Navigando su questo sito web si accettano i cookie utilizzati per fornire i Nostri servizi. Per maggiori informazioni leggere l'informativa sui cookie

SPAZIO MOTORI HOME PAGE- Testata giornalistica telematica autorizzata dal Tribunale di Napoli con n.5141-Dir. Resp. Dott.Massimiliano Giovine Il primo periodico telematico di informazioni ed inserzioni auto,moto,nautica,trasporti,viabilità,ambiente,sicurezza stradale,ecc.Testata Giornalistica autorizzata dal Tribunale di Napoli-registraz.n.5141-Provv.del 27/6/2000-Direttore Responsabile Dott.Massimiliano Giovine - © Tutti i diritti riservati

|HOME|

|Presentazione|

|Note/GeRENZA| Cookie |

|Lettere|

|Spazio Motori "Ambiente"|

|Inserzioni gratis|

|Links auto|

|Links moto|

|Links utili|

|Assicuraz. web|

Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

|C E R C A|

Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoMOTORINO: in 2 anche a 16 anni
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoAuto, quanto mi COSTI
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoL'auto ITALIANA riparte dal lusso
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoAuto e TECNOLOGIA oggi
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoBMW serie 2 Gran Tourer 7 posti

GLI INTERNI DELLA BMW SERIE 2 GRAN TOURER

Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoMoto D'EPOCA: ritorna la tassa?

TOYOTA MIRAI AD IDROGENO"MIRAI": idrogeno anche per casa

LA TOYOTA "MIRAI" AD IDROGENO

CARPOOLING IN TEMPO REALE EICMA moto: 73°edizione

CARPOOLING IN TEMPO REALEPRA o Motorizzazione?

CARPOOLING IN TEMPO REALERicerca sui SINISTRI in Italia

CARPOOLING IN TEMPO REALECARPOOLING istantaneoCAR POOLING: condividere l'auto

L'automobile elettrica in Italia: possibile?Auto ELETTRICA: utopia?

SEGNALAZIONI LE SEGNALAZIONI DEI LETTORI. Scrivi anche Tu!

KTM super Duke "R"

Pillole/News
Rubrica "Spazio AMBIENTE"
ARCHIVIO articoli
Scrivi a:redazione1@spaziomotori.it

 

Scrivici

Torna alla Home page

 | Gerenza |

 IL RICICLO DEI RIFIUTI URBANI CON IL SISTEMA FULL CIRCLE

di Stefano Pennella

 

Ormai da anni la questione su come smaltire i rifiuti, di qualsiasi genere, è un problema cardine sia per l’assetto politico che per quello economico di un paese, oltre che, logicamente, per le varie problematiche relative all’impatto ambientale.

Una risposta valida alla questione rifiuti può essere data dal sistema denominato “Full Circle” ossia, dal rifiuto urbano al quasi completo smaltimento, avendo per cui un sistema a 360°, tramite processo industriale, ma ora vado a spiegare il funzionamento del Full Circle, con un semplice schema:

 

Casella di testo: RIFIUTO URBANO
Casella di testo: IMPIANTO DI TRATTAMENTO MECCANICO BIOLOGICO
Casella di testo: C.D.R.
Casella di testo: MATERIALI FERROSI
Casella di testo: CENTRALE DI GASSIFICAZIONE
Casella di testo: ALLUMINIO
Casella di testo: P.E.T.
 (Bottiglie di plastica)
Casella di testo: F.O.S.
Casella di testo: ENERGIA
Casella di testo: SYNGAS
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

Partiamo dal cuore del sistema, gli impianti di trattamento biologico e meccanico dei rifiuti, vere e proprie industrie aventi il compito di separare tutti i materiali che compongono il rifiuto urbano. Questi impianti sono strutturati in quattro macrozone: ricezione, selezione, bacini di ossidazione, raffinazione.

