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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Terremoto: fare prevenzione

di Giovanni Stasi

INTRODUZIONE

Ogni giorno sul pianeta terra si verificano migliaia di terremoti, ma solo una decina sono percepiti dalla popolazione e la maggior parte di questi causano pochi o nessun danno.

La superficie terrestre è in lento , ma costante movimento e i terremoti si verificano quando la tensione, da stress meccanici, accumulata eccede la capacità o la resistenza del materiale roccioso di sopportarla. Particolarmente colpite sono le aree che circondano l’ oceano pacifico, ovvero la cosi detta “cintura di fuoco” del pacifico. I terremoti, detti anche sismi o scosse telluriche, sono vibrazioni o oscillazioni improvvise, rapide e più o meno potenti , della crosta terrestre, provocate dallo spostamento improvviso di una massa rocciosa nel sottosuolo.

Tale spostamento è generato da forze che agiscono costantemente all’interno della crosta terrestre provocando la liberazione di energia; il punto di liberazione di energia si chiama IPOCENTRO. Dall’ipocentro si origina: la frattura persistente(faglia),da cui parte il movimento, e  una serie di onde sismiche che si propagano in tutte le direzioni, le quali danno vita a ciò che l’uomo vede in superficie.

La proiezione verticale dell’ipocentro sulla superficie terrestre si chiama EPICENTRO ed è in genere quello più interessato al fenomeno(zona in cui di solito si verificano i danni maggiori);le onde sismiche sono rilevabili e misurabili con strumenti detti SISMOGRAFI e visualizzabili su SISMOGRAMMI; l’ elaborazione incrociata dei dati di più sismografi posti sul territorio a una certa distanza dal sisma consente di stimare con abbastanza accuratezza l’ epicentro e l’ intensità del sisma.

L’intensità del sisma può essere valutata attraverso le scale sismiche, le principali scale utilizzate sono: scala RICHTER basata sul concetto di magnitudo, che permette di valutare l’ energia sismica del terremoto e la scala MERCALLI-CANCANI-SIEBERG(MCS)che si basa sullo studio delle riflessioni e rifrazioni subite dalle onde sismiche nella loro propagazione. La durata  di ogni scossa è di solito di pochi secondi, eccezionalmente raggiunge anche un minuto. I terremoti di maggiore intensità finora registrati hanno raggiunto una magnitudo 8,6 un energia paragonabile a quella sviluppata nelle più grandi esplosioni termonucleare. la branca della geofisica che studia questi fenomeni è la SISMOLOGIA.

 

PREVENZIONE

La soluzione definitiva del  problema terremoti sarebbe impedirne il  verificarsi; ma questo per ora è un obbiettivo irraggiungibile. Il problema può essere affrontato con la  previsione e la prevenzione in maggior misura. Prevedere un terremoto significa sapere in anticipo in quale zona, quando avverrà, cosi che la gente possa mettersi al sicuro.

Allo stato attuale non è possibile prevedere un terremoto, ma è possibile fare una stima probabilistica, basata sullo studio di  territori sui quali si indaga, sulla sismicità storica ed attuale e su cui si effettuano studi sismo-tettonici e geologici, da ciò possiamo arrivare a prevedere per quel territorio l’ intensità massima e la frequenza dei terremoti che possiamo attenderci e quindi definire la pericolosità sismica del territorio. Se è vero quindi che non è possibile prevedere con esattezza i terremoti, è però possibile prevedere gli effetti sul territorio; ciò significa che gli effetti possono essere modificati o neutralizzati attraverso una serie di misure di prevenzione. La misura più semplice è quella di non costruire le case nelle zone molto pericolose o costruirle secondo le norme antisismiche.

Una politica seria di prevenzione consiste in una serie di iniziative:

Continuare a studiare per capire sempre più la sismicità di tutto il territorio nazionale, per poter individuare le zone in cui si possono verificare i terremoti, con quale forza, frequenza e pericolosità.

Fare un censimento del patrimonio edilizio e del suo stato di conservazione soprattutto nelle zone considerate sismiche ed avviare le opere di risanamento e di adeguamento sismico, dando la priorità agli edifici pubblici (ospedali, scuole, ecc).

Prevenire i danni, cioè dopo aver individuato le zone sismiche bisognerebbe far seguire una politica di difesa dai terremoti nel tempo e nello spazio dove l’ educazione e l’ informazione di massa costituiscano momenti permanenti importanti.

