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I MOTORI A SEI CILINDRI

Tipologie e caratteristiche

 

di Roberto Maurelli

 

Un motore BOXERCon questo articolo vorrei iniziare a trattare un argomento che ritengo particolarmente interessante: il frazionamento dei motori. Quando si progetta un propulsore, infatti, non è indifferente che questo presenti un'architettura a due, tre, quattro, cinque, sei, otto, dieci, dodici o sedici cilindri. E non è affatto indifferente nemmeno il fatto che questi siano disposti a V, in linea o che siano contrapposti, magari in posizione boxer. Tutte queste variabili sono, infatti, determinanti ai fini delle prestazioni, dei consumi, degli ingombri, e costituiscono le questioni principali con cui i progettisti devono misurarsi al fine determinare il "carattere" delle loro realizzazioni.

Cominceremo questa trattazione, che ci impegnerà per qualche tempo, con la descrizione dei motori a sei cilindri. Questa scelta è meditata, e origina dal fatto che questo frazionamento è molto utilizzato sia per le vetture di fascia media, benzina o diesel, sia per alcune sportive di razza (fra tutte le Porsche 911!).

I primi motori con sei cilindri a V, quelle oggi più diffusi, hanno iniziato ad essere prodotti in serie soltanto durante gli anni '50 per merito della Lancia, che con essi equipaggiò l'Aurelia, prima, e la Flaminia, poi.

In passato, in realtà, lo schema che ha prevalso è stato quello di disporre i sei cilindri in linea. Si tratta di un'architettura che consente, oltre ad una riduzione degli ingombri in larghezza, anche un'erogazione di coppia più uniforme e una perfetta e equilibratura: tanto le forze d'inerzia del primo ordine (dovute al movimento rettilineo alternato dei pistoni) quanto quelle del secondo ordine (determinate dall'inclinazione delle bielle) sono, infatti, perfettamente bilanciate.

A dispetto di questi innegabili vantaggi, i motori a sei cilindri in linea presentano anche dei limiti.

Il rovescio della medaglia del minore ingombro in larghezza è costituito da un aumento della taglia in lunghezza, il che risulta problematico per la sua collocazione sulle auto a trazione anteriore.

Un altro problema è che l'albero a gomiti è ovviamente più lungo e poggia su ben sette supporti di banco, e ciò dà luogo a perdite per attrito ben maggiori rispetto a quelle che si hanno in un V6.

Ecco perché molti costruttori oggi scelgono un’architettura a V. Esternamente essa si presenta con due bancate di tre cilindri ciascuna, quattro soli supporti di banco e un angolo tra le bancate variabile a seconda delle scelte degli ingegneri. Esistono due principali scuole di pensiero su questo tema. La prima predilige un angolo di 60°, che rende il motore piuttosto compatto e garantisce una perfetta equilibratura delle forze d'inerzia; tuttavia per quanto riguarda le coppie, la situazione è notevolmente diversa...

 

La grande alternativa è che le due bancate siano disposte a 90°. Così si può impiegare la stessa linea di produzione degli otto cilindri (che sono sempre a V di 90°); pure in questo caso si possono equilibrare le forze d'inerzia ma non le coppie.

E divenuta ormai celebre anche l'architettura a cilindri contrapposti. Di essa esistono due varianti che spesso vengono grossolanamente confuse: il motore boxer e quello a V di 180°. In entrambi i casi gli assi dei sei cilindri giacciono su un piano orizzontale (per questo vengono definiti "a sogliola"), consentendo di progettare motori di altezza estremamente contenuta, a tutto vantaggio del baricentro e, quindi, delle prestazioni della vettura su cui saranno alloggiati. Le differenze, tuttavia, finiscono qui poiché, nello schema boxer, i pistoni si muovono contemporaneamente verso l'alto o verso il basso del cilindro, proprio come farebbero due pugili sul ring. Nello schema a V di 180°, invece, quando i pistoni di una bancata salgono, gli altri scendono e viceversa; in questo caso, dunque, il movimento è identico quello di un qualsiasi sei cilindri a V, mentre muta esclusivamente la disposizione degli stessi cilindri rispetto al basamento.Un motore 6 cilindri in linea

Ognuna delle architetture descritte ha avuto i suoi momenti di gloria. Il sei cilindri in linea è stato esaltato dalla guida di Fangio nel 1957, alla guida della Maserati, e dai successi Honda in campo motociclistico.

Lo schema a V ha trionfato, invece in F1 (con Porsche e Honda) e a Le Mans per anni e anni. Infine, per quanto riguarda la soluzione a sogliola, come dimenticare lo strapotere di Porsche e Subaru?

Molte altre cose ci sarebbero da dire sul frazionamento a sei cilindri.

Si potrebbero, ad esempio, descrivere le tante soluzioni stravaganti che la fantasia dei progettisti ha saputo trasformare in realizzazioni tecnicamente valide ed interessanti.

Purtroppo, però, non è possibile dilungarsi ulteriormente sull’argomento. Gli elementi di base forniti dovrebbero comunque essere sufficienti ad avere una panoramica abbastanza completa, tale da poter continuare anche da soli l’approfondimento di questi temi.

Alla prossima puntata!

 

 

Roberto Maurelli 

 

 


 

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