La ricezione è un grosso locale adibito per il conferimento agli impianti del rifiuto, tramite le aziende di raccolta e trasporto, questo locale (le cui dimensioni variano logicamente dalla quantità di rifiuti giornaliera da trattare, come per il resto dell’impianto) è provvisto di gru, che servono ad alimentare delle macchine cosiddette “ROMPI SACCHI”, le quali appunto servono per rompere i sacchi contenitori e, dare una prima riduzione volumetrica del rifiuto. Tramite nastro trasportatore il rifiuto passa per gli alimentatori, che servono a dare a tutto il resto dell’impianto una quantità costante di rifiuto da trattare.

Da qui il nostro materiale entra nella zona selezione e qui subisce una prima lavorazione meccanica, la vagliatura primaria: questa, tramite un vaglio rotante consiste nel separare l’umido dal secco, solo per effetto della grandezza stessa dei materiali (l’umido in forte percentuale è composto da materiale più piccolo del secco).

Da qui la strada del materiale si divide in due: l’umido va nei bacini di ossidazione, che prenderemo in esame più avanti, ed il secco continua il suo ciclo.

Il prossimo passaggio che il materiale effettua è entrare nella TARARA PRIMARIA, questa non è altro che un “grosso aspirapolvere” infatti le tarare servono ad aspirare il materiale più leggero che, in maggior parte, logicamente, si tratta di carta, cartoni e plastiche, mentre quello più pesante non può essere altro che del materiale ferroso, raccolto da un apposito magnete o, comunque sia, talmente grande da avere un peso elevato, quindi possiamo classificare questi come “rifiuti ingombranti”, quelli che per grandezza, non possono subire ulteriori lavorazioni nell’impianto di trattamento, ma devono essere portati in discarica direttamente, o a smaltimento specifico, per fortuna stiamo parlando di una piccola percentuale del materiale che entra, ma sarebbe praticamente quasi nulla se i cittadini mettessero nei rifiuti urbani (nei cassonetti) solo il materiale consentito.

Ma torniamo al nostro impianto, come dicevo, il materiale leggero viene aspirato dalle tarare aerauliche che, tramite l’ausilio dell’aria prodotta da dei ventilatori industriali, mandano il materiale nel CICLONE, grosso contenitore avente le sembianze di un silos per lo stoccaggio del grano, questi non servono ad altro che far perdere velocità all’aria prodotta dai ventilatori e distribuire il materiale trasportato dall’aria omogeneamente su un nastro sottostante tramite l’ausilio di una apposita valvola.

Da questo punto il materiale, passando sotto un ulteriore magnete gli vengono depurate le eventuali rimanenze ferrose che, trasportate alla PRESSA DEI FERROSI si mescola con il ferro precedentemente scartato dalle tarare primarie.

Questa pressa produce delle balle di ferro di circa 70 kg. all’una, e vengono prelevate dalle fonderie, le quali lo rifondono, come si può evincere un primo passaggio è stato chiuso.

Tornando al ciclo delle parti leggere, queste vengono introdotte nell’OMOGENIZZATORE che è una macchina composta essenzialmente da un rullo dentato ed un spintore, il quale spinge appunto il materiale verso il rullo il quale sminuzza omogeneamente le parti cartacee, da questo momento il nostro materiale assume la denominazione di C.D.R. ossia Combustibile Derivato da Rifiuti.

Il nostro materiale ora prosegue verso il vaglio secondario, responsabile della divisione del cdr in base alla grandezza, quello che risulta troppo grande viene rimandato di nuovo all’omogenizzatore, finchè non arriva alle dimensioni prestabilite tramite la grandezza dei fori delle reti dei vagli, ma prima di questo, bisogna specificare che nel cdr vi sono presenti ancora le bottiglie di plastica o plastiche in genere e l’alluminio, questi, vengono divisi sempre da una tarara, avente lo stesso funzionamento di quella già citata in precedenza.

Posta all’uscita del vaglio, l’aria aspira il cdr, essendo più leggero, ma anche l’alluminio è leggero, quindi,  mentre le plastiche vanno verso i SEPARATORI DEL PET, i quali dividono il pet da altri materiali non plastici.