Adeguare le norme tecniche di costruzione sopratutto dei luoghi di lavoro(capannoni), come è accaduto in EMILIA ROMAGNA, dove sono morti sul posto di lavoro sia operai che imprenditori ed investire più risorse nella ricerca di materiali da costruzione più adatti e di tecnologie più avanzate rispondenti a livelli di maggior sicurezza.

Addestrare la popolazione per l’ emergenza;

Cosa fare prima del terremoto; sapere se si vive in una zona classificata come sismica o no, se si, prestare attenzione alla propria abitazione, se è stata costruita rispettando i criteri di legge. Informarsi sui piani di protezione civile nazionale e regionale e locale.

Come comportarsi durante il terremoto; avere un’ idea abbastanza chiara di quali siano le posizioni all’interno di un edificio o i luoghi all’esterno che si possano considerare pericolosi.

Poichè ciò che provoca vittime durante un terremoto  è principalmente il crollo di edifici, o parti di essi, è opportuno mantenere la calma evitando di  allarmare con grida gli altri, non precipitarsi all’esterno, ma cercare il posto più sicuro nell’ambiente in cui ci si trova, per chi si trova all’ interno di un edificio è meglio portarsi nei punti più solidi della struttura, questi di solito sono le pareti portanti (muri maestri), architravi i vani delle porte e gli angoli in genere. Se il terremoto ci sorprende quando ci si trova all’esterno, non cercare riparo sotto cornicioni, grondaie o balconi e non sostare sotto linee elettriche, può offrire un riparo l’ architrave di un portone.

Cosa fare dopo un terremoto; al termine di una forte scossa, si possono verificare sia danni che morti e feriti, importante riuscire a mantenere la calma, ascoltare il personale addetto ai soccorsi in modo da non intralciare i soccorsi e gli aiuti. In questa fase l’entità del disastro può essere ancora ridotta, quello che si può fare è affrettare i soccorsi ai feriti e cercare di creare condizioni migliori per la sopravvivenza, mettere in sicurezza la popolazione. Parte del  buon esito delle operazioni di questa fase dipende dalla capacità di organizzazione spontanea delle popolazioni colpite senza limitarsi ad aspettare i soccorsi esterni, quindi evitare di reagire in modo totalmente passivo. Un atteggiamento attivo favorisce l’ efficacia dei soccorsi stessi.

Dopo il sisma la popolazione ha paura è stremata, ha bisogno di risposte e di fatti concreti, non deve sentirsi abbandonata ma invogliata ad avere delle prospettive per il futuro, trovare il coraggio per ricominciare.

Ogni disastro è una combinazione di due fattori principali: la pericolosità e la vulnerabilità.

La pericolosità è determinata da una complessa serie di fenomeni che si possono manifestare senza un intervento dell’uomo, come nel caso di un terremoto.

La vulnerabilità è determinata da una serie di errori (consapevoli o meno che spesso sono legati al modello di sviluppo che una società si impone), dalla concentrazione di popolazioni in aree sempre più ristrette, dalla capacità umana di modificare l’ambiente, cioè rendendo più fragile il suo equilibrio. L’assenza o carenza qualitativa e quantitativa di strumenti e sistemi di previsione, di prevenzione e di intervento (informazione, allarme, piani di evacuazione, mezzi di soccorso, ecc.) accrescono ancor maggiormente la vulnerabilità dell’ ambiente.

E’ evidente , quindi che i fenomeni come: terremoti, alluvioni, frane non possono essere considerati più ne come castigo divino né come eventi eccezionali, ma come fenomeni che si verificano in modo consueto. I mezzi di comunicazione che negli ultimi anni hanno portato nelle case di tutti i drammatici eventi  in modo efficiente ed efficace , hanno modificato gli atteggiamenti delle persone; è cresciuto l’ interesse della collettività per i temi legati alla qualità della vita e alla tutela dell’ambiente, questi bisogni devono essere organizzati, stimolati, allargati e soddisfatti.

Bisogna attuare una grande operazione culturale che porti a definire un rapporto diverso tra uomo ed ambiente fondato sulla partecipazione e attivazione di tutte le strutture organizzate della società e dei singoli cittadini. In questa operazione la scuola gioca un ruolo primario, altrettanto importante è il ruolo dei mass-media attraverso un’ informazione corretta, continua e non solo a seguito di grandi eventi . I terremoti sono calamità naturali inevitabili, il loro impatto potrebbe tuttavia essere ridotto adottando misure preventive, essi non si possono prevedere ma si possono combattere.

 

Giovanni Stasi

 

 


 

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