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QUESTIONE DI TESTA!

I componenti meno conosciuti della testa del motore

 

di Roberto Maurelli

 

In passato abbiamo già descritto il funzionamento dei più noti componenti collocati nella testa dei motori. Ora è giunto il momento di volgere la nostra attenzione anche ad organi meno conosciuti come le punterie, i bilancieri, etc., che svolgono compiti non trascurabili in termini di affidabilità e di prestazioni ottenibili. Basti pensare che anche una minima riduzione delle masse di questi componenti dà luogo ad una riduzione apprezzabile delle forze d'inerzia e ad un incremento nel regime di rotazione. 

Veniamo innanzitutto agli organi sui quali agiscono le camme per far muovere le valvole di aspirazione e di scarico. Se questi si muovono secondo un arco di cerchio, vengono definiti bilancieri; al contrario, se hanno un movimento rettilineo, sono chiamati punterie. Attualmente la soluzione più adottata è quella della distribuzione con due alberi a camme in testa che agiscono su punterie "a bicchiere", così dette per la loro forma caratteristica. La loro diffusione è dovuta alla semplicità della struttura: si tratta di componenti leggeri, facili da progettare, sempre realizzati in acciaio.

Sempre più di frequente, nei moderni motori ad elevate prestazioni, si è tornati ad utilizzare i bilancieri. La loro forma particolare fa sì che le camme agiscano su un pattino, esercitando una pressione che, attraverso il caratteristico "effetto leva", regola l'alzata delle valvole.

Talvolta, nei motori di serie, si preferisce sostituire al tradizionale pattino un rullo. I rulli sono più pesanti dei semplici pattini, però sono estremamente vantaggiosi per la riduzione delle perdite per attrito, il che si traduce in un contenimento dei consumi. In passato i bilancieri erano utilizzati molto più frequentemente perché la distribuzione non prevedeva gli alberi a camme. In sostanza un complesso di aste trasmetteva il moto dell'albero verso la testa, dove erano alloggiati, appunto, i bilancieri. Oggi tutto questo appartiene ad un'epoca decisamente lontana, anche se non mancano esempi particolari, come quelli di alcuni V8 americani (quelli delle Corvette ad esempio...), che ancora ricorrono a questa soluzione. Naturalmente, trattandosi di motori destinati ad un utilizzo sportivo, la componentistica della distribuzione è molto leggera e prevede un accuratissimo dimensionamento delle lunghezze dei bracci dei bilancieri al fine di ottenere le migliori prestazioni possibili. 

Ma su cosa agiscono, a loro volta, le punterie e i bilancieri?

La spinta che essi ricevono dall'albero a camme non si scarica, infatti, direttamente sulle valvole, ma viene preliminarmente assorbita da piccole molle. Forse ai nostri giorni nessuno si è mai trovato a dover sostituire delle molle delle valvole, poiché si tratta di elementi pressoché indistruttibili.

Tuttavia il compito che esse svolgono è decisamente critico, per cui è indispensabile che siano in condizioni perfette. Pensate, infatti, a cosa potrebbe accadere se anche una sola di esse cedesse di colpo: la valvola ad essa collegata non potrebbe più svolgere il suo faticoso lavoro e nel relativo cilindro non potrebbe più realizzarsi la combustione. Per questo motivo, quando si prepara un motore, è opportuno valutare la compatibilità delle modifiche apportate con il tipo di molla esistente. Naturalmente, esistono numerosissime tipologie di molle delle valvole, che si differenziano per altezza, diametro, spessore e di distanza tra le spirali; per esse si pongono gli stessi problemi già analizzati quando abbiamo parlato delle molle delle sospensioni. 

Procediamo nella nostra analisi, continuando a descrivere il percorso dell'energia generata dall'albero a camme. Dopo essere stata raccolta dalla molla, infatti, essa si scarica sulla valvola, in particolare sul suo stelo che, muovendosi attraverso il percorso strettamente delimitato dalla guida, compie un moto rettilineo alternato. Proprio questo movimento consente, dal lato dell'aspirazione, l'immissione di aria e benzina e, dal lato dello scarico, la fuoriuscita dei gas combusti. Quando la valvola si chiude, è di fondamentale importanza che il fungo vada a poggiare su una sede che sia in intimo contatto con esso. Questo perché una eventuale anche minima fessura potrebbe generare dei trafilamenti dannosi per l'efficienza del propulsore. 

Ecco perché vengono realizzati degli anelli-sede in acciaio, ghisa o bronzo che assicurano un'idonea interferenza e una notevole durata. Essi svolgono un ruolo di non trascurabile rilevanza anche nello smaltimento del calore, poiché il fungo delle valvole, soprattutto di scarico, è lambito da gas a temperature elevatissime, per cui è opportuno che, quando è a riposo, possa dissipare una parte considerevole di tutto questo calore accumulato. Anzi, proprio per accelerare questo fenomeno, le valvole di scarico hanno una superficie di contatto con gli anelli più larga rispetto a quella adottata per le valvole di aspirazione.

 

   

 

 

 

 

 

                                                                            Roberto Maurelli

 


 

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