Il pet una volta selezionato viene immesso nella PRESSA DEL PET, la quale forma delle balle pronte all’acquisizione delle fabbriche che producono materiali derivati dal pet, ossia pile (il tessuto sintetico) ovatte per la cosmesi ed altro, ora abbiamo chiuso un altro passaggio.

Mentre, il cdr, che raggiunge le dimensioni volute, viene trasportato ai SEPARATORI DELL’ALLUMINIO, i quali, tramite appositi magneti per alluminio, separano il cdr dall’alluminio mandando quest’ultimo alla pressa dell’alluminio mentre il cdr è condotto direttamente alle PRESSE DEL CDR, le quali formano delle balle di circa 13 q.li,  pronto per il trasporto a termovalorizzatori esterni, oppure tramite nastri trasportatori, in forma sfusa, viene inviato alla CENTRALE DI GASSIFICAZIONE: questa, semplificando notevolmente il processo di gassificazione, si occupa appunto di gassificare il cdr non di bruciare, il ciò significa che ad altissime temperature ed in presenza di poco ossigeno il cdr si gassifica, cioè passa dallo stato solido allo stato aereo formando il SYNGAS o gas di sintesi e del materiale vetrificato che è usato per le miscele bituminose (asfalto per strade), mentre il Syngas è mandato direttamente a dei gruppi elettrogeni, l’energia prodotta è pronta per la distribuzione in rete, abbiamo chiuso un altro ciclo.

Tornando all’impianto di trattamento meccanico biologico, ora ci soffermiamo appunto sulla parte biologica del processo, come abbiamo visto, la parte organica del rifiuto viene separata nei vagli primari, questa viene trasportata presso i BACINI DI OSSIDAZIONE, che non sono altro che delle enormi compostiere.

Il materiale organico viene scaricato giornalmente nei bacini, ma per poter completare il ciclo di decomposizione e stabilizzazione ha bisogno di tre fondamentali fattori: aria, acqua, tempo, l’aria è nell’ambiente e viene aspirata dai bacini tramite tubazioni poste al di sotto del materiale in giacenza separate dallo stesso tramite un letto di breccia che funge da filtro tra il materiale e le tubazioni, l’aria aspirata viene poi purificata nel BIOFILTRO, che è un letto di torba di circa 1,5 mt. di spessore e grandezza variabile a seconda delle quantità di aria da trattare, che con l’ausilio di batteri purifica l’aria in uscita.

L’acqua ed il tempo gli viene fornito dai carroponti BIO, i quali sono dotati di tre coclee che hanno la funzione di mescolare l’acqua con il materiale tramite irrigazione, nel contempo il materiale viene spostato di 1 m. a lavorazione verso la zona di scarico, viene effettuata una lavorazione al giorno, il bacino è largo 25 metri, quindi il materiale permane nel bacino per 25 giorni, il tempo necessario per la definizione del processo di stabilizzazione.

Questo per poter far lavorare i batteri che sono presenti nel rifiuto stesso; batteri + acqua + aria + tempo = FOS, Frazione organica stabilizzata.

Nella fos però è sicuramente presente ancora del cdr, dell’alluminio e del ferro, oltre a materiali più pesanti, che possono essere inerti o vetri.

Allora per ovviare a questo mandiamo il fos in raffinazione, la quarta parte dell’impianto; la raffinazione si occupa appunto di raffinare il fos, che subisce lo stesso trattamento che i rifiuti urbani hanno  subito in selezione.

Tramite tarara viene aspirato il cdr presente nel fos ed inviato a raggiungere il cdr prodotto in selezione, tramite separatori e magneti viene poi decurtato di materiale ferroso ed alluminio ed infine  tramite vagliatura, il fos restante viene separato in COMPOST, ottimo ammendante per uso agricolo, ed inerti igienizzati pronti al riutilizzo edile.

