso del Mercurio e del Piombo; il Cadmio tende ad accumularsi negli organismi e negli ecosistemi poiché sostituisce lo zinco nel ciclo vitale. L’assunzione di cadmio provoca nell’uomo tumori, problemi alle vie respiratorie, ai reni, osteoporosi ed infertilità. L'ingestione provoca immediato avvelenamento e danneggia il fegato e i reni.

·        Cromo - Il cromo è usato nelle leghe metalliche e nei pigmenti per le vernici, il cemento, la carta, la gomma ed altri materiali. Nell'acqua il cromo viene generalmente assorbito dai sedimenti e diventa immobile. Solo una piccola parte del cromo che finisce in acqua si dissolve. Nella sua forma più tossica (cromo VI) è dannoso per gli organismi in quanto può alterare i materiali genetici e causare il cancro. Non è noto accumularsi nel corpo degli organismi acquatici, ma in determinate condizioni può danneggiare le branchie dei pesci. Nell’uomo il Cromo provoca problemi epidermici, problemi all’apparato digerente, problemi respiratori, indebolimento del sistema immunitario, danni a fegato e polmoni, alterazione del materiale genetico, cancro.

 

Campionamento

Ho effettuato la mia seconda visita al “lago della discarica” il 12 gennaio 1010 in uno dei pochissimi giorni in cui non ha piovuto. Come mi aspettavo il livello dell’acqua del laghetto si è presentato più alto rispetto al mese di settembre (quando ho effettuato la mia prima visita) a causa delle piogge copiose che hanno notoriamente interessato la Toscana nel mese di dicembre e gennaio. L’area circostante il laghetto, come osservabile dalle foto allegate, si presentava completamente satura d’acqua con estese zone di ristagno. L’acqua del lago presentava ancora la sua innaturale tonalità biancastra sebbene le piogge avessero smorzato visibilmente il suddetto aspetto cromatico rispetto a settembre.

Non potendo campionare, per ovvi motivi di sicurezza personale, le acque sul fondale lontano dalle sponde (non disponendo cioè di adeguata strumentazione), ho effettuato un giro del lago cercando un punto a mio giudizio più vulnerabile all’inquinamento della discarica. Sulla sponda occidentale del laghetto il rilevato della discarica mostra una piccola incisione (vedasi foto 4) creata dalle acque pluviali che sembrerebbero defluire dal rilevato verso sud sino alle canalette campestri, costeggiando il laghetto (senza però immettervisi). Ho scelto per il campionamento questo lato del lago ipotizzando un contributo ulteriore di inquinante proveniente dalla discarica (sviluppato attraverso infiltrazioni sotterranee dalle canalette campestri al lago). Sotto consiglio del laboratorio ho effettuato il campionamento di un litro d’acqua con una apposita bottiglia in vetro, cercando di prelevare le acque in profondità subito sopra il deposito argilloso del lago. Malgrado il mio impegno non sono riuscito a prelevare acque al di sotto dei 40 cm di profondità. Il campione d’acqua (foto 6) durante il trasporto al laboratorio è stato conservato tra 0 e 4° inserendolo in una borsa-frigo, secondo le istruzioni impartitemi dal laboratorio.

 

Risultati delle analisi

            Fortunatamente i valori emersi dalle analisi chimiche non hanno (con mio stupore), manifestato anomalie, risultando ampiamente nei limiti di legge per quanto riguarda la tutela della vita dei pesci. Nella tabella seguente si riportano le concentrazioni pervenute in microgrammi/litro ed i relativi limiti (limiti guida ed imperativi) imposti dalla legge sia per la vita dei pesci, sia, a titolo informativo, per le acque riservate al consumo umano:

