MITICA “FANALONA”
L’evoluzione della Lancia Fulvia Coupé
di Roberto Maurelli
Dopo l’esordio della berlina (1963) nacque, sulla
stessa meccanica, la Fulvia Coupé (1965), che divenne ben presto la
Lancia più venduta di sempre (oltre 140.000 esemplari). Questa icona
degli anni Settanta ottenne numerosi successi agonistici nei campionati
rally a livello Internazionale, Europeo ed Italiano, in particolare la
vittoria nel Campionato Internazionale Costruttori del 1972, grazie ai
successi di Munari, Balestrieri e Lampinen.
La vittoria del “Drago” Munari a Montecarlo, in quello stesso anno, è
entrata nella leggenda: le Alpine e le Porche, ben più performanti sulla
carta, furono sonoramente sconfitte dalla Fulvia numero 14, ancora oggi
conservata nel museo Lancia in ricordo di quel trionfo eccezionale.
Il motore montato in origine era un quattro cilindri a V strettissima
(poco più di 12°) di 1.216 cc, con due carburatori doppio corpo Solex,
inclinato di 45° sulla sinistra per ridurre l’ingombro verticale. La
potenza espressa da questa unità era pari a 80 cv, scaricati sulle ruote
anteriori attraverso un cambio a 4 rapporti con cloche disposta tra i
sedili.
I freni erano tutti a disco, con doppio circuito idraulico e le
sospensioni a quadrilateri davanti e ad assale rigido dietro.
La linea elegantissima, opera di Pietro Castagneto, si ispirava alle
piccole barche da diporto e, in particolare, al motoscafo Riva. Il passo
era ovviamente accorciato (2330 mm) rispetto alla berlina da cui
derivava e la sua semplice struttura consentiva di fermare l’ago della
bilancia a soli 950 kg.
Negli anni successivi vennero presentate varie nuove versioni con
cilindrate maggiorate a 1.300 cc che vedevano incrementata la potenza
massima fino a 91 cv (101 cv per le HF). Le versioni più sportive
denominate e marchiate, appunto, HF erano dotate, oltre che di
propulsori potenziati, anche di una carrozzeria alleggerita. Il
risparmio di peso fu permesso dalla realizzazione di cofani e portiere
in lega d’alluminio e magnesio (Peralluman), dall’eliminazione dei
paraurti, dalla semplificazione dell’allestimento interno, dall’utilizzo
di lamiere più sottili nelle zone non strutturali e dall’adozione del
lunotto e dei vetri posteriori in plexiglas.
Intuendo il potenziale sportivo della vettura, Cesare Fiorio,
responsabile del Reparto Corse Lancia, ottenne (nonostante le poche
risorse finanziarie, lo sviluppo della Fulvia Rally 1.6 HF (1969). Il
propulsore fu quindi portato a 1.584 cc per una potenza massima di 115
cv (che divennero 160 nella versione preparata dalla Squadra Corse) ed
il peso ridotto ad 850 kg. La velocità massima era notevole: circa 180
Km/h. Esteticamente questo modello era riconoscibile per i cerchi in
lega leggera Cromodora e per la maggiore grandezza della coppia dei fari
interni rispetto agli esterni; da qui il soprannome scherzoso “Fanalone”.

Purtroppo, intervenuta la gestione Fiat, si ritenne di ridurre i
costi produttivi del progetto. Non era pensabile ritirare un modello
all’apice del suo successo (non solo sportivo), per cui si preferì
intervenire con un restyling non troppo estremo dal punto di vista
estetico ma molto sostanzioso dal punto di vista tecnico e della qualità
dei materiali. Furono, infatti, eliminate le parti in Peralluman, il
legno della plancia si ridusse progressivamente fino ad essere
sostituito dalla plastica nera, il volante fu realizzato in materiale
sintetico imbottito.
Tutte queste modifiche non interessarono anche i modelli di punta,
ossia la 1.6 HF e la HF Lusso che si caratterizzavano ancora per
finitura di un certo livello: sedili sportivi oppure con poggiatesta,
allestimento dedicato, deflettori sulle portiere, cerchi in lega,
parafanghi allargati. Peccato però che le versioni 1.6 furono ben presto
ritirate dal mercato, per non fare concorrenza alla nuova Beta Coupé
(1973).
La Fulvia in versione 1.3 fu prodotta ad ogni modo fino all’inizio
del 1976, continuando a riscuotere un notevole successo. Certo, l’epoca
delle competizioni era ormai finita già da alcuni anni, ma la Lancia
seppe tenere alto il suo nome con la presentazione della Stratos (di cui
vi ho già parlato in precedenza).
Recuperare una Fulvia in perfette condizioni non è semplicissimo.
Consiglio di mettersi in contatto con uno dei tanti club di appassionati
per trovare contatti (vi segnalo il sito http://amicifulvia.forumattivo.com)
o, comunque, per reperire informazioni utili all’acquisto. I prezzi
dell’usato oscillano tra i 6.000 € per le versioni base e i 20.000 € per
le HF.
Roberto
Maurelli |