CONSIDERAZIONI:

Il processo descritto è stato semplificato per una comprensione più superflua ma più concepibile concettualmente, tralasciando tecnicismi vari e poco comprensibili, ma, da come si può evincere, o spero che si evinca, questo procedimento di trattamento dei rifiuti può alleviare notevolmente il carico di rifiuti da conferire in discarica.

La tecnologia è ancora da perfezionare, presenta ancora qualche pecca a livello ingegneristico, ma siamo ad un ottimo punto, visto che è una tecnologia nata da poco, sta dando risultati eccellenti, penso che al massimo in un paio di anni si raggiunga una soglia vicina alla perfezione.

Inoltre, bisogna considerare che essendo vere e proprie industrie può combattere la disoccupazione: calcolando che in 12 ore lavorative un impianto con tre differenti linee di produzione smaltisce circa 900 tonnellate al giorno di rifiuti necessita di almeno 15 addetti a turno da 6 ore, più un terzo turno di manutentori, ed impiegati e dirigenti (circa 45 persone) e solamente per l’impianto di trattamento!

Poi dobbiamo calcolare gli addetti alla centrale di gassificazione ed ai gruppi elettrogeni, costi di gestione che sono ampliamente ammortizzati dalla notevole quantità di rifiuti in grado di trattare, quantità che vengono pagate direttamente dai comuni, almeno le tasse che paghiamo per lo smaltimento rifiuti servono a dare nuovi posti di lavoro, e gestendo in maniera ottimale il sistema, addirittura si potrebbe arrivare anche all’abolizione o perlomeno diminuzione di questa tassa, dato che il Full Circle produce energia da vendere in rete, e tutto il resto del riciclato anch’esso da vendere ha introiti economici diretti, sempre che queste strutture siano di proprietà comunale o regionale ma credo che in Italia sia quasi un utopia pensare questo.

Dal punto di vista energetico e provato che il nucleare ha il problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi e di sicurezza, l’eolico ha deturpato intere zone, soprattutto del sud Italia, l’energia solare se dovesse alimentare industrie o, comunque poli di qualsiasi genere, ai quali serve un notevole apporto di energia dovremmo ricoprire l’intero territorio nazionale di pannelli ! Perciò, considerato questo, penso che, se questi impianti fossero messi in tutte le province italiane, avremmo una produzione di energia elettrica che ci potrebbe “slegare” dal cappio che il nostro paese ha nei confronti dei paesi che ci vendono l’energia elettrica, oltre che se non risolvere ma almeno notevolmente diminuire il problema dello smaltimento dei rifiuti.

Però, visto che siamo in Italia, come al solito noi abbiamo le buone idee, poi gli altri le sfruttano.

 

Sipicciano 18/05/10

 

                                                                                          Stefano Pennella

 

 


 

Home pageCopyright 2000/2015 © - Tutti i diritti riservati - All rights reserved - Testata giornalistica autorizzata dal Tribunale di Napoli-registr. n. 5141-Provv.del 27-06-2000.

Editore: associazione culturale no-profit "Confgiovani"- Iscr. ROC n.19181. Direttore Resp. Dott.Massimiliano Giovine - giornalista (Tes. Prof. n.120448, già n.84715).

Direzione, Redazione: via D. De Dominicis, 20 c/o Giovine-cap. 80128 Napoli. E' vietata la riproduzione o trasmissione anche parziale, in qualsiasi forma, di testi, immagini, loghi ed ogni altra parte contenuta in questo sito web senza autorizzazione.

La Redazione non è responsabile di eventuali errori imputabili a terzi, nè del contenuto delle inserzioni riservandosene, pertanto, la pubblicazione.

Nomi e numeri sono citati a puro titolo informativo, per offrire un servizio al lettore. Proprietà artistica e letteraria riservata ©. Vedi gerenza e note legali/tecniche.

|Anno XIV num.4 - Lug./Ago. 2015| - Per informazioni e-mail: redazione1@spaziomotori.it

Sito web ottimizzato per "Firefox", Internet "Explorer 5.0" o superiore - Risoluzione schermo consigliata: 1024 x 768 pixel - >>Privacy/Cookie<<