METALLO

METODO DI ANALISI UTILIZZATO

RISULTATO ANALISI

VALORI LIMITE PER IDONEITA’ ALLA VITA DEI PESCI*

VALORI LIMITE PER IL CONSUMO UMANO**

ACQUE PER CIPRINIDI

ACQUE PER SALMONIDI

USO IDROPOTABILE

μg/l

μg/l

μg/l

μg/l

Cromo

EPA 6020A 2007 ***

0,236±0,069

100,0 imperativo

20,0 imperativo

0.05 imperativo

Cadmio

EPA 6020A 2007 ***

< 0,1

0,2 consigliato

2,5 imperativo

0,2 consigliato

2,5 imperativo

0.001 consigliato

0.005 imperativo

Mercurio

EPA 6020A 2007 ***

< 0,1

0,05 consigliato

0,50 imperativo

0,05 consigliato

0,50 imperativo

0.0005 consigliato

0.0010 imperativo

Piombo

EPA 6020A 2007 ***

0,274±0,069

50,0 imperativo

10,0 imperativo

0.05 imperativo

*   Concentrazioni Imperative imposte dalla Tabella 1/B dell’Allegato 2 alla parte terza del D.Lgs. 3 Aprile 2006 n°152 “Norme in materia ambientale”.

**  Concentrazioni Imperative imposte dalla Tabella 1/A dell’Allegato 2 alla parte terza del D.Lgs. 3 Aprile 2006 n°152 “Norme in materia ambientale”  per le analisi di categoria A1.

*** Metalli in spettrometria di massa con plasma ad accoppiamento induttivo.

 

Le analisi chimiche effettuate sul campione hanno quindi restituito valori che rispondono, secondo la legge, alle esigenze della vita dei pesci. E’ evidente tuttavia che acque come quelle osservabili in foto dovrebbero essere sottoposte all’intero spettro di esami previsti dalla legge (Tabella 1/B dell’Allegato 2 alla parte terza del D.Lgs. 152/2006) specialmente considerando la fragilità della loro destinazione d’uso. Si ricorda inoltre che la misura dei parametri è stata effettuata dopo un periodo di piogge e nevicate copiose che ha inevitabilmente “diluito” le concentrazioni di inquinanti.

Vi è da considerare infine che, come osservabile dalla tabella soprastante, i valori misurati risultano, almeno per quanto riguarda Piombo e Cromo, ben al di sopra di quanto imposto dalla legge per l’acqua ad uso idropotabile. In questo contesto si ricorda che, come visto in precedenza, la maggior parte dei metalli pesanti, tra cui il Piombo, tendono ad accumularsi progressivamente negli organismi sia vegetali che animali e contaminare l’intera catena trofica. Ne scaturisce una domanda: si può affermare con assoluta certezza che l’accumulo di Piombo nei pesci non rappresenti un rischio per la salute umana? A mio avviso (considerazione fine a se stessa) i bassi valori di Piombo misurati dovrebbero riuscire a garantire, per la fauna ittica salmonicola e ciprinicola del Lago Matteoli, il non raggiungimento dei valori soglia di Piombo che il Reg. CE n. 466/2001 (e modifiche successive) impone per la carne di pesce (0,2 mg/kg, ovvero 200 μg/kg).

            Concludendo questo articolo si pone di portare alla luce una problematica di interesse locale e non solo:  è lecito l’utilizzo di aree così vulnerabili per la messa in opera di una riserva di pesca?

Le esperienze vissute negli ultimi cento anni sia a livello nazionale che internazionale (come ad esempio il pesce contaminato da mercurio nella baia di Minnamata negli anni ‘50) ed il correre del progresso verso uno spirito di maggior salvaguardia ambientale, dovrebbero a mio avviso spingerci verso altre direzioni. Nell’ambito del presente lavoro, benché i quattro parametri analizzati non siano preoccupanti, la documentazione fotografica è di per se segnale di allarme. Le immagini argomentano meglio delle parole l’instaurarsi, ad opera dell’uomo, di un ecosistema ittico di pregio in un ambiente acquatico di dubbia qualità poiché inevitabilmente influenzato dal circostante rilevato della discarica.

(Gen.2010)

Roberto Mattei

 

 

 


 

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