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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Fattori di salinizzazione della falda freatica costiera

 

di Loreto Pellegrini

 

Gli ambienti retrodunali e litoranei, così come le dune costiere e le spiagge, fanno parte degli ecosistemi più vulnerabili e minacciati su scala mondiale.

Da qualche decennio a questa parte, infatti, hanno subito gli effetti di una rapida crescita della pressione antropica (urbanizzazione, inquinamento delle acque costiere, turismo, sfruttamento agricolo ed estrazione di acqua ed idrocarburi), che ha generato fattori di disturbo e di stress.

Inoltre, nel medio e lungo termine, un altro importante fattore critico per questi ambienti potrebbe essere quello dell’innalzamento del livello marino, come conseguenza delle previste variazioni climatiche e del progressivo riscaldamento dell’atmosfera terrestre per effetto serra.

L’aumento del livello del mare, sopratutto in zone costiere soggette a subsidenza, minaccerà ancora di più l’ambiente litoraneo, estremamente vulnerabile in quanto caratterizzato dalla presenza di ecosistemi delicati e sensibili.

Il crescente sfruttamento delle aree costiere da parte dell’uomo non ha fatto altro che accelerare certi processi dannosi per questi habitat (si pensi ad esempio all’erosione costiera),  interrompendone la naturale dinamica evolutiva.

Tutto ciò ha reso necessario, nell’ottica di una conservazione e tutela ambientale, l’acquisizione di appropriate strategie di intervento e monitoraggio (sia a livello regionale con il piano GIZC, ad esempio, che a livello locale), degli ambienti spiaggia-duna-retroduna.

A fianco ad ambienti detti di “transizione”, come le lagune salmastre e le zone umide, nel paesaggio costiero  ci sono spesso anche importanti complessi boschivi quali le pinete, di grande valore ecologico, paesaggistico e storico-culturale.

Infatti, le acque sotterranee lungo costa risultano particolarmente sensibili (facendo appunto parte di una zona di “transizione” e molto antropizzata) all’ingressione di acqua salata.

Tale fenomeno è da imputare alla risalita del cuneo salino (salt-wedge); cioè all’avanzamento dell’interfaccia  fra acqua dolce ed acqua marina. Infatti, la massa di acqua dolce viene a contatto con quella salata marina; per la diversa densità si crea, così, nel sottosuolo una superficie di contatto che vede l’acqua del mare incunearsi sotto quella dolce della falda. Questo fenomeno, che è del tutto naturale, può far sorgere dei problemi qualora si crei un disequilibrio del carico di acqua dolce, dovuto all’abbassamento del livello della superficie freatica, ad esempio con l’emungimento attraverso pozzi o con l’eccessivo drenaggio dei terreni.

L’intrusione di acqua salata nella falda è uno dei problemi più grandi nelle zone costiere, infatti oltre a limitare sempre più la disponibilità di acqua dolce, può portare ad un lento ma irreversibile stato di salinizzazione del territorio in generale, causando problemi alla vegetazione ed a tutti gli habitat interessati, nonché alla biodiversità ed al paesaggio.

 

Cambiamenti climatici

Secondo le previsioni elaborate da studi nazionali ed internazionali, l’innalzamento del livello marino rappresenta una delle conseguenze attese rispetto alle Variazioni Climatiche in atto, dovute al riscaldamento atmosferico registratosi negli ultimi decenni per l’effetto serra.

Infatti, in tema di “Strategie d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia”, nel caso delle zone costiere si stima che le acque del Mediterraneo si siano innalzate di 12 cm. L’aumento atteso nel prossimo trentennio varia dai 12 ai 18 cm ed in aree soggette a subsidenza può essere maggiore.

Le conseguenze maggiori si potranno avvertire in maniera particolare su coste basse, nei delta e nelle città litoranee.

In generale si avvertirà un aumento dell’energia delle onde sulle coste particolarmente esposte (con conseguente aumento dell’erosione costiera), un aumento di intensità e frequenza delle inondazioni nelle aree deltizie, nonchè una maggior penetrazione delle acque marine nelle falde acquifere (provocando un’accelerazione della salinizzazione della fascia costiera).

L’aumento del livello del mare, quindi, causerà seri problemi agli ambienti litoraneo/costieri che rappresentano spesso aree particolarmente delicate e sensibili proprio perché ricche di una grande diversificazione di habitat dovuta alla vasta gamma di variazioni ambientali presenti. Tali ambienti, infatti, sono caratterizzati da un elevata dinamicità spaziale, nel senso che in aree anche molto piccole possono ospitare condizioni ambientali diverse: ad esempio possono essere legate al fattore “salinità” (da acque dolci ad acque iper-saline), al fattore energetico (da aree lagunari e riparate, alle coste esposte al moto ondoso).

Si può quindi dire che i sistemi deltizi e le foci fluviali, rappresentano le aree critiche per eccellenza in termini di vulnerabilità all’innalzamento del livello marino.

Per questo motivo, l’innalzamento del livello marino (dovuto a fattori climatici) ed il perdurare della subsidenza, pone in condizioni di rischio da “inquinamento salino” sia gli acquiferi freatici che quelli artesiani in zone di bassa costa, deltizie e di foce.

Inoltre non va dimenticato che nelle foci fluviali, l’elevazione del livello marino porta anche ad una intrusione “diretta” di acqua salata lungo il sistema fluviale stesso, aumentando così la salinizzazione dell’entroterra.

L’intrusione di acqua salata produce un grosso impatto sulle riserve di acqua dolce, sulle colture nelle zone di bonifica e sugli ecosistemi fluviali e deltizi di transizione, che possono profondamente influenzare l’industria ittica e quella agricola. (Tale impatto non è ancora quantificabile con i dati a disposizione).

In tal modo gli habitat interessati continueranno a sparire progressivamente, con disastrose conseguenze per la produttività  bio-ecologica, la biodiversità e, non ultimo, il paesaggio.

 

Il Cuneo Salino

Il cuneo salino è l’interfaccia che si crea naturalmente fra la superficie di acqua dolce di un acquifero freatico costiero e l’acqua salata del mare adiacente.

Siccome la densità dell’acqua salata è maggiore rispetto a quella dolce, l’acqua del mare tenderà ad occupare la zona sottostante, più vicino allo strato confinato dell’acquifero. Ecco quindi che si parla di “cuneo” perché tale interfaccia ha un andamento che (come si vede in Fig.1)  tende a far penetrare l’acqua del mare nella zona sottostante l’acquifero.

 

         

            Fig.1   Intrusione salina in un acquifero freatico

                     (Tratto dal sito http://water.usgs.gov/ogw/gwrp/saltwater/salt.html)

 

In condizioni naturali, o di basso impatto antropico, il rapporto fra superficie d’acqua dolce e salata è in equilibrio, in quanto essendo la superficie freatica della falda superiore al livello del mare, è garantito il carico idraulico necessario a non fare avanzare l’acqua salata.

L’intrusione salina, invece, viene accelerata direttamente da fenomeni che provocano un abbassamento del livello della falda freatica, come l’emungimento di acqua dolce da pozzi. Tale intrusione (che come abbiamo detto proviene da sotto l’acquifero o dal mare) provoca un innalzamento dell’interfaccia acqua dolce/salata e quindi innesca il processo di “inquinamento da acqua salata” dell’acquifero freatico e di salinizzazione dell’entroterra costiero.

 

Loreto Pellegrini

 

 